Saaaalve a tutti!!! ^o^ Quanto tempo che non ci si sente…saranno sei mesi, giorno più giorno meno…<.<
Non stupitevi, voi che non mi conoscete ancora bene…io sono veramente mooolto famosa per i miei incredibili ritardi…ma stavolta giuro che non è colpa mia! OO Avevo già scritto più della metà del capitolo quanto….quell’ignobile caffettiera del mio vecchio computer è partita! ç.ç Caput, zero, nisba, nada, completamente andato…ho dovuto farmi in 4 per recuperare tutti i miei preziosissimi dati…mettendoci un secolo fra l’altro perché poi naturalmente s’è messa di mezzo la scuola…
Croce
e delizia di ogni scrittore di fan che si rispetti…la scuola (per chi l’ha
frequentata e chi la frequenta) ha creato sempre problemi…-.-“
Al rogo!!!!! *.*
Comunque, ritornando ad argomenti più
importarti, in questo cap vedremo finalmente l’inizio della fic…dando il via ad
una serie di eventi che andranno sempre più a complicarsi man mano che si va
avanti con la storia…Oo e chissà che capiterà a Tokio e a quel simpaticone di
Saito? ^.-
Ok, vi lascio andare prima che mi
tiriate addosso quei carinissimi mortaretti…a dopo! ^O^
Piccola
nota: i dialoghi scritti in corsivo sono in lingua straniera…le spiegazioni a
dopo…
Bye
^.^
Cap uno
5°
anno dell’era Meiji (1872) Porto di Tokyo
Alzò lo sguardo al cielo limpido e sereno mentre la brezza marina le scompigliava i capelli, i richiami dei gabbiani si confondevano con le grida dei bambini e i richiami dei marinai, tutto poteva sfociare in una bellissima giornata...ma per il suo umore poteva benissimo diluviare.
Strinse il parapetto della nave con rabbia mentre gli occhi
azzurro ghiaccio si riducevano a due fessure...perché era dovuta venire li?
Perché non era potuta tornare in Europa?
Strinse e le mani finche le nocche non le diventarono bianche.
Quel posto dimenticato da Dio non era la sua casa e non lo sarebbe mai stata!
I suoi pensieri furono interrotti da un tocco gentile alla
spalla e si girò incontrando il dolce sorriso del capitano della nave, Bernard
Mason, un distinto signore di mezza età amico dei suoi genitori.
- Tokio...vieni, ti accompagno a terra...-
La ragazza chiuse gli occhi sospirando – Perché non sono
potuta tornare a Parigi, signor Mason? I genitori di mia madre mi volevano
li...-
- Questa è stata l’ultima volontà dei tuoi genitori –
sospirò lui tristemente – Il Giappone era la terra natia di tuo padre, e lui
voleva che tu crescessi qui -
- Io no – replicò secca – Se voleva che crescessi in questo
posto, perché non mi ha lasciato a Shangai? Lì almeno avevo una vita -
- Il Giappone ti piacerà Tokio...dovrai solo abituarti
all’idea...- tentò di rabbonirla il capitano ma con scarsi risultati
- Ho i miei fondati dubbi – replicò la ragazza infastidita
mentre il capitano la scortava a terra, seguiti da dei marinai con le sue valigie.
- I tuoi zii sono persone veramente gentili...tuo padre non
ti avrebbe lasciato a loro altrimenti – tentò di consolarla l’uomo
- Anche ma tante
Chouzette lo è – sibilò la ragazza riferendosi alla sua adorata zia francese
residente a Parigi
- A questo non posso proprio rispondere...- sospirò il
capitano
- Tsk -
Mason la guardò tristemente – Non fare così...il credo
c’insegna che dopo che dopo la morte c’è una vita migliore in cielo, e...-
- Si, forse – replicò la ragazza secca interrompendolo
L’uomo scosse la testa sospirando, non c’era niente da fare,
quella ragazza aveva la testaccia dura di suo padre, parlare con un muro
avrebbe dato più risultati...
