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Autore: patronustrip    09/04/2011    14 recensioni
Harry si comporta in modo strano, sembra allegro, sempre contento e ad Hermione e Ron questo comincia a dare un po' sui nervi. Che cosa avrà mai? Quando lo scopriranno si getteranno in una discutibile missione, che porterà ad esiti negativi e anche... inaspettati.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Luna Lovegood, Ron Weasley | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Questa storia mi è venuta in mente in modo giocoso ascoltando i Beatles, è molto leggera e senza troppe pretese, spero scorra bene, quasi quanto io mi sono divertita a scriverla :) Ogni paragrafo è il titolo di una canzone dei Beatles.
Grazie a chi vorrà leggerla.

 



Michelle

Good Day Sunshine

Perfino in mezzo al ronzio della sala Grande era impossibile non sentire il fischiettare fastidioso di Ron, tra l’altro per Hermione era impossibile credere che, perfino fischiando, riuscisse ad essere così… stonato.
«Ron, ti prego!» Esclamò improvvisamente, esasperata.
«Ops, scusa. Dimentico sempre quanto ti dia sui nervi» Disse Ron, portandosi mortificato una mano sulle labbra. Hermione gli lanciò uno sguardo come a dire: non fa nulla, ed entrambi si sedettero ai loro soliti posti, con Ron che già si avventava famelico su tutte le pietanze.
Hermione invece, posò la pesante borsa accanto a sé, estraendo subito un vecchio tomo, piuttosto piccolo comunque per la sua media, una piuma consunta, il calamaio e una pergamena piena di appunti, con moltissime correzioni.
«Hermione…» Sbuffò Ron, alzando gli occhi al cielo «Almeno a colazione potresti rilassarti! Stai studiando come una matta in questo periodo...»
«Niente di nuovo, mi pare» Commentò lei, indifferente ai consigli dell’amico.
«Invece sì, Calì mi ha detto che non chiudi occhio da un paio di giorni, o sbaglio?» In effetti Ron non aveva torto, le occhiaie di Hermione erano ormai solchi scuri sotto i suoi occhi, gonfi e arrossati. Un’aria sciupata le pervadeva il viso, molto pallido e quasi malaticcio, inoltre sembrava che le forze tentassero ogni volta di abbandonarla.
«Sto benissimo. Ma se non porto a termine tutto non passerò mai tutti i M.A.G.O che mi sono prefissa, e adesso torna a mangiare.» Rispose lei perentoria e un po’ acida.
«Fa come vuoi, ma non sarò certo io a portarti in infermeria al primo mancamento» Mugugnò Ron, con una boccaccia, infastidito dal tono di lei. «Ehi, c’è Harry, finalmente» Aggiunse poi, notando l’amico correre allegramente per tutta la sala, salutando gli altri compagni e gettandosi a sedere accanto Hermione.
«Buongiorno ragazzi!» Esclamò Harry, sorridente versandosi subito del succo di zucca.
«…buonfingho!» Bofonchiò Ron con un sorriso trascinato dalle guancie imbottite di cibo.
Hermione invece alzò gli occhi al cielo esasperata, non tanto dalle poche buone maniere di Ron, a cui ormai era abituata, quanto dall’ennesimo giorno di quella che lei aveva iniziato a chiamare la Febbre di Harry.
Da qualche settimana, infatti, Harry sembrava essere dannatamente allegro e pieno di buon umore come non l’aveva mai visto prima. All’inizio era molto contenta di vederlo così esuberante, ma dopo due settimane di felicità e amore per il prossimo Hermione (e anche Ron, benché evitasse il discorso) si era un po’ stufata. E la cosa strana era che non era affatto da lei, anzi, solitamente era quella che inneggiava a “speranza, amore e pace”, il trittico, come lo chiamavano Ron e Ginny, ma questa volta… questa volta sentiva che c’era qualcosa che non le andava giù, qualcosa che la infastidiva. Comunque fosse, era troppo impegnata per preoccuparsene più di tanto.
«Come va?» Domandò Harry a entrambi, godendosi goliardico la propria colazione.
«Mpf…» Sputacchiò Ron un po’ per il tavolo «… come al solito. Dean ha tentato di rimorchiare Vanessa McFinn, quella del sesto. Due di picche, tanto per cambiare…»
«Pazienza. Digli di riprovare, sarà più fortunato…» Commentò Harry, sorridendo. Hermione e Ron si lanciarono uno sguardo eloquente, poi lei lasciò andare un sospiro e tornò sui propri appunti.
«Oggi è proprio una bella giornata, che ne dite di andare a fare una passeggiata dopo pranzo?» Aggiunse ancora Harry, guardando il tetto della sala illuminato da un tenue sole del mattino. Hermione strinse la penna più forte, continuando a fissare la pergamena anche dopo aver sentito Ron bofonchiare qualcosa di incomprensibile.
Non avrebbe mai pensato che l’Harry tenebroso e guardingo potesse mancarle, eppure questa felicità la stava facendo andare di matto. Si sentiva in colpa per questo, dopotutto Harry si meritava finalmente dei giorni spensierati come qualunque altro ragazzo della sua età, ma non poteva farci niente, non riusciva a farne a meno.
«Ehi, Harry…» Intervenne Ron, osservando guardingo Hermione. I due si erano scambiati qualche parola al riguardo pochi giorni prima, perciò tentavano di sostenersi a vicenda nei momenti di “tensione” quando Harry diventava peggio di un hippie “pace, amore e fantasia”. «Con i ragazzi si pensava di fare una partitella di Quidditch questo pomeriggio, sgattaioliamo in campo e andiamo a fare un po’ di bisboccia sperando di non essere beccati. Che ne dici?» Ecco, bravissimo Ron! Pensò Hermione contenta, l’unica cosa che poteva smuovere Harry era una partita di Quidditch sanguinosamente priva di regole, sporchi di fango e…
«Sarebbe una bella idea, ma oggi pomeriggio dovrei studiare, sono piuttosto indietro con Trasfigurazione, mi chiuderò in biblioteca tutto il giorno a…» In biblioteca? Oh no! LEI doveva chiudersi in biblioteca tutto il pomeriggio a studiare! Significava che Harry-hippie le sarebbe stato addosso tutto il giorno! Era l’ultima goccia. Ron si era bloccato, perplesso di fronte il rifiuto dell’amico nei riguardi di una partita di Quidditch, così toccava a lei salvare la sua giornata.
«Harry, sai, penso che ti farebbe bene svagarti un po’ con Ron e gli altri, in fondo cosa sarà mai una innocua partitina di Quidditch, e ancora… oggi è sabato, perché non ti rilassi un po’?» Usò il suo tono migliore, quello più gioviale e cordiale. Forse le sarebbe venuto meglio se avesse immaginato Harry come un piccolo elfo domestico maltrattato e schiavizzato, ma aveva paura che avrebbe avuto incubi al riguardo, incubi di lei che picchiava furiosamente un piccolo elfo domestico-hippie con gli occhiali tondi e una cicatrice sulla fronte… oddio… aveva proprio bisogno di farsi una dormita.
Di tutta risposta alla sua falsa cortesia, Harry sorrise (Dio, che nervi!) e rispose: «Si lo so, e infatti mi piacerebbe moltissimo andare con Ron e gli altri, ma ho davvero bisogno di studiare, e poi speravo che tu potessi darmi una mano…» Ecco. L’aveva incastrata, quegli occhi verdi e quel muso da cagnolino bastonato. Non riusciva a dirgli di no.
Rimase qualche secondo a boccheggiare, graffiando sulla copertina di pelle del libro, mentre tentava di trovare qualche ovvia scusa per negargli il suo aiuto.
Alla fine si arrese, gettando un forte ruggito di frustrazione, chiudendo di botto il libro, alzando anche una lieve nuvola di polvere, e guardando male prima Ron, che le lanciò uno sguardo dispiaciuto (non è vero! In realtà gode, gode che non dovrà sopportarlo lui per tutto il giorno!) e poi ad Harry che alzò un sopracciglio perplesso di fronte la sua reazione.
«Hermione… se non puoi non f…»
«Alle quindici. Portati gli appunti. E sii puntuale per l’amor di Dio!» Sbottò senza nemmeno pensare al fatto che lui le aveva appena dato una via d’uscita. Ma quegli occhi! Scattò lontano da loro, nervosa e frustrata, con tutti gli strumenti, libro e calamaio ancora in mano, raccolti alla cieca.
Perché non riusciva a dirgli di no?!

Do You Want to Know a Secret?

