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Autore: Elyxweet Knight    08/04/2011    1 recensioni
Appena uscì fuori dalla stanza io chiusi gli occhi e nonostante tutto quello che mi fosse successo mi addormentai con il sorriso sulla bocca, avevo finalmente un amico.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Imbucai la chiave nella serratura della porta, sicura di aver dato due giri di chiave la mattina.
Ma la porta era aperta. Insospettita entrai nel mio appartamento.
Dal bagno sentivo l'acqua scendere. Impaurita andai a prendere un bastone.
Aspettai che che l'acqua smettesse di scendere e che qualcuno uscisse dalla porta.
Così avenne.
Appena vidi la figura uscire fuori gli diedi un colpo di bastone.
-Ai!! ma che sei scema??
- Chi sei? Come hai fatto ad entrare a casa mia?
-Forse tuo fratello e mio padre si sono dimenticati di dirti che questa è anche casa mia. Comunque piacere, io sono Trevor, l'amico di tuo fratello. E tu devi essere Layla.. Sei più bella di quanto tuo fratello mi ha detto!
Io arrossì al complimento e feci le mie scuse a Trevor.
Trevor parlava tanto e soprattutto delle sue conquiste in campo amoroso.
Forse voleva fare colpo su di me, ma non si accorgeva che non funzionava.
Dovetti mangiare ascoltando tutte le sue storie delle quali non mi interessava nulla.
Appena ebbi finito di mangiare sparecchiai e scappai in camera mia con la scusa che ero stanca.
Quello non si stava zitto un attimo, voleva seguirmi in camera per parlare ancora, ancora, ancora e ancora.
Ero tentata di colpirlo un' altra volta. Questa volta con una padella e ci avrei messo più forza.
Riuscii comunque a liberarmi di quel rompi scatole. In camera avevo la TV.
Ero curiosa di sentire il gruppo di Gustav, quindi decisi di mettere un canale musicale e di aspettare.
Sfortunatamente per me quella sera non passarono alcuna canzone dei Tokio Hotel, ma ascoltai un sacco di volte una canzone di Lady Gaga.
Quella canzone mi rimase impressa nella mente.


Passarono quattro mesi, con Il lavoro andava alla Grande.
Vedevo mio fratello come mi aveva promesso ogni fine settimana e lo sentivo per telefono tutti i giorni.
Gustav mi regalò un cd del suo gruppo, mi piaceva la musica che suonavano.
Tra me e Gustav nacque una sorta di amicizia, ma di certo non per merito mio, dato che ad ogni passo avanti che facevo verso lui
ne facevo altri tre indietro.
Quando cercava di sapere qualcosa sul mio passato io cambiavo discorso.
Trevor ci provava sempre con me ma io non ci stavo mai, era talmente imbarazzato per questo che mi evitava.

Una mattina, come tutte le antre andai a lavoro.
Dovevo pulire la cucina e, dato che ero da sola mentre facevo le pulizie cantavo e ballavo.
Non mi resi conto però che qualcuno entrò dalla porta e si fermò ad osservarmi.
Come mi girai vidi un ragazzo alto che mi fissava e sorrideva, tormentando il suo piercing al labbro inferiore.
Appena lo vidi quasi non mi venne un colpo.
Mi sembrava di conoscerlo e dopo un pò ricollegai il suo viso alla foto che Gustav mi aveva fatto vedere il primo giorno.
Quel ragazzo era un componente dei Tokio Hotel.
-Però, sei brava. - Mi disse sorridendo- Bill ha trovato una degna rivale!
Io sorrisi e diventai rossa.
-Io sono Tom, tanto piacere di conoscerti -disse, avvicinandosi e porgendomi la mano- Tu invece sei..
-Layla, la ragazza delle pulizie.
-Mi sembrava strano che Gustav avesse una ragazza della quale non sapessi nulla. Non è giusto! perchè a lui le governanti belle e a me quelle vecchie e ciospe??
-Perchè forse Jost ha imparato qualcosa con la storia di Jenny, ricordi Tom? -disse Gustav entrando e avvicinandosi a noi.
-Ma ero piccolo e inesperto. Ora controllo i preservativi prima di usarli e faccio prendere precauzioni anche alle ragazze!! Non è gusto però!! Allora dovrebbe usare le stesse precauzioni con te! So che sembra strano, ma anche Gustav è un gran porcellino!!
-Ma Tom!! smettila!! piùttosto vai a prendere gli spartiti che ho scritto per le nuove canzoni e sparisci, idiota!- disse Gustav dando un colpo di giornale in testa a Tom.
-Ci vediamo -Mi disse Tom facendomi l'occhiolino e avviandosi verso la sala insonorizzata.
Gustav fece una faccia desolata e seguì il moro.

