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Autore: Scarlett Sakura    09/04/2011    3 recensioni
- Ciao, papà. - finalmente sei tornato da me. - Ti ho aspettato a lungo. -
[7° classificata al contest "Fabrizio De Andrè" indetto da Ray08.]
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Nick autore efp e forum: Koishan Sokujo/Airo-pearl
Titolo: Papà…
Fandom: Originale
Personaggi: Nessuno
Frasi usate:

7) Fermati Piero, fermati adesso lascia che il vento ti passi un po' addosso, dei morti in battaglia ti porti la voce, chi diede la vita ebbe in cambio una croce. (da La guerra di Piero)

8) Sparagli Piero, sparagli ora e dopo un colpo sparagli ancora fino a che tu non lo vedrai esangue cadere in terra a coprire il suo sangue. (da La guerra di Piero)

51)Dormi sepolto in un campo di grano non è la rosa non è il tulipano che ti fan veglia dall'ombra dei fossi ma son mille papaveri rossi (da La Guerra di Piero)

Genere: Introspettivo, sentimentale, triste
Raiting: giallo
Note dell'autore: il raiting è giallo solo per pura precauzione, parlare della guerra non è facile e non vorrei urtare la sensibilità di qualcuno.

 

 

 

Papà’…

 

 

<< Ciao, papà. >> finalmente sei tornato da me. << Ti ho aspettato a lungo. >>

Ora sono qui, accanto alla tua tomba, e l’unica cosa che posso fare è pregare con tutte le mie forze, affinché tu possa trovare la pace.

In questa fredda giornata d’autunno le foglie ingiallite cadono proprio come le mie lacrime. So che ti avevo promesso di essere forte, so che se mi vedessi così non smetteresti di preoccuparti, ma proprio non riesco a trattenerle. Devi scusarmi papà, non riesco a comportarmi bene neanche questa volta.

Avevo undici anni quando sei partito per compiere il tuo dovere, anzi no, la tua missione di vita. E’ così che l’hai sempre chiamata. La mamma ti ha sempre supplicato di non andare, diceva che tu potevi renderti utile anche qui. Ma tu sei partito, per i tuoi motivi, per i tuoi ideali e per te stesso.

Alla fine avete divorziato, mamma piangeva quel giorno. Diceva che era per il mio bene, così avrei sofferto di meno il distacco. Come se questo potesse in qualche modo scalfire lo sconfinato amore che provo per te.

 

Fermati Piero, fermati adesso lascia che il vento ti passi un po' addosso, dei morti in battaglia ti porti la voce, chi diede la vita ebbe in cambio una croce.

 

Vivere per morire, morire per vivere. Mi sono sempre chiesta che senso avesse la vita di un militare. Me lo chiedo ancora oggi.

Non hai mai perso occasione per aiutare un tuo amico a ritornare dalla sua famiglia, ma non hai saputo fare altrettanto per te stesso. Desideravo soltanto aprire la porta di casa e vedere il tuo volto, sempre sorridente, vedere la tua inseparabile valigia e il regalo che portavi per entrambe. Nulla di questo è mai avvenuto. Hai dato una possibilità agli altri ma mai a te stesso.

Senza dubbi o esitazioni, dicevi che i tuoi compagni cadevano ogni giorno e che quindi dovevi restare con loro. Ed ecco cosa ti sei ritrovato alla fine, solo una fredda bianca lastra di marmo.

Perché dovevi essere un militare? Perché non un operaio? Perché la gente muore ogni secondo che passa? Perché bisogna uccidere una persona che neppure conosci?

Perché, papà?

 

 Sparagli Piero, sparagli ora e dopo un colpo sparagli ancora fino a che tu non lo vedrai esangue cadere in terra a coprire il suo sangue.

