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Autore: RedJoanna    09/04/2011    10 recensioni
long-fic ispirata a film che hanno fatto la storia del cinema.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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*Sproloqui dell'Autrice*: Beh, dopo una lunghiiiiiiissima attesa... l'ultimo capitolo è arrivato!
L'ultimo capitolo?!
NOOOOO!
Mi ero affezionata a questa FF... :')
Vi preannuncio però che il 26 aprile comincerò a pubblicare una FF interamente dedicata a Beckett... ;D
Beh, non mi resta che augurarvi buona lettura e ringraziarvi per avermi sempre seguita con affetto!

Special Thanks to Lily...



RED MILL
(Moulin Rouge)


Otto mesi dopo...

-Johanna-.
-Johanna... mi piace! E' carino!-.
Accarezzo il pancione, seduta a quella che era la mia scrivania al distretto.
Rick posa una mano sulla mia e si piega, a posare l'orecchio sulla mia casacca di lana.
-Senti come le batte il cuore...- mormora, sorridendo.
Sorrido anch'io.
Presto sarò mamma.
Mi sento eccitata al solo pensiero.
E so già che Rick sarà un papà perfetto.
E' così dolce, tenero, comprensivo, divertente...
E sa trovare nomi bellissimi.
Johanna.
Chissà come gli è venuto in mente un nome così grazioso!
-Beckett, dovresti tornare a casa. Sarai stanca. Ora sei una donna incinta!-.
Javier Esposito, uno dei miei scagnozzi, si sistema alle mie spalle, appoggiandosi con le braccia allo schienale della mia sedia.
E' un ottimo detective e un amico anche migliore.
Gli mollo un buffetto sul braccio.
-Sono incinta, ma posso ancora svolgere il mio lavoro!-.
Ho cominciato un tirocinio per riprendere il mio posto al distretto.
Il mestiere del detective mi piace immensamente.
Impazzisco soprattutto per i casi più assurdi, quelli più difficili da risolvere.
-Beckett?-.
Mi giro.
Kevin Ryan, il partner irlandese di Esposito, mi indica l'ufficio del capitano.
-Montgomery ti vuole parlare in privato-.
Mi alzo.
Rick si prontende in avanti, con le braccia tese.
Sorrido e scuoto la testa.
-Posso farcela anche da sola-.
Mi dirigo a passi ondeggianti verso la porta chiusa dell'ufficio del capitano.
Busso alla porta.
-Agente Beckett?-.
-Sì-.
-Venga pure avanti-.
Apro la porta e mi infilo nell'ufficio.
Montgomery è una persona seria e comprensiva, un ottimo capo.
Credo che andassimo molto d'accordo.
-Vorrei affidarle un caso da risolvere con la sua squadra, senza la supervisione di nessuno. Credo che ormai sia pronta- mi annuncia.
Un caso tutto mio?
Arrossisco di contentezza.
-La... ringrazio, signore-.
-Non è me che devi ringraziare, ma se stessa. Se lo merita. Sono sicuro che tonerà ad essere la mia migliore detective-.
-Sono... lusingata dalle sue parole-.
-Bene. E ora torni a casa. E' incinta, ha bisogno di riposare-.
Sospiro, roteando gli occhi.
Il capitano mi passa la cartella del caso e mi saluta con un cenno della mano.
Lo ringrazio ancora ed esco dal suo ufficio chiudendomi la porta alle spalle.


