And how my love it's let me down
And how my thoughts they spin me 'round
And how my thoughts they let me down
And then there's you
Then there's you'
Non ho il cancro. Non ho
metastasi al cervello. Non vedo la mia fidanzata morta –
perché non è morta –
non vedo spiagge bianche e il mare.
Allora perché lei,
un’altra volta? Ti avevo chiesto di non tornare, cazzo.
Respiro, prendo fiato,
aprendo gli occhi e ritrovandomi a fissare scaffali ricolmi di
materiale
medico, cateteri – ahia –, lenzuola pulite, bustine
di plastica contenenti ogni
genere di roba. Nascosto nello sgabuzzino quasi avessi visto un
fantasma.
Ma, ripeto, Izzie non
è
morta, io non sono un bambino e devo affrontare la realtà.
Sei un uomo, Karev.
Afferro la maniglia della
porta, tirandomela quasi sul naso nel tentativo di uscire dal mio
nascondiglio
con un pizzico di orgoglio. Eppure non riesco a fare a meno di
guardarmi
intorno, con un’aria furtiva che mi fa sentire allo stesso
tempo incazzato con
me stesso e assolutamente patetico.
Vado quasi a sbattere
contro Meredith, Bum.
« Alex.
Cavolo! »
strabuzza gli occhi, si massaggia la spalla finge di tirarmi la
cartelletta
rimastale nella mano destra direttamente sulla testa « Che
c’è, stare con
Sloan ti rimbambisce? Non ti avrà mica spedito a comprare
pannolini e biberon,
vero?»
Non capisco una parola di
quello che dice. La guardo, a muso duro, e improvvisamente sono
incazzato nero
anche con lei.
« Tu lo
sapevi? » e
non me l’hai detto.
Sono così sicuro
che era a
conoscenza del ritorno di Izzie che quasi alzo le mani per afferrarla
alle
spalle, per costringerla a dirmi la verità. Mi trattengo
solo all’ultimo,
perché Meredith mi guarda senza parlare, con la bocca
aperta. E capisco subito
che non ha la più pallida idea di quello che le sto dicendo.
Così riabbasso le
mani e vorrei solo andarmene.
Lasciarla lì.
Cercare
Sloan e obbligarlo a darmi un bisturi in mano per tagliare, tagliare,
tagliare.
Sembro Cristina.
E mentre penso a quanto
sembro Cristina Yung, Meredith ha già guardato alle mie
spalle. E ha capito.
Incrocio il suo sguardo che improvvisamente è comprensivo,
preoccupato.
« Mi
dispiace Alex,
davvero, non me l’aveva detto »
Ma come ha capito che? Ah
ecco. E’ dietro di me.
La classica figuraccia che
fai in classe, quando parli male della professoressa e lei ti sbuca
alle
spalle. I tuoi amici si zittiscono e tu continui a parlare, come se
nulla
fosse. Una scena da film.
Mi volto, ma solo
perché è
un istinto irrefrenabile. Se usassi un po’ di logica, tirerei
dritto per il
corridoio e girerei l’angolo, sparendo all’istante.
Ma era così
maledettamente
bella l’ultima volta che l’ho vista?
Ha lasciato crescere i
capelli, le scendono oltre le spalle, come quel primo giorno.
Biondi.
Mi guarda con quegli
occhi. Occhi che non vedevo più da un anno ormai.
E la cosa peggiore,
è che
sorride.
Mi guarda e sorride.
Improvvisamente mi sembra di tornare indietro, catapultato ad un giorno
qualsiasi in cui io e lei eravamo felici. Amici, soltanto, ma felici.
“ Grazie ancora
Alex, non
posso credere che tu mi abbia permesso di aiutarti! Alex è
forte lo sai vero?
Sì! Alex è il più forte!”
“Alex lo sa questo..
anche
Izzie non è male..”
“Ah Izzie va alla
grande!