Fu così presa dallo studio per tutta la mattina da dimenticarsi di pranzare. Se ne ricordò solo quando il pranzo era già concluso, al primo vero ruggito del suo povero stomaco affamato. Nel risvegliarsi dal torpore della concentrazione il suo corpo cominciò a chiederle pietà, lanciandole piccoli dolorini un po’ dappertutto, sbadigli dal sonno e dalla fame, e forse anche un leggero mal di testa. Decise quindi di concedersi un attimo di distrazione, scendendo in sala comune per avere un po’ di “contatto umano”, ma appena aprì la porta del dormitorio un boato la investì, insieme a nuvole di fumo e schiamazzi di ogni genere, risa e un odore acre.
Scese le scale sconvolta, e notò gli studenti in preda ad un delirio dovuto a degli strani giochetti rumorosi e scintillanti che scorrazzavano liberi per il pavimento della sala comune.
«Ma che diavolo…?» Tentò di scendere anche l’ultimo gradino per raggiungere Ron dall’altro capo della stanza, ma uno di quei cosi le tranciò la strada, facendole gettare un urletto. Notò che proprio quei cosi erano la causa del fumo, sembrava bruciassero mentre sfrecciavano lasciando solo fasci di luce incandescente. Gli studenti, anche i più piccoli, ragazze comprese, avevano formato una specie di circuito tutto intorno la stanza, e fra mobili e divani urlavano e scalpitavano con in mano qualche moneta, chiamando i ragazzi più grandi del sesto e del settimo per puntare su una nuova corsa.
Quando finalmente Hermione riuscì a raggiungere Ron, lo vide rosso in volto dalle risate, ammassato in un angolo con un gruppo di ragazzi. Aveva in mano una strana macchinetta dalla forma di un topo, e la stava caricando a molla.
«Ron!» Urlò, tentando di sovrastare il chiasso della folla. Ma dovette chiamarlo un altro paio di volte e strattonarlo per la camicia prima che lui si accorgesse di lei.
«Oh, Hermione!»
«Sì, Hermione, che diavolo sta succedendo qui?» Domandò tentando di diradare il fumo con una mano.
«Ah, beh… sembra che qualcuno - forse del quinto? Non ricordo… - abbia ordinato un pacco di questi “Schizzolucevolanti” dal negozio di George, ne ha presi una ventina… così li stiamo usando!» Esclamò infine, tutto eccitato, mentre lo Schizzolucevolante, ovvero il topo nella sua mano, cominciava a tremare pericolosamente come desideroso di dare sfogo alla carica che gli era stata data.
«Questo posto è un delirio, Ron! Sembra di stare all’ippodromo!» Urlò Hermione, guardandosi intorno sempre più sconvolta.
«All’ippo-che?» Chiese lui di contro, strizzando gli occhi. Era così su di giri da sembrare appena uscito da un pub in una notte di sbronza.
«Ah lascia perdere, piuttosto metti via quel… coso e aiutami a riportare un po’ d’ordine! Sei pur sempre un Prefetto» Gli ordinò, guardandolo storto, schivando un paio di ragazzi urlanti che si facevano strada fra la folla. Ron fece una faccia molto simile a quella di un bambino che chiede alla madre altri cinque minuti per giocare prima di andare a letto.
«Dai Hermione! È sabato, siamo tutti stufi di studiare e la primavera arriva! Siamo solo allegri, non stiamo facendo niente di male!»
«Quelli sono falci per le scommesse, vero?» Lo interruppe pungente lei, fissando un mucchietto di monete sul tavolo dietro di lui. Ron spalancò gli occhi e tentò di coprirle col proprio corpo.
«Ehm, no…» La sua voce risultò molto più acuta del solito, e Hermione mise le mani ai fianchi.
«Ron» Intimò, ma lui alzò gli occhi al cielo.
«Avanti! Tra un paio d’ore sarà tutto finito, quello che stiamo facendo resterà nel dormitorio, non lo saprà nessuno. E poi…» Si alzò la manica slacciata della camicia e guardò l’orologio al polso, poi con sguardo malizioso e divertito disse: «Tra meno di quindici minuti Harry ti aspetta per studiare “allegramente” con te tutto il pomeriggio, non vorrai farlo attendere dopo che gli hai intimato la puntualità?» Hermione strabuzzò gli occhi, e Ron si morse un labbro per trattenere una risata.
«Tu…» Gli ringhiò lei contro puntandogli il dito addosso, trattenendo un altro ruggito di frustrazione, ma venne interrotta da un ragazzo alle loro spalle..
«Ehi, Ron ti conviene mollarlo quel coso, mi sa che sta per esplodere!» Disse fissando terrorizzato lo Schizzolucevolante nelle mani del ragazzo, che nel frattempo era diventato sempre più tremolante e vagamente agitato.
«Oh merd…!» Sbiascicò Ron lasciando cadere l’oggetto a terra appena in tempo per vederlo sfrecciare sul pavimento in mezzo la folla, provocando un po’ di panico, fischiando intensamente e emettendo fumo bianco dal didietro.
Hermione alzò gli occhi al cielo e si tenne la fronte con le mani, dove il mal di testa non migliorava in quelle condizioni. Ron rideva delle imprecazioni che il suo Schizzolucevolante provocava negli studenti mentre viaggiava fra le gambe di tutti, prima di raggiungere la pista improvvisata e unirsi agli altri corridori.
Quando si calmò, si asciugò le lacrime e voltandosi verso Hermione disse: «A proposito di Harry, ho una novità interessante»
«Cosa? Ha battuto la testa ed è rinsavito?» Domandò con poca enfasi Hermione, ormai arresa, fissando disgustata un paio di ragazzini del secondo bere tanto avidamente da versarsi tutto addosso.
«No, di meglio. Sembra che sia “innamorato”» La informò Ron divertito, virgolettando con le mani.
«Cosa?» Domandò sorpresa Hermione, improvvisamente interessata.
«Già»
«E tu come l’hai saputo?» Continuò lei, mentre Ron accettava una Burrobirra offertagli da un ragazzo di passaggio.
«Beh, hai presente Micheal Phillips? Quello del quinto?»
«Phillips? Non è quello che è diventato verde perché ha, intelligentemente, dato un morso ad un fungo della serra di Erbologia?»
«Proprio quell’idiota, sì…» Annuì Ron, prendendo un sorso di burrobirra dalla bottiglia «Beh, se non lo sai i suoi genitori sono tutt’e due babbani. Mi diceva che stamattina mentre era seduto qui in sala comune ha sentito Harry, che se ne stava sul divano a leggere, canticchiare qualcosa. Una cosa babbana, che lui conosceva e che gli piaceva, così si è avvicinato e gli ha chiesto se anche lui ascoltava quella musica lì, mi pare parlassero di… coleotteri… o una cosa simile… » Aggiunse disgustato. Hermione alzò gli occhi al cielo, sospirando.
«Beatles, Ron, parlavano dei Beatles.» Lo corresse, lui si strinse nelle spalle.
«E io che ho detto? Beh, insomma qualunque cosa siano…»
«Solo la più grande band del mondo.» Aggiunse lei, sorridendo nell’immaginarsi suo padre concepire il fatto che qualcuno potesse non conoscere i Beatles.
«Sì beh, fammi finire!» Esclamò esasperato «Insomma parlavano di questi… beetles» Hermione si morse il labbro per non correggerlo «e allora Phillips, che non si fa mai i cavoli suoi, chiede ad Harry perché cantasse quella canzone…»
«Quale canzone?» Si sentì domandare automaticamente Hermione.
«E che ne so io? Chiedilo a lui. Comunque, gli chiede perché e Harry cosa gli risponde? Dice che gli ricorda una ragazza. E allora Phillips - che non si fa mai i cavoli suoi - continua, e insomma praticamente Harry poi glielo ha detto, sì, che questa tipa gli piace, insomma...»
«E chi è questa… tipa?» Provò a chiedere, un po’ sfiduciosa, Hermione.
Ron per poco non si strozzava con la burrobirra, e dopo qualche colpo di tosse e un paio di pacche sulla schiena, che Hermione con suo disgusto trovò essere sudata e umida, finalmente rispose:
«Non lo so.»
«Ma come non lo sai!» Esclamò accoratamente e un po’ delusa lei.
«Ma non sappiamo nemmeno se è vero! Phillips è un idiota, potrebbe aver capito male o andare in giro a raccontare balle!» Si giustificò Ron, e in effetti Hermione dovette ammettere che aveva ragione.
«Non capisco però perché non ce l’abbia detto, o almeno a te» Commentò lei, rimuginandoci sopra.
«Boh, magari non è vero. Oppure gli piace solo… insomma, in quel senso, e quindi non era così importante»
«No, Harry non è il tipo a cui piacciono le ragazze solo per quello» Disse soprapensiero Hermione, ancora rimuginando.
«A tutti i ragazzi piacciono alcune ragazze solo per quello» Rispose Ron, accorato.
«No, Harry no.»
«Ma come diavolo fai a esserne così sicura?» Domandò impaziente e un po’ stranito Ron, Hermione si strinse nelle spalle.
«Io credo sia così, tutto qua.» Rispose sincera, Ron alzò gli occhi al cielo.
«Certo, e il mondo è tutto rosa con farfalle e nuvolette colorate.» La scimmiottò, mimando con le mani, lei lo guardò storto.
«Avrei dovuto lasciarti soffocare.» Commentò mesta.
«Hermione, Harry è un maschio. Non è come voi ragazze che vi innamorate ogni volta che uno vi fa gli occhi dolci. Noi riusciamo a scindere i sentimenti dalle altre cose, pensiamo anche a quello…» Proferì Ron, sicuro e un po’ solenne, come a volerle spiegare la vera natura degli uomini.
«Voi pensate solo a quello. » Lo punzecchiò lei, Ron alzò il sopracciglio, stava per ribattere quando lei lo interruppe alzando una mano e facendo per allontanarsi «Comunque sia, vero o no, sono affari di Harry. Se vorrà dircelo saremo qui, come sempre. Almeno adesso sappiamo perché è così… strano» Concluse, urlando praticamente, tentando di sovrastare la folla e vedendo a malapena Ron ormai, da quella posizione. Lui le fece cenno con la testa di aver capito, la salutò con la mano e tornò al suo sabato di libertà.

Help!

Sgambettò frenetica verso il loro solito tavolo in biblioteca, portando la borsa pesante e un quantitativo esagerato di tomi in braccio. Quando Harry la vide inarcò le sopracciglia e tamburellò con le dita sul tavolo.
«Puntuale per l’amor di Dio, eh?» La ammonì scherzosamente, lei sospirò dispiaciuta.
«Scusami, ho avuto… qualche piccolo intoppo, per così dire.» Tentò di sedersi ma la pila di libri in mano fece per sgusciarle via, Harry si allungò ad aiutarla, riuscendo a prevenire la catastrofe.
«Tutta questa roba è troppa per una persona piccola come te» Commentò, posando alcuni libri sul tavolo e tornando ad aiutarla.
«Ah-ah. Forse mi serve un valletto» Buttò lì lei, scherzando. Lui le sorrise, mentre prendeva l’ultimo libro, ma si fermò a metà strada tirando su col naso, odorando l’aria, per poi fissarla e andarle più vicino, per tentare di sentire l’odore attorno a lei. Hermione capì subito «Ah, sì, scusa, sono dovuta passare fra il delirio della folla in sala comune. Spero non mi resti addosso per molto, è fastidioso e piuttosto sgradevole» Commentò Hermione infine, annusandosi una manica. Harry sorrise.
«Beh è il prezzo da pagare» Disse, divertito, mentre tornava a sedersi.
«Che vuoi dire?»
«Ogni Schizzolucevolante ha un odore diverso, dalla fragola al gorgonzola. Quindi quando li metti tutti insieme in una stanza la puzza è il prezzo da pagare per il divertimento.» Le spiegò paziente Harry, ma servì solo a farle storcere il naso.
«Assurdità» Fu il suo commento, Harry ridacchiò e lei si ritrovò a fissarlo di soppiatto, mentre aprivano i libri, e a quel sorrisino scoprì di stare pensando: adorabile. Si sentì anche un po’ strana da quando lui si era avvicinato così tanto al suo viso per sentire il suo odore. Strano. Le riuscì solo di pensare. «Ehm, allora? Dove hai problemi?» Iniziò chiedendogli di Trasfigurazione, erano lì per quello e le sue sensazioni erano solamente deviate dalla stanchezza e dal chiasso infernale della sala comune che ancora le ronzava nelle orecchie.
Harry si avvicinò scivolando sulla panca, trascinando con sé il libro e indicandole una parte di un capitolo.
«Vedi qui? È dove parte il programma dell’ultima settimana. Non è la pratica il mio problema ma la teoria, nei test vado male. Secondo te è perché sono stupido?» Domandò infine, perplesso. Hermione sorrise, prendendogli il libro dalle mani.
«No, Harry, non sei stupido. Sei solo distratto.» Come ad esempio dal pensare a quella ragazza. Pensò senza riflettere, bloccandosi per un attimo.
«Tutto ok?» Harry la fissò, preoccupato.
«Sì, scusa. Dicevamo?… Ah, sì. Trasfigurazione non è come Difesa contro le Arti oscure, se non studi bene i principi e le formule potresti avere grossi, e pericolosi, problemi. Soprattutto ora che facciamo un livello molto più avanzato» Gli spiegò, pacata. Lui annuiva, attento. «Per esempio, se non conosci bene i principi della trasmutazione ossea rischi di farti molto, molto male»
Harry si strinse in una smorfia, probabilmente immaginando sé stesso in quella condizione «No, grazie. Ci sono già passato in situazioni poco piacevoli, non voglio ritrovarmi con la faccia da ratto e una coda di coniglio»
«Saresti carino con una coda di coniglio» Commentò Hermione immaginandoselo, possibilmente senza faccia da ratto.
Harry inarcò le sopracciglia «Oh certo, e magari potrei anche posare per Playboy ogni tanto» Disse, Hermione scoppiò a ridere.
Questi riferimenti alla cultura babbana erano forse una delle cose più proprie che lei custodiva gelosamente nel suo rapporto con Harry, qualcosa che potevano capire solo loro e che rendeva un po’ più intimo il loro rapporto. Forse poteva cogliere l’occasione per buttare lì il discorso sulla sua passione per i Beatles, che lei non conosceva prima della chiacchierata con Ron quella mattina, e magari domandargli anche di questa “fantomatica” ragazza che lo aveva trasformato in Mister Allegria. No, ferma! L’ammonì il suo cervello Cosa vai a pensare? Hai detto a Ron che erano affari di Harry e che non importava saperlo o meno. Quindi non sono affari tuoi! Si diede un contegno e tornò a spiegargli i principi della Trasfigurazione. Eppure un'altra parte del suo cervello le sussurrava che se buttava lì un innocuo discorso sui Beatles, magari partendo dai loro generi di musica preferiti, Harry ci sarebbe arrivato da solo, e non sarebbe stato propriamente scorretto. No e poi no! Torna a studiare e concentrati, razza di ficcanaso. Harry si fida di te e se non te l’ha detto dovrà pur esserci un motivo. Già ma quale?
Era spaccata in tre. La parte che le diceva di non immischiarsi, quella che invece voleva sapere il nome di quella ragazza e una terza parte, che proprio non riusciva a capire perché diavolo fosse così importante e impellente per lei avere la risposta. Si morse le labbra, tormentata, mentre Harry scriveva qualche appunto ai lati del suo libro, ripetendo in un sussurro le parole che lei gli aveva appena detto. Quando si voltò, avvicinandosi per chiederle di passargli il libro che teneva fra le mani, la fece sobbalzare. Ulteriormente quando nel porgergli il tomo le loro mani si toccarono. Ebbe una lieve scossa elettrica su per la schiena e si trovò a spalancare gli occhi non capendo cosa fosse successo.
«Oh scusa, ti ho macchiato con l’inchiostro» Disse Harry, guardandole la mano destra. Lei, che non ci aveva fatto caso, ritornò alla realtà. Mentre lui cercava qualcosa nella tasca dei pantaloni «Sono un disastro con l’inchiostro, mi macchio sempre le mani, aspetta…» Si scusò Harry, sorridendo. Tirò fuori un fazzoletto di stoffa bianco e le prese la mano, pulendola delicatamente. Troppo delicatamente.
Adesso le scosse, che non erano definibili proprio elettriche ma vere e proprie ondate di pelle d’oca, erano più insistenti ad ogni tocco delle mani di Harry, calde e rassicuranti. Hermione, ma che sta succedendo? Le domandò, dal suo angolo, la parte razionale del suo cervello.
Ma non riuscì a dare una spiegazione, balbettò nella sua testa qualche assurda teoria senza capo né coda, beccandosi dell’idiota dalla sua, sempre simpatica, razionalità, che inoltre continuava a domandarle perché non prendesse quello stupido fazzoletto e non se la pulisse da sola la mano, non è che non ne fosse capace!
Perché ci piace. Commentò un altro antro della sua mente, malizioso e del tutto inopportuno. Infatti sia lei che la razionalità fecero finta di non aver sentito, ignorandolo.
«Ecco qui, scusami» Le disse gentilmente Harry, togliendole anche l’ultima traccia di inchiostro. Lei chiuse a pugno la mano rimasta tutto il tempo sospesa a mezz’aria fra le dita di lui, portandosela al petto e sorridendogli in maniera molto forzata, a disagio.
«Grazie» Rispose con voce terribilmente acuta. Harry si strinse nelle spalle e tornò a scrivere.
Hermione rimase in quella posizione per qualche minuto, combattuta nel suo interno, domandandosi da dove arrivassero quelle strane sensazioni. Riprese posto cercando un libro da leggere, più che altro per non dare nell’occhio e non sembrare pazza, mentre si torturava le labbra non riuscendo a concentrarsi.
Dentro di lei quella domanda stava prendendo sempre più piede, portando tutto il resto in secondo piano: chi era quella ragazza?
Come prima, Razionalità parlava e Sentimento rispondeva.
Ma perché lo vuoi sapere? Accidenti lascialo in pace!
È solo un’innocua curiosità, non farà del male a nessuno saperlo, no?
Se Harry non ne parla…
Appunto! Perché non ne parla?
Ripeto, se lui non ne parla avrà i suoi motivi. Lasc…
Ma perché non ne parla?!
Oh insomma! Da come ti comporti sembra che tu creda che possa essere Hermione la ragazza in questione!
Sbarrò gli occhi talmente da sentirli uscire dalle orbite.
“No, no, no. Ragazzi… frena.” Si intromise nella discussione. “Io non ho mai pensato questo, non mettiamo in bocca parole mai dette.”
E chi ha parlato di parole? Io mi riferivo ai pensieri, pensieri che questo qui sta cercando di insinuare nella tua testa. Io sono la razionalità tesoro, devo pur proteggerti! Sono come un avvocato.
Senta, avvocato dei miei stivali, io non sto cercando di insinuare nessuna idea, e poi io non l’avevo mai detto, sei stato tu. Ergo sei TU che lo pensi.
“Dovrei forse ricordarvi che siete i miei pensieri e che di conseguenza sono io che penso tutto quello che pensate voi?”
Touché.
Già anche per me.
Hermione sospirò.
Quindi? Che si fa?
L’unica è sapere chi è quella ragazza. Hermione potrebbe credere inconsciamente di essere al centro delle attenzioni di Harry, oppure vorrebbe solo sapere chi è questa qui.
E la pelle d’oca e tutto il resto?
“Forse è il caso di smetterla…”
Sì, lo credo anch’io.
No, ehi! Ehi, ragazzi e la mia domanda? Insomma la pelle d’oca e tutto il… ragazzi?
«Oddio sto diventando pazza» Commentò a bassa voce, gettandosi sul libro esausta.
«Se non dormi…» Commentò di soppiatto Harry continuando a prendere appunti. Hermione sobbalzò, solo per l’idea che l’avesse sentita. Sperava davvero che non si fosse accorto delle sue stranezze.
«Non è che non dormo, lo faccio solo di meno…» Puntualizzò gettandosi con le spalle al muro.
«Ah sì? Quanto hai dormito in questi due giorni?» Le domandò lui, lanciandole un'occhiata di soppiatto.
«Mmh, tre… quattro ore?»
«Sì, sei pazza» Disse Harry, scuotendo il capo. Hermione sospirò.
«Ho tante cose da fare, Harry»
«Lo so. Ma se non ti riposi crollerai a terra uno di questi giorni, oppure scriverai le risposte di Incantesimi nei test di Pozioni…» Ipotizzò lui, facendole sgranare gli occhi al solo pensiero. «Insomma, quello che ti sto dicendo è che dormire è un lusso che puoi, anzi devi, permetterti. Se sei lucida dai il massimo no?» Le sorrise, e lei non poté fare a meno di ricambiare.
«È che a volte mi sembra che una giornata di ventiquattro ore non basti, nemmeno col Giratempo» Gli confessò, esausta. Lui si strinse nelle spalle.
«Fa come preferisci, io ti ho avvisato. Dal canto mio c’è solo un motivo per la quale una persona non dovrebbe dormire, e non è certo lo studio» Commentò con un sorrisino sulle labbra, soprapensiero, mentre segnava dei punti cruciali nel capitolo. Hermione alzò gli occhi al cielo.
«Oddio, Ron aveva ragione»
«Cosa? Ragione di che?» Si destò Harry, alzando lo sguardo interrogativo. Lei fece cenno con a mano.
«Niente, lascia perdere…» Sbadigliò vistosamente, si sentiva a pezzi e gli occhi pesanti cominciavano a cedere. Guardò Harry grattare con la penna sul foglio di pergamena, mordendosi le labbra e mimando con la bocca parole difficili o frasi di cui cercava di cogliere il significato. Lo trovò quasi… ipnotizzante, così come rilassante era il tepore del sole che batteva sulla finestra alle loro spalle.
Era tutto così tranquillo.

