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Autore: AntonellaSpuffy    08/04/2011    1 recensioni
Kristen scruta per la prima volta William dalla sua finestra.
Poi gli occhi di William diventano tutto ciò per cui vivere.
Alcune citazioni:
I suoi occhi fissano il pavimento.
E’semplicemente magnifico.
-Devo cominciare a preoccuparmi?Ti sei infilata dalla finestra?- chiede burbero.
Perfetto. Sospiro e cerco di compiere la mia missione e scappare.
-Senti, non sono qui per spiarti o cosa. Ieri ho fatto una figura pessima. E’vero, ero curiosa e ho cercato in ogni modo di vederti. Il fatto è che ti avevo visto fissarmi dalla finestra...beh, ora so che non mi fissavi dato che non vedi, ma insomma hai capito!
Così ti ho portato i biscotti vecchi di mia nonna. Non li hai mangiati vero?
Gli hamburger sono stati un’idea di mio padre. Il maggiordomo non ti ha detto del suo marsupio vero?
E poi quando mio fratello ha perso la sua macchinina, era vero non l’ho buttata io nel tuo giardino, non arriverei mai a tanto, anche se sono convinta che tu l’hai pensato.
 Ho sbagliato, non avrei dovuto essere così insistente e poi quella storia del non guardarmi in faccia. Come potevi farlo? Sono stata maleducata e perciò ti ho fatto una torta di mele per scusarmi. Non devi mangiarla per forza, ma è commestibile, non come i biscotti e credo che anche gli hambuger lo siano.
Non ho forzato la porta è stata la signora che lavora per te a farmi entrare, ma ti prego non licenziarla!-
Ecco , la mia solita dissenteria verbale! [...]
- Leggi l’ultima frase - mi dice, mentre la luce del sole gli carezza delicatamente il volto.
- "Così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno" - sussurro appena.
E sorride. Di un sorriso bello e fiero.
Dove sei stato. Eri lontano. Eppure eri qui. Ne sono certa.
Perchè non è possibile che io abbia vissuto, respirato, aperto gli occhi ogni mattina senza che tu fossi con me.
Se tu fossi stato lontano non sarebbe accaduto.
E ora la tua presenza mi sta uccidendo. E ora voglio morire tra le tue braccia.
Fammi vedere come si muore.
Va bene. Mi basta. Tutto pur di starti accanto.
Fammi vedere come si muore dentro ai tuoi occhi William.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3°Capitolo, parte 2

 

Carico la lavatrice con la fronte impregnata di sudore. Pessima giornata, pessima giornata!

Johnny è nel suo girello infernale.

Una volta infilato lì dentro, dato che è troppo piccolo per la sua statura, è impossibile tirarlo fuori ed è un vero incubo.

Corre per tutta casa, sbattendo con violenza contro ogni mobile, cerca di tranciarmi le gambe ridendo e lascia scie di succo di frutta alla pera dovunque.

Spike per fortuna è scappato fuori, terrorizzato dall’attrezzo demoniaco che gli stava quasi per tagliare la coda.

-Ti prego , Johnny smettila- mugugno, sono allo stremo.

Afferro un jeans di papà che sembra un tendone da circo e lo infilo nell’ asciugatrice.

Mi volto per vedere il mio fratellino che sta prendendo la rincorsa per sfracellarsi giù dalle scale.

Lo afferro in un balzo e cerco di estrarlo dal macinino.

-Ancola!- urla lui, inferocito.

-Basta!- gli intimo e lui mi ricompensa con un pianto isterico.

-C’è qualcosa che non va?- chiede papà, comodamente sdraiato sul divano.

-Faremo tardi a scuola- mi rimprovera.

Tardi? Io sono qui a tenere questa belva inferocita e lui mi fa la morale!

-Brutto....-

-Kristen- tuona percependo la mia imprecazione.

Prendo Johnny con la forza e lo porto di sotto. Lui continua a dimenarsi come un tonno nella rete e in meno di dieci secondi, mi sbrodola tutti i vestiti.

