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Autore: Evazick    05/04/2011    3 recensioni
(Seguito di "I fell apart, but got back up again". Ultima storia di questa serie!)
"Improvvisamente e lentamente allo stesso tempo, i miei ricordi iniziarono a disfarsi e a cadere nel buio che stava avvolgendo la mia mente, come le tessere di un puzzle quando vengono riposte nella loro scatola. Ma quelle immagini non cadevano in un posto da dove potessi recuperarle in seguito: finivano nel vuoto, nell’oblio, dove non sarei mai più riuscita a ritrovarle. Vidi sparire mia madre che mi abbracciava e mi scarruffava i capelli quando erano ancora lunghi, la mia amica JoJo che mi tirava un cuscino addosso, Simon che mi sovrastava con la sua pistola in mano, io in volo con le mie ali nere, Slay che si preparava ad uccidermi, Bubble Tower chino sulle sue apparecchiature, Grace che correva e rideva, Frank e Gee durante la ricognizione, Mikey e Ray che sparavano, Joshua che mi stringeva forte a sè per consolarmi...
Joshua."
(AU! Killjoys, make some noise!)
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Nuovo personaggio, Ray Toro
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Eve.'
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Disclaimer: i My Chemical Romance, Grace, Korse, Airi Isoda, Dr. Death Defying e il personaggio di Showpony non mi appartengono, così come l'ambientazione della California del 2019 e di Battery City, ma tutti gli altri personaggi e la storia sì. I fatti sono completamente inventati dalla sottoscritta e non ricavo alcun guadagno scrivendo questa storia (a parte tante seghe mentali e minacce di morte nelle recensioni...)
Nota dell'autrice: E' L'ULTIMA. SERIAMENTE. Non penso ci sia bisogno di aggiungere altro. Ho già deciso tutto, non tornerò sui miei passi come ho fatto l'ultima volta. ("Sì, senti chi parla..." "Oh, stai zitta, Evelyn!")
Ringrazio un sacco le persone che hanno commentato i ringraziamenti di "I fell apart, but got back up again", e mi scuso se non vi ho risposto (tranne Dawn_) ma sono una pigrona. Dedico a tutte voi Sunshines quest'ultima storia. Perchè è solamente grazie a voi se sono arrivata fin qui.
Cercherò di pubblicare i capitoli un giorno sì e uno no, ma non so se riuscirò a rispettare la tabella di marcia, non ho molto tempo per scrivere e ho dei buchi nella storia che devo tappare il più velocemente possibile. Siate clementi con me, vi prego!
Il titolo di questa fanfiction è una frase tratta da "The Only Hope For Me Is You."
KEEP YOU UGLY.

Trapped.

 

“Ehi, qualcuno mi sente? Ehi? EHIII? C’è qualcuno che mi sente là fuori?!”

Nessuno rispose.

“Ehi, cazzo!” Mi dimenai sulla sedia dove ero legata per cercare di liberarmi, ma fu del tutto inutile: chi mi aveva legata sapeva il fatto suo, e quella non era la classica sedia da film della serie 'Oh-c’è-un-chiodo-sporgente-usiamolo-per-tagliare-la-corda'. Mi dondolai avanti e indietro un paio di volte, poi realizzai che sarei potuta cadere per terra e che la mia situazione non sarebbe assolutamente migliorata. Mi fermai e iniziai di nuovo a urlare: “Ehi, qualcuno vuole tirarmi fuori di qui?!
Era una richiesta disperata e altrettanto impossibile, la mia: insomma, di sicuro i Draculoidi non erano stati così sprovveduti da portarmi in un posto dove chiunque avrebbe potuto soccorrermi. Mi diedi dell’imbranata da sola: ero stata una perfetta idiota, se non fosse stato per la mia impudenza non sarei finita in quella situazione così pericolosa, così sfortunata, così di merda.