La giornata passò in fretta. Alle otto andai via e iniziai a camminare per arrivare a casa.
Per strada incontrai Trevor. Io lo salutai, lui fece lo stesso e si diresse verso di me.
Aveva un odore, un odore che io conoscevo bene. Puzzava di alcol, era ubriaco.
Quell'odore, il suo sguardo, mi riportarono alla mente il mio passato.
Lui si avvicinò a me con cattive intenzioni. Una lacrima scappò dai miei occhi.
Lui mi prese, mi avvicinò a se e mi baciò. Io gli diedi uno spintone e riuscì a staccarmelo di dosso.
-Smettila, lasciami in pace! - Gli dissi con la voce rotta dal pianto.
Lui non si curò della mia frase e si riavvicinò a me, io mi muovevo cercando di scollarmelo di dosso ma non riuscivo.
-Hey, lasciala in pace, non vedi che non vuole? -Quella voce, quella voce mi sembrava familiare, ma non riuscivo a riconoscere chi fosse.
La mia mente era tornata al passato, al periodo delle botte che mi dava mio zio, alle botte che mio zio dava a mio fratello, al periodo di quando io dovevo pulire il sangue mio e di mio fratello dal pavimento.
Ad un certo punto Trevor venne colpito in testa dal misterioso ragazzo e crollò a terra svenuto.
Io non vedevo più nulla, anche io stavo per svenire. Infatti poco dopo svenni anche io.
L'ultima cosa che vidi fu la figura del mio salvatore avvicinarsi a me per prendermi e per non farmi cadere a terra.

Aprì gli occhi piano piano. Mi faceva male la testa.
Non ero in camera mia.. però quella camera la ricordavo.
Ad un tratto mi venne in mente cosa mi era successo, mi alzai di scatto con un urlo mentre le lacrime scendevano.
-Calma, calma. Ci sono io con te. -Mi disse una voce, mi girai e vidi Gustav.
Lui era il mio salvatore
- meno male che ti sei dimenticata la borsa qua. Stavo andando a riportartela e ti ho vista in difficoltà con quel lurido schifoso ubriacone.
A quelle parole scoppiai a piangere.
Lurido.
Schifoso.
Ubriacone.
-Calma, calma. E' tutto finito ora. Vuoi che ti porti a casa?
-No! A casa no, ti prego. Lui è, è il mio coinquilino. 
-Cosa?? Come ha osato? Lurido bastardo.
-Non è che saresti così gentile da prenotarmi una stanza in un hotel?
-Hotel? Non mi fido a lasciarti sola. Stanotte rimarrai qua.
-Ma non voglio disturbarti.
-Non preoccuparti. Tu non mi disturbi. Anzi, sai che ti dico? Se vuoi puoi stare qua a vivere. La casa è grande lo spazio c'è e ti andrebbe anche meglio per il lavoro.
-Mh.. lavoro.. Non credo mi lasceranno qua, sai? Anzi, credo che domani sarò disoccupata.
-Cosa? perchè? che hai fatto?
-Io nulla. Ma quello, quello era anche il figlio del mio capo. Chissà cosa gli racconterà.
-Non preoccuparti. Dirò che non ho più bisogno di una governante e ti toglieranno da questo incarico, tu ti licenzierai, perchè TI LICENZIERAI, non lascerai che saranno quegli stupidi a mandarti via, e verrai a lavorare da me.
-Perchè fai tutto questo per me?  Non mi conosci nemmeno bene.
-Sai, tu sei l'unica persona che non si è approffitata di me per entrare nel mondo dello spettacolo. Anche dopo aver scoperto che io sono famoso, non hai cercato di allacciare un rapporto d'amicizia con me, anzi, sono stato io che ho iniziato ad allacciare un rapporto di amicizia con te. La tua amicizia è pura, senza doppi fini, e questo mi piace, mi fa sentire normale.
A quelle parole mi si sciolse il cuore.Lo abbracciai e gli dissi grazie lui sorrise e disse:
-Dai, ora riposa.