Tokio fece vagare lo sguardo in giro mentre passavano in
mezzo alla gente...da un momento all’altro si aspettava di vedere le sagome dei
suoi genitori salutarla in mezzo alla folla; suo padre...il fisico statuario
del tipico praticante di arti marziali ma l’aria distinta e colta dello
studioso. Lo rivedeva passarsi una mano fra i capelli nerissimi leggermente
lunghi e tenuti dietro la nuca da un codino quando pensava, o grattarsi una
guancia dalla carnagione scura quando era imbarazzato...lui e suoi modi
bruschi, uomo solitario e di poche parole...ma Kojiro Hyoga sapeva come farsi
amare...
E sua madre...angelo biondo dai luminosi occhi azzurri e
dalle fattezze incantevoli...dietro le quali nascondeva un carattere
orgoglioso, forte, indipendente e...una lingua tagliente come una spada. Rania
de Auguste, non avrebbe mai permesso che un uomo le mettesse i piedi in testa,
nemmeno suo marito...sua madre non era il classico esempio do donna docile e
sottomessa di quell’epoca; come lei del resto.
Sorrise tristemente, le mancavano i continui battibecchi dei
suoi genitori, punzecchiarsi a vicenda era il loro passatempo
preferito...l’altro era viaggiare; all’età di 18 anni aveva girato mezzo mondo
seguendo il continuo peregrinare di suo padre...Parigi, Londra, Madrid,
Barcellona, Roma, Il Cairo, Luxor, Edimburgo, Berlino, Mosca, Atene, New York,
Hon Kong, Pechino e...Shangai...la città maledetta, sinonimo di corruzione e
perdizione...l’ultima città che i suoi genitori avevano visto, dove entrambi
erano passati a miglior vita...
Chiuse gli occhi per un momento dandosi della stupida,
doveva finirla di piangersi addosso, era patetica...
La mano gentile del capitano le sfiorò la spalla richiamando
la sua attenzione; si voltò a guardarlo infastidita per l’interruzione del filo
dei suoi pensieri – Si? –
- Eccoli – l’uomo indicò un uomo e una donna in tipici
vestiti giapponesi. Erano fermi, evidentemente in loro attesa, e parlavano fra
loro a bassa voce.
Con un sospiro di rassegnazione Tokio, scortata dal capitano
e i suoi uomini, si diresse verso di loro con la felice espressione di un
condannato a morte diretto verso il patibolo.
- Signori Hyoga – li salutò il capitano levandosi il
cappello – Non ci sono parole per descrivere il dolore della vostra perdita,
Kojiro era mio amico e la sua improvvisa scomparsa mia a sconvolto, comprendo
il vostro dolore -
- La ringrazio signor Mason – replicò suo zio chinando
leggermente la testa
Mason fece un profondo sospiro – Vorrei presentarvi vostra
nipote...- si scosto in modo da rendere la visuale libera su di lei -...Tokio
Hyoga...-
Tutti gli occhi furono puntati sulla ragazza che desiderava
ardentemente sparire nelle viscere della terra. Si costrinse a distogliere lo
sguardo dalla particella d’aria che stava fissando, e alzò lo sguardo
fissandoli cortesemente annoiata – Salve – disse atona
Il capitano passò nervosamente il peso del corpo da un piede
all’altro – Tokio...- sibilò lui
all’angolo della bocca, in inglese – Cerca
di essere un po’ più gentile –
-
Perché? Io non sono felice né di vederli né di essere qui, quindi non vedo il
motivo per cui debba mostrarmi felice – ribatté lei in lingua
- Te ne prego...-
La ragazza sorrise ironica – Beh, allora potrei fingermi una brava ragazza per poi divertimi
dopo...senza spettatori...-
-
Non lo faresti – sibilò l’uomo fra i denti, sorridendo
nervosamente ai due che li guardavano incuriositi
- No? Lei crede? Sono
un’ottima attrice...- mormorò lei giocherellando distrattamente con una
ciocca di capelli neri
- Va bene, va bene; ti
credo sulla parola...- ribatté lui perdendo le speranze
- Bene...- replicò
lei tranquilla e sorridendo leggermente. Tokio vs Adulti imbecilli. Uno a zero
per lei. Ci mancava solamente che cominciasse ad eseguire gli ordini di
qualcuno ed era a posto! Figurarsi, non aveva mai obbedito ai suoi genitori,
perché mai avrebbe dovuto obbedire a loro? Tsè! Erano in anticipo di 1000 anni
sul suo calendario...
