Fanfic su attori > Robert Pattinson
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Autore: Frytty    09/04/2011    1 recensioni
Lei, Cailin, modella affermata.
Lui, Robert, attore.
Si sono amati, ma poi qualcosa è andato storto ed ora non stanno più insieme da sei mesi.
Cosa succederebbe se si incontrassero di nuovo per puro caso e capissero che non si sarebbero mai dovuti separare?
E cosa c'entrano due strani anelli che Cailin ha ricevuto in regalo da una strana maga?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve!

Rieccomi! Mi stavo annoiando a morte, così ho deciso di postare adesso, dopo essermi vista la carinissima commedia Amici, Amanti e... che vi consiglio di vedere se non l'avete fatto, specialmente perché ad un certo punto il ragazzo in questione regala alla sua trombamica una compilation per le mestruazioni xD mi ci vedevo Rob fare una cosa del genere *.* (finirà in qualche shot, suppongo *.* xD); perciò, è da vedere ^^

Ok, sto blaterando, quindi veniamo a noi: ultimo capitolo gente, prima dell'epilogo che arriverà domani insieme con la prima one-shot della serie (inserirò il link domani, perché non ho ancora scelto un titolo adeguato, perciò... devo meditare xD) ç.ç ok, sono triste, anche se ci saranno sempre le shot che parleranno ancora di loro, ma sono triste ugualmente perché Cailin e Rob sono la prima coppia di cui scrivo che mi fanno divertire in una maniera incredibile e che considero reale in un modo che va fuori dal normale, lo ammetto xD

Domani vi ringrazierò una per una, nel frattempo spero che questo ultimo capitolo soddisfi le vostre aspettative (perché è quello della Ff che preferisco e da cui ho tratto maggiore soddisfazione mentre lo scrivevo) *.*

Buona lettura! <3

 

 

 

< Ci hai fatto prendere un bello spavento, lo sai? > Cailin abbracciò la sua migliore amica con un sorriso radioso e felice. Era corsa a prenderla all'ospedale, appena aveva saputo da Tom che l'avrebbero dimessa.

< Mi spiace! A quanto pare avevo già un'emorragia in corso e la caduta ha complicato le cose... > Sembrò giustificarsi, ricambiando la stretta.

< Non devi scusarti. L'importante è che ora tu stia bene. > Cailin le sorrise e la aiutò a finire di preparare la borsa per tornare a casa.

< E' stato Tom a portarmi qui. Tu lo sapevi? > Le disse all'improvviso, piegando una maglia e sistemandola con attenzione nel borsone, un lieve sorriso ad incresparle le labbra.

Cailin annuì.

< Subito dopo ha chiamato Robert, perché? > Allison si stava mordendo le labbra, come a trattenersi. Le era sempre sembrato uno sforzo eccessivo riconsiderare le persone dopo aver già espresso il proprio parere.

< Non lo so! Insomma, l'hai visto anche tu, no? E' rimasto in ospedale con me per tre giorni di seguito e si è sempre rifiutato di andare a riposarsi in albergo. Non avevo bisogno di assistenza, eppure ha insistito per farmi compagnia. Cosa succede? > Si chiese, più rivolta a se stessa che all'amica, ricadendo seduta sul letto.

< E' solo innamorato, Allison. Dovresti dargli una possibilità, secondo me. > Le sorrise, sedendosi accanto a lei e sistemandole i capelli.

< Siamo così totalmente diversi che... non so, non penso possa funzionare. > Sospirò, lanciandole un'occhiata triste.

< Guarda me e Robert! Siamo due casi umani eppure ci amiamo! > Fece spallucce.

< Casi umani?!? Voi dovreste essere studiati in laboratorio, Cey! > Rise, perplessa.

Cailin alzò gli occhi al cielo.

< D'accordo, ma non farebbero altro che confermare che è lui la bestia e non io. > Puntualizzò.

< Sì, tu sei Bella, infatti. > Ironizzò.