Another Girl

Harry l’aveva svegliata che era già sera inoltrata. La biblioteca stava per chiudere e lei si era sentita così mortificata, aveva dormito tutto il tempo appoggiata sul tavolo invece che aiutarlo a studiare. Lui però le aveva sorriso, e si era sentita bene, un po’ in imbarazzo ma bene.
L’aveva accompagnata fino alle scale del dormitorio, portando da solo, ignorando tutte le richieste di Hermione di aiutarlo, l’enorme quantità di libri di cui alla fine ne aveva usato solo un paio. L’aveva spinta a riposarsi per bene quella notte, e le aveva sorriso di nuovo. Ancora quella sensazione di benessere.
Erano ormai le venti e trenta passate, non aveva fame, e aveva già detto ad Harry che probabilmente avrebbe dormito fino all’alba dei tempi. Perciò in camera gettò tutto sopra il baule, si lavò e indossò il pigiama, tuffandosi nel letto che mai le era sembrato luogo più accogliente. Assaporò la frescura delle lenzuola, e il profumo di pulito che emanavano. Si rese conto di non aver mangiato per tutto il giorno, ma la cosa non sembrava turbare il suo corpo che pareva cercare solamente un luogo caldo in cui accucciarsi e morire di sonno per trentasei ore di fila, minimo.
L’ultimo pensiero le andò al sorriso di Harry, e rimuginò sul fatto che se davvero una parte di lei sperava di essere la preda delle sue attenzioni, forse non voleva sapere chi fosse in realtà quella ragazza. Le andava bene così, era piacevole stare con lui con quelle sensazioni in corpo, la facevano sentire… allegra.
Quindi al diavolo le sue paranoie. Se era lei quella ragazza tanto di guadagnato, altrimenti era meglio non saperlo e godersi il momento il più possibile.
Il giorno dopo si svegliò, nonostante le sue predizioni, piuttosto presto, appena in tempo per la colazione. Si sentiva abbastanza riposata, quasi rinata. Tutto il malumore e il fastidio degli ultimi giorni sembrava solo un ricordo dovuto all’eccesso di stanchezza. Nonostante però gli ammonimenti di Harry e Ron, decise comunque che avrebbe dedicato qualche ora allo studio durante la giornata.
Raggiunse Ron e Dean al tavolo ormai quasi deserto, il sole picchiava dal soffitto incantato della sala, preannunciando una magnifica giornata di primavera anticipata.
«Oh, bentornata nel mondo dei vivi!» La salutò Ron, Dean le fece un cenno con la testa.
«Non dovrei dirlo perché significherebbe darti ragione, ma è stata la dormita più bella della mia vita!» Esclamò contenta, sedendosi e constatando ciò che era rimasto nei vassoi intorno.
«Potrai avere ragione sul novanta percento delle cose, Hermione. Ma riguardo le dormite sono io il maestro» Commentò Ron, ridacchiando con Dean. «Piuttosto…» Aggiunse poi ricordandosi qualcosa, e accucciandosi verso di lei per non farsi sentire. «Michelle» Disse soltanto, annuendo, guardingo.
«Cosa?» Domandò Hermione, confusa, tagliando il suo bacon.
«Michelle» Sussurrò di nuovo Ron, guardandola eloquentemente. Ma di eloquente aveva ben poco, poiché lei continuava a non capire.
«È la ragazza che piace ad Harry» La buttò lì Dean, senza preoccuparsi troppo. Ron balzò in aria.
«Dannazione Dean! Harry mi ha confidato questa cosa e…»
«L’hai detto a me, poi a Neville e adesso lo stai dicendo ad Hermione. Se questo è il tuo modo di mantenere i segreti la prossima volta che voglio che la tutta la scuola sappia qualcosa sarai il primo a saperlo.» Lo punzecchiò Dean, ridacchiando. Ron gli fece una smorfia. Hermione, dal canto suo, era rimasta con la forchetta sospesa a mezz’aria per la sorpresa.
«M-Michelle?» Balbettò.
«Già»
«E tu come… insomma te l’ha detto lui? Non gliel’avrai mica chiesto?» Aggiunse infine concitata. Ron scosse il capo, ponendo le mani avanti a sua difesa.
«No, no. Cioè ieri sera…»
«Come no? A me hai detto che gliel’hai chiesto, gli hai detto di quel cretino di Phillips…» Borbottò Dean, evidentemente cercando di mettere Ron nei guai, che infatti lo guardò minaccioso mormorando un:
«Avrai la mia vendetta…»
«Ron!» Esclamò Hermione, e il ragazzo fece un altro balzo.
«E dai Hermione, perché quell’imbecille di Phillips sì e io che sono il suo migliore amico no? E poi non sembrava molto contrariato nel dirmelo, anzi, era tranquillo. Forse in imbarazzo ma tranquillo. Non mi ha detto molto comunque, solo che si chiama Michelle…»
Hermione continuò a lanciargli brutte occhiate, ma ben presto i pensieri la travolsero.
«Abbiamo fatto qualche domanda e sembra che a scuola ci siano tre Michelle» Cominciò Dean, divertito dalla conversazione.
«Già, una è Michelle Barker, quella del quinto di Tassorosso, non è granché…» Commentò Ron, Hermione aggiunse un’altra occhiataccia alla collezione.
«Poi c’è Michelle Bennett, è di Grifondoro, ma forse è troppo piccola, insomma è del terzo.»
«Anche lei non è granché…» Commentò ulteriormente Ron.
«Ron!» Lo ammonì Hermione, stufa delle sue critiche maschiliste, ma lui fece finta di niente.
«E poi c’è… la francese, quella di Corvonero, come si chiama? Lef… Lafo…?»
«Lefevre, Michelle Lefevre» Lo corresse Dean.
«Già, è del settimo ed è molto carina!» Esclamò Ron, piacevolmente colpito.
«È di Corvonero?» Chiese conferma Hermione. I due annuirono.
«Già e questo è un punto a suo favore, visto che ad Harry piaceva Cho magari potrebbe avere un debole per le Corvonero. E poi è molto carina….» Ripeté il ragazzo.
«Sì Ron, abbiamo capito» Sospirò Hermione, arresa.
«Io e Dean stavamo giusto parlando di come fare a scoprire chi di queste tre potesse essere, ma siamo fortemente convinti che sia proprio la Lefovroix…»
«Lefevre» Lo corresse di nuovo Dean, Ron fece un gesto con la mano come a dire: quello che è.
Hermione spalancò la bocca incredula «Non sono affari nostri Ron! Dovreste vergognarvi, Harry si è fidato di te e tu l’hai detto a mezza scuola, e poi vorresti anche pedinare quelle tre? O Dio solo sa che cos’altro!» Lo rimproverò accorata e piuttosto nervosa. Ecco, le era tornato il malumore.
«Prima di tutto io non ho parlato di pedinamenti, secondo: quel deficiente di Phillips lo stava già raccontando a tutti, e terzo: che bella faccia tosta hai a venire a farmi la predica, si vede lontano un chilometro che stai schiattando dalla voglia di saperlo anche tu!» Si difese Ron, grintoso. Dean si godeva lo spettacolo sorseggiando rumorosamente gli ultimi resti del suo succo di zucca.
«Che cosa?» Domandò Hermione, presa in contropiede «I-io non ho… non è vero!» Inciampò nelle parole, tradendosi.
«Ah-ah!» Rise diabolicamente Ron «Ecco, lo vedi? Stai schiattando dalla curiosità!»
Lei non riuscì a ribattere, si sentiva con le spalle al muro perché era tutto vero. Moriva dalla voglia di sapere chi delle tre Michelle era nella testa di Harry, e inoltre voleva vedere se la prescelta era davvero così “giusta” da meritarsi le sue attenzioni, insomma… se era degna di Harry, ecco.
«In breve, sei con noi o no?» La incitò Ron, ormai sicuro di aver vinto.
«Ah e va bene! Ma non farò niente di umiliante o immorale, sia chiaro!» Si arrese Hermione, Ron esultò insieme a Dean, ed entrambi si dettero il cinque.
«Bene, allora da dove cominciamo?» Chiese Ron, concitato.
Hermione pensò ad Harry e si sentì dannatamente in colpa.

