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Autore: piccolalettrice    07/04/2011    8 recensioni
"...Lo fissai sbalordito. Se diceva la verità eravamo in pericolo. Se diceva la verità allora tutti i miei attacchi erano colpa sua. Se diceva la verità Talia aveva fatto bene a fare quello che aveva fatto. Se diceva la verità voleva dire che eravamo stati traditi di nuovo. Se diceva la verità tutte le cose successe negli ultimi tempi avevano trovato un’unica spiegazione: lui."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Solo intuendo'
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SPAZIO AUTRICE:
 ciao, volevo chiedere scusa a tutti per il ritardo e anche per la cortezza di questo cap, ma non so come occupare i giorni prima della battaglia e mi stava per venire una bella crisi da pagina bianca, così ho scritto quello che mi è venuto... non ho ancora pensato ad una soluzione per le domande che verranno poste qui, ma so “la modalità” con cui rispondere... più avanti (probabilmente mooolto più avanti) spiegherò, è tutto collegato, state tranquilli poi... il prossimo capitolo sarà molto meglio, ve lo garantisco.
Per quanto riguarda l’esperimento... diciamo che in molti hanno alzato il tiro... ho * effetto suspance *.... tredici anni, faccio la terza media.
Solo una persona ci ha azzeccato, ma in molti ci sono andati viciniJ
Adesso posto questo cap un po’ schifosino
Buona lettura
Piccolalettrice
Ps. Ho scritto una one-shot su Percy... e credo che ne scriverò altre dello stesso stampo...
 
 
11- Come prendere il diploma in psicologia
 
Avevamo organizzato tutto nei minimi dettagli.
Periodicamente ci davamo il cambio per pedinare Time (perché con un tipo così era sempre meglio prevenire da eventuali colpi di scena indesiderati), mentre chi rimaneva faceva il possibile per prepararsi al meglio per la fuga e la battaglia.
Dico che “faceva il possibile” perché Luke aveva un esercito di fratelli da tenere sotto controllo e da organizzare, Talia aveva le sue lezioni, Tyson i suoi appuntamenti all’officina e Grover le commissioni per quell’esaltato di Dionisio.
Così eravamo rimasti io, Annabeth e Clarisse.
Trovarmi da solo con quelle due non era esattamente in cima alla mia lista delle priorità anche se...
“dobbiamo parlare di altro o me ne posso andare?” chiese la figlia di Ares con aria scocciata.
Annabeth scosse la testa ma io la interruppi; qualcosa da discutere c’era, anche se probabilmente avrebbe portato all’ennesima litigata:
“Tyson viene a Montauk”
“io proporrei di metterlo  nella squadra che resterà qui, invece” disse lei, con aria di sfida, quasi.
“è mio fratello, verrà con me”
 non l’avrei lasciato lì a farsi ammazzare, poteva toglierselo dalla testa.
Di punto in bianco iniziammo ad urlare, un copione già recitato migliaia di volte in quanto era quasi d’obbligo, per noi, litigare ogni due secondi.
“Percy, ragiona, Tyson è immune al fuoco...”
“è piccolo!”
“è forte!... ci garantirebbe la vittoria su tutti i mostri che sputano fuoco...”
“non se ne parla, è troppo pericoloso!”
“Percy, Tyson ci serve...”
“sempre a guardare l’utilità delle cose, non è vero Annabeth? ... mai una volta che tu faccia caso ai sentimenti altrui!”
Quel riferimento poco velato sui nostri problemi personali la fece imbestialire, sempre come da copione io tiravo fuori quel discorso e lei, come sempre, mi rispondeva:
“cosa centra adesso?! Sempre a tirare fuori il passato! Sei così... Non riesci a passare nemmeno sopra a...”
“al fatto che tu mi abbia fatto le corna davanti a tutto il campo?! Che tu mi abbia abbandonato nel momento in cui avevo più bisogno di te?! Al fatto che...”
“ma ti senti?! Ancora con quella storia! Per ogni cosa devi andare a ripescare quel fatto... se mi hai dimenticato perché continui?!”
“Rissa! Rissa! Ris... che avete da guardare?!” fece clarisse battendo i pugni sul suo scudo...
Se non avessi conosciuto Clarisse avrei detto che quello era un modo per farci smettere di litigare.
Le lanciammo un’occhiataccia ma abbassammo il tono di voce...più o meno
“Tyson, viene con me, ribadii”
“lui non...”
“viene con me, ho detto!”
“sai, cosa, Jackson? Sei un essere insopportabile!”
“grazie!”
“prego!” disse, poi si rivolse alla figlia di Ares “tu che fai?”
“vado ad allenarmi”
“vengo anch’io” e detto questo si avviò verso l’arena.
Lanciai un’altra occhiata alla figlia di Atena.
Come sempre fui investito dai soliti pensieri alla “dottor Jackill e Mr. Hide”
-La odio, la odio e la odio-
-chi vuoi prendere in giro?- mi rispose una vocina
-ancora tu? Ma come diamine ti si spegne?!-
-idiota, se tu la odi io sono il presidente Obama –
-quante volte devo ripeterti di stare zitta?!-
Perfetto, se continuavo così avrei davvero rischiato di vincere un biglietto di sola andata per il manicomio.
 
