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Autore: Natalja_Aljona    10/04/2011    3 recensioni
Natal'ja vende fiammiferi e sogna la Rivoluzione.
Siberiana fin nelle ossa e nel sangue, nel cuore e nell'anima, nipote di uno dei capi dei Decabristi ed ultima erede della famiglia russa più temuta dallo zar, è quasi impazzita in prigione ma sa che non è finita.
Geórgos vive per la guerra e per il cielo di Sparta.
Nato durante la Guerra d'Indipendenza Greca e nipote del capo dei Kléftes, i briganti e i partigiani del Peloponneso, ogni notte spara alle stelle perché ha un conto in sospeso con gli Dei.
Feri è uno zingaro ungherese, il terzogenito di Kolnay Desztor, il criminale del secolo, e il più coraggioso dei suoi fratelli.
Legge il destino tra le linee della mano, e tre anni di galera e lavori forzati non sono bastati a fargli smettere di credere nel suo.
Nikolaj, ussaro polacco e pianista mancato, crede di aver perso tutto.
Sa che l'epilessia, i complessi d'inferiorità nei confronti del padre morto, l'ossessione per sua cugina e i suoi sogni infranti lo uccideranno, ma la sua morte vuole deciderla lui, e a ventidue anni s'impicca per disperazione e per vendetta.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Quattordici - Subordinata


"Così giovane e così impietosa?"

"Così giovane, mio signore, e così sincera"

(Re Lear, William Shakespeare)



Ad Audrey non piaceva il convento.

Le sue compagne pregavano, lei voleva lanciare maledizioni.

Così stava zitta, faceva la subordinata.

Aveva dei bei lineamenti e due occhi dolci da ragazzina.

Non le servivano a niente.

Non si rassegnava all'idea di essere lì dentro, insieme a decine di altre giovinette innocenti.

Secondogenite? Ribelli? Scomode.

Gli uomini erano sempre stati dei veri codardi, davanti alle donne scomode.

Audrey si legava i capelli con nastri colorati, facendosi la riga di lato.

Tutte le mattine si cospargeva di cipria il volto, perché detestava il pallore malsano delle suore, lei.

Era caduta nella trappola della società, nel finto affetto di un fratello che non era mai stato un fratello, che l'aveva resa così, subordinata.

Era diventata scomoda al mondo intero, anche a quel convento.

Però una soddisfazione l'aveva avuta, Audrey.

Gli aveva sputato in un occhio, a quel fratello, l'aveva umiliato.

Schiava della società.

Le aveva sempre fatto schifo, quella parola, schiava.

Lei era andata a piedi nudi per le strade, in pieno inverno, sotto agli occhi increduli degli aristocratici.

Lei aveva avuto i capelli lunghi fino al ginocchio, come la Venere del Botticelli, finchè non l'avevano costretta a tagliarli.

Lei si era presa tante quelle bacchettate sulle dita, durante gli studi, dai precettori, che ne portava ancora il segno.


In convento non le davano retta, se non per rimproverarla.

Audrey Jane Chantefleur era nota per il nome del fratello, il "famoso" Stephen.

Quest'ultimo suscitava larghi sorrisi da teatrini aristofaneschi, il suo nome un leggero brusio di sussurri imbarazzati.

Aveva poco più di ventidue anni, capelli scuri, incredibilmente contrastanti con i sottili crini biondi del fratello, e una carnagione da indiana.

I suoi occhi erano chiari, quasi trasparenti, di una tonalità di grigio che ricordava la fine dell'inverno, con quella luce primaverile che, vindice della fredda stagione, trafiggeva le nubi.

Aveva una bellezza di difficile interpretazione, Audrey, non di quelle che saltavano all'occhio al primo sguardo, ma era giovane e piena di vita, con un fascino mozzafiato, fremente e sfrontata più che mai, anche tra le mute mura del convento.

Si rifiutava di indossare gli abiti che l'avrebbero per sempre contraddistinta come una "serva del Signore" e il buio soggolo che impietoso le avrebbe nascosto la luce del viso.

Si rifiutava di essere Audrey Jane, la novizia.


Suo fratello non aveva voluto sentire ragioni.

E quando mai?

L'aveva delusa.

Tutti quei poveri bambini greci.

Suo fratello e il suo accordo con gli Egiziani.

Tutti venduti tranne uno, il protetto di Ibrahim Pascià.

Brian George, lo chiamavano.

La nave degli orrori.

Veronique che era scappata di casa, per non assistere agli scempi del fratello.

Mostro.