- Ehm…- la donna che avevano classificato come sua “zia”
fece un passo incerto verso di lei – Siamo molto felici di averti
qui…nonostante la tristezza della situazione -
Tokio alzò un sopracciglio – Vorrei dire lo stesso; peccato che mi hanno praticamente costretto a
venire qua – replicò lei a denti stretti nel suo francese migliore
- Ah…che…io, io non ho capito…- mormorò la donna con voce
che sfumava rivolta al capitano
-
Eh? Che cosa? No lei…cioè…lei…- balbettò colto di sprovvista, il suo francese era un po’ arrugginito
– ehm…lei…lei…ha detto…di non aver capito bene – rispose in fretta, nervoso
- Davvero? –
domandò la ragazza ironica
- Sì e ti conviene
stare al gioco, capito? -
- Oui – sospirò
annoiata facendo roteare gli occhi. Ma tu guarda cosa le doveva capitare…
Un uomo in divisa si avvicinò al capitano mormorandogli
qualcosa all’orecchio; il capitano si schiarì la voce rivolgendosi ai due
giapponesi di fronte a lui – Bene, scusatemi ma ho degli impegni urgenti
richiamano la mia attenzione sulla nave – scattò al saluto militare – Signori –
si girò verso Tokio – Fai la brava
bambina, e non ti mettere nei guai – le fece un elegante baciamano mentre
la ragazza tratteneva fra i denti una risposta poco ortodossa
- Oui, mon capitaine –
replicò invece quasi mordendo le parole
Rimase per qualche istante a guardare la schiena dell’uomo
che rappresentava l’ultimo suo contatto con la vita civile allontanarsi. La sua
mente la supplicò di corrergli dietro e di imbarcarsi per la prima nave per
l’Europa che avrebbe trovato ma…si girò vero i suoi zii che la guardavano in
silenzio…semplicemente non poteva…
- Vieni pure cara, da questa parte – sua zia le prese
gentilmente il braccio conducendola verso la strada – La carrozza è da questa
parte -
Tokio scostò bruscamente il braccio; non le piaceva essere
toccata, soprattutto da estranei con cui non voleva niente a che fare.
Sua zia non sembrò accorgersi del rifiuto della ragazza e
continuò a parlare – Il mio nome è Tsukino Hyoga e sono sposata con tuo zio,
Ryuji, da quasi 20 anni purtroppo il cielo non ci ha benedetto con dei figli –
- Quel dommage – mormorò
ironicamente la giovane camminando fra la folla
- Come? -
- Rien…-
-
Eh? -
- Niente – scandì la ragazza sospirando – Mi dimentico che
non sapete parlare in lingua -
- Oh – esclamò la donna non cogliendo il tono ironico della
giovane – Parlavi così con i tuoi genitori? -
- Si…sia mio padre che mi madre sapevano parlare più
lingue…e il fatto di avere vissuto in molti luoghi differenti ha agevolato il mio
apprendimento di queste -
- E il giapponese? – domandò suo zio all’improvviso
Tokio lo guardò un attimo in silenzio - Me lo insegnò mio
padre…- mormorò lentamente – Anche se all’inizio non voleva…-
- Perché mai? –
- Per lo stesso motivo per cui se ne andato dal Giappone –
rispose tranquilla e sorridendo ironica
L’uomo rimase in silenzio mentre Tokio alzava gli occhi al
cielo. Colpito e affondato.