-Ragazzi, abbiamo un caso-.
Kate torna dall'ufficio del capo, barcollando sotto il dolce peso della nostra bambina.
Lancia una cartella sulla sua scrivania.
Mi porto alle sue spalle, insieme a Ryan ed Esposito.
-E questa volta dobbiamo risolverlo da soli, senza l'aiuto di Montgomery-.
Le sorrido e le poso un bacio sulla guancia.
-Complimenti, mia detective-.
Ricambia il sorriso e risponde con un bacio sull'angolo sinistro delle mie labbra.
Esposito e Ryan le accarezzano le spalle con delle pacche amichevoli.
Kate sta tornando ad essere Kate.
Piano piano.
Otto mesi fa Ryan ed Esposito, che non si sono dati pace per l'accaduto, sono riusciti ad arrestare Roy Harmon, quel bastardo che l'aveva spinta in acqua.
Passando davanti alla sua cella gli ho lanciato uno sguardo lungo, pieno d'odio.
Avrei quasi desiderato che anche lui, un giorno, potesse provare quello che stavo provando io.
Ma il mio dolore, in quel momento, era così forte da non volerlo augurare a nessuno, nemmeno al mio peggior nemico.
E sono passato avanti, deciso a non vederlo mai più.
Sei mesi fa Kate ed io ci siamo fidanzati.
Di nuovo.
Quattro mesi fa si è trasferita a casa mia.
Non è stato facile convincerla, ma non potevo mica lasciarla vivere da sola incinta di quattro mesi mentre smaniavo dalla mattina alla sera per stare con lei!
Mia madre e Alexis la adorano, si comportano da amiche, madri e sorelle con lei.
Due mesi fa, ha deciso di tornare al distretto, per diventare di nuovo una detective.
Montgomery l'ha presa sotto la sua ala protettrice e Kate ha iniziato un tirocinio presso di lui.
Ma non si ricorderà mai di noi, di quello che è successo prima.
Del nostro primo bacio, davanti al locale per lesbiche (anche se quello non mi dispiacerebbe che lo dimenticasse, visto che ero conciato in un modo orrido... ma è stato pur sempre il nostro primo bacio!).
Delle mie lezioni di danza.
Di quell'altro bacio, in obitorio.
Del viaggio a Roma.
Del nostro primo incontro, il nostro primo ballo all'American, la nostra lite, le mie scuse, il distretto trasformato in set fotografico, le interviste, Coonan, l'esplosione del suo appartamento, me che le salvavo la vita...
Le sistemo una ciocca ribelle dietro un orecchio e sorride.
Legge ad alta voce tutto quello che dovremmo sapere sul caso e afferra la giacca.
Pronta a partire.
Perché la detective Kate Beckett è tornata.


E' stato ritrovato il cadavere di un uomo, nei pressi di un night club.
Red Mill, si chiama il posto.
E' una riproduzione del Moulin Rouge, anche abbastanza fedele.
La vittima è il Duca, al secolo Arnold Callen, partner della star del locale.
Fatto fuori da una coltellata dritta al cuore.
Entro.
Il club è aperto, anche se sono le dieci del mattino.
Ballerine di can-can e tango, acrobati e partners delle ballerine, spogliarelliste e cantanti, addetti alle pulizie e il direttore sono tutti riuniti al centro dell'immenso salone cosparso di tavolini e sedie.
In lacrime.
Quanto dolore racchiuso in una stanza.
Punto primo: interrogare tutti coloro che hanno assistito al ritrovamento del corpo.
Mi avvicino a Ryan ed Esposito.
-Ad occhio e croce ci saranno una cinquantina di persone qui. Voi due interrogatene venticinque, Rick ed io ci occuperemo degli altri. Cominceremo dal direttore-.
-Ok- risponde Esposito.
Ryan annuisce.
Rick ed io ci avviamo verso quell'uomo distinto, con un paio di baffetti snob sulle labbra quasi invisibili.
-Però lasciateci qualche spogliarellista... o qualche ballerina, almeno- urla loro dietro lui.
Gli mollo una calata sulla nuca, guardandolo male.
Si massaggia il punto colpito, ridendo.
Ci sorridiamo.
Mentre cammino, passo davanti ad una donna bionda.
Porta uno strano costume indosso, bianco con bordi viola, pieno di piume.
Mi sembra di averla già vista da qualche parte...
"E' come il circo, però con gli alcolici! Perché non ci sono mai stato prima?!".
La voce di Rick scivola tra le mie orecchie.
-Hai... detto qualcosa?- gli chiedo.
-No- risponde lui, piegando la testa da un lato.
Eppure, sono sicura di aver sentito la sua voce...