< Non ti salto addosso perché ho paura che tu muoia. >Assottigliò gli occhi, minacciosa.

< Scherzavo, era una battuta! > Allison rise e alzò le mani in segno di resa.

< Andiamo, miss battuta pronta! Tom ci aspetta. > Si rimise in piedi, afferrò il borsone e la precedette alla porta.

< Che fine hanno fatto gli anelli? > Le domandò, mentre firmava il foglio di congedo al banco accettazioni.

Cailin ci pensò un attimo.

< Nel cassetto della scrivania, suppongo, perché? > L'unica cosa che ricordava era che aveva deciso di seppellirli in un posto dove nessuno avesse mai ardire di mettere mano e il cassetto della sua scrivania, invaso di confezioni vuote di merendine, quaderni, cartelle, libri e riviste, senza contare l'arsenale di cancelleria (anche preistorica e mesolitica) che vi si poteva trovare, era il posto più sicuro.

< Bella fine! Da quanto non metti ordine in quel cassetto, dalla prima media? > Domanda retorica.

< In verità era la quinta elementare e comunque è il posto più sicuro di tutta la casa. Nessuno avrebbe il coraggio di mettere le mani in quelle cianfrusaglie. > Precisò soddisfatta.

< Ne immagino il motivo. > E rise. < Comunque, sai, stavo pensando che forse potrebbero essere un ottima soluzione per il rapporto tra me e Tom, no? Con voi ha funzionato. > Elaborò.

< Vuoi davvero provarli? Insomma, credi che Tom sarebbe d'accordo? > Attraversarono la strada, la macchina dai vetri oscurati che Robert aveva fatto chiamare per accompagnare Cailin a prendere Allison che li aspettava in seconda fila.

< Lui vuole stare con me, ma se prima non risolviamo i nostri dissidi è impossibile. Perché non dovrebbe essere d'accordo. > Rispose, sistemando il borsone nel bagagliaio e aprendo la portiera.

< Vedrò cosa posso fare. > Mise fine alla discussione Cailin, entrando in macchina e ritrovandosi accanto a Robert.

< Non eri a quell'intervista tu? > Lo apostrofò mentre le sorrideva e le baciava una guancia.

< Ho finito presto. Non sei contenta di vedermi? > Assunse la sua solita espressione da cane bastonato e Cailin sorrise, restituendogli il bacio.

< Certo che sì. > Gli mormorò all'orecchio, scompigliandogli i capelli l'istante successivo.

< Ally, come stai? Tutto bene? > Si rivolse poi alla sua destra, dove Allison era seduta accanto a Tom, più imbarazzato che mai.

< Sì, bene, grazie. Se non ci fosse stato Tom sarei probabilmente morta lì, quindi... > Lasciò la frase in sospeso, tormentandosi le mani e lanciando uno sguardo veloce a Tom che le sorrise.

< Almeno saremo tutti in forma per la premier! > Rise allegro, stringendo una mano di Cailin tra le sue.

< Premier?!? Quale premier? > Evidentemente, neanche uscita dall'ospedale, doveva già uccidere qualcuno: tra Tom e Cailin la scelta era davvero ardua. Avrebbe potuto sacrificare Cailin; in fondo, Robert ci sarebbe rimasto male, avrebbe sofferto, probabilmente non le avrebbe più rivolto la parola per l'intera esistenza, ma si sarebbe consolato in fretta e tutto sarebbe tornato alla normalità. Eliminare Tom così, su due piedi, sarebbe stato oltremodo scorretto; neanche si conoscevano bene e lei già premeditava di ucciderlo.

Sì, forse avrebbe potuto fare a meno di Cailin.

< Quella di Eclipse, a Los Angeles! Tom non te l'ha detto? > La testa di Cailin si sporse in avanti per riuscire ad inquadrare il suo viso e lei fece ruotare lo sguardo su Tom.