-Sei la mia rovina- sibilo, mentre si getta tra le braccia di mio padre, come per scappare dalla strega cattiva.

-Sei di malumore?- mi chiede papà ,mentre ci avviamo verso l’auto.

-Pessimo umore ? Ti sembro di pessimo umore?- ringhio quasi, facendogli fare un passo indietro per lo spavento.

 Mentre ci allontaniamo da casa, non posso fare a meno di gettare un’occhiata alla villa silenziosa.

 

A scuola siamo alle solite. Oxofrd , il ragazzo di quella stronzetta di Cordelia Chase , taglia i capelli a Willow, seduta davanti a lui, nell’ora di matematica.

-Avresti potuto avvisarmi- sibila Will a mensa ,guardando Xander storto che durante l’apocalisse, era seduto al fianco del bisonte omicida.

Le prendo in mano la ciocca rossa storpiata.

-Legali, non si vedrà- le consiglio.

Xander cerca di difendersi.

-Avvisarti? Così mi avrebbe conficcato le forbici direttamente in un occhio- bisbiglia, guardandosi attorno furtivamente.

-Da quando siamo di nuovo nel bersaglio?- chiedo agognante, appoggiando la testa sul tavolo.

-Ti prego, rallegrami almeno con il tuo racconto. Sono ore che te lo chiedo!- piagnucola Willow, imitandomi e fissandomi.

-Io non sono affatto curioso di questo William- sento borbottare a uno Xander offeso.

Il suo nome mi fa venire immediatamente una fitta allo stomaco.

Ripenso alle poche parole che mi sono preparata nell’ora di biologia. Almeno non dovrò più dire menzogne dopo l’ episodio di ieri.

- E’bello- dico loro. Di certo questo mi sembra un particolare non trascurabile.

Nel caso lo vedessero, capirebbero che li ho fregati.

Will alza la testa dal tavolo di scatto.

-Bene!- si agita, dimenticandosi della seduta dal parrucchiere involontaria ,di poco prima.

Io mi appoggio allo schienale, bevendo un po’d’acqua direttamente dalla bottiglietta di plastica.

-Ma è terribilmente maleducato, non andiamo d’ accordo, non ci andrò più- concludo.

Entrambi mi guardano sbigottiti.

-Cosa ? E questo sarebbe il tuo racconto?- si lamenta Willow.

-E perchè non ci vai più?- mi chiede Xan improvvisamente curioso.

-Ve l’ho detto!E’ scorbutico, antipatico , vuole fare di testa sua. Abbiamo idee diverse, ieri per Jane Eyre ci siamo quasi scannati- faccio loro uno scarno resoconto e mio odio perchè la mia voce esce estremamente nervosa.

-Tipico dei ricchi- conclude Xander, addentando il suo muffin e dedicandosi al nuovo numero di Spiederman.

-C’è qualcosa che non mi stai dicendo?- mi sussurra seria Willow.

Io abbasso gli occhi.

-No-

 

Il compito più ingrato mi si presenta alla fine delle lezioni: dire tutto al professor Grace.

Busso alla porta del suo ufficio, già esasperata e lui mi apre con un sorriso, dopo avermi sbirciato dal vetro.

-Cara, allora , dimmi tutto! Com’è andata ? Il dibattito ?Ti è parso infastidito?- mi sommerge di domande, prima che io possa sedermi.

La sua stanza sembra più in ordine e la sua camicia bianca ha solo il colletto un po’ ingiallito.

Peccato che il sandwich agonizzante sulla sua scrivani che è ricoperta di maionese, lo tradisca.

-Infastidito è un eufemismo - gli dico, sedendomi di fronte a lui.

Il sorriso sparisce dalla sua faccia e viene sostituita da ciò che io più temevo: delusione.

-Non ci provi- lo aggredisco , puntandogli un dito contro.