You Can’t Do That

Dopo una buona ora di discussione, avevano deciso di ignorare la ragazza del terzo anno e di concentrarsi su la Barker e la sospettata principale: Lefevre. Ron si era molto gasato, probabilmente si sentiva in qualche giallo in cui il commissario doveva pedinare i sospettati per scoprire il colpevole. Anche se Hermione non era molto sicura che nel mondo magico sapessero cosa fosse un libro giallo, o almeno alla maniera babbana.
Alla fine decisero di separarsi, Dean avrebbe seguito la Barker, mentre Ron e Hermione si sarebbero occupati della Lefevre. Il piano comunque non poteva certo definirsi dei migliori, non sapevano esattamente come seguendola o avvicinandola avrebbero potuto scoprire se Harry fosse interessato a lei. L’unica era vedere se entrambi si conoscevano, se Harry le girava intorno e se anche lei era interessata a lui. Secondo Hermione il piano faceva acqua da tutte le parti, ma non avevano nessun’altra idea perciò si misero in azione.
Lasciarono Dean da solo, e si diressero nei pressi del dormitorio di Corvonero.
«Non so neanche com’è fatta questa qui!» Sussurrò Hermione a Ron, mentre salivano su per la torre, alcuni ragazzi di Corvonero li fissarono straniti mentre scendevano dal senso opposto.
«Fidati non è molto difficile riconoscerla, te la indicherò io» La rassicurò Ron, sorridendo ad una ragazzina del primo di Corvonero che li guardava avvicinarsi sempre di più all’entrata del dormitorio. Hermione si sentì nervosa.
«Diamo nell’occhio, Ron!» Mormorò a denti stretti «Siamo due Grifondoro, tra l’altro un Prefetto e un Caposcuola che gironzolano nei pressi del loro dormitorio, ti sembra normale? E poi che siamo venuti a fare qui? Non possiamo mica entrare nella torre!»
«Francamente non lo so, pensavo avessi un piano…» Mormorò lui, perplesso. Hermione si fermò di colpo in mezzo le scale, un gradino sopra di lui.
«Cosa?» Sussurrò con enfasi. I ragazzi continuavano a fissarli forse adesso un po’ dubbiosi delle loro reazioni e di quell’aspetto guardingo che si portavano dietro. «Non hai idea di cosa stiamo venendo fare qui?» Continuò concitata, lanciando poi un sorriso innocente ad un Prefetto di Corvonero che passava di lì.
«Ma che fai? Civetti?» Domandò Ron, del tutto ingenuamente.
«COSA?» Stavolta il suo sussurro fu un po’ più forte, molti altri si girarono verso di loro «Civettare? Siamo venuti fin qui per fare non so neanche che cosa! Non posso credere di averti seguito, non posso credere di essermi fatta coinvolgere in questa PAZZIA…!» Ma non riuscì a terminare il suo soliloquio, che Ron la interruppe puntando un dito oltre la sua spalla, che lei si premurò subito di abbassare con uno schiaffo, per non dare nell’occhio.
«È lei!» Le indicò Ron. Hermione si voltò di scatto, tanto da farsi male al collo. Vide una ragazza magrolina, un po’ pallida e sciupata farsi largo fra gli studenti che si ammassavano fuori dall’entrata della sala comune in piccoli gruppi allegri e ridenti. Portava i capelli color cenere legati in una coda scomposta, sembrava a disagio a stare fra la folla, e ogni tanto si gettava sul muro tentando di non farsi investire dal tumulto di gente.
«Quella?» Domandò perplessa lei, inarcando le sopracciglia.
«No! Ma dove guardi? Quella!» Ron le prese il mento fra le dita e la costrinse a voltarsi verso un angolo, ad un gruppetto di ragazze del settimo appoggiate al passamano che dava sul vuoto della scala a chiocciola. Hermione sbiancò. Spalancò gli occhi e deglutendo mormorò uno scialbo:
«Ah… quella» La ragazza all’angolo, quella sorridente, con i denti bianchissimi e il viso gioviale. Quella con i capelli biondo oro raccolti in uno chignon, che nonostante fosse tenuto su solo da una matita, su di lei sembrava curato ed elegantissimo. La pelle luminosa e le gote arrossate dal caldo della folla, il sorriso perenne e una, a quanto pareva da lì, parlantina piuttosto carismatica. Quella.
«È una bomba…» Sussurrò Ron. Se fosse stata in un’altra situazione gli avrebbe probabilmente mollato una gomitata fra le costole, ma stavolta non fece nulla. Perché, per l’ennesima volta in due giorni, Ron aveva ragione.
«Già. Bomba.» Deglutì. Le mancava la saliva. In quell’istante, fra la pessima messa a fuoco che i suoi occhi avevano preso, persi nei meandri della sua mente, intravide qualcuno agitarsi contro di loro. Dei capelli platino e un paio di occhi azzurro ghiaccio li osservavano, salutandoli vigorosamente, proprio in quell’angolo, vicino a Michelle.
«È Luna...» Mormorò Ron «Che diavolo ci fa lì?»
«Ron, Luna è di Corvonero»
«Questo lo so. Intendevo cosa diavolo ci fa in quel gruppo, con la Lafoig»
«Lefevre»
«Sì, certo…» Tagliò corto lui. Entrambi la salutarono, mentre lei li invitava a salire le scale e raggiungerla. Improvvisamente un lampo attraversò la mente di Hermione.
«Ron… Luna!»
«Sì?» Domandò preoccupato. Hermione sbuffò, esasperata.
«Luna è del settimo! Sono compagne di corso, possiamo chiedere a lei le informazioni che ci servono!»
«Come mai non ci avevamo pensato prima?» Chiese, giustamente, lui.
«Perché siamo due idioti, ecco perché… Ciao Luna!» Esclamò sorridendo gioviale. La ragazza sorrise loro, contenta di vederli. Portava la bacchetta nell’orecchio sinistro, e una piuma nel destro. Insieme ad un quantitativo esagerato di bracciali che tintinnavano rumorosamente ad ogni suo movimento.
«È un po’ che non ci si vedeva in giro.» Disse Luna.
«Già siamo stati tutti impegnatissimi per via dei M.A.G.O.» Rispose Hermione, Ron invece sorrise forzatamente.
«Già, certo… i M.A.G.O.» Rispose vago.
«Cosa ci fate qui?» Luna rivolse loro questa domanda apparentemente senza notare le espressioni di panico che si dipinsero sui loro volti. I due si scambiarono una veloce occhiata.
«Ehm, noi… eravamo venuti per…» Balbettò Hermione, ma Ron la precedette.
«Ecco, volevamo sapere come stavi! Sai, non ti si vedeva in giro da un po’, quindi…»
Luna sorrise contenta, ed Hermione si sentì uno schifo.
«Oh grazie! Sono stata molto tempo chiusa in dormitorio per una strana influenza, credo dovuta agli Spingardi che gironzolavano liberi nell’aula di Pozioni, vi consiglio di non usare il succo di melograno come ingrediente, li attira come mosche sul miele.» Spiegò loro Luna, entrambi sospirarono tirando un sorriso forzato. Hermione continuava a non capire perché si trovasse lì, aveva una voglia matta di piantare in asso Ron e correre via il più in fretta possibile, quando Luna gelò l’atmosfera dicendo: «Ron, un consiglio, se vuoi mentire fallo senza Hermione accanto. Senza offesa…» Luna si voltò lentamente verso di lei portandosi una mano al petto dispiaciuta «…ma si capisce subito quando dici qualche bugia.» Entrambi spalancarono gli occhi, sorpresi e un po’ mortificati. Si lanciarono l’ennesimo sguardo, senza sapere se confermare o smentire. «Allora? Perché siete qui veramente?» Continuò Luna, senza smettere di essere cordiale e pacata. Dopo un attimo di incertezza Hermione decise di parlare, per vedere se almeno con la verità il senso di vergogna che provava sarebbe svanito.
«Ecco, Luna, intanto scusaci, davvero…» Guardò Ron cercando il suo sostegno. Il ragazzo annuì.
«Già, scusa. Ma sai, siamo qui in missione segreta…» Rispose lui. Hermione si portò una mano al viso, non poteva credere che l’avesse detto per davvero. Ma a quelle parole gli occhi di Luna si spalancarono ancora di più, illuminandosi.
«Ho visto che adocchiavate Michelle, c’entra lei per caso?» Chiese Luna, sbalordendoli di nuovo.
Hermione fu colpita per l’ennesima volta dalle capacità intuitive e d’attenzione della ragazza, ma non aveva il tempo di far salire la sua stima per lei, voleva togliersi da quell’impiccio, e in fretta.
«Sì, Luna, è così. In pratica… ecco, siamo qui per Harry… cioè…»
«Ad Harry piace una che si chiama Michelle, e noi vogliamo scoprire se si tratta della tua amica.» Conciso e diretto, Ron riuscì a beccarsi un’ulteriore occhiataccia da Hermione. Ma Luna non parve turbata.
«Oh, ma che carino! Harry è innamorato? Però, se volete sapere se è lei perché non glielo chiedete e basta?»
Già. Pensò Hermione. Peccato che non fosse così semplice.
«Ecco, noi preferiremmo tentare così…» Le rispose Ron.
«Beh, allora volete che ve la presenti?» Chiese loro Luna, sorridendo ancora.
«Io non so se…» Stava per ribattere Hermione, poco convinta. Ma Luna li aveva già trascinati fra la folla, davanti Michelle e le altre.
«Ehi, Luna, questi sono gli amici di Potter, vero? Quelli di cui ci parli sempre?» Domandò una delle ragazze sorridendo loro e porgendogli la mano «Io sono Nina»
Luna fece le presentazioni «Lei è Valentine, Audrey e infine Michelle. Loro sono…»
«Ron Weasley e Hermione Granger, giusto?» Domandò cordiale Michelle, stringendo la mano ad entrambi.
«Sì, ma tu come…?» Fece per chiedere Hermione, Ron aveva appena assunto un’aria da ebete davanti alla ragazza.
«Luna parla sempre di voi e poi… come si fa a non conoscervi? Dopo quello che è successo l’anno scorso, tutti sanno chi siete e cosa avete fatto, inoltre Potter non è certo un tipo che non si fa notare…» Sorrise, ma ad Hermione venne solo l’orticaria. Vista da vicino sembrava ancora più affascinante, inoltre portava la camicia e la cravatta in modo molto sbarazzino, mostrando senza essere volgare le forme aggraziate del suo corpo. E ad aumentare il suo fascino c’era un lieve accento francese che ogni tanto saltava fuori in qualche cadenza, niente a che vedere con quello di Fleur.
«Michelle è un ottima giocatrice di Quidditch, sapete? È stata addirittura chiamata per giocare con le Holyhead Harpies…» Buttò lì Luna, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Gli occhi di Ron brillarono come due fanali nella notte.
«Tu giochi nel Quidditch professionistico?» Domandò, imbambolato. Michelle sorrise, e rispose con un po’ di imbarazzo.
«Beh, non proprio, o almeno non ancora. Ho rimandato il contratto per frequentare l’ultimo anno ad Hogwarts. Comunque ho giocato per qualche mese durante l’estate, partite di allenamento, sostituzioni e cose così… Niente di che.»
«N-niente di che… niente di che!» Mormorò fra sé Ron, sconcertato.
«E come mai non giochi nella squadra di Quidditch di Corvonero?» Hermione pregò che il suo tono non suonasse così sgradevole come l’aveva pensato.
«Purtroppo Michelle è una grande secchiona, diceva che non aveva tempo per il Quidditch durante la scuola, altrimenti avremmo vinto la coppa per sette anni di fila!» Commentò Luna, orgogliosa, le ragazze esultarono con un coretto da stadio, di quelli che si sentono alle partite della scuola, causando un boato generale con applausi da tutti i Corvonero sparsi per le scale della torre. Hermione si morse il labbro inferiore, nervosamente.
«E… e in che ruolo giochi di solito?» Balbettò Ron, Hermione fu tentata di tirare fuori un fazzoletto e metterglielo sotto la bocca per evitare che sbavasse anche sul pavimento.
«Ecco, ho giocato come Cacciatrice di recente, ma il mio ruolo principale, e anche quello per cui mi hanno fatto il contratto, è Cercatore.»
«Oh mio Dio…» Mugolò acuto e senza fiato Ron, estasiato. Di contro Hermione sentiva un mezzo istinto di gettarla giù per le scale.
«Ma basta parlare di Quidditch, altrimenti mi prende una voglia matta di giocare.» Rise Michelle, poi voltandosi verso Hermione le chiese: «Piuttosto ho sempre voluto farti i complimenti per la tua bravura in Aritmanzia, è una materia incredibile e non capisco come tu riesca a tenerti al passo così bene…»
Hermione si trattenne dal mostrare un ghigno soddisfatto. «Oh beh, sai… solo tanto impegno…»
«Ho parlato a mio padre di te, ha detto che gli piacerebbe dare un’occhiata ai tuoi compiti in classe…» Le sorrise Michelle, Hermione inarcò le sopracciglia.
«Tuo padre?»
«Sì, lui insegna Aritmanzia a Beauxbatons da trentacinque anni. Con questa materia ci sono praticamente cresciuta, mi ha quasi ucciso da bambina» Scherzò Michelle.
Adesso la uccido io. Pensava Hermione mentre sorrideva falsamente.
«Michelle frequenta anche Antiche Rune con te Hermione, poi i corsi principali anche con Ron e Harry, come Trasfigurazione o Pozioni.» Disse Luna.
«Merlino, non mi parlare di Pozioni, sono negata in quella materia!» Fece Michelle, con una smorfia.
«Per te prendere “Oltre ogni Previsione” è essere negata?» La canzonò Audrey, ridacchiando. «Essere negati vuol dire avere voti come “Desolante” o “Troll”!»
«Già, Harry per esempio è proprio negato per Pozioni…» Commentò Ron, sorridendo.
«Tu invece sei un genio…» Disse acida Hermione, zittendolo, e lui prese a fissarsi le scarpe.
«Oh, sì, mi ricordo le sue dispute col professor Piton. Però i calderoni erano sempre lucidi e splendenti dopo che Potter aveva passato una sera in punizione…» Commentò Michelle.
«Michelle ha duellato con Harry durante le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure, sapete?» Continuò Luna, adempiendo perfettamente al suo compito. Magari anche troppo bene, pensò Hermione.
«Oh sì, è successo all’inizio di quest’anno. La professoressa Zborowski è pazza, ma è stato divertente.»
«Io non me lo ricordo» Commentò Hermione.
«Ma sì, è stato proprio all’inizio, verso fine Settembre mi pare, quel giorno tu ti eri rintanata in un angolo a studiare per il test di Incantesimi mentre noi duellavamo.» Le ricordò Ron, lei sentì il sangue ribollire.
«Il ragazzo picchia proprio duro. Del resto cosa ci si può aspettare da uno che ha sconfitto da solo il più grande mago oscuro di tutti i tempi?» Continuò Michelle.
«Io lo trovo affascinante» Commentò imbarazzata Valentine, scaturendo un coro di assensi. Ron si rabbuiò.
«In effetti non è niente male…» Ridacchiò Michelle, soprapensiero.
Ok, era troppo.
«Beh, è stato un piacere!» Esclamò improvvisamente Hermione.
«Ve ne andate già?» Domandò Michelle, sorpresa e dispiaciuta.
«Sì sai, dobbiamo studiare…» Inventò sul momento, Ron stava per ribattere, ma lei lo prese stretto per un gomito, talmente da farlo gemere di dolore, costringendolo a salutare e scendere diversi gradini all’indietro, Luna sgattaiolò dietro di loro. «Sono stata tanto felice di conoscervi, spero di rivedervi presto in giro!» Disse Hermione, forzatamente.
«Anche per me è stato un piacere!» Sentì esclamare Michelle, in mezzo la folla.
Hermione digrignò i denti fino a sentirli stridere.

