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Autore: Evazick    07/04/2011    5 recensioni
(Seguito di "I fell apart, but got back up again". Ultima storia di questa serie!)
"Improvvisamente e lentamente allo stesso tempo, i miei ricordi iniziarono a disfarsi e a cadere nel buio che stava avvolgendo la mia mente, come le tessere di un puzzle quando vengono riposte nella loro scatola. Ma quelle immagini non cadevano in un posto da dove potessi recuperarle in seguito: finivano nel vuoto, nell’oblio, dove non sarei mai più riuscita a ritrovarle. Vidi sparire mia madre che mi abbracciava e mi scarruffava i capelli quando erano ancora lunghi, la mia amica JoJo che mi tirava un cuscino addosso, Simon che mi sovrastava con la sua pistola in mano, io in volo con le mie ali nere, Slay che si preparava ad uccidermi, Bubble Tower chino sulle sue apparecchiature, Grace che correva e rideva, Frank e Gee durante la ricognizione, Mikey e Ray che sparavano, Joshua che mi stringeva forte a sè per consolarmi...
Joshua."
(AU! Killjoys, make some noise!)
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Nuovo personaggio, Ray Toro
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Eve.'
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To find you.

 

“Dobbiamo trovarla, dobbiamo trovarla, dobbiamo trovarla…”

“Joshua, cazzo, non ci aiuti se continui a ripeterlo all’infinito!”

“Oh, scusami tanto se mi sto preoccupando da morire per Eve e sto cercando di trovarla prima che l’ammazzino!” Incontrò lo sguardo scioccato e confuso di Party Poison e sospirò. “Okay, scusa. Fammi vedere di nuovo la cartina.”

L’altro ragazzo gliela passò lentamente e gli mostrò la stessa cosa che stava facendo vedere agli altri qualche secondo prima, prima che Showpony iniziasse a dare di matto. Lo guardò mentre si concentrava sulle Zone disegnate sulla mappa: aveva una mano tra i capelli blu elettrico e ce la passava in continuazione, e gli occhi grigi, puntati verso il basso, non smettevano per un attimo di muoversi ansiosamente da una parte all’altra, e rappresentavano perfettamente l’ansia e la voglia di uscire fuori dal Diner del loro padrone.

Non era stata una giornata facile, per nessuno di loro: durante il primo giro di ricognizione avevano perso Eve, e c’era voluta un’ora prima che ritrovassero le tracce della macchina che l’aveva portata via. La loro meta era stata una baracca abbandonata e mezza sperduta sul confine tra le Zone 7 e 9, ma, quando erano arrivati e avevano sfondato la porta, l’unica stanza al suo interno era vuota. Si erano guardati intorno stupiti, ma tutto quello che erano riusciti a trovare erano una sedia, una corda e una siringa usata (alla vista dell’ago, Party Poison aveva rischiato di lanciare un urletto isterico e aveva chiesto al fratello di toglierla dalla sua vista). Mentre stavano uscendo, però, Jet Star aveva notato un luccichio per terra e aveva raccolto dal pavimento la collana di Eve, quella col sasso verde-azzurro che le aveva regalato Joshua. Se l’era infilata in tasca e non l’aveva ancora fatta vedere agli altri, consapevole che si sarebbero solamente allarmati di più. Doveva aspettare il momento giusto, e qualcosa gli diceva che quello, mentre tutti erano seduti in un tavolo del Diner a studiare un piano, era perfetto.

O quasi.

Fun Ghoul lasciò cadere sul tavolo i fogli che teneva in mano, esausto mentalmente e fisicamente. “Non possono averla portata tanto lontano, dove cazzo…”

“Frank, possono averla portata dove volevano. Avevano più di un’ora di vantaggio, se hanno guidato come Mikey possono anche già essere in un altro Stato,” disse Party.

“Sono stati in quella baracca, Gee. Anche se noi siamo arrivati tardi, quanto vantaggio potevano avere al massimo? Mezz’ora, tre quarti d’ora?” Il moro si stava incazzando sempre di più, e Joshua lo sapeva: per lui Eve era come una sorella, e non avrebbe avuto pietà per chiunque le avesse fatto del male. Continuò: “Abbiamo controllato tutti i dintorni, anche nelle altre Zone, ma non l’abbiamo trovata da nessuna parte! L’unica speranza è che stia bene…” Il tono in cui lo disse, però, non era molto convinto, e Jet Star quasi decise di non dire niente a proposito della collana, ma alla fine prese il coraggio a due mani e disse: “Bè, c’è una cosa che dovrei dirvi…”

Gli altri quattro ragazzi si voltarono a guardarlo incuriositi, e continuò: “Ho… ho trovato questa, dentro la baracca. Volevo farvela vedere prima, ma…” Si interruppe, si infilò una mano in tasca e lanciò sul tavolo la collana. Il sasso fece un rumore sordo a contatto col tavolo, e il tonfo rimbombò nel silenzio che era calato nella stanza; durò per qualche minuto prima che Kobra Kid mormorasse: “Merda.”