-Non riuscirà ad impietosirmi questa volta- lo informo. Mi ero ripromessa di infilare l’episodio di ieri in uno di quei cassetti dedicati alle cose spiacevoli e non menzionarlo mai più, ma ora sono costretta a farlo.

-Ieri abbiamo litigato furiosamente. E’una persona cattiva, meschina e arrogante. Mi ha offeso. Non lo rivedrò mai più- dico.

Non so perchè tremo. Ancora quel groppo in gola insopportabile.

Il viso del signor Grace assume un’altra espressione.

-Mi dispiace cara. E’stato tanto tremendo?- m chiede preoccupato. Sa che non sono abituata a fare piagnistei e che quindi sono decisamente seria.

-Io non voglio più vederlo- balbetto.

-Questo è quanto- concludo. Il mio professore di letteratura sospira.

-Non voglio costringerti a nulla che ti faccia star male Kristen- mi dice, sfoderandomi uno dei suoi sorrisi goffi.

-Sei libera di mettere fine ai tuoi incontri-

-Bene- dico io, mettendomi in piedi.

-La ringrazio comunque per questa possibilità- sono sincera.

Lui mi fa un occhiolino simpatico.

-Non avercela con lui- aggiunge quando io già sto uscendo, una mano sulla maniglia, gli do le spalle.

-Sono certo che ce l’abbia più con se stesso che con te-

 

Johnny nel pomeriggio cerca in tutti i modi di farsi perdonare della mattinata indecente che mi ha fatto passare.

Continua a farmi palline di pongo e a dirmi che è un «legalo pel me», aggiungendo con euforia «buon batale!».

-E’maggio microbo- lo informo inutilmente.

Papà ha un appuntamento o una cosa del genere.

Capita almeno una volta al mese ed è sempre la stessa storia.

Sfoggia dei completi inquietanti per le prime occasioni, passa dal bingo , al bowling e raggiunge l’apice con l’incontro al circo.

Per fortuna io non sono mai stata costretta a vedere una delle sue nuove fiamme.

Tranne per Betty, la madre di Johnny, ma quella era un’altra storia.

Dopo circa tre ore in bagno, papà esce emanando una specie di puzza che dovrebbe essere la sua terribile acqua di colonia che tira fuori per le occasione importanti.

-Che dici?- mi chiede con quel tono convinto, già sicuro di essere un ruba cuori, girando su se stesso.

-Perfetto- biascico disgustata.

Indossa un pantalone rosso che gli arriva alla caviglia, con sandali di cuoio e una maglietta con una frase volgare che non mi va nemmeno di leggere.

 Mi basta fissare l’immagine : un paio di tette sul davanti e un cavallo sul retro.

-Tu esci alle cinque?- mi chiede facendo segno all’orologio che segna le quattro e cinquantacinque minuti.

-Resto a casa- gli dico abbassando gli occhi. Non ho voglia di parlarne anche con lui e per fortuna capisce al volo. O mi ignora come al solito, molto più probabilmente.

Ci saluta e sparisce sgommando nella sua auto, mentre io metto via i libri.

-Ci prepariamo una macedonia?- chiedo a Johnny che cerca di mangiare la plastilina.

-Cedonia!- urla lui .

Appena mi metto a sbucciare un po’di frutta qualcuno bussa al campanello di casa.

Apro la porta della piccola veranda di casa mia e scopro l’ inverosimile.

Lo stoccafisso/maggiordomo di casa Stratford si trova a pochi centimetri da me!

In effetti si vede che non è a suo agio. Guarda con ribrezzo i giocattoli ammuffiti che lo circondano e le piante stecchite dal 1999.

-Salve!- lo saluto io ironica, asciugandomi le mani con uno strofinaccio.

-Come posso esserle utile?- gli chiedo, con un sorriso sarcastico.

Improvvisamente la zanzariera alle sue spalle scatta e si richiude con un colpo deciso, facendolo sussultare.

Mi sembra quasi impaurito dal mio domicilio! Quando poi Johnny spunta, con le mani imbrattate di zucchero, i suoi occhi diventano di vero terrore.