Don’t Bother Me

«Si può sapere che ti è preso?» Le chiese Ron correndole dietro, facendo fatica a stare al suo passo. Hermione sentì i tacchi di Luna ancora dietro di loro.
«Niente» Buttò lì, infuriata.
«Come ti pare…» Lasciò perdere Ron, stufo del suo malumore. «Comunque Michelle è fantastica. Non pensavo che Harry avesse un gusto così impeccabile… wow, e gioca pure a Quidditch! Sto seriamente sperando che non sia lei, così magari posso provarci io…» Aggiunse estasiato.
Hermione ringhiò. Letteralmente.
Mentre Ron continuava a tessere lodi di Michelle, Luna gli sorrideva, contenta che l’amica avesse fatto colpo. Hermione stringeva i pugni, mentre tutti e tre svoltavano per ogni angolo di Hogwarts alla ricerca di Dean. O meglio, i due seguivano lei, che a grandi falcate furiose perlustrava ogni zona, cercando di zittire il suo cervello.
È perfetta! Quella ragazza è praticamente perfetta!
Beh, insomma… sì ha ottimi voti, gioca a Quiddtich, è bionda, è cordiale, ma scommetto che deve essere insopportabile. Sì certamente è insopportabile, di quelle che…
Cosa? Insopportabile? Michelle? Oh, ma lo senti come suona bene perfino il suo nome? M-i-c-h-e-l-l-e, è delizioso, esattamente come lei! Non ha un difetto, ed è perfetta per Harry, soprattutto!
Naaa, quella è una vedova nera te lo dico io. Di quelle che gli uomini li fanno impazzire e poi li buttano via.
Per niente. Non hai sentito il suo modo di porsi? È delicata come un fiore.
Una mandragora forse. Allora è sicuramente una facile. Hai visto come si veste?
Ma se aveva la divisa e nemmeno un bottone fuori posto?
Non aveva né il mantello né il maglione!
E allora? Anche Hermione cammina in camicia e cravatta, vorresti dire che lei è una facile?
Ma che c’entra? È una cosa diversa!
Se fosse stata una facile ci avrebbe provato anche con Ron.
E chi ti dice che non l’abbia fatto? Non hai notato il tono mellifluo e…
Senti, l’abbiamo capito che non ti piace ma almeno abbi la correttezza di non addossarle colpe che non ha!
Non è assolutamente vero che non mi piace, sono obbiettiva! Io dico solo le…
«Zitti. Zitti! ZITTI!» Sbraitò contro i suoi pensieri, fermandosi di punto in bianco in mezzo al corridoio. Ron e Luna si fermarono dietro di lei, Hermione sgranò gli occhi e trattenne il fiato voltandosi lentamente. Ron la fissava sconvolto, Luna un po’ preoccupata.
«Hermione… va tutto bene?» Le domandò lei, cordiale.
«Ma che miseriaccia ti prende oggi?» Chiese Ron, con il tono lievemente esasperato.
Fece un attimo di silenzio, sentendo le guance prendere fuoco «Niente» Rispose, voltandosi subito e tornando a camminare. I due la seguirono senza dire più una parola.
Ma fortunatamente per lei un nuovo argomento prese subito posto nelle loro menti. Una volta girato l’ultimo angolo, verso il corridoio che dava all’esterno, una coppietta piuttosto indaffarata attirò la loro attenzione, tutti e tre si fermarono di botto, Luna andò a sbattere contro Ron, e Ron contro Hermione. I due sgranarono gli occhi e insieme esclamarono: «Dean!»
Dean fece un balzo indietro, staccandosi (termine piuttosto corretto, visto il caso) da una ragazza, che non capendo il perché lui avesse smesso di… pomiciare con lei, fissò il gruppetto dei tre con un certo fastidio. Dean sorrise imbarazzato, tenendosi a dedita distanza.
«Ehm, salve ragazzi. Ciao Luna…» Salutò, Luna gli sorrise ricambiando allegramente con la mano. Hermione fissò la ragazza e poi lui.
«Che diavolo stai…?» Ma non finì, perché Ron le sussurrò velocemente all’orecchio:
«Quella è Michelle Barker…»
«COSA?» Domandò concitata, il suo sguardo piombò di nuovo su Dean. «Dean! Non me lo sarei mai aspettato da te! E se fosse lei la ragazza che piace ad Harry?»
«Cosa? Harry? Harry Potter! Io piaccio ad Harry Potter?» Michelle si alzò incredula e contenta, chiedendo una conferma con lo sguardo, ignorando del tutto Dean, che al momento era troppo preso dall’evitare la furia di Hermione.
«Ehm, no… Non quell’Harry… ma… Harry Fisher, sai…» Inventò alla velocità della luce Ron.
«E chi sarebbe?» Chiese la Barker confusa. Ron alzò gli occhi al cielo, annaspando si avvicinò a lei e tentò di spiegarle, con un mucchio di scuse, cosa stava succedendo.
«Hermione io… non è lei, te l’assicuro…» Si giustificò Dean.
«E come lo sai?» Chiese tagliente, fulminandolo con lo sguardo.
«Perché lei…» Tentò di spiegare Dean con le spalle al muro, quando una voce fendette l’aria.
«BALLE!» Tutti si voltarono verso la Barker, che fissava Ron con gli occhi di fuoco, mentre lui si proteggeva il viso con le mani in avanti, indietreggiando e chiedendo aiuto con gli occhi a Hermione. «SONO TUTTE BALLE! Io piaccio a Potter e voi non volete dirmelo!» Alzò la borsa e dette un colpo sul fianco a Ron che inciampò, ma riuscì a mettersi in piedi schizzando via il più in fretta possibile. Michelle li guardò furiosi: «Adesso vado da lui e gli dico che anche io lo amo, e voi fareste meglio a farvi gli affari vostri!» Urlò, scappando via «Harry amore mio! Lo sapevo che prima o poi…» La sua voce si perse nei corridoi.
«Meno male che eravamo soli qui, altrimenti tutta la scuola poteva pensare che ad Harry piaceva davvero quella pazza» Disse Luna. Hermione inarcò le sopracciglia mentre Ron si teneva il fianco dolente.
«Pazza? È una maniaca! Mi ha quasi ucciso!»
«Andiamo Ron, domani sarai ancora vivo» Lo ammonì Hermione, che tornò a voltarsi verso Dean.
«Ecco, questo. Quella è pazza di Harry, non credo sia proprio il suo tipo…» Rispose lui, indicando il punto da dove la Barker era fuggita.
«Invece è il tuo?» Domandò Ron, sconvolto. Dean lo guardò storto.
I tre fecero un attimo di silenzio, Ron mugolava ancora per il dolore, Hermione rimuginava tenendosi la testa e Dean se ne stava in disparte mortificato. Solo Luna pareva serena e tranquilla.
«Secondo te Ginny sarebbe diventata così se non si fosse messa con Harry durante il sesto?» Chiese preoccupato Ron, Hermione scosse il capo.
«No. Lei ti avrebbe pestato a sangue, probabilmente.» Scherzò, mentre Ron spalancava gli occhi terrorizzato.
«Insomma…» Tentò di smorzare l’imbarazzo Dean «Voi avete scoperto qualcosa?»
Ron parve rigenerarsi.

With a Little Help from My Friends

Dopo avergli raccontato tutto Dean sorrise, per lo più contento che la sua situazione con la Barker fosse passata in secondo piano.
«È lei!» Esclamò contento.
«Sì, non ci sono dubbi. Harry non avrebbe mai nemmeno guardato quella pazza scatenata, e l’altra è troppo piccola.» Disse Ron. Luna giocava distrattamente con la piuma sul suo orecchio.
«Io non ne sono ancora convinta. Sono nostre supposizioni ma non sappiamo ancora la verità» Disse Hermione, amareggiata. Era ancora piuttosto nervosa, e una parte dentro di lei non voleva ammettere che potesse essere davvero Michelle Lefevre.
«Sì, ma lei è la migliore, Hermione. Cosa dobbiamo fare? Andare da Harry e chiederglielo?» Disse Ron, alzando le spalle.
«Perché no?» Si aggiunse improvvisamente Luna, attirando la loro attenzione. «Andiamo da lui e gli chiediamo se le conosce, quando arrossisce o fa una faccia strana è una di loro. No?» I tre si fissarono perplessi, Hermione non sapeva che dire. «Lo farò io. Dai andiamo!» Li incitò Luna alzandosi, prendendo Hermione per un braccio, trascinandola dietro di sé.
«Luna… non credo sia una buona idea, noi stiamo cercando di non fare sapere ad Harry che stiamo…» Disse a fatica.
«Lo so, per questo glielo chiederò io mentre voi vi nascondete, così non sospetterà nulla! Lascia fare a me.» La rassicurò sorridendo. Dean e Ron le seguivano, fissandosi dubbiosi.
Cercarono Harry per tutta la scuola. Alla fine Dean si arrese e decise di andare via perché doveva finire un tema per Vitious. Ron era stanco, e stava perdendo tutta la voglia di giocare all’investigatore privato.
Hermione invece, stava cominciando a credere di non volerne sapere più niente, più che altro per paura che i suoi sospetti fossero fondati.
Passarono davanti la Sala Grande, la cui enorme porta era socchiusa, Luna si fermò di colpo, intravedendo qualcosa dallo spiraglio «Eccolo!» Esclamò, aprendo di poco il portone e indicando all’interno della Sala deserta un ragazzo disteso in fondo al tavolo dei Grifondoro.
«Che diavolo ci fa lì da solo? Non starà mica dormendo!» Domandò Ron, stranito.
«No, sembra che stia… contemplando il soffitto?» Ipotizzò Hermione, perplessa quanto lui ma affascinata dalla situazione.
«Ok. Voi due restate nascosti qui, io vado a parlargli.» Disse Luna, avanzando.
«No, Luna asp…» Tentò di fermarla Hermione, ma la ragazza era già entrata decisa nella Sala Grande. Il rumore dei suoi passi rimbombò attirando l’attenzione di Harry che si sollevò di scatto, preoccupato.
«Oh, Luna… credevo fossi qualche professore…» Sorrise rincuorato, la sua voce rimbombava anch’essa per tutta la sala.
«Ciao Harry» Lo salutò calorosa Luna, fermandosi ai primi posti del tavolo, senza procedere.
«Ma che fa?» Sussurrò Ron, fissando tutta la scena dallo spiraglio della porta, Hermione sotto di lui non parlò, sentendosi un’idiota. Eppure il suo cuore batteva fortissimo, come se fosse in apprensione.
Harry rispose a Luna altrettanto perplesso, non capendo perché la ragazza non si avvicinasse.
«Ehm… Luna, tutto ok?» Chiese poi, lei annuì.
«Sì, volevo solo chiederti una cosa» Gli spiegò semplicemente. Harry attese la sua domanda, ma dopo qualche secondo di silenzio capì che forse Luna voleva che lui si avvicinasse, così scese dal tavolo e percorse tutta la sala.
«Waa, Luna è un genio! Così possiamo sentire meglio e vedere la sua faccia!» Esclamò Ron contento. Hermione fece giusto un verso, tanto per far capire che era ancora viva.
«Dimmi…» Disse Harry a Luna, una volta raggiunta.
«Sai questa notte ho fatto un sogno su di te…» Cominciò lei, tranquilla.
«Davvero? E cosa hai sognato?» Chiese Harry incuriosito.
«Tu conosci una certa Michelle Barker del quinto di Grifondoro, Harry?»
«Ehm, no. Dovrei?» Il cuore di Hermione perse un battito.
«Lo dicevo io che era la Lafox!» Esultò Ron, anche se con una certa punta di amarezza.
«Volevo solo dirti di fare attenzione, è pazza.» Rispose Luna con nonchalance. Harry aggrottò la fronte non capendo la coerenza del discorso.
«Cioè… tu hai fatto un sogno con me e questa ragazza? Cosa succedeva? Tentava di uccidermi?» Scherzò lui.
«Più o meno» Disse Luna, Harry perse il sorriso.
«Oh… ok, ehm… farò attenzione…» Rispose, un po’ incerto. Una delle caratteristiche che Hermione apprezzava (o forse invidiava) più in Harry era il fatto che sapesse rispondere sempre a Luna, non stupendosi mai troppo delle sue stranezze.
Luna fece per andarsene, salutando Harry e ringraziandolo. Ron si agitò sulla testa di Hermione «Ma che fa! Voglio sapere della Lafox!» Improvvisamente però, la ragazza fece finta di ricordarsi qualcosa voltandosi di nuovo verso Harry, che ancora perplesso stava tornando indietro.
«Oh, quasi dimenticavo!» Esclamò, attirando la sua attenzione «Michelle Lefevre mi ha detto di dirti di restituirle quel libro al più presto!»
Harry aggrottò di nuovo le sopracciglia «Chi?»
«Oh, ops… scusa Harry. Non eri tu, era Harry Fisher, perdonami!» Si giustificò Luna, risalutandolo con la mano e scappando via.
Hermione poté sentire Harry sussurrare «Chi diavolo è Harry Fisher?»
Il cuore di lei fece un tonfo per poi tornare su, rilassato. Avrebbe voluto baciare Luna appena uscita dalla Sala Grande. Ron era incerto se essere deluso o fiondarsi subito al dormitorio di Corvonero per corteggiare la Lefevre.
«Ecco fatto!» Tuonò Luna contenta, sbucando dalla Sala Grande, lasciando Harry ai suoi pensieri.
«Sei un genio!» Si complimentò Ron «Ma quindi questo vuole dire che ad Harry piace la ragazzina del terzo?» Domandò poi, sorpreso. Hermione si scambiò uno sguardo con Luna.
«Io non credo…» Disse. Ron parve confuso.
«Probabilmente è qualcuna che noi non conosciamo, una ragazza di fuori» Ipotizzò Luna. Ron scosse la testa.
«Tutti i ragazzi della nostra età che conosco frequentano Hogwarts, non c’è nessuno che non vada a scuola.»
«Beh dipende, magari è una babbana» Continuò Luna.
«O una ragazza più grande…» Aggiunse Ron, zittendo tutti. Hermione non disse nulla, la sua mente vagava ancora tra il confuso e il senso di sollievo.
«Oppure qualcuna che si è ritirata da scuola…» Aggiunse Luna.
«E se invece avesse finto di non conoscerle?» Congetturò Ron, zittendo di nuovo tutti.
«Se così fosse saremmo di nuovo punto e a capo…» Mormorò Hermione, distrutta.
«Già…» Sussurrò Ron.
«Sentite, basta. Io non ce la faccio più. Lo sapremo quando lo sapremo. Punto.» Concluse decisa lei, che ne aveva abbastanza di quella storia.
«Sì, anche io. Torniamocene in dormitorio. Voglio farmi una partita a Sparaschioppo con Neville» Approvò Ron.
«Che peccato» Sussurrò Luna, seguendo il ragazzo.
Ma nonostante fosse stata la prima a voler chiudere la faccenda, Hermione rimase comunque qualche secondo davanti la porta socchiusa della Sala Grande. Da un piccolo spiraglio si poteva ancora intravedere Harry disteso sul legno lucido del tavolo a contemplare il soffitto incantato della Sala. Le sarebbe piaciuto sapere cosa gli passasse per la testa in quel momento. Fece un passo avanti prendendo la ingombrante maniglia del portone fra le mani, con la voglia di entrare e chiedergli tutto.
Sentiva uno spiffero d’aria proveniente dalla sala attraversare lo spiraglio e sfiorarle il volto.
Rimase lì solo qualche altro secondo, poi si voltò e tornò con gli altri in dormitorio.