Abbiamo interrogato il direttore e qualche artista del locale.
Tutti amavano Arnold, era un ballerino e cantante stupendo, avrebbe fatto strada.
Nessuno sembrava avere una buona scusa per ucciderlo.
Che pizza.
-La signorina... Abigail McKintosh alias Star Satine?-.
-Abigail?-.
-Richard?-.
Guardo la donna in piedi davanti a noi.
I boccoli rossi, gli occhi azzurri, le labbra carnose, il naso affilato...
E' lei.
-Quanto tempo è passato?-.
-Anni. Troppi-.
Le tendo le braccia e la stringo al mio petto.
Abigail McKintosh.
La prima donna ad aver creduto in me.
Me, che a diciannove anni stavo scrivendo il mio primo libro e non avevo nessuno a cui farlo leggere.
Ma lei, la ragazza che studiava all'Accademia di Arte Drammatica e che abitava vicino a casa mia, si offrì di farlo.
Passava un'ora, ogni pomeriggio, a casa mia, per leggere le mie bozze.
E poi, quell'ora si allungò, fino a riempire tutto il pomeriggio.
Avevamo fame l'uno dell'altra.
E poi, il destino ci separò.
Lei cambiò città.
E io rimasi solo.
In compenso, grazie ai suoi consigli e al suo entusiasmo, sono diventato Richard Edgar Castle, il re del macabro.
Sciolgo l'abbraccio.
-Vi... conoscete?- chiede Kate, con una punta d'imbarazzo.
Poso un braccio sulle spalle del mio amore appena noto quella piccola ruga di gelosia all'attaccatura del naso.
-Sì. Eravamo amici all'epoca del college- spiego.
-Amici?!- strilla stizzosa Abby.
-Amici- ripeto io, calmo.
Abby lascia scivolare lo sguardo su Kate, sul braccio che la stringe a me e sul suo pancione.
Capisce.
-Sì, amici- sussurra annuendo.


Rick non me la racconta giusta.
Lui e quella Abigail non erano solo amici.
Lo vedo, tutti i giorni, con lo sguardo perso dietro i suoi pensieri.
Ogni tanto, gli squilla il telefono, risponde, sorride, mormora "Ciao, Abby" e sparisce.
Non trovo mai il modo di parlarne apertamente con lui.
Forse è solo una fissazione da donna in gravidanza.
Spero che sia così.
Accarezzo la piccola Johanna fissando la lavagna.
Lascio una mano sulla mia pancia, mentre faccio scorrere gli occhi sui nomi, suoi luoghi, sulle ore, sulle foto.
Confronto tutti dati che ho sotto mano.
Tutte le versioni coincidono, tutti erano al loro posto, tutti hanno visto tutti.
Un momento.
Abigail McKintosh giura che, nel lasso di tempo nel quale è stato commesso l'omicidio, si stava preparando per lo spettacolo, nel suo camerino.
Ma la sua truccatrice non c'era.
E lei è stata vista da diversi artisti nel cortile retrostante il locale, dove il corpo è stato ritrovato.
L'alibi di Star Satine non regge.
Afferro il block-notes con gli appunti degli interrogatori.
-"Miss McKintosh sostiene che..." bla bla... "il suo alibi..." che non regge... ecco! "Arnold era molto bravo, riusciva addirittura a farla sfigurare sul palco e tutti se n'erano accorti"-.
Il movente.
Satine stava per lasciare il titolo di Star al Duca.
Meglio farlo fuori, no?
Afferro la giacca e mi dirigo verso l'uscita dell'ufficio.
Lancio uno sguardo alla sedia di Rick.
Lui non c'è.
Ha detto che andava via prima.
Devo arrestare la sua "amica" per omicidio.
Non ne sarà contento.
Ma mi ama e non potrà farmene una colpa.
Sono anche un poliziotto.
E' vero che ha anche amici mafiosi, ma quella donna probabilmente è arrivata a uccidere per indivia.
Perché voleva essere lei la Star.
E non posso lasciare Rick con una donna come lei.

E' notte.
Busso alla porta del locale.
Mi sembra di essere tornato pericolosamente indietro nel tempo.
Ma cosa sto facendo?
-Richard?-.
-Sì, sono io-.
Abby socchiude il portone e mi fa entrare.
Il salone è rischiarato da poche candele.
Tutto ha un'atmosfera così romanticamente gotica.
Ma non fa breccia nel mio cuore, come prima.
Ora il mio cuore è tutto per un'altra donna.
-Richard, è passato molto tempo...-.
Porto lo sguardo su Abby.
Indossa uno di quegli abiti vistosi, di paillettes viola, che le sono sempre piaciuti.
Il viso è deturpato dal trucco eccessivo.
Come ha potuto rovinarsi così?
Lei che voleva diventare un'attrice famosa per il suo talento, lei che voleva calcare i più importanti palcoscenici al mondo... si è ridotta a lavorare in un locale equivoco.
-... ma il mio amore per te, in realtà, non si è mai spento-.
Si solleva sulle punte.
Faccio un passo indietro.
-Abby, io...-.
-Sta' zitto e lasciati andare- mi sussurra, troppo vicina.
Chiude gli occhi.
Sento uno strano calore sulle mie labbra e il suo profumo mi invade.
-Abby, no...-.