-Io...- balbetta per qualche istante.

-Sono le cinque e dieci. Il signor Stratford l’attende- mi dice, cercando di ricomporsi e darsi un tono, sistemandosi la giacca.

Io spalanco la bocca.

-Mi aspetta? E’uno scherzo?- gli chedo. Lui sgrana gli occhi.

-Le sembro uno che sta scherzando?-

-Penso che non abbia mai raccontata una barzelletta in vita sua- lo prendo in giro io, facendolo andare in ebollizione.

-Senta, dica al suo padroncino che non lo rivedrò mai più. Pensavo che il messaggio fosse chiaro- . Il pensiero del giorno precedente per un attimo mi fa mancare il fiato.

-Quindi non intende venire?- sembra decisamente sconvolto.

-No e se non le dispiace ora sarei occupata- lo informo altezzosa, imitando il suo atteggiamento dei giorni precedenti. Johnny per confermare la mia tesi si lecca le dita e poi se le infila entrambe nel naso, prima che io sbatte la porta in faccia al vecchiaccio.

Mi sento decisamente meglio.

-Signorina- sento dire.

Ma cosa cavolo vuole ancora? Riapro la porta indispettita.

-Potrebbe liberarmi da questa trappola per topi?- mi chiede facendo segno alla zanzariera.

Maledizione!

Rientrata in casa mi rimetto all’opera , sono talmente nervosa che per poco non mi affetto un dito.

Mischio tutta la frutta con un po’di zucchero e succo di limone e do la macedonia a Johnny che sembra essere finito contro un camion di frutta tropicale.

Il campanello improvvisamente suona di nuovo e io guardo la peste sconcertata.

Di nuovo l’imbecille?

Apro la porta che mi rivela Rosemary, con in mano un grosso sacchetto di biscotti profumati.

-Tieni cara- mi dice piazzandomeli in mano.

-Grazie- riesco appena a dire. Johnny naturalmente si attacca alla mia gamba.

-Biccotti!- urla e io gliene conficco uno in bocca per zittirlo.

-Vuole accomodarsi?- le chiedo, facendo segno ad un luogo non preciso tra il divano ricolmo di lego e la cucina ricoperta di zucchero.

-No, tesoro, sono qui solo per chiederti di venire un attimo da noi- mi dice tutta allegra.

Ha mandato tutta la servitù!

-Rosemary- comincio cercando di esporle le mie ragioni.

-So che avete litigato piccola. Insomma conosco William da quando aveva due anni, pensi che non sappia com’è fatto?- mi chiede in un improvviso slancio di confidenza.

 Io resto per un attimo sconcertata.

-Ma te l’ho detto, non è cattivo come sembra. E’solo tanto solo- conclude con un delizioso broncio.

-Io non so com’è realmente. So solo che mi ha offesa e non voglio vederlo mai più in tutta la mia vita- le spiego risoluta.

Inoltre poteva anche scomodarsi a venire lui stesso.

-Ma non ti sto chiedendo di continuare a dargli lezioni, solo di vedere cosa vuole dirti- conclude con dolcezza.

-Io...- esito.

No, no e no!

Basta impietosirmi! Si sa poi come va a finire!

-Solo due minuti, fallo per me- mi supplica giungendo le mani.

No,no e no.

-Due minuti e basta-

 

Entriamo in casa con Johnny che tra le braccia di Rosemary, continua a sgranocchiare biscotti al cioccolato, mentre io sono ancora decisamente furiosa.

Come cavolo finisco sempre in queste situazione assurde?

Ascolterò le sue scuse, che molto probabilmente vuole propinarmi e andrò via, punto.

Mi avvio verso lo studio , busso decisa alla porta e prima che qualcuno mi risponda, mi infilo dentro.

William è seduto sul divano, le braccia lungo lo schienale, batte un piede sul pavimento.

-Ciao- mi dice, quando io mi avvicino.

-Siediti- mi fa segno di fronte a lui.