All You Need Is Love

Hermione capì.
Non ci volle molto tempo perché la sua mente facesse pace con sé stessa e Razionalità e Sentimento la piantassero di contrastarsi e venissero insieme a capo del problema.
Era innamorata di Harry.
Tutto qui.
Già, fosse facile. Pensò, immaginando che un “tutto qui” era un modo piuttosto ingenuo di definire la situazione.
Come ogni volta la notte le portò consiglio, rimettendo in ordine i suoi pensieri negli scaffali ordinati della sua testa, dove cercava sempre di tenerli sistemati. Purtroppo la notte, col suo silenzio e la sua pace, poteva anche darle conforto o farla sprofondare in un tormento senza fine.
Quella volta camminava sul filo.
Il suo cuore batteva forte al pensiero dei suoi sentimenti per Harry, al ricordo di tutte le volte che l’aveva fatta stare bene, sentire al sicuro, apprezzata, rincuorata oppure, semplicemente, c’era.
Quei momenti che per lei erano diventati istanti scontati della giornata. Lei sapeva che lui c’era e quando non era con lei era da qualche parte in giro per la scuola. Però era lì, al massimo distante due o tre chilometri, se proprio si voleva esagerare.
Da quando poi lui era finalmente salvo e vivo, questa sua sensazione si era appoggiata a lei, non lasciandola più. La serenità di averlo con sé, sempre.
Chiuse gli occhi a questi pensieri, nascondendosi sotto le coperte, al buio più totale. Respirava e sentiva il suo fiato caldo sbattere contro il muro di cotone che si era creata, e riscaldarle il viso.
Si sentiva oppressa così, ma andava bene, perché attutiva la sensazione di maledetto benessere che sentiva al petto pensando a lui, o ai suoi momenti con lui.
Come anche capire che quella sensazione al petto l’aveva sempre avuta, girandogli intorno o solo fissandolo da lontano. Per non parlare di quando le sorrideva o le chiedeva se stava bene, a cui non poteva che rispondere di sì, perché in realtà la faceva stare bene solo domandandoglielo.
Si sentì arrossire.
«Dannazione» Sussurrò, tirando fuori la testa dal guscio ingenuo che si era creata, respirando di nuovo l’aria fresca della stanza, mentre Calì e Lavanda dormivano tranquille, senza pensieri.
Cosa faccio adesso?
Aveva due scelte, come al solito: poteva dirglielo, facendo la figura da idiota, perché probabilmente lui sarebbe scoppiato a ridere, magari non davanti a lei, perché Harry sapeva essere molto educato e riguardoso quando voleva, ma sicuramente l’avrebbe fatto poi, da solo in camera sua, o con Ron e gli altri.
Oppure se Harry fosse stato così gentleman da tenerselo per sé, ancora meglio. Entrambi l’avrebbero saputo e da adulti forse sarebbero riusciti a sistemare la situazione di conseguenza, o almeno affrontarla a viso aperto.
Oppure: poteva tenerselo per sé e farsela passare. Certo, questa opzione prevedeva una dose di dolore e tormento indicibili, una tortura giornaliera, lacerante fino ai meandri più profondi del suo essere. Però forse se la prendeva in quel momento, quando era ancora fresca poteva riuscire a reprimere tutto. Chiudendoli in qualche scatolone polveroso in uno sgabuzzino del suo cuore.
Sospirò.
Povera ingenua.
Sapeva benissimo che quest’ultima opzione era la più fattibile, ma pensare che il suo sentimento per Harry fosse fresco, come fresco può essere un giornale stampato la mattina, era la pura essenza dell’ingenuità.
Il suo sentimento non era fresco, tutt’altro. Era stagionato. Decrepito. Incrostato come la carena di una vecchia barca.
Che immagine orribile.
Ora che ci pensava probabilmente era innamorata di lui dal quarto anno. Quando avrebbe pregato non sapeva quali santi perché fosse lui ad accorgersi di lei. Invece aveva ottenuto solo un piccolo e innocuo complimento, quando l’aveva vista scendere le scale prima del ballo del Ceppo.
Ecco.
Come poteva sperare che lui si accorgesse di lei, quando in giro per Hogwarts c’erano tantissime ragazze come Michelle Lefevre? Beh… forse non proprio tantissime, ma già bastava lei. Era come un esca brillante e luminosa piantata in mezzo al fiume, quella che attira tutti i pesci. Mentre lei si sentiva più come l’esca molliccia e inesperta, che non riusciva a attirare l’attenzione nemmeno delle trote vecchie e stanche di vivere.
In realtà non le era mai importato davvero. Solo che ne aveva abbastanza della solitudine.
Del fatto che nessuno la considerasse una donna. O meglio… del fatto che Harry non lo facesse.
Si strinse ancora di più alle coperte fino a sentirle premere per bene contro il corpo.
In quel’istante aveva fatto un passo avanti. Era arrabbiata, sì. Arrabbiata con Harry per questo.
Molto bene, almeno avrebbe smesso di fremere di emozione ogni volta che pensava a lui, e avrebbe cominciato a fremere per la voglia di dargli un calcio nel sedere appena l’avesse visto.
Era già un inizio.

You Like Me Too Much

Fu una brutta nottata.
Aveva dormito, almeno questo. Ma era stato un sonno agitato e convulso, pieno di sogni e con tanti risvegli bruschi.
Fece di tutto per svegliarsi presto e dirigersi a colazione prima di tutti gli altri, non aveva proprio voglia di vedere Harry quella mattina.
Purtroppo ebbe una spiacevole sorpresa, e si rese conto che quando sua madre le diceva che il destino è peggio di un cattivo giullare, aveva dannatamente ragione. In mezzo ai pochissimi studenti presenti all’inizio della colazione di quel prestissimo lunedì mattina, c’era anche, isolato e tranquillo al centro del tavolo di Grifondoro, Harry.
La notò subito e le sorrise, aspettando che lei andasse a sedersi accanto a lui. Avrebbe voluto dare adito ai suoi sentimenti, cioè non sorridergli, voltarsi e andare via. Ma non lo fece, non poteva perché non voleva dare a vedere troppo il suo rancore (che la sua coscienza riteneva comunque piuttosto ingiusto) nei suoi confronti. Così si diresse verso di lui, sedendogli accanto. Ma evitò ogni sorriso.
«Buongiorno» Disse Harry.
«’giorno» Mormorò lei, prendendo da mangiare, in assoluto silenzio ed evitando più che poteva gli occhi di lui.
«Non hai idea di cosa mi è successo ieri» Pronunciò Harry «Tu credi che Luna possa avere capacità divinatorie?» Chiese poi, un po’ confuso.
Hermione alzò lo sguardo, pentendosene quasi subito, perché quegli occhi verdi le causarono uno strozzamento allo stomaco che le fece passare metà della fame. Si sforzò di non rispondere, cercando di fare fede al suo voto di silenzio-quanto-posso quel giorno, ma Harry continuò da solo anche senza una risposta.
«Ieri Luna è venuta da me e mi ha parlato di un sogno, dove c’era questa tizia, una studentessa del quinto di Grifondoro che mi… faceva del male, o cose simili, così mi ha detto di stare attento. Beh ieri, quella stessa ragazza ha cominciato a seguirmi e a saltarmi addosso ogni volta, urlando che “anche” lei mi ama e che sapeva che prima o poi io avrei ricambiato i suoi sentimenti…»
Hermione sgranò gli occhi smettendo di masticare, deglutì rumorosamente e serrò le labbra, non credendo a quello che aveva appena sentito.
«Non mi lascia in pace da ieri sera! Me la sono ritrovata che bussava alla porta della mia stanza in dormitorio alle tre di notte!» Raccontò esasperato. «Insomma… secondo te Luna ha poteri divinatori? Perché diciamo che di questa storia è quello che mi sconvolge di più… Oh merd…!» Esclamò, lanciando un’occhiata terrorizzata alla porta, nascondendosi come un lampo sotto il tavolo. Hermione si voltò verso l’entrata, Michelle Barker era appena entrata cercando con gli occhi qualcuno per tutto il tavolo di Grifondoro, e quando la vide si diresse verso di lei a passo deciso.
«Dov’è Harry?» Domandò senza nemmeno salutare. Hermione alzò le spalle.
«Non è ancora arrivato» Disse, contravvenendo al suo voto di silenzio. La ragazza la scrutò per un secondo poi guardò alle sue spalle.
«E quel piatto mezzo pieno dietro di te?» Le domandò sospettosa.
«Era già qui quando mi sono seduta.» Mentì, tentando di rimanere impassibile. Michelle la scrutò ancora da capo a piedi, con sguardo truce, poi si allontanò uscendo dalla Sala. Harry aspettò qualche secondo poi sbucò da sotto il tavolo, con i capelli più scarmigliati del solito. Hermione sentì un ulteriore fitta allo stomaco, e represse quella parte dentro di sé che in quelle condizioni lo trovava piuttosto attraente.
«Luna aveva ragione. È completamente pazza.» Disse Harry, fissando ancora la porta, ma non tornò a sedersi, prese la sua borsa e si alzò in piedi «Credo andrò a chiudermi nell’aula di Storia della Magia un’ora prima della lezione… almeno lì sarò al sicuro.» La informò, e salutandola scappò via guardingo.
Hermione sospirò, per poi poggiare la fronte sul tavolo. «Sono rovinata»