Erano passati tre mesi da quando avevo terminato di scrivere le ultime parole sul mio quaderno, e la situazione era rimasta più o meno stabile. E, meraviglia delle meraviglie, i My Chemical Romance erano rimasti con noi e non avevano più parlato di tornare a casa, e io e Joshua avevamo cercato di evitare il discorso più che potevamo: avevamo un tremendo bisogno di aiuto, del loro aiuto, ma eravamo entrambi troppo testardi e orgogliosi per ammetterlo. La mia ferita al petto, quella che aveva rischiato di uccidermi una volta per tutte, mi faceva ancora male certe volte, ed ero costretta a tenerla sempre bendata per evitare che peggiorasse. Inutile dire che anche le mie vecchie cicatrici sulle braccia non erano sparite, anche se ormai risalivano a circa otto o nove mesi prima. Ero stata marcata a vita dalle mie ferite, ed era impossibile che sparissero. Sarebbe stato come dimenticare come ero finita nella California del 2019, perché avevo deciso di rimanere lì, perché combattevo con i Killjoys e cosa mi aveva fatto la Better Living in un solo anno, quale dolori mi aveva causato: la trasformazione (temporanea, ma pur sempre dolorosa) di Joshua in Draculoide, la mia settimana passata da cavia dentro Battery City, lo sterminio dei Killjoys (ancora mi venivano le lacrime agli occhi quando pensavo a Bubble Tower, Amy e Taylor), il tradimento di Showpony e la mia quasi morte.

Come potevo scordare tutto quel dolore fisico e mentale?

Bè… a dire la verità, potevo.

I miei ricordi potevano sparire nel nulla, inghiottiti dal buio, e il mio amore poteva essere sostituito da un odio così forte che non avevo mai provato in vita mia.

Potevo rinnegare e arrivare a fare del male alle persone che mi avevano consolato e protetto in tutti quei mesi.

Potevo passare dall’altra sponda.

Ma io non lo sapevo ancora.

Qualcuno mi tiri fuori di qui!!” continuai ad urlare con tutta la voce che avevo in gola. Non era un comportamento da Killjoy, lo ammetto, ma capivo benissimo che da sola non sarei mai riuscita ad uscire da quella stanza: ero in una baracca in mezzo al deserto, simile al garage vicino al Diner, ma al contrario di quest’ultimo era completamente vuoto tranne che per un tavolo alle mie spalle e la sedia a cui ero legata io, rivolta verso la porta chiusa. Avevo bisogno di un aiuto dall’esterno, un aiuto parecchio tempestivo, prima che mi succedesse qualcosa, qualunque cosa. Non avevo nemmeno la mia pistola a raggi arancione, l’avevo persa quando mi avevano catturata. Sicuramente Joshua l’aveva presa con sé, e sapevo che era in buone mani: ma ce l’aveva pur sempre lui, e adesso ne avevo bisogno io.

Iniziai di nuovo a dimenarmi sulla sedia, dondolandomi avanti e indietro, ma fui costretta a fermarmi di nuovo quando la porta finalmente si aprì e una figura apparve sulla soglia, in controluce. Richiuse la porta dietro di sé, lasciando di nuovo fuori la luce, tranne quella che entrava dalla finestra alle mie spalle e allungava la mia ombra davanti a me. Non persi di vista nemmeno un attimo l’uomo, che mi passò accanto e raggiunse il tavolo alle mie spalle: feci uno sforzo enorme per cercare di vedere cosa stava facendo, ma la corda era talmente stretta che mi era impossibile voltarmi, e alla fine fui costretta a rinunciare e a tenere lo sguardo fisso davanti a me, col cuore che mi batteva a mille. Chi era? Che ci faceva lì dentro insieme a me? E che stava facendo alle mie spalle? Riuscivo solamente a sentire il rumore di plastica e di una boccetta con dentro un liquido che veniva agitata e poi appoggiata di nuovo sul tavolino. Mi imposi di mantenere la calma, ma i miei sforzi vennero interrotti dalla voce di Evelyn dentro di me.

Oddio, no.

Deglutii: era una delle poche volte che la sentivo spaventata non a causa mia, e la mia calma andò a farsi fottere. “Cosa? Cos’è successo?” le chiesi agitata dentro di me.

Dio, questo no… continuò come se non mi avesse sentito. Si riprese in fretta e mi disse, ancora più spaventata di prima: Eve, non lasciare che quell’uomo si avvicini a te. Non permetterglielo in alcuno modo!

“Perché? Evelyn, che sta succedendo?” chiesi ancora, sempre più agitata e confusa. Un rumore familiare arrivò alle mie spalle, ma non lo riconobbi subito. Dei passi si avvicinarono alle mie spalle, e la ragazza disse: Allontanati da lui, o siamo nella merda fino al collo!

Non appena finì di parlare l’uomo comparve alla mia destra, e io mi spostai con la sedia a sinistra. “Non mi toccare,” sibilai, come se questo potesse servire a qualcosa. Lui non fece una piega, e si limitò ad afferrarmi con violenza il braccio destro, legato, con una mano. Con l’altra mosse un oggetto verso la mia pelle: quello brillò alla luce che proveniva dalla finestra e mi fece scuotere dai brividi.