Che noia! Nemmeno reagivano! Almeno i suoi genitori, il
senso dell’umorismo ce l’avevano…e poi le discussione con suo padre, o per
meglio dire le loro “bizzarre” conversazioni, si sprecavano…
Si scostò i capelli da una spalla sospirando, la convivenza
si preannunciava lunga e difficile…ma non era un problema, se avesse strinto i
denti per…due anni, se ne sarebbe potuta tornare in Europa…
Il problema era solo sapere quanto avrebbe potuto resistere;
non era nella sua indole essere troppo paziente, cosa che le aveva procurato
non pochi problemi fin da quando ne aveva memoria, ma vivere con quelle due
mummie si preannunciava difficile fin da ora, quanto avrebbe retto?
Lasciò che il suo sguardo vagasse attorno a se mentre veniva
scortata alla carrozza che l’avrebbe portata alla sua nuova “casa”; si scoprì
ad apprezzare i brillanti colori dei kimono delle donne più o meno giovani di
passaggio, ognuno di essi aveva un disegno diverso dall’altro e la luce
rifletteva ogni colore facendo apparire magnifico anche il più discreto. Ogni
motivo sembrava raccontare una storia diversa, affascinando ogni persona di
passaggio…
Fece un piccolo sorriso, qualcosa che le piaceva lo aveva
trovato almeno…anche se cominciava ad irritarsi per i vari occhi puntati
costantemente su di lei…
Si girò infastidita intercettando lo sguardo di un’anziana
signora che, accortasi della sua contrarietà, si affrettò ad abbassare gli
occhi.
- Immagino…di sembrare una sorta di strano animale esotico –
mormorò a nessuno in particolare
- Oh no, mia cara…- intervenne subito Tsukino – Forse sono
solo…i tuoi vestiti…- disse incerta guardando la lunga blusa nera di tipica
foggia cinese che le arrivava fino alle caviglie, corredata da vaporosi
pantaloni di seta bianca che si intravedevano dai profondi spacchi laterali.
Tokio accarezzò il tessuto sentendo i finissimi disegni in
rilievo sotto le sue dita – Capisco…-
Campagnoli...
- Appena arrivati a casa, provvederò subito a darti degli
abiti adeguati -
- Si...- sospirò trattenendosi dal protestare un po’ troppo
vivacemente
- Eccoci...- la voce di suo zio interruppe il magnifico
interludio fra le due donne fermandosi davanti ad una carrozza
La giovane ragazza guardò la semplice carrozza nera e mentre
i marinai caricavano gli ultimi bagagli, un brivido di consapevolezza le
serpeggiava lungo la schiena.
Stava abbandonando la sua vecchia vita...
Ok, stava ritornando ad essere patetica...cosa che
ultimamente le stava accadendo un po’ troppo spesso, doveva darsi un contegno
perdinci!
Con un sospiro si guardò attorno un ultima volta prima di
accettare la mano che le porgeva il suo parente, solo in quel momento si
accorse di molto uomini in divisa che giravano per il porto.
- Chi sono quelli? – domandò mentre suo zio saliva per
ultimo sulla carrozza e il cocchiere chiudeva lo sportello dietro di lui
- Chi? -
Con un cenno del capo indicò un uomo con la divisa passare
lì di fianco
- Poliziotti -
- Ah...come mai così tanti? -
- A quanto pare la polizia a scoperto un fiorente commercio
d’oppio...sta cercando di bloccarlo – spiegò mentre uno scossone li informava
che stavano partendo
- Con successo? -
- Non molto per il momento...-
- Beh, questo è uguale
dappertutto...-
- Come? -
Sorrise serafica - Spero facciano un buon lavoro -
Suo zio la guardò con occhi socchiusi – Lo spero anche
io...-
Ammiccò in direzione del suo parente per poi concentrarsi al
paesaggio in movimento oltre il finestrino lasciandosi scivolare addosso le
parole della loro conversazione.