Quella fu una delle giornate più catastrofiche della sua vita. Ogni lezione che passava insieme ad Harry e Ron era una tortura.
Tutte le volte che avevano avuto lezione in passato e lei avrebbe voluto che fosse stato Harry a sederle accanto, Ron si infilava fra di loro. Questa volta non lo fece nemmeno una volta, anzi, sedette per quasi tutte le lezioni con Dean e Neville in un altro tavolo, a progettare la successiva scappatella di Quidditch “illegale”, lasciandola da sola con Harry che, ad acuire la sua difficoltà di concentrazione, si dimostrava sempre dolce, gentile e disponibile. Non solo, durante il pranzo le aveva anche chiesto se stesse bene avendo notato qualcosa che non andava.
Terribile.
Non poteva essere arrogante, immaturo e maleducato? Sarebbe stato tutto molto più semplice.
L’unico momento di riposo di quel maledetto lunedì, fu dopo pranzo, durante le sole ore di buco che aveva in tutta la settimana.
Si chiuse in biblioteca e pensò di rimanerci fino all’ora successiva. Aprì la finestra, e si creò una specie di cuccia, per così dire, circondata dai libri e dall’odore di vecchio e antico che della biblioteca le piaceva così tanto. Restò in quel silenzio per mezz’ora circa, la pace venne interrotta solo da un’infuriata Madama Pince che dopo l’ennesimo rimprovero ad un gruppo di ragazzi del terzo, decise di trascinarli dalla McGranitt, lamentando il poco rispetto che i giovani avevano per la biblioteca. Hermione sospirò, ma in quel momento il silenzio fu più suggestivo che mai, sentiva gli uccelli cinguettare fuori dalla finestra e il brusio lieve degli studenti che come lei non avevano lezione, provenire dal prato. Era un’altra bella giornata di sole, ormai la primavera sembrava voler entrare con forza, piuttosto in anticipo. E non dispiaceva a nessuno.
In quel tepore si sentì meglio, e cominciò a pensare che forse il problema non era così terribile come aveva pensato, che avrebbe trovato una soluzione indolore e tutto si sarebbe risolto.
Già, non era poi così male.
La porta della biblioteca si aprì di scatto, facendola sobbalzare, sentì che si richiudeva in fretta e rumorosamente, qualcuno parve ringraziare sottovoce e col fiato mozzo l’assenza di Madama Pince. Hermione sentì i passi di quel qualcuno farsi strada fra gli scaffali, mentre ansimava e borbottava qualcosa di incomprensibile ma che sembrava tutto fuorché carino.
Quando un ragazzo scarmigliato, con la camicia fuori posto e la cravatta in disordine sbucò dall’angolo il cuore le balzò in gola.
Decisamente qualcuno ai piani alti si stava prendendo il gioco di lei quel giorno.
Harry aveva una faccia a metà fra lo sconvolto e il terrorizzato, fissava ancora la porta come se si aspettasse che un’orda di zombie la buttasse giù per mangiargli il cervello. Quando si accorse di lei, la guardò come se fosse un salvagente in alto mare. Si infilò fra la panca, nello stretto passaggio fra il tavolo e gli scaffali, e le si sedette accanto, ancora ansimando. Indicò la porta e fra un respiro e l’altro disse: «Mi ha preso il maglione» Hermione si voltò perplessa, non capendo. Harry scandì lentamente «Quella pazza… mi ha preso il maglione. Mi stava spogliando in corridoio!» Esclamò infine, sconvolto. Hermione spalancò gli occhi, e sporgendosi dette una veloce occhiata alla porta, ancora chiusa. «Oddio…» Sospirò lui, gettandosi indietro, esausto, senza dire più una parola.
Hermione gradì il silenzio, cercando di non pensare che lei e gli altri avevano aizzato contro Harry un cane rabbioso, senza alcun motivo valido…

Quando Harry si riprese, capendo che probabilmente la Barker non lo avrebbe cercato in biblioteca, tirò fuori i libri e si mise a studiare in silenzio, accanto a Hermione. Tra il tepore di fuori, la quiete della biblioteca che sembrava essere vuota a parte loro, e la compagnia di un Harry taciturno, Hermione si sentì di nuovo meglio. Forse sarebbe riuscita ancora a stare con lui senza dare di matto ogni volta. Era un sollievo.
Stettero così per quasi un’ora, fin quando lui fece qualcosa che mai e poi mai avrebbe dovuto fare in una situazione del genere.
Cominciò a canticchiare.
Non è che a Hermione desse fastidio, anzi. Di solito quando si ritrovavano da soli in biblioteca a studiare, capitava spesso che, soprapensiero, Harry canticchiasse qualcosa sottovoce, e a lei piaceva. Le teneva compagnia. Con Ron era impossibile perché, nel suo sforzarsi di comprendere quesiti logici e formule dai libri di testo, ogni volta sbraitava contro Harry, nervoso e impaziente per quella distrazione.
Però quella volta non era il suo canticchiare il problema di Hermione, piuttosto cosa.
Harry stava canticchiando Michelle, dei Beatles. Hermione ricordò che l’aveva fatto anche con Phillips, e che probabilmente la canzone che Ron non ricordava era proprio quella.
«Michelle, ma belle. Sont les mots qui vont très bien ensemble, très bien ensemble…» Sussurrò lui, con un accento francese un po’ discutibile, senza pensarci, per poi richiudere la bocca e tornare solo a canticchiarne il motivetto.
Hermione cercò di ignorarlo, e fu sollevata quando Harry, in un moto di concentrazione profonda, fece silenzio dedicandosi alla pagina complessa che stava leggendo.
Purtroppo per lei durò poco, e di nuovo riprese quel lieve canto innocente e quasi inudibile.
Ci provò. Provò davvero a ignorarlo, e per dieci minuti ce la fece, ma qualcosa dentro di lei premeva per uscire. Avrebbe potuto semplicemente chiedergli di smetterla.
«Oh insomma ma devi proprio fare così?» Sbottò, con la voce leggermente isterica. Harry rimase a fissarla, preso alla sprovvista, aveva una matita fra le labbra che solitamente mordicchiava mentre studiava, la tolse dalla bocca lentamente, come a voler evitare altro che potesse irritarla.
«Scusa…» Mormorò mortificato, ma anche un po’ sorpreso della sua reazione.
I loro sguardi si incrociarono per un istante, ma Hermione sentiva di avere ancora addosso un’aria truce.
Tornarono sui libri in silenzio, ma ormai il danno era fatto. Il motivetto della canzone le era entrato in testa e non voleva lasciarla in pace, e ci volle poco perché si evolvesse, finché non ebbe un concerto dei Beatles in testa, che le martellavano ripetutamente il cervello.
These are words that go together well, my Michelle...
Buttò il libro per aria, che fece un piccolo salto ma il cui tonfo echeggiò per tutta la biblioteca deserta.
«Oh, diavolo! Si può sapere che cosa ha questa qui da farti impazzire tanto?» Domandò, lasciando perdere l’autocontrollo. Harry alzò di nuovo lo sguardo, confuso. «Io non capisco perché non ce l’hai detto! Ok, Ron lo sa ma… io? Perché non me l’hai detto, eh? Che poi in realtà tu non hai detto proprio un bel niente!» Lo minacciò puntandogli un dito contro. «Allora, chi è? Hai fatto finta di non conoscerla la Lefevre, vero? È lei, VERO? Ma certo che è lei, dannazione!» Sentì un nodo salirle in gola, tentò di fissare tutto fuorché lui così lasciò vagare i suoi occhi per tutta la stanza. Harry continuò a non capire.
«Hermione… non so nemmeno di cosa stai parlando…» Disse, preoccupato.
Lei gettò un ruggito frustrato «Non fare il cretino! Di lei! Di quella… Michelle!» Pronunciò quel nome come se stesse parlando della cosa peggiore del mondo. Si sentiva un’idiota, la gola le bruciava e non riusciva a smettere di urlare. Notò però Harry spalancare gli occhi. «Per colpa tua, abbiamo girato tutta la scuola in cerca di questa qui! Abbiamo chiesto a quella pazza della Barker…»
«Cosa? Siete stati voi a…» Tentò di ribattere lui, sconvolto, ma lei alzò la voce per sovrastarlo.
«E poi siamo andati da quella, Madame Michelle Lefevre!» La canzonò «Ma tu hai detto che non conoscevi nessuna delle due, l’hai detto a Luna!» Urlò, Harry inarcò le sopracciglia.
«No, aspetta… Luna era d’accordo con voi?»
«Sì! Io, Ron e Dean!» Confessò, tanto valeva dire tutto ormai. «Insomma Harry? Si può sapere chi diavolo è questa qui? Se non è della scuola, chi è? Una babbana? O magari ti piacciono le donne più grandi, come a Ron, che ha da sempre una cotta per Madama Rosmerta… allora? Chi é? È Madama Rosmerta?» Urlò ancora, agitata e nervosa. Harry la fissava in silenzio, piuttosto scosso. «Ma poi perché proprio Phillips? Quell’idiota di Phillips!» Le sembrò di sentire la voce di Ron uscire dalla sua bocca mentre lo diceva. Scoprì solo in quel momento di non avere nient’altro da urlare, attese quindi una risposta da Harry, mentre il suono del suo respiro restava l’unico in quella sala. Perfino gli uccelli sembravano essersi zittiti.
Harry si prese un secondo per elaborare ciò che lei gli aveva appena detto, e quando lo fece la sua reazione fu totalmente spiazzante.
Scoppiò a ridere, e mentre rideva tentava di parlare: «Voi…» Risata «Voi avete…» Altra risata «Voi avete girato tutta la scuola…» Si piegò in due, tentando di riprendere fiato «Tutta la scuola per conoscere… Michelle?» Chiese, a stento, mentre poggiava la fronte sul libro, ridendo come un matto.
Hermione si sentì disorientata. Era pronta a tutto.
Era pronta alle urla, a lui che cominciava a dirle che la sua vita privata non era affar loro, che il comportamento che avevano tenuto non era per nulla maturo o da “amici”. Ma a questo… non sapeva come reagire. «Oh mio Dio…» Mugolò Harry, tentando di riprendersi, si asciugò le lacrime dagli occhi e tirò su col naso, dandosi un contegno. Un altro paio di risatine lo scossero ma riuscì comunque a continuare, fissandola negli occhi ancora sorridendo «Ma siete pazzi!» Esclamò «Se volevi davvero saperlo, perché non venivi da me e me lo chiedevi?» Disse, lei fu un attimo interdetta.
«Ron l’ha fatto, ma tu gli hai detto solo “Michelle” un po’ vago, non ti pare?» Rispose, acida.
«Infatti come vedi Ron sa mantenere molto bene un segreto di questo genere…» Ribatté lui ironico, sicuro di sé e ancora divertito.
«Sì, beh… non potevo venire da te e chiedertelo, non aveva senso…»
«Perché invece aizzarmi contro una pazza scatenata, sì?» Rise, indicando con un pollice la porta alle sue spalle, anche se stavolta la risata fu leggermente isterica.
«Ecco noi… la situazione in quel caso c’è un po’ sfuggita di mano…» Si giustificò lei, rendendosi conto però che il discorso stava prendendo una piega che non le andava a genio.
«Ok.» Si fermò Harry, facendo un gesto con le mani come a dire: chiudiamo qui questo discorso. Come se le avesse letto nel cervello. Si raddrizzò e la fissò negli occhi «Quindi il tuo problema è sapere solo chi è Michelle, giusto?» Le chiese, diretto. Lei si sentì di nuovo spiazzata, era davvero così facile?
«I-io… sì. Sì è così.» Rispose, anche se sentiva qualcosa nell’aria che la metteva a disagio. Harry si puntellò su un gomito sopra il libro di Trasfigurazione, e le sorrise in un modo furbo che le fece andare il sangue alla testa.
«E perché ti interesserebbe così tanto
«Ecco… credo di volerla conoscere, voglio essere sicura che sia una ragazza gentile, e che non ti faccia… soffrire…» Mormorò appena l’ultima parola. Harry alzò le sopracciglia.
«Grazie» Sussurrò. Le venne la pelle d’oca.
«Harry… insomma, chi è? È Michelle Lefevre?» Chiese esausta, senza riuscire a trattenersi.
«Io non so nemmeno chi sia questa Lefevre» Rispose lui, alzando gli occhi al cielo per l’insistenza. Ma lei non gli credette.
«Harry, sul serio, se è lei non credo proprio che possa essere la ragazza giusta per te…» A questa frase gli occhi di Harry mandarono un lampo. Tornò a fissarla intensamente, sorridendo di nuovo come prima, furbo e curioso, ancora puntellato sul gomito.
«Ah sì? E quale sarebbe la ragazza giusta per me?»
Nonostante si sentisse a disagio, e perforata da parte a parte da quegli occhi verdi, rispose: «Beh, tu meriti una ragazza sensibile e intelligente, che sappia apprezzare i tuoi punti forti ma che riesca ad accettare anche i tuoi difetti. Meriti qualcuna che ti stia vicino… che ci sia… sempre… per te…» Pronunciò le ultime parole sconnesse, perché lui aveva preso a osservarla ancora più intensamente, col sorriso in volto, come divertito dalla situazione. Hermione si rese anche conto di aver appena dato la descrizione di sé stessa, o almeno di quello che lei pensava poter o voler essere per lui. Forse era un po’ presuntuosa, ma al momento non gliene importava molto. Lui continuò a sorridere, e lei avrebbe voluto urlargli di smetterla, che era proprio fuori luogo, visto il suo stato d’animo.
«Ma io l’ho già trovata una ragazza così» Disse improvvisamente Harry.
Hermione sentì un peso improvviso al petto, e il viso rabbuiarsi «Oh. Beh, allora… è proprio la ragazza giusta per te» Si sforzò di sorridere, ma ebbe la sensazione che fosse venuto fuori qualcosa di nemmeno paragonabile ad un sorriso e forse più vicino ad una smorfia di dolore. «Perché allora non glielo dici Harry?» Ma cosa stava facendo? Lo stava incitando ad aprirsi con quella Michelle? Era un atteggiamento autolesionistico!
«Perché non sono sicuro che lei provi lo stesso per me…» Le rispose lasciando, del sorriso sul suo volto, solo una lieve traccia nell’espressione degli occhi.
Avrebbe voluto dirgli di lasciare perdere, che ne avrebbe trovata un’altra. Ma non poteva essere egoista e pensare solo a sé stessa, Harry aveva bisogno che lei gli dicesse di andare da Michelle e dirle tutto, e che sarebbe stata una ragazza molto fortunata ad averlo accanto. Ma lui parlò prima che tutti questi pensieri potessero uscire dalla sua bocca «Insomma…vuoi ancora sapere chi è Michelle?»
Lei lo fissò negli occhi e sospirò. «Certo…» Rispose debolmente, con un finto sorriso e tanta amarezza.
«Sicura sicura?» Insistette lui, lei alzò gli occhi al cielo.
«Dai, Harry…»
«Va bene, va bene…» Harry si guardò intorno, poi le si sedette più vicino, silenziosamente, come cercando un angolo più appartato per dirle il suo segreto. Prese fiato e disse: «Mio zia Petunia aveva tanti difetti, era isterica, ingrata e incapace di fare il genitore…» Hermione all’inizio ebbe un sussulto oh mio dio non posso credere che abbia una cotta per sua zia Petunia! aveva pensato senza riflettere, ma il suo cervello (fortunatamente) era ancora abbastanza cosciente da capire quanto idiota fosse quel pensiero, così, anche non capendo l’affinità di quell’introduzione, lo lasciò continuare «Nonostante questo… anzi, paradossalmente, era una grande amante della musica.» Disse Harry «Tra i suoi gruppi preferiti c’erano proprio i Beatles.» Fece una pausa, abbassando lo sguardo «Una volta, lei era da sola in casa, io stavo tornando da una delle mie passeggiate di solitudine , più che altro spinto da lei che non voleva le stessi fra i piedi. Ma quella volta tornai a casa prima del solito, perché Dudley e i suoi amici continuavano a girarmi intorno al parco, così, dalla finestra aperta, sentii mia zia far girare un vecchio LP dei Beatles, e ballare in casa come se fosse di nuovo una ragazzina con un po’ di umanità in corpo…» Hermione sorrise sinceramente, per la prima volta in quel giorno «… così mi sdraiai in mezzo alle aiuole, come facevo spesso, per ascoltare cosa dicevano, la radio o nascondermi. Quella volta sentii tutto LP dei Beatles, e mi piacque un sacco. Così, quando mi rinchiusero in soffitta a pulire e riordinare, trovai, nascosti in un vecchio scatolone, tutti i dischi di mia zia, scoprii anche che uno aveva la dedica di mia madre…» Hermione trattenne il fiato «Evidentemente glielo aveva regalato per qualche occasione speciale.» Harry sorrise, malinconicamente, trascinando anche lei. «Così, ogni volta che restavo da solo in casa, prendevo uno di quei 45 giri e lo ascoltavo tutto il tempo. Sentendo i loro testi pensavo che mia zia doveva rivedervi dentro una vita che aveva perso, e che non avrebbe più vissuto. Imparai tutte le canzoni a memoria e fino a poco prima di ricevere la lettera da Hogwarts, crebbi praticamente con loro musica, erano l’unica cosa che potevo ascoltare, oltre alla sgangherata radio di mio zio, sintonizzata quasi esclusivamente su radiogiornali e canzonette anni ottanta puritane e conformiste.» Hermione sorrise di nuovo.
«Harry, ma questo cosa…?» Fece per chiedere, con un tono molto più pacato di prima, quasi a non voler spezzare quell’attimo. Lui la interruppe con un gesto della mano.
«Ti ricordi quando andasti in Francia con i tuoi genitori, qualche anno fa?» Le domandò, lei annuì. «Ecco, mi rimase così impresso il tuo entusiasmo, soprattutto perché ci parlasti continuamente di quel viaggio per quasi tre mesi…» Scherzò, lei rise ricordando. «Ti eri letteralmente innamorata della Francia, così ogni tanto ci ripensavo, quando capitava il discorso magari, e col tempo l’associazione di idee Hermione-Francia divenne automatico…» Harry le sorrise, ma lei continuava a non capire. Notò che si era spostato lievemente ancora verso di lei, e che la sua voce si era fatta più bassa e il viso più serio. «Così mi ritornarono in mente le strofe in francese di una canzone dei Beatles…»
«Michelle…» Sussurrò senza fiato lei, prima di avere un esplosione di sensi, di pelle d’oca e quant’altro mentre lui le poggiava, senza che se ne fosse nemmeno resa conto, le labbra contro le sue.
La pelle d’oca le salì fino alla nuca, sentì ogni centimetro del suo corpo rabbrividire. Il calore del suo viso sul suo, il cuore che le batteva forte dentro il petto, cercando di uscire. Soprattutto la morbidezza della sue labbra e quel lieve movimento, delicato e intimo, che la riportò alla realtà.
Hermione sussultò, poco dopo che lui si era allontanato lentamente da lei. Il bacio fu breve e casto, ma in fondo doveva essere solo la risposta a quella domanda che l’aveva tormentata per giorni. Quando aprì gli occhi, Harry si era allontanato abbastanza da lei, almeno col viso, cercando evidentemente di rispettare i suoi spazi perché, come aveva detto prima, non era sicuro che lei ricambiasse.
Il suo corpo urlava Si! Ma la sua bocca disse:
«No…» Mormorò, e poté leggere un po’ di panico negli occhi di Harry. «N-non posso essere io… tu… tu hai detto Michelle. L’hai detto a tutti, e adesso mi vorresti fare credere che…» Harry, che nel frattempo aveva sorriso rincuorato, la zittì di nuovo con un altro bacio. Il suo corpo trovava tutto questo così gradito che la spingeva verso di lui, ma la sua mente, come al solito la costrinse ad allontanarsi, non di molto ma lo fece, continuando il suo sproloquio, con una mano sul petto di lui per tenerlo lontano, cosa che non l’aiutava visto il battere incalzante del cuore di Harry «Mi stai davvero dicendo che non hai idea di chi sia Michelle Lefevre? Probabilmente una delle ragazze più affascinanti di questa…» Un altro bacio, stavolta Harry si mosse piano sulle sue labbra, rendendo il suo corpo e la sua mente ancora più ostili l’uno all’altra. Non aiutò inoltre il sorriso che lui aveva sulle labbra, quando lei lo spinse di nuovo via, benché non si rendesse conto in realtà di stargli tenendo ben stretta la camicia, invece che tentare di lasciarlo. E ancora «I-io… non posso essere io… non posso essere io la ragazza che ti ha fatto perdere la testa… non è possibile… non sono minimamente bella come la Lefevre e… non… è…» Lui continuava a sorriderle ad un centimetro dal suo viso. Le parole le morirono in gola, e stavolta fu lei che, prendendogli il viso fra le mani, lo baciò.
Era così saporito. Proprio così… saporito. Sapeva di buono, di Harry. Di piacere puro.
Non fu più un bacio casto. Lui aprì di poco le labbra per accarezzarle il labbro superiore e lei ne approfittò per insinuarsi senza tanti complimenti. Lo sentì sorridere anche mentre si baciavano, e la contagiò. Fu un po’ imbarazzata quando le sfuggì un mugolio di piacere, ma lui ne parve divertito. Percepì lo scaffale dietro la sua schiena, e capì che si erano trascinati fino all’angolo, chiusi tra i libri, il muro e il tavolo.
Quando si fermarono, ansimando, lui sorrideva ancora e lei lo fissava come se non ci credesse.
«Sei un idiota…» Ansimò lei.
«Lo so…» Le rispose Harry, tranquillo.
«Mi hai fatto uscire pazza…»
«Mi dispiace»
Un attimo di silenzio.
«Non mi avevi mai detto della tua passione per i Beatles…»
«Ci sono tante cose che non ti ho ancora detto di me…» Rispose malizioso. Lei sorrise.
«Dobbiamo rimediare…» Sussurrò. Per poi lanciargli uno sguardo eloquente che lui comprese al volo, con un altro sorriso.
«Ok…» Mormorò in risposta a quegli occhi, ma prima di tornare sulle sue labbra, disse «E per la cronaca… sei bellissima. E milioni di volte meglio di qualunque altra ragazza da cui tu ti sia sentita adombrata in questa scuola…»