Avrebbe dovuto cambiare tattica. In effetti, proprio perché non lo conosceva così bene, non avrebbe risentito della sua mancanza. Cailin la conosceva da troppo tempo e lei avrebbe impiegato secoli a trovare un'altra amica comprensiva, onesta, leale come lei.

< Volevi che ti accompagnassi alla premier di Eclipse e non mi hai detto nulla? > Assottigliò lo sguardo, minacciosa.

< Ehm... te l'avrei detto in questi giorni... ho pensato che fintanto che rimanevi in ospedale non c'era motivo di stressarti ancora di più... > Si giustificò, lanciando un'occhiata omicida a Robert che scosse la testa divertito.

< Altro che stress! Questa è una catastrofe! Come hai potuto soprassedere su una cosa così importante?!? > L'autista si voltò preoccupato verso di loro, ma Robert gli fece segno di non farci caso, ché era quasi normale. Al massimo avrebbe dovuto aiutarlo a ripulire quei comodissimi sedili di pelle dal sangue del suo miglior amico.

< In fondo è fra due settimane, c'è tempo ancora... > Ma non riuscì neanche a terminare la frase.

< Due settimane?!? Vuoi scherzare! Non ho un vestito adatto e sono un disastro! Ti odio, lo sai? > Incrociò le braccia al petto, lasciando un Tom scosso, rifiutandosi di parlare per tutta la durata del percorso fino a casa sua, anche se Cailin che la conosceva bene, immaginò che stesse valutando tutto quello che c'era da fare per essere degna di un tappeto rosso.

< Vuoi che ti aiuti con le borse? > Si offrì Tom, timoroso, quando l'autista accostò di fronte al portone di Allison.

< Non pensare neppure di poter mettere piede a casa mia dopo un affronto del genere! > Chiarì, scendendo dall'auto e recuperando le sue borse dal bagagliaio.

< Sicura di voler rimanere da sola? Lo sai che potresti dormire da me per qualche giorno. > Cailin la accompagnò fino al portone, aiutandola con le chiavi.

< No, starò bene, vedrai. Ci sentiamo, no? Ti chiamo io. > Allison la abbracciò e le sorrise.

< Non credi di aver esagerato con lui? > Indicò impercettibilmente Tom con la testa, poggiato contro la portiera, le braccia incrociate al petto e lo sguardo basso di chi ha appena commesso un reato e se ne pente, Robert accanto a lui che cercava di tirargli su il morale.

Allison sospirò.

< Non credo di essere la persona giusta per lui. A volte sono così brusca che finisco per far del male senza accorgermene e lui sembra così... fragile. > Sospirò di nuovo.

< Ecco, magari potresti evitare di urlargli contro come poco fa... si sarebbe spaventato persino un leone, sai? > Le sorrise e lei ricambiò.

< Ho fatto una scenata per nulla. > Brontolò, spingendo il portone e rifugiandosi all'ombra.

< Sei ancora in tempo per scusarti. > Fece spallucce.

< Glielo diresti per me? > Cailin rise, scuotendo la testa: le sembrava ancora assurdo che una persona di carattere come Allison potesse diventare timida come un'adolescente davanti ad un ragazzo.

< D'accordo, ma vedi di non fare troppo... movimento. Il dottore ha detto che hai bisogno di riposo. > La ammonì scherzosa.

< Io credo che l'unica qui che abbia bisogno di un po' di movimento sia proprio tu, Cey. > Rise, facendola arrossire.

Cailin le fece una linguaccia prima di voltarsi in direzione di Tom.

< Credo che abbia bisogno di una mano con quelle borse. Sai, è così tremendamente orgogliosa che si vergogna persino di chiedertelo. > Sbottò, alzando gli occhi al cielo e sorridendo l'attimo dopo, assestandogli una pacca poderosa sul braccio.

< Volo! Grazie Cailin, sei un angelo! > Le baciò una guancia in tutta velocità e corse da Allison che l'aspettava con un sorriso timido sul bel volto.