Cadde in una specie di dormiveglia, quasi incantata dalla
continua macchia verde che scorreva al di la del vetro, ma si risvegliò
bruscamente quando altrettanto bruscamente la carrozza si fermò con una sonora
imprecazione da parte del cocchiere.
- Che succede? – domandò Tsukino con un filo di voce
- Non ne ho la minima idea, aspettatemi qua – replicò Ryuji
scendendo dal loro abitacolo
- E chi si muove? -
- Buonasera Commissario Uramura – suo zio salutò il suo
fantomatico interlocutore – Posso sapere il motivo di questo blocco? -
- Semplici controlli signor Hyoga…- sentì una voce maschile
stanca sospirare – Sa com’è, in questo periodo bisogna diffidare un po’ di
tutti…non me né voglia -
- Non si preoccupi, capisco perfettamente…-
- Che sollievo, è solo il signor Uramura – sospirò sua zia
alzandosi per scendere – Per un momento ho temuto il peggio –
Tokio la guardò scettica mentre scendeva; si aspettava forse
di essere attaccata da un samurai assassino venuto a regolare i conti?
- Oh, signora Hyoga, buonasera -
- Commissario -
La giovane gemette interiormente; aveva fatto quasi due
settimane di viaggio in mare aperto dormendo in una cuccetta dure come il
marmo…si sentiva la salsedine in ogni poro della sua pelle…ogni osso del suo
corpo era anchilosato…e quelli la fuori si mettevano a fare le belle statuine
giocando a chi era più cortese e alla mano!?!
- Come mai tornavate dal porto? -
- Siamo andati a prendere una persona -
Suo zio era un bugiardo fatto e finito, era ovvio che
avevano appena preso in consegna – si guardò un attimo – cinquanta chili di
puro oppio ancora da trattare…se credevano alla storia del parente erano solo
degli idioti…
- Non avete niente da dichiarare? -
A parte la povera diciottenne che vorrebbe fare la fine del
ratto impigliato nel malto e morire per overdose di morfina?
…noooo…
- No –
Che tocco di classe…
- Ma…-
Tokio accavallò le gambe e incrociò le braccia al petto
perdendo interesse per la conversazione; allora essere degli ingenui non era
una peculiare caratteristica dei suoi zii…
- Dobbiamo comunque controllare l’abitacolo - la voce gelida
che s’intromise nella conversazione fece zittire tutti – Spero non abbiate
niente in contrario…-
Guardò lo sportello chiuso incuriosita; quella non era di
certo la voce del commissario…ma se era riuscito a far smettere quell’inutile
farsa, tanto di cappello…
- Altri passeggeri? -
- Solo nostra nipote -
Già, i cinquanta chili di oppio presi al porto con istinti
suicidi…
- Non sapevo ne aveste una – la voce sorpresa di Uramura
tornò a farsi sentire
- E’ la figlia di mio fratello – tagliò corto Ryuji –
Controlli pure Fujita -
Lo sportello si aprì e Tokio incrociò lo sguardo del suo
salvatore improvvisato, e per una frazione di secondo rimasero immobili a
guardarsi. Era un uomo alto e snello, con lunghe membra proporzionate e
muscolose. La divisa evidenziava le sue spalle larghe, i fianchi e la vita
sottili. Non era bello nel senso convenzionale del termine, aveva i lineamenti
troppo marcati per esserlo. Ma era indubbiamente un uomo che non passava
inosservato. I capelli, che gli sfioravano il colletto della giacca, erano nero
pece e le sopracciglia del medesimo colore davano risalto agli occhi castano
chiaro, che potevano apparire dorati quando vi si rifletteva la luce, o neri
come un cielo tempestoso se vi affiorava una violenta emozione.