L’ago di una siringa riluceva splendente nella luce.

Col cavolo! pensai con la parte di cervello non ancora paralizzata dalla paura, e tentai di nuovo di allontanarmi, ma l’uomo mi trattenne saldamente per il braccio. Senza che potessi fare nulla per fermarlo, mi conficcò l’ago nel braccio, appena sotto la spalla, e vi iniettò il liquido contenuto nella siringa, fino all’ultima goccia. Fu un miracolo se le lacrime non mi scesero lungo le guance: tutto quello mi ricordava con violenza il laboratorio dove avevo passato quasi tutte le mie giornate quando ero prigioniera alla Better Living, e le siringhe e gli aghi mi facevano abbastanza paura, anche se non tanto quanto Gerard. Lui, al mio posto, probabilmente sarebbe svenuto.

L’uomo estrasse con una strana delicatezza l’ago dalla mia pelle, ripose la siringa sul tavolo e uscì altrettanto silenziosamente com’era entrato. Rimasi anch’io muta per qualche minuto: si sentiva soltanto il rumore del vento nel deserto e il mio respiro ancora affannato. Aspettai una reazione, un’allucinazione, una convulsione, qualunque cosa: ma non accadde niente, e rimasi immobile sulla sedia, confusa. “Mi hai fatto spaventare solamente per una puntura?” mormorai ad Evelyn, ma lei non mi rispose, impegnata a mormorare qualcosa in fondo alla mia testa. Feci un’espressione ancora più confusa e mi guardai intorno per la stanza, prima che la testa iniziasse a farmi male: all’inizio il dolore era sopportabile, ma a mano a mano che passava il tempo aumentava di intensità, come se qualcuno lo stesse regolando con una manopola. Nello stesso momento la mia vista iniziò ad offuscarsi, e i miei pensieri iniziarono a scorrere sempre più lentamente mentre la mia mente veniva coperta dall’oscurità. “Sto… sto morendo?” sussurrai a fatica ad Evelyn.

No. Non stai morendo. No, cazzo, questo non doveva succederti… NO, ASPETTA!

Fu l’ultima cosa che disse prima di sparire del tutto senza lasciare tracce.

“Evelyn? Evelyn!” mormorai in preda al panico: non era mai scomparsa così all’improvviso, e soprattutto non urlando in quel modo. Di sicuro era colpa della roba che mi avevano iniettato nel sangue. Tentai ancora un’ultima volta di liberarmi dalla sedia per poter uscire dalla baracca e raggiungere i ragazzi: loro… loro avrebbero saputo come aiutarmi, forse sapevano anche cosa mi stava succedendo… Ma il dolore alla testa non voleva diminuire, e mi riusciva sempre più difficile pensare qualcosa di logico e sensato.

Improvvisamente e lentamente allo stesso tempo, i miei ricordi iniziarono a disfarsi e a cadere nel buio che stava avvolgendo la mia mente, come le tessere di un puzzle quando vengono riposte nella loro scatola. Ma quelle immagini non cadevano in un posto da dove potessi recuperarle in seguito: finivano nel vuoto, nell’oblio, dove non sarei mai più riuscita a ritrovarle. Vidi sparire mia madre che mi abbracciava e mi scarruffava i capelli quando erano ancora lunghi, la mia amica JoJo che mi tirava un cuscino addosso, Simon che mi sovrastava con la sua pistola in mano, io in volo con le mie ali nere, Slay che si preparava ad uccidermi, Bubble Tower chino sulle sue apparecchiature, Grace che correva e rideva, Frank e Gee durante la ricognizione, Mikey e Ray che sparavano, Joshua che mi stringeva forte a sé per consolarmi…

Joshua.

No, no, non portatemi via anche lui, è l’unica cosa che mi rimane, per favore, NO! urlai dentro di me, ma fu del tutto inutile: i suoi capelli blu elettrico e i suoi occhi grigi sparirono nel buio insieme a tutti gli altri, senza darmi nemmeno la possibilità di aggrapparmi a loro per un’ultima volta. Trattenni con tutte le mie forze il mio ultimo ricordo rimasto, quello di lui che mi portava sulla sua schiena e pattinava mentre io ridevo, ma la testa mi faceva male e alla fine fui costretta a lasciare andare anche quell’ultimo frammento di memoria con un urlo di dolore disperato che riecheggiò nella stanza vuota. Una lacrima mi cadde lungo la guancia…

E poi il buio.

  
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