La porta del locale è aperta.
Dovrei gridare "Polizia di New York", ma c'è qualcosa che mi ferma.
Ci sono delle voci che parlano sommessamente.
E, ad un tratto, sento la sua, di voce.
Rick.
E' qui.
Perché?
Un lacrima si fa strada prepotente lungo una guancia.
Mi sta tradendo.
Poso una mano sulla pancia, aggrappandomi a Johanna.
Respiro a fondo, cercando di tenere insieme i cocci del mio cuore.
Entro.
E li vedo.
Lei è avvinghiata alla sua camicia.
E si stanno baciando.
Mi gira la testa.
Poggio una mano alla parete e chiudo gli occhi, mentre delle voci risuonano nelle mie orecchie.
"Dove lo vuoi?"
"Sono davvero affascinante, non trovi?"
"Profumi di ciliegie".
"Abbiamo interrotto qualcosa?"
"Kate, io ti amo".
In una sorta di sequenza finale di Nuovo Cinema Paradiso vedo innumerevoli scene di baci montate insieme.
Il bacio davanti al locale per lesbiche.
Quello in obitorio.
Quelli nell'albergo di Roma.
Il nostro primo incontro, le sue lezioni di danza, il primo ballo all'American, la nostra lite, le sue scuse, il distretto trasformato in set fotografico, le interviste, Coonan, l'esplosione del mio appartamento, lui che mi salvava la vita...
Già, la mia vita.
La mia vita, che ora è di nuovo tutta lì, nella mia mente, come se non fosse mai sparita.
Apro gli occhi e scuoto la testa.
Quell'assassina si sta facendo il mio ragazzo.
Ho più di un motivo per arrestarla.
-Polizia di New York- urlo, cercando di avvicinarmi a passo sostenuto, mentre Johanna si ribella.
Johanna.
Mia madre.
Mia madre che non c'è più.
Mi fermo di nuovo, travolta da un'altra ondata di ricordi.
Ma poi getto uno sguardo a Rick, che si stacca brutalmente da Satine, guardandola male.
-Non so cosa tu abbia capito. Io non ti amo- mormora rivolto a lei, con un disprezzo che non gli riconosco.
Ammanetto la Star.
-Abigail McKintosh, la dichiaro in arresto per l'omicidio di Arnold Callen-.
Trascino fuori dal locale Satine, con Rick dietro.
La gelosia mi permette di stringere più forte la presa intorno alle sue braccia pallide.
Ryan ed Esposito mi aspettano.
Javier spinge Satine in macchina, mentre Kevin si mette alla guida.
Che bello ricordare i loro nomi e tutti i momenti trascorsi insieme.
-Kate?-.
Mi giro.
Castle si avvicina a me, con gli occhi spenti, il capo chino.
Si sente in colpa.
-Scusami- mormora.
Gli poso una mano sulla guancia.
-Non devi chiedermi perdono. Io ti amo e tu mi ami. Ed è questo ciò che conta-.
Rick solleva lo sguardo, per puntarlo nel mio.
Piega il capo da un lato, perplesso.
Quella frase gli ricorda qualcosa.
Eccerto, l'ha pronunciata lui stesso.
Sorrido maliziosa.
-Sai, anche travestito da donna non eri affatto male...-.
-Kate...-.
Sorride.
Per la prima volta, dopo tanto tempo, i suoi splendidi occhi azzurri brillano.
Di gioia.
-Tu... tu ricordi...-.
Non faccio in tempo ad annuire.
Mi ritrovo travolta da un bacio passionale, traboccante amore.
Mi stringo a lui e non vorrei più lasciarlo andare.
Ma Johanna protesta.
Mi piego, con un gemito.
Rick abbandona le mie labbra.
Mi avvinghio alla mia pancia, mentre mi mordo un labbro dal dolore.
-Troppa passione, detective?-.
-Scemo! Ho le contrazioni!-.












   
 
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