< Tutto è bene quello che finisce bene. > Filosofò Robert, attirandola a sé e sistemandole i capelli sulle spalle.

< Non dirlo. C'è ancora il rischio che qualcuno dell'ospedale ci telefoni stasera per gravi lesioni. > Rispose.

< Non gli farà del male. > Disse lui, sicuro, sporgendosi per baciarle una guancia e poi proseguire in direzione delle labbra.

Le catturò con le sue e la costrinse a schiuderle per approfondire il contatto, lasciando che gli circondasse il collo con le braccia e che si abbandonasse totalmente a lui.

< Andiamo a casa? > Le sussurrò roco, baciandole una spalla, lasciata scoperta dalla maglietta leggera che aveva deciso di indossare quella mattina.

Cailin annuì, respirando il suo profumo e riflettendo sul fatto che quella fosse la prima volta che le cose filavano nel verso giusto e che lei si sentiva così felice e completa e che il merito fosse, ovviamente, solo ed esclusivamente di Robert.

 

< Cailin! Il tuo gatto sta attentando alla mia faccia! > Borbottò Robert, mentre se ne stava tranquillamente semi disteso sul letto a leggere uno dei più di quaranta libri che si era portato dietro.

< Ma che gattino antipatico. > Cailin prese in braccio Flurry, costringendolo a mollare la presa sulla camicia di Robert e lo mise a terra, accarezzandogli le orecchie.

< Non merita le coccole. E' geloso marcio di me. > Bofonchiò lui senza distogliere lo sguardo dalla pagina.

< Non gli stai molto simpatico, lo ammetto, ma è solo un gatto e comunque, volente o nolente, deve sopportarti. > Sorrise, ritornando in cucina per prendere la tazza di tè che aveva appena finito di preparare.

Flurry la seguì come un'ombra, acciambellandosi accanto a lei quando decise di imitare la posizione di Robert.

Rimasero in silenzio per un po': Cailin a sorseggiare il suo tè e ad accarezzare distrattamente Flurry e Robert ancora impegnato nella lettura.

< Hai sentito Tom? > Gli chiese ad un certo punto, voltandosi verso di lui.

Scosse la testa in segno di diniego.

< Credi che debba telefonare ad Allison? > Domandò ancora.

Lui rispose con una semplice alzata di spalle.

Era quasi sicura che non gli avesse fatto del male, ma era proprio quel quasi a preoccuparla. Allison a volte era intrattabile, non c'era persona al mondo che avrebbe potuto testimoniarlo meglio di lei, e piuttosto fisica, specie se si trattava di uomini. Aveva quasi rischiato di far venire un infarto al suo ex, Jacke, quando si era messa ad inseguirlo, urlandogli improperi di ogni tipo, tanto che lei, Cailin, fu costretta a chiedersi quante di quelle parole esistessero su di un comune dizionario inglese. Poteva anche essere stata appena dimessa dall'ospedale, ma quando si trattava di litigare non le mancavano di certo le forze.

< Quando hai nominato la premier sono sicura che abbia pensato almeno a dieci modi diversi di uccidere me e Tom e credo che le sue coscienze abbiano anche ingaggiato lotta su chi avrebbe dovuto eliminare per primo. > Soppesò, poggiando la tazza vuota sul comodino.

Robert non rispose.

Va bene svagarsi leggendo un libro, ma erano più di due ore che era incollato a quelle pagine!

< Ha chiamato mia madre ieri. Ha detto che le piacerebbe molto accompagnarti a scegliere il completo per la premier. > Bluffò, fingendo indifferenza e rimirandosi le unghie perennemente mangiucchiate.

< Cosa?!? Neanche per sogno! Piuttosto la morte! > Quasi urlò terrorizzato.

< Oh, ma allora mi ascolti! > Sorrise della sua reazione esagerata.

< Perché non dovrei? > Le domandò serio.