Getting Better

Ron l’aveva presa bene, anche se probabilmente non aveva sentito metà del discorso che Harry e Hermione stavano cercando di fargli senza turbarlo e andandoci molto cauti. Aveva annuito distrattamente, e poi aveva chiesto ad Harry quale era secondo lui la tattica migliore per avvicinare Michelle Lefevre. Harry aveva sospirato, mentre Hermione si era ripromessa di tornare sul discorso più tardi. Comunque Ron dava l’idea di aver capito, anche se vagamente.
Harry sospirò per l’ennesima volta mentre camminavano per il corridoio.
«Dai, la prossima volta andrà meglio» Lo consolò Hermione.
«Sì, è che speravo di concludere presto questo discorso. Se deve urlarmi in faccia preferisco che lo faccia subito…» Rispose lui, sconsolato.
«Non urlerà, scommetto che sarà più imbarazzato per i guai che ha combinato con quella storia de “alla ricerca di Michelle”, che per noi due…» Ridacchiò lei.
«Lo spero.» Ma dopo che ebbero svoltato l’angolo Harry si fermò di colpo. «Oh no…» Fissava davanti a sé mentre Michelle Barker andava in giro per il corridoio, scansando malamente gli studenti, alla sua ricerca. Gli occhi di Hermione divennero due fessure.
«Vieni. Adesso risolviamo questo problema…» Prese Harry per mano trascinandolo a passo normale per il corridoio. Quando Michelle li vide fece un salto di gioia, e cominciò a catapultarsi verso Harry, che già terrorizzato premeva per scappare, Hermione invece, lo attirò a sé e lo baciò.
Poté sentire chiaramente il respiro mozzato della Barker, mentre si fermava a pochi metri da loro.
«Tu!» Urlò, infuriata.
«Oh! Michelle, come stai?» La salutò Hermione con nonchalance, allontanandosi appena da Harry.
«Tu! Voi! I-io… cosa diavolo succede? Harry!» Balbettò in preda al panico, cercando aiuto dal suo prediletto, Hermione inarcò le sopracciglia.
«Noi te l’avevamo detto che non era lui, ma Harry Fisher. Sei tu che non hai voluto crederci»
La ragazza parve sull’orlo di un attacco isterico, emettendo solo strani gridolini dalla bocca scappò via.
Hermione sorrise «Problema risolto» Sistemando la cravatta ad Harry, che la fissava incredulo.
«Chi diavolo è questo Harry Fisher?» Chiese, perplesso.
«Mmh… un capro espiatorio.» Sorrise lei.
Ripresero a camminare, con Harry che ancora la ringraziava per averlo liberato da quell’ossessa. Hermione rise, ma c’era ancora qualcosa che le passava per la mente.
«Posso chiederti una cosa?» Gli domandò.
«Tu puoi chiedermi tutto» Rispose lui, senza esitazione, Hermione rise arrossendo un po’.
«Ecco…» Si scostò i capelli dal viso, non sapendo esattamente come porre la domanda «… quando Luna ti ha chiesto della Lefevre e della Barker tu eri in Sala Grande e…»
Harry sorrise, capendo «Vuoi sapere cosa facevo disteso sul tavolo di Grifondoro?» Hermione annuì. «Beh, se devo proprio essere sincero… non lo so neanche io. So solo che a volte ho bisogno di un posto dove stare da solo con i miei pensieri, e quel giorno la Sala Grande aveva un’aria molto attraente.» Sorrise, contagiandola.
«E a cosa pensi?»
«Mmh… un po’ a tutto. Ai miei genitori, a cosa farò dopo Hogwarts, alla mia vita…»
Hermione lo fissò, mentre gli occhi di lui si perdevano nei pensieri, finché non aggiunse con un lieve sorriso «A te. Ecco sì, quella volta eri un pensiero piuttosto fisso…» Risero, mentre lui toglieva la mano da quella di lei per cingerle le spalle, stringendola a sé. «E anche che…» Continuò poi, con un tono colpevole «Che forse non avrei dovuto comprare tutti quegli Schizzolucevolanti…»
Hermione spalancò gli occhi «Cosa!? Sei stato tu?»
Harry si portò una mano alla nuca, colpevole «Beh sì. Avevo bisogno di un diversivo o non sarei mai riuscito a rimanere da solo con te… così…»
«Ma Ron… lui ha detto che li aveva portati un ragazzino di quinta» Specificò Hermione, perplessa.
«Ehm… io li ho comprati e io li ho regalati a Andy, pregandolo di non dirlo a nessuno…» Harry raggelò per l’occhiataccia che gli aveva appena lanciato Hermione.
«Sai che la McGranitt è venuta a sapere dei giri di scommesse nei dormitori, e che ha chiesto ai Prefetti e ai Caposcuola di confiscare tutti qui cosi? E sai che mi ci vorrà una vita per scovarli tutti, visto che Ron svanisce misteriosamente ogni volta che dovremmo farlo, perché il suo… coso, è uno dei più veloci della scuola, e sta guadagnando tantissimo?» Lo ammonì Hermione, con un tono gelidamente finto-allegro.
«Ehm… sì. Mi dispiace» Si scusò Harry mortificato, ma lievemente divertito.
«Ovviamente adesso tu mi aiuterai a confiscarli tutti, giusto?» Più che una domanda era un’imposizione.
«Ovviamente…» Rispose lui, arreso all’evidenza. Nonostante tutto però, entrambi scoppiarono a ridere pochi secondi dopo. Quando le risate sfumarono, Hermione lo guardò sorridendo.
«Sai, mi piacerebbe provare uno di quei momenti “Harry solo con i suoi pensieri”»
Lui le sorrise di rimando «Da quel che mi risulta la Sala Grande è sempre lì…»
«E il cielo oggi è particolarmente invitante» Mormorò lei.

  
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