 

Mi hanno detto come sei morto. Da vero eroe. Hai cercato di salvare due bambini senza però uccidere un soldato nemico. Tu non potevi, era comunque un essere umano. Non andavi lì con l’intento di togliere una vita ma di salvarla. Un tuo compagno, che era lì con te, mi ha detto tutto. Mi ha raccontato di quando hai soccorso i due infanti rimasti intrappolati sotto le macerie e di come non hai esitato a gettarti nel fuoco nemico. Poi, d’improvviso un rumore. Ti sei voltato e l’hai visto. Era un ragazzo di circa ventidue anni con il fucile in mano. Stringevi la pistola nella mano destra, avresti potuto sparare e tutto sarebbe finito lì. Ma tu non hai potuto. Hai visto quegli occhi giovani e spaventati, il tremore delle sue mani e il futuro che aveva davanti. Fu in quel momento che decidesti, non l’avresti ucciso. Purtroppo la guerra è guerra e lui non ha potuto esimersi dal suo “compito”. Ti ha sparato, ti ha colpito, ti ha fatto male… e ti ha ucciso.

Chi mai potrà insegnarmi a non fare del male? Chi mai m’insegnerà che la guerra è inutile?

Oh papà…

Quando sei partito mi hai detto di fare la brava, di pensare alla mamma e di essere forte. Non sono riuscita a mantenere nessuna di queste promesse. Chiedevo sempre di te, ti spedivo tante lettere a cui non ti era facile rispondere e facevo i capricci per vedere un tuo video o delle foto. Pensavo solo a te, no… non proprio… pensavo solo a me. Mi preoccupavo del mio dolore senza considerare nessuno. Ne la mamma, ne nessun’altro.

Come sono stata egoista, scusami papà. Non ho mai neanche lontanamente immaginato quanto dolore ti portassero le mie lettere. Non riuscivo a comprendere il significato della parola “missione”. Non l’ho mai realmente capito.

Devo chiedere perdono a te e alla mamma. Non sono stata capace neppure di mostrarmi forte per tutte e due. Alla fine è stata lei a sorreggermi e non il contrario.

Che delusione che sono stata… non per te… ma per me stessa. Oggi, a distanza di cinque anni, finalmente capisco tutto. Il mio unico rammarico, il mio unico dolore, la mia unica angoscia è non potertelo dire. Non poter pronunciare quelle parole che un figlio da sempre desidera dire al proprio genitore: “Papà, sono orgogliosa di te.”

Non ho potuto lasciartele di persona e quindi dovrai accontentarti di sentirle qui. In questo cimitero, dove si affacciano le spighe di grano maturo con cui giocavi da bambino e circondati dai tuoi amati papaveri rossi.

Gli stessi fiori che ora fanno bella mostra sulla tua lapide. Nel linguaggio dei fiori significano “consolazione”. Buffo, no? Chi avrebbe mai detto, che i petali scarlatti da te preferiti, avrebbero dovuto consolare la tua bambina un giorno? Probabilmente nessuno.

Ora devo proprio andare, non posso far aspettare ancora la mamma. Prima, però, voglio farti un’ultima promessa: queste sono le ultime lacrime che mi vedrai versare per te. Da ora in avanti e per tutto il resto della mia vita mi vedrai sorridere, sempre e comunque.

<< E’ ora dei saluti, addio papà. Spero che ti piaccia l’incisione che io e la mamma abbiamo lasciato sulla tua tomba, direi che ti si addice no? >>

Addio…

Mentre cammino circondata dagli alberi tristi e un po’ spogli, ripenso alla frase che è stata scritta, ispirata a quel grande uomo che sei:

 

<< Dormi sepolto in un campo di grano non è la rosa non è il tulipano che ti fan veglia dall'ombra dei fossi ma son mille papaveri rossi. >>

 

 

 

Fine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti popolo di efp.

Questa brevissima storia è stata scritta per un concorso.

Io non ho conoscenti in guerra quindi non posso capire i sentimenti di chi invece ha un parente militare.

Spero di non aver urtato i sentimenti di qualcuno, non me lo perdonerei.

È stata scritta di getto ed è poco curata, lo ammetto, per tanto, se vi sembrasse superficiale è perché forse lo è.

 

Ringrazio Ray08, la giudice del contest, e chiunque leggera questo scempio. Senza dimenticare chi la inserirà da qualche parte.

 

Grazie a tutti.

 

Saluti da Koishan la folle. ^^

   
 
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