< Sei tutto preso da questo libro... > Si volse su un fianco e ammiccò nella sua direzione, mettendosi carponi e gattonando fino a lui, afferrando il libro e chiudendolo senza neanche dargli il tempo di posizionarvi il segnalibro.

Si sistemò sulle sue gambe e gli sorrise maliziosa, intrecciando le braccia dietro il collo e avvicinandosi alla sua bocca incredibilmente rossa.

< Non vorrai lasciarmi nelle mani di tua madre... > Mormorò poco convinto, faticando a rimanere concentrato, mentre lasciava che le mani gli scivolassero sui suoi fianchi e gli occhi incontrassero quelli di lei, più azzurri che mai.

< Vedremo... sarebbe un bel modo di punirti. > Soppesò, spettinandogli i capelli con le dita.

Lui mugolò qualcosa come se non fosse del tutto d'accordo, accarezzandole la schiena al di sopra della stoffa di una sua camicia.

< Non si è ancora offerta, ma potrei farle una telefonata io... > Ma non ebbe neanche il tempo di terminare la frase, che Robert ribaltò le posizioni e si ritrovò a cavalcioni su di lei, le braccia accanto alla testa e i polsi bloccati dalle sue mani.

< Ma sei una vera pestifera, sai? > La accusò, ridendo, facendole il solletico e guardandola ridere e dimenarsi per liberare le mani.

Era dal giorno in cui erano tornati nei loro corpi che non la sfiorava. Si erano limitati a semplici coccole, baci e carezze, ma senza andare oltre. Non che avvertisse l'eccessivo bisogno di fare l'amore con lei, anche perché aveva sempre adorato coccolarla, ma voleva completare quel percorso di ricerca che era iniziato con lo scambio degli anelli. In fondo era stato come essersi persi, smarriti in un posto che non conoscevano e avessero avuto bisogno di ritrovare la strada. Nonostante le difficoltà ci erano riusciti e non restava che affrontare l'ultima tappa. 

Allentò la presa sui suoi polsi e stese le gambe, senza pesarle addosso, reggendosi con gli avambracci. La scrutò negli occhi, cercando di interpretare i suoi pensieri e le sue emozioni e lei piegò appena la testa di lato, intrufolando le mani tra le ciocche spettinate che erano i suoi capelli, pettinandole dolcemente con le dita.

< A cosa pensi? > Gli sussurrò qualche istante più tardi, notandolo assorto.

< Tu credi che... potremmo... insomma... > Arrossì come un ragazzino e abbassò lo sguardo, grato al buio.

Cailin sorrise intenerita e le mani, dai capelli, scesero ai bottoni della camicia che lui indossava, prendendo a sbottonarli uno per volta, lentamente.

< Vuoi dire... fare l'amore? > Terminò per lui, allargando i due lembi della camicia per farla scivolare lungo le sue braccia.

Robert annuì, le dita che avevano catturato una ciocca castana dei capelli di lei e che non riuscivano a lasciarla.

< Io credo che sia anche ora. Ti desidero da quella mattina, prima di andare a pranzo dai miei. > Confessò, sbottonandogli la cintura dei jeans e facendo scorrere la cerniera.

< Ma non eravamo ancora nei nostri corpi. > La fissò curioso e sorpreso.

Cailin fece spallucce, continuando a spogliarlo.

< Non aveva importanza. > Sussurrò, posandogli un bacio sulle labbra e accarezzandogli i fianchi con i polpastrelli, avvertendo i muscoli irrigidirsi e lui trattenere il respiro.

Robert immerse il viso nell'incavo tra il collo e la spalla, inspirando il suo profumo dolce e decidendo che avrebbe fatto di tutto per renderla felice; l'avrebbe sposata il più presto possibile e avrebbe fatto l'amore con lei fino alla fine dei suoi giorni.

Le sollevò la camicia, scoprendole il seno, mentre lei piegava le gambe intorno ai suoi fianchi e lo attirava maggiormente a sé, sospirando.