-Non voglio sedermi- lo informo acida. Lui sospira.

-Per favore- dice con uno sforzo a dir poco disumano.

Penso che non abbia mai usato questa parola in tutta la sua esistenza.

Mi siedo sulla poltrona e lo guardo. Pessima idea naturalmente.

L’odio per lui, si sbriciola contro l’ immagine mozzafiato che mi regala.

 Deglutisco e chiudo gli occhi. Sono a questo livello! Patatetico!

-William, io avrei da fare, dimmi cosa devi dirmi velocemente- faccio sbrigativa.

-Certo- Lui parla come se stessimo stipulando un contratto.

-Cominciamo col dire che tutto ciò che ieri ti ho detto lo penso. Che non ho intenzione di scusarmi e che se ci vediamo ancora probabilmente capiterà spesso-

Riapro gli occhi sbigottita!

Ma è uno scherzo?

-E' questo dovrebbe convincermi a vederti ancora ?- urlo mettendomi in piedi , pronta per andarmene.

-Kristen- mi chiama lui, girandosi verso l’entrata. Troppo a destra rispetto a dove io sono.

E questo mi fa subito riprendere possesso di me stessa. Cerco di calmarmi.

-Ascolta William- dico, mettendomi di nuovo seduta.

-Ascoltami tu- mi interrompe lui.

Sembra un attimo riflettere su ciò che sta per dirmi. Sembra quasi umano.

-Io non sono bravo con le persone- mi dice.

-Se vogliamo dire così...- borbotto io, strappandogli un sorriso.

Ed è magnifico.

E mi odio per averlo pensato.

-Diciamo che io non ho mai avuto rapporti umani con nessuno- dice semplicemente, tornando serio.

Rimango sconvolta dalle sue parole.

-Praticamente le uniche persone con cui parlo sono i miei domestici- aggiunge sarcastico.

E lui è la cosa più meravigliosa che io abbia mai visto.

E mi detesto per averlo pensato.

-Ma ho bisogno di te- aggiunge, facendomi mozzare il fiato. Rimango qualche istante senza facoltà mentali.

-Per diplomarmi- . Certo, certo. A cosa altro ho potuto pensare?

-E tu di me-

E non è per quello che pensi. E non è per la borsa di studi e il collage.

E’perchè da quando sono uscita da questa stanza, non ho fatto altro che pensare a te e ai tuoi occhi.

-Ed io...- per un istante mi sembra...tremendamente fragile. Ma è solo un attimo.

-Ed io magari potrei imparare ? - mi chiede. Io deglutisco senza parole.

-Potrei imparare a stare con le persone-

-Con te- conclude. Si passa nervosamente una mano tra i capelli.

-Almeno per un po', ma non ti prometto nulla- aggiunge e poi sfodera un sorriso.

Il suo sorriso.

Bello, chiaro, fatto di luce sui denti bianchi e le labbra carnose.

E quell’attimo mi sembra decisamente troppo eterno.

E non mi detesto per averlo pensato.

E' peggio. Sono troppo oltre.

Troppo vicina a William Stratford, alle sue ire e al desiderio di lui.

Alla sua voce, ai suoi rimproveri.

Dopo averlo visto praticamente quattro volte nella mia vita.

Dopo averci scambiato praticamente dieci battute, fatte di offese.

Dopo averlo guardato , dalla finestra della mia stanza, fissare il buio della sua anima.

Sono in balia di lui.


 

 

Allora...prima di tutto voglio ringraziare la splendida Martina97 per la sua attenzione alla mia storia. Sei bravissima quindi i tuoi complimenti valgono davvero tanto ^^

Ringrazio hunterxhunter per avermi fatto i complimenti via mp. Elisabetta e Trigger Happy per la bella recensione. Davvero in tanti passate e molti avete aggiunto la mia storia tra le preferite e le seguite...un commentino ??? ^^

Mi farebbe davvero piacere sapere cosa pensate.

Alla prox! 

  
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