Izzie ormai è tornata in gioco”
E poi scaccio
l’immagine
dalla mente. Perché immaginarmi mentre la bacio mi fa
provare un dolore sordo
al lato sinistro del petto – mi verrà un infarto?
– e allo stesso tempo un
colpevole calore al basso ventre.
Comunque, sembra di essere
tornati là, a quando la baciavo e la guardavo con tutta la
disperazione
possibile e immaginabile. Ho il terrore di guardarla allo stesso modo,
adesso.
« Ciao
ragazzi.. » è
tutto normale. Solare, bella, senza traccia di imbarazzo nella voce.
Meredith
mi passa accanto, mi sfiora solo leggermente il braccio con la punta
delle dita
– ‘So che è
difficile’, è come se me
lo dicesse – poi va ad abbracciare quella che ancora
considera sua amica.
La mia amica. La mia
ragazza, mia moglie, la donna che amo tanto da arrivare ad odiarla.
Non rispondo al suo
saluto, anche se il tentativo di tirarmi dentro non era poi
così male. Indosso
la mia migliore maschera da stronzo – o da uomo delle
caverne, come mi ha detto
Lucy – sollevando il mento. Riesco persino a sfoderare un
sorriso che non ha
niente di invitante.
« Ti avevo
detto di non
tornare.. » perfetto, mi sono dimenticato di
curare anche la voce, oltre
che la facciata esterna.
Sbaglio in modo
grossolano, tanto che la mia frase sembra quasi una supplica.
« Bè
io vi lascio
soli.. devo.. devo tornare dal mio.. il mio paziente »
Brava Meredith,
lasciami solo a crogiolarmi. Non potevo semplicemente stare zitto e
andare a
fare il mio dovere?
Devo richiamare tutte le
mie forze per non indietreggiare quando Izzie fa qualche passo verso di
me,
avvicinandosi abbastanza per potermi parlare a bassa voce. Ha sempre lo
stesso
profumo.
Certe cose non cambiano
mai.
« Mi
ricordo, che me
l’avevi detto, ma io… Alex..
c’è una cosa.. » e distoglie
lo sguardo.
A-ah! Allora non sono
l’unico che finge in questo ospedale.
Sono lì
lì per allungare
una mano e accarezzarle i capelli, perché per un istante mi
dimentico il male
che mi ha fatto quando mi ha abbandonato e anche il dolore che le ho
causato io
quando ho rifiutato il suo ritorno.
Solo l’arrivo di
Lucy mi
impedisce di spezzare quel poco di orgoglio che mi rimane. E riabbasso
la mano
repentinamente, ritrovando la maschera.
« Sai cosa
ti dico? »
alzo il mento e in questo momento sono di nuovo io, Alex – un ragazzino che parla troppo, merda -
« Non me ne frega niente
del perché sei tornata. La vita continua, Izzie. »
Lo dico, anche se non lo
penso, e afferro il braccio di Lucy che mi si è fermata
accanto, prima che una
delle due possa dire qualcosa.
Non voglio dover guardare
negli occhi la donna della mia vita – sono ancora qui che me
lo ripeto – mentre
le spezzo il cuore per la seconda volta di seguito e non voglio dover
rispondere alla fatidica domanda della mia nuova ragazza.
Perché Lucy non sa
chi sia, Izzie. Sa solo che ero sposato con una specializzanda
dell’ospedale,
punto.
Eppure, mentre mi volto,
con una punta di fastidio, riesco a vedere l’espressione
della mia ex-moglie,
ex-amica, ex-amante, che non è cambiata di una virgola. Ma
come, non ha sentito
quello che le ho detto? Non mi ha visto, prendere Lucy per un braccio e
circondarle le spalle con il mio?
« La vita
continua,
Karev »
Mi dice solo questo,
mentre già le do le spalle, mentre trascino via la donna che
dovrebbe
sostituirla – impossibile? – rabbrividendo quel
tanto che basta per far intuire
la mia agitazione anche a chi mi sta intorno.
La
vita continua, Karev.