Erano magnifici, quegli occhi, e la loro intensità le
procurò un piccolo fremito. Aveva un naso prominente e una bocca sensuale, ma
che al momento non sorrideva, anzi, dubitava che ne fosse capace. No, non era
bello, ma aveva un viso attraente, impossibile da dimenticare. Tuttavia,
dovette ammettere notando le sottili rughe di determinazione e di irascibilità
che lo solcavano, che c’era qualcosa di inquietante in lui…
Si rese conto che aveva trattenuto il respirò finché un
ghigno poco rassicurante non si dipinse sulle labbra di quell’uomo; strinse gli
occhi improvvisamente infastidita – Che vuoi? Non hai mai visto una donna
pronta ad uccidere se quel deficiente che si trova davanti non sparisce? - sibilò
velenosa, conscia del fatto che non avrebbe capito una sola parola di francese
I coniugi Hyoga si guardarono improvvisamente a disagio
- Tokio…non essere scortese…- disse suo zio schiarendosi la
voce
Gli lanciò un’occhiata beffarda per poi ritornare all’uomo
dello sportello – Escusez-moi – miagolò falsa come Giuda
- E’ vostra nipote? – domandò Fujita indicandola con un
cenno del capo
- Ma certo che no! Sono San Patrizio non lo vedi? Forse
hai bisogno di un paio di occhiali…- ringhiò a denti stretti consapevole
del fatto che sua zia era vicino allo svenimento
Ryuji si affrettò ad annuire sperando di limitare i danni in
qualche modo; non sapeva esattamente quello che aveva detto la nipote, ma non
gli piaceva per niente il tono seccato della sua voce…da quel poco che aveva
capito, Tokio, era una testa calda come suo fratello…e prevenire era meglio che
curare…
- E’ una mezzo sangue -
Quelle parole ebbero l’effetto di una doccia fredda.
Non era una domanda, era un’affermazione, detta come se
avesse commesso qualcosa di ignobile o fosse qualcosa di inferiore. Tokio
strinse le mani in pugni ferrei fino a conficcarsi le unghie nei palmi, odiava
essere definita in quel modo, era come se fosse…sporca…come se il suo sangue
fosse insozzato da qualche malattia incurabile…
Sangue sporco….
- Ah…si…- suo zio si ritrovò improvvisamente senza parole –
Sua madre era francese…-
- Capisco – chiuse lo sportello non notando o ignorando
deliberatamente lo sguardo di puro odio della ragazza – Potete andare -
- La ringrazio Fujita -
- Dovere -
Sentì dei passi allontanarsi dalla vettura e un silenzio
pesante cadere su di loro
- A-ehm...beh, signori, con permesso – Uramura si congedò a
sua volta leggermente in imbarazzo per la sfrontatezza del suo collega e dopo
qualche momento di silenzio assoluto i suoi zii si decisero a risalire sulla
carrozza nel medesimo mutismo
Il cocchiere ripartì poco dopo e mentre si allontanavo dal
posto di blocco, Tokio incrociò l’occhiata beffarda di Fujita.
- Come si chiama? – domandò lapidale mentre sentiva crescere
dentro di se un’ira non indifferente
- C-che cosa? – balbettò sua zia colta di sprovvista
- Voglio sapere come si chiama quell’uomo! – ringhiò
mandando al diavolo la sua bella maschera di brava bambina
- Fujita, Goro Fujita- rispose Ryuji fissandola negli occhi
Con uno scatto nervoso, Tokio si scostò i capelli dal viso;
era stata umiliata, offesa e derisa da un emerito sconosciuto! Questo non lo
avrebbe mai perdonato!