Nessuno replicò e il ragazzo continuò: “Eve non se la leva mai e andrebbe nel panico se si accorgesse di averla persa. Se non l’ha ripresa vuol dire che non se n’è accorta o…”

“… o non ha potuto.” Il respiro di Fun Ghoul accelerò e lui iniziò a tremare, come se stesse trattenendo una rabbia troppo grossa per poterla lasciar andare. “Se le hanno fatto del male giuro che li faccio a pezzi, loro e quella città di merda,” mormorò. “Come hanno fatto a portarla via di lì? Hanno usato la forza, o…”

“La siringa.” Tutti distolsero lo sguardo dalla collana e si voltarono di nuovo verso Jet Star, che stava ricambiando i loro sguardi. “C’era una siringa vuota nella baracca, ricordate?”

“E come farei a scordarmela?” borbottò Party Poison tra sé e sé, ma nessuno lo considerò. Kobra Kid si alzò velocemente dalla panca, prese il suo giacchetto di pelle da una sedia poco più in là, e raggiunse la porta del Diner. “Vado a prendere quella siringa, se c’è sempre. Ci vediamo dopo.” Due secondi ed era già sparito nel caldo del deserto. Il silenzio cadde di nuovo intorno al tavolo, poi Joshua si alzò improvvisamente, afferrò la collana dal tavolo e uscì anche lui. L’altro ragazzo era già partito con la macchina, e in giro sembrava non esserci nessuno tranne Grace, seduta per terra con la schiena al muro dietro di lei. Stava armeggiando con quell’apparecchio infernale che usava per svuotare i distributori della Better Living, ma non appena si accorse di Showpony alzò lo sguardo verso di lui. “L’avete trovata?” chiese speranzosa.

“Non ancora, Grace. Ma ci siamo quasi.” Al ragazzo non piaceva dover mentire, ma stavolta era molto meglio della verità: non sarebbe stato bello dire alla bambina che non avevano la minima idea di dove fosse finita Eve, e se fosse in buone o cattive mani. Con un sorriso malinconico le scarruffò i capelli ricci e poi svoltò l’angolo, ritrovandosi da solo. Si appoggiò con la schiena al muro e sospirò, stanco. Si accorse solo in quel momento che aveva la mano destra stretta ancora a pugno. La portò all’altezza del suo viso e l’aprì: il sasso della collana brillava alla luce del sole, e la cosa non fece altro che rattristire Joshua ancora di più.

Era impossibile che soltanto fino a poche ore prima stesse sfrecciando lungo la strada che attraversava la Zona 7 in compagnia di Eve. Era successo tutto così velocemente, talmente in fretta che adesso gli sembrava quasi un sogno, un’allucinazione. Si aspettava che da un momento all’altro la ragazza uscisse dalla porta del garage e gli chiedesse perché era così triste; e di sicuro alla sua risposta avrebbe riso e detto: “Sei un idiota paranoico. Secondo te riuscirebbero a prendermi così facilmente?”

Evidentemente sì.

Era così concentrato sui suoi pensieri che fece un salto quando sentì il rombo di una macchina che arrivava: alzò lo sguardo e vide Kobra Kid fermare la macchina lì vicino e scendere con un oggetto in mano. “Allora?” chiese speranzoso.

Il biondo sollevò la siringa, facendola risplendere al sole. “Completamente vuota, non ne è rimasta nemmeno una goccia. Sarà utile soltanto a spaventare mio fratello.” Seguito dalla risatina quasi forzata di Joshua, rientrò dentro il Diner insieme a Grace. Il ragazzo coi capelli blu rimase da solo fuori nel deserto, a fissare un punto imprecisato all’orizzonte: non ce la faceva più a rimanere lì fermo, senza fare niente. C’era soltanto una cosa che potesse fare per avere informazioni su Eve, e l’avrebbe fatta.

Entrò dentro il garage, si spogliò e si infilò la maglia bianca con la scritta NOISE, le calze e i pattini, afferrò il casco appoggiato su un tavolo e uscì di nuovo fuori. Fece un cenno a Fun Ghoul, dentro il Diner, poi si mise il casco in testa e sfrecciò via lungo la strada, senza smettere per un solo attimo di pattinare il più velocemente possibile. E, mentre pattinava, nella sua testa girava una sola e unica domanda.

Dove sei finita?

 

Joshua arrivò al rifugio del Dr. Death Defying mezz’ora dopo e ci si fiondò dentro: sapeva che il Dj non c’era, ma aveva bisogno delle sue apparecchiature, soprattutto della sua radio. Si fermò davanti al tavolino più ingombro di roba, si tolse il casco e iniziò a collegare e scollegare fili, a premere bottoni e a spengere e accendere lucine. Sapeva perfettamente cosa stava facendo, il Dr. D gli aveva insegnato come far funzionare tutta quell’ ‘ammucchio di roba tecnologica’ (come lo chiamava il Dj) in caso di necessità. Dopo un paio di minuti, Showpony collegò il microfono alla radio e inserì il filo che lo collegava al canale che desiderava. Le interferenze iniziali lo fecero preoccupare, ma poi una voce familiare e allegra risuonò nella stanza dall’altoparlante. “Dr D! Quale strana coincidenza ti ha fatto finire sulle mie frequenze? Sono mesi che non ci sentiamo!