Avrebbe dovuto provare quelle sensazioni fin dalla prima volta che aveva fatto l'amore con lei. Avrebbe dovuto soffermarsi ad ascoltare il battito del suo cuore che viaggiava in sincrono con il suo per più tempo; avrebbe dovuto lasciarle un biglietto ogni mattina che era costretto ad alzarsi presto per recarsi sul set e lei dormiva ancora, solo per immaginarla mentre lo leggeva e sorrideva; avrebbe dovuto essere più presente e averla al suo fianco durante le premiazioni importanti; avrebbe dovuto inviarle un biglietto aereo e pregarla di raggiungerlo sul set perché aveva bisogno di lei, quando era costretto a trascorrere mesi lontano dal suo profumo e dalla sua pelle. Ma non l'aveva fatto. L'aveva messa sempre al secondo posto e sapeva che avevano già chiarito e che era ormai inutile rivangare sul passato, ma non poteva impedirsi di pensare che era stata colpa sua se erano arrivati al punto di doversi separare e che se non fosse stato per quegli anelli, avrebbero continuato ad odiarsi.

< Mi dispiace. > Soffiò sulla sua pelle accaldata, la stessa che stava torturando di baci e che stava amando.

< Di cosa? > Chiese in un mormorio agitato, lasciandosi scappare un gemito quando la lingua di Robert le circondò l'ombelico e proseguì fino al basso ventre.

< Di non essere stato alla tua altezza. > Incrociò i suoi occhi per un istante, le labbra che presero possesso del suo interno coscia, lasciandola boccheggiante ed estasiata.

Ma come gli veniva in mente di affrontare quel discorso in una situazione del genere?

Non avrebbe neanche potuto rispondergli a tono, visto che il suo cervello sembrava essere in grado di concentrarsi solo su quello che le labbra e la lingua e le dita di Robert le stavano regalando.

Gemette in risposta, chiudendo gli occhi e inarcando la schiena, sentendosi tremare.

< Ma se sei più alto di me... > Riuscì a rantolare. Ecco, l'aveva detto lei che non era il momento per parlare di un argomento serio come quello.

< Di non averti fatta felice, Cailin. > Chiarì lui con un sorriso divertito, raggiungendo il suo viso e appropriandosi delle sue labbra con urgenza.

Sospirò sulla sua bocca, graffiandogli la schiena e inarcandosi verso di lui in un chiaro invito.

Chi se ne importava se non era riuscito a farla felice! E poi lei era felice, più che felice.

< E mi dispiace anche del fatto che spesso non sei stata la cosa più importante per me. > Continuò lui, sollevandole una gamba e trattenendola intorno al suo fianco.

Cailin gemette frustrata, incapace di trattenere l'urgenza che avvertiva di sentirlo dentro di sé e di essere un'unica cosa con lui.

< Se non la smetti di parlare, giuro che ti troverai a doverti scusare di ben altro. > Cercò di risultare minacciosa, ma Robert aveva appena preso a torturarle un seno con le labbra e lei riuscì soltanto a sospirare quella che, alle sue orecchie, era risultata una frase incomprensibile.

Robert rise, segno che aveva compreso perfettamente l'avvertimento, decidendosi a porre fine a quella tortura, facendola completamente sua e continuando ad amarla e a godere dei suoi gemiti e dei suoi sospiri e del battito accelerato del suo cuore e delle sue mani che sembravano cercare un appiglio alle sue spalle o ai suoi fianchi, fin quando non raggiunsero l'apice insieme e non si abbandonarono esausti tra le lenzuola, i respiri affannati.

Cailin si strinse al suo corpo, rabbrividendo per lo sbalzo improvviso di temperatura e Robert le sistemò i capelli umidi sulla fronte e la coprì con il lenzuolo, baciandole leggero una tempia e attendendo che si fosse addormentata per chiudere gli occhi e riposare.

 

   
 
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