POV
 
“deve sempre fare così... sempre la stessa identica storia!” esclamai “sembra quasi che non possa vivere se non mi attacca ogni due per tre!”
“non hai pensato che potrebbe essere il suo modo di starti vicino?”
“ah, grazie se per starmi vicino deve fare così siamo a posto!”
“usa il cervello, siccome ce l’hai... lui non vuole avere più nulla a  che fare con te, eppure non può starti lontano... e qual è il modo che ha di tenerti lontana senza dimenticarti?”
Il ragionamento filava, lo capivo.
“mi fai sentire un idiota e non la figlia di Atena che sono, Luke”
“modestamente”
“oh, Castellan, finiscila... si vede da chilometri di distanza che ormai la odia”
“cosa ne vuoi sapere tu?.... fidati, è come ho detto io”
“capisco quando una persona ne odia un’altra... e lui la odia”
“stai dicendo che non è cotto di lei?... forse non vediamo le stesse cose...”
“non è più cotto di lei, lo capirebbero anche gli alberi!”
“oh, sta’ un po’ zitta Clarisse” disse guardando la ragazza. “non ti ha dimenticato, fidati, Annabeth”
Non riuscivo bene a capire perché Clarisse si ostinasse a rimanere lì con noi... insomma, ok, era una nostra alleata, ma credevo che appena le avessimo dato il via libera se la sarebbe filata... invece eccola lì a cercare di consolarmi.
“sì, Chase, Jackson ti adora, ti ama... è diventato masochista e adesso ti vuole sposare!” fece ironica
“non è così...”
“tu, Luke, come va con Talia?” li interruppi cercando di portare il discorso da un’altra parte. Pensargli non mi faceva bene.
“in che senso?”
“oh,” esclamò Clarisse “fa il finto tonto!”
“che? Talia è solo un’amica...”
“sì, e Zeus e gay”
“ma perché sei sempre così acida, si può sapere?!”
“cosa non capisci della frase –Sono figlia di Ares -?”
“no, tu sei più acida del solito...”
“saranno cavoli miei, no?”
Luke biascicò qualcosa che ricordava molto un “ragazze... sempre le solite”, io, che mi sentivo in vena di opere buone mi rivolsi a Clarisse:
“se ne vuoi parlare...”
Non l’avessi mai detto, che partì in un monologo sul fatto che i figli di Atena dovevano fare gli psicanalisti dei mortali o cose del genere.
“ehi, non ti scaldare, cercavo solo di essere umana... e poi di litigate ne ho già avute abbastanza per oggi”
Lei mi lanciò un’occhiataccia.
“non sei la prima fottutissima figlia di Atena che cerca di estrarmi informazioni con la psicologia”
“ma cosa ti sei bevuta a colazione?” fece Luke “che informazioni dovrebbero tentare di estrarti?!”
“lascia perdere”
Sapevo di alcuni figli di Atena della mia casa che facevano dei trucchetti di intelligenza con le spie, ma mai avrei pensato...
Aspetta, Clarisse è stata una spia.
“Clarisse?”
“che vuoi, Chase?”
“a me... a noi, puoi dirlo” le dissi, tentare non faceva male a nessuno, no? “non iniziare ad urlare e ascoltami, puoi reputarci amici, davvero, se tu non vuoi non lo diremo ad anima viva”
“sì, quello che ho sentito l’ultima volta”
“quale ultima volta?”
“con quell’idiota di Simon Keel...” si toppò la bocca di scatto, come se si fosse lasciata scappare un segreto...
“Simon Keel?”
“tu e le tue diavoleria da sapientona...” divenne improvvisamente rossa.
“Simon Keel era... oh” disse Luke, guardando Clarisse negli occhi, per la prima volta senza astio, con... compassione, quasi “non credevo che... insomma, sapevo che... ma non pensavo...”
“zitto Castellan o giuro che ti uccido”
“di noi ti puoi fidare...”
“mi sono fidata anche troppo”
“chi è Simon Keel?” chiesi
“nessuno”
“Clarisse...”
“lasciami stare Chase”
“davvero se vuoi...”
“non rompere, ho detto”
“ok, ok”
Rimanemmo in silenzio, io fissai Luke, con aria interrogativa e lui scosse la testa.
Decisi di provare a dire quello che pensavo:
“Clarisse?”
“che vuoi?”
“io... qualunque cosa sia successa... mi dispiace”
Lei si voltò e fissò quei suoi occhi castani prima nei miei e poi in quelli di Luke, sospirò e si mise a contemplare le stringhe delle sue scarpe.
sembrò quasi addolorata, tradita... aveva in viso uno sguardo simile quasi a... quello che Percy mi dedicava ogni volta che mi vedeva, negli ultimi tempi...
Proprio quando credetti che sarebbe rimasta zitta disse:
“avete ragione, di voi forse posso fidarmi” e iniziò a raccontare.
 
 
 
 
  

   
 
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