“E mi sa che non vi sentirete ancora per un pò, Bob,” disse Joshua senza riuscire a reprimere un sorriso. “Sono Showpony.”

Bè, mi fa piacere sentire anche te, Mercurio,” replicò la voce con la stessa cordialità. Bob era un vecchio amico del Dr. Death Defying con una strana fissa per la mitologia, e chiamava sempre il ragazzo coi capelli blu ‘Mercurio’, come il messaggero degli dei romani. Era anche uno straordinario hacker, sempre infiltrato dentro la rete di notizie della Better Living, e talvolta Joshua si era chiesto se per caso fosse parente di Bubble Tower, ma non aveva mai avuto il coraggio di chiederglielo: tra i Killjoys meno si sapeva delle famiglie dei propri compagni e meglio era, e in caso affermativo non voleva essere Showpony a dargli la notizia della morte del figlio. “Che posso fare per te?” continuò l’uomo.

Joshua deglutì, si schiarì la gola e si avvicinò ulteriormente al microfono: ora veniva la parte più difficile. “Ho bisogno di sapere se… se tra le frequenze di Battery City è passato il nome di una persona. In questi ultimi giorni, voglio dire.”

Chi?

Esitò. “Lethal Bloody Venom.”

Il silenzio dall’altra parte era interrotto soltanto dai rumori delle dita su una tastiera. Mentre cercava, Bob chiese: “È quella ragazzina arrivata un anno fa, vero?” Alla risposta affermativa di Showpony, continuò: “Grande ragazza, senza dubbio. Fino a qualche mese fa il suo nome girava continuamente sulle frequenze di Korse. Non ho mai conosciuto una Killjoy così giovane e così dotata. Mi piacerebbe incontrarla, una volta o l’altra.

Adesso non mi sembra decisamente il momento ideale, pensò amaro il ragazzo. Attese qualche altro minuto di silenzio prima di chiedere: “Allora?”

Sentì gli ultimi ticchettii, poi la voce dell’uomo disse, dispiaciuta: “Mi dispiace, ma non c’è.

Joshua deglutì e si impose di mantenere la calma. “E il nome Eve?”

Seguì qualche secondo di silenzio, poi dall’altoparlante uscì il ticchettio di una tastiera. “So che non dovrei chiederlo per tutta la faccenda dell’identità segreta, ma… è il suo vero nome?” chiese Bob mentre cercava di nuovo.

“Sì, ma stai tranquillo. Ormai lo conosce tutta la Better Living,” replicò l’altro acido.

Non così tanto come dici tu. Il suo nome non compare nelle ultime trasmissioni.

Showpony represse a fatica la preoccupazione e la delusione, e si limitò a salutare l’uomo e a chiudere la conversazione. Si mise a sedere su uno dei tavoli vicini, dondolando le gambe avanti e indietro. Li aveva visti, cazzo. Li aveva visti prendersi la sua Eve e caricarla nella loro macchina. Erano stati loro a prenderla, ma il nome della ragazza non compariva da nessuna parte. Dove diavolo l’avevano portata?

Si prese la testa tra le mani. Era tutto iniziato quella maledetta mattina, in mezzo al deserto…

*
Waaaah, è già passato un mese dal concerto, Sunshines. Che tristezza ç____ç Mi ricordo quella serata come se fosse ieri. *si butta nel suo angolino triste a piangere*
AnyWay, le recensioni prima di tutto ù.ù E lascio sfogare la vostra perversa fantasia su Bob.
Momoka chan: ehi, Angel!! Benvenuta a bordo di questa scassata ciurma, il capitano ti saluta! Hai ragione, questa storia è diventata anche un pò la mia droga, non riesco a smettere di scriverla... ma dai, se non trattasi male Eve probabilmente non saprei nemmeno cosa scrivere! è_é AHAH La cosa del film fa ridere anche me, è una cazzata assurda che puoi vedere solo nei film o nei fumetti... (trigonometria? La cosa non mi sembra per niente simpatica... mi dici che classe fai, così mi preparo psicologicamente se mai dovrò affrontarla? o_O)
LudusVenenum: *si fa piccola piccola* Ehm, ehm... Lascio scorrere via la tua incazzatura e spero che questo capitolo ti sia piaciuto. Ma ti prego, non spararmi! D:
So Long And Goodnight. Look Alive, Sunshine!
(Ehm... no, per ora non c'è un conto alla rovescia. Spero di farne uno nuovo quando sapremo la data di uscita di Sing It For The Japan.)
  
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