Appena uscì fuori dalla stanza io chiusi gli occhi e nonostante tutto quello che mi fosse successo mi addormentai con il sorriso sulla bocca, avevo finalmente un amico.
Il sorriso però non durò a lungo. La notte feci incubi dopo incubi.
Sognai tutto ciò che avevo passato.
La morte dei miei genitori, lo zio che mi picchiava, lo zio che picchiava mio fratello.
Mi svegliai alle tre del mattino con un urlo disumano.
Gustav si precipitò in camera mia e mi trovò in lacrime e tremante.
Si avvicinò a me, mi accarezzò, mi asciugò le lacrime e mi disse di stare tranquilla, che ero al sicuro.
-Senti, se non ti scoccia, puoi dormire con me questa notte? Ho paura. -Gli chiesi con la voce rotta dal pianto.
-Se ti farà stare meglio certo.- Mi disse sorridendo ed entrando nel mio letto.
Appena si coricò io appoggiai la testa sul suo petto e mi strinsi a lui.Per un attimo mi calmai.
-Allora, cosa hai sognato?
A quella domanda mi si gelò il sangue alle vene e le lacrime iniziarono nuovamente a scendere giù.
-No, No. Non piangere, se non vuoi dirmelo non dirmelo, non c'è problema- mi disse asciugando nuovamente le mie lacrime.
Ma questa volta avevo bisogno di parlare. Stavo per scoppiare.
Dopo un pò di silenzio aprii la bocca e iniziai a parlare.
-Mio zio.
-Cosa?
-Mio zio. Ho sognato mio zio e tutto quello che ha fatto a me a mio fratello.
Ho sognato nuovamente la morte dei miei genitori. Ho sognato tutto il male che ho passato.
-La morte dei tuoi genitori? Cosa ti ha fatto tuo zio?
-I miei genitori sono morti quando ero ancora una bambina di 12 anni. Sia io che mio fratello venimmo affidati a nostro zio. All'inizio, lasciando da parte il dolore per la morte dei nostri genitori, ci trovavamo bene, eravamo felici.Però tutto cambiò dopo un anno, quando la zia tradì lo zio e se ne andò con il giardiniere del vicino. Da allora lo zio ha perso la testa, si ubriacava tutte le sere e picchiava sia me che mio fratello.
-Mi.. mi.. mi dispiace, davvero. Non l'avete denunciato? non avete provato a ribellarvi?
- Le persone non ci credevano perchè tutti volevano bene a nostro zio e quindi pensavano che fosse una scusa per avere attenzioni.
-Cavolo, deve essere stato terribile. E non avevi un amica con cui parlare?
-Le uniche persone con cui potevo parlare erano solo mio fratello e lo zio. Non mi faceva uscire di casa, non mi faceva andare a scuola, non mi faceva giocare. Mi trattava da schiava.
Alla fine di quelle parole Gustav mi strinse a see mi baciò la testa. Quella notte ci addormentammo così, accoccolati l'uno all'altro.

L'indomani mi svegliai guardai dalla parte di Gustav, ma lui già non c'era. Mi aveva lasciato un biglietto:

"Buongiorno! Stavi dormendo così bene che mi sembrava peccato svegliarti. Oggi non lavorerai, quindi non preoccuparti se è tardi. Io sono dovuto andare allo studio di registrazione di Amburgo, tornerò domani mattina, stammi bene e non aprire a nessuno!
     
                                                                        Gustav"

  
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