Jean-Claude che voleva denunciarlo.

Jean-Claude riverso sui gradini di casa.


Lacrime di coccodrillo.

“Perché mi costringi a questo, Jenny?”.

Lacrime che si era asciugato con la manica della camicia.

La dolce stretta che diventava sempre più forte sul suo polso.

Un cuore l'aveva avuto anche lui.

L'aveva venduto per un pugno di monete d'oro.

Suo fratello.

Era sempre stato il suo fratello preferito.

Facevano sempre a turno per prenderla in braccio, i suoi fratelli.

Lei era Jenny, la piccola di casa.

Stephen non aveva mai avuto bisogno di turni.

Anche se la prima volta l'aveva fatta cadere.

Suo fratello.

Non ti farà chiudere in convento, scherza, non lo farà davvero”.

Veronique gliel'aveva ripetuto fino all'ultimo.

L'ultimo giorno era scappata di casa, perché non ci credeva nemmeno lei.

Aveva capito che non c'era più niente da fare.

Aveva capito che l'avrebbe fatta cadere anche quella volta.



Jenny, tu gli hai sempre voluto bene più di tutti”.

Così si giustificava Veronique nell'ultima lettera.

Codarda.

Forse, se non gli avesse voluto così bene, non sarebbe rimasta.

Perché tra la codardia dimostrata da Veronique e l'ingiustizia subita da Jean-Claude c'era lei, Audrey Jane.

Quella che si fidava, l'ultima ad andarsene.

Quella che sfidava, e alla fine non otteneva niente.



In convento faceva sempre freddo.

O era lei che restava sempre smanicata, per puro spirito di ribellione?

In convento mancava l'aria.

O era lei che aveva paura di respirare?

In convento l'orologio era sempre fermo sulla solita ora.

O era il tempo delle ribellioni, ch'era finito?



Gli uomini ti cambiano

E tu piangi mille notti di perché

Invece, gli uomini ti uccidono

E con gli amici vanno a ridere di te

(Gli uomini non cambiano, Mia Martini)




Note


Capitolo particolare, questo.

Breve, più che altro per presentare un nuovo -ma importante- personaggio.

Si può definire, uhm, piuttosto amaro, se non fosse che, conoscendo la storia del titolo, mi fa scoppiare a ridere ogni volta che lo rileggo.

Subordinata. La reclusione in convento, un fenomeno che ha visto protagoniste davvero tantissime ragazzine considerate “scomode”, per motivi estremamente e terribilmente vari.

Subordinata. Proposizione subordinata di primo o secondo grado, esplicita o implicita, subordinata alla coordinata o alla proposizione principale. Pagina 74 del mio libro di grammatica, analisi del periodo.

Sommate tre ore di grammatica al venerdì, un caldo da far bollire i neuroni, le mie elucubrazioni mentre schematizzo l'argomento e intanto abbozzo il capitolo sul libro di grammatica, con la mia compagna di banco che si domanda come mai impieghi mezz'ora a schematizzare quattro concetti...e avrete questo capitolo.

Assurdo, vero? ;)


Siparietto comico a parte...la condizione della donna è un argomento che mi è sempre stato a cuore -non per niente lo porterò all'esame al posto della Rivoluzione Russa che pensavo prima- e ci sono stati innumerevoli soprusi subiti dal genere femminile nel passato -ma purtroppo anche adesso-.

Così questa è la storia di Audrey, un personaggio che, nel corso della storia, potrebbe riservare non poche sorprese, ma che già in questo capitolo dice molto sulla sua storia, e un pochino anche su quella di George, ovviamente dal suo punto di vista.


Il prossimo sarà un capitolo complicato. Ci ho pensato parecchio, mi sono chiesta se era davvero il caso di separare per l'ennesima volta i nostri protagonisti, seguendo le orme del mio “maestro” Victor Hugo ;)

Insomma, come si sarà già capito, ho una predisposizione naturale per le tragedie, ma, al contrario di Vic (tra me e Victor non sono mai esistite formalità) penso che anche quest'ultimo colpo di scena avrà buon esito...ho provato a immaginare un finale “alla Hugo”, ma ci sto male fisicamente, da tanto che mi sono affezionata ai miei personaggi, quindi penso che la storia finirà -quando finirà- in parte bene.

Il prossimo colpo di scena sarà molto utile ai fini della trama, e, sebbene molto triste per George e Natal'ja, potrà portare a svelare, piano piano, il colpevole e il movente dell'omicidio di Nikolaj.


A presto ;)

Marty

  
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