Strinse i denti con rabbia meditando vendetta; il signor
Fujita si era appena guadagnato una nemica…la peggiore…
Ok, com’è andata? Oo
Spero bene!!! ^^” Saito fa già una gran
bella figura fin dall’inizio, eh? Tanto per non smentirsi…
Non so voi ma io prevedo fuoco e fiamme
fra quei due….^.- (Se non lo sai tu che sei l’autrice…<.< ndsaito) Zitto
e vai a fare ammenda per quello che hai fatto! Sai che hai offeso a morte
quella povera ragazza!?! ‘Mo so cavoli tuoi! *.* (Colpa mia??? Sei tu che mi
hai messo in bocca le parole!!! >.<** ndsaito) Quisquilie, la bocca poi
era tua! U.U (Maledetta….>.<******** ndsaito) Stai tranquillo…altrimenti,
PEM, via la valvola mitrale…devi fartene una ragione… (Vale a dire? <.<
ndsaito) IO sono l’autrice, IO comando TE *.* (Ragazzina maledetta! Troverò il
modo di fartela pagare!!! >.<**** ndsaito) Si…prega e
spera…Muahahahahahaha!!!! *.* Questa sensazione di potere è indescrivibile! *.*
Comunque, passando ad argomenti più
seri, vorrei precisare alcuni punti:
- come avrete già notato, Tokio è
bilingue (anzi, di più) e nonostante io faccia francese e inglese non so fare
frasi così complesse (per me, per voi non so…) e per semplicità vostra e mia
sono già tradotte, alcune parole però le ho messe in lingua (quelle due che so
dopo 8 anni di inglese e 3 di francese), spero le capiate…
- Un pezzettino del dialogo fra Tokio e
Saito, verso la fine del prologo (dove discutono sul perché lui si è fatto
trasferire) è preso, in parte ovviamente, dall’ultimo numero di Keshin (il 28).
Ho preso spunto dal dialogo fra Saito e Cho e dai pensieri di Ken….il resto è
farina del mio sacco, mi piacevano molto e mi pareva carino ricollegarmi in
qualche modo….
- Saito si fa trasferire in Hokkaido
(se la memoria non m’inganna…purtroppo non ho i fumetti di Ken sottomano), non
a Shangai, ho modificato questo dato per mio scopo personale
- Sui vari siti di Kenshin che sono
andata a visitare, ho trovato che l’età di Saito dovrebbe essere sui 34-35
anni, la mia Tokio ha una decina di anni in meno. Purtroppo non so quanto
questi possano essere attendibili, se ho sbagliato fatemelo sapere.
Ed ora passiamo ai sentitissimi
ringraziamenti! ^o^ Non so perché, ma c’erano 4 commenti…ora solo 3…chissà
perché hanno cancellato il commento della mia gemellina Ashee…ç.ç
Bah…
Ashee: la mia adorata sorellina x
fortuna si è fatta sentire ^.^ Sai cosa ti avrei fatto se non avessi recensito
vero? <.< Sono settimane che mi dici di voler leggere il nuovo capitolo,
spero di averti accontentata…ah, dimenticavo, a forza di passare le giornate in
appostamento sotto casa tua, Saito s’è preso il raffreddore…mi sa che adesso
non gli stai molto simpatica…U.U
Nausicaa: grazie per aver recensito,
ehehe…che figura! Sbagliare il titolo…grazie x la nota! Non me ne sari accorta!
^//^
Nakoruru: che bello, non sono l’unica a
cui piace il mitico lupo! ç.ç Sn veramente commossa…quando ho riferito alle mie
amiche chi era il mio pers preferito mi hanno presa x scema…sniff, grazie mia
cara! U.U (Guarda che a te te piacciono solamente i personaggi fondamentalmente
bastardi…ndtt) Dettagli….U.U Certo che Watsuki poteva anche prendersi il
disturbo di farla comparire! Io mi rodevo il fegato dalla curiosità e lui mi ha
lasciato con un palmo di naso! Bah…-.- Grazie per la recensione e compliementi per la
tua fic! ^o^
Quenya: sono...esterrefatta!!! OO Che
onore! La mitica Quenya che mi recensisce…mi è venuto un colpo! Oo Sono
contenta che la fic ti piaccia, ho impiegato tutti i miei 7 sentimenti per
scriverla! Mi sono sforzata di trovare e creare un personaggio adatto a vivere
con Saito…beh, che dici, ci sono riuscita? Già da questo capitolo si capisce
che fra quei due non sarà tutto rose e fiori…decisamente! ^o^
Ancora un grazie a tutte per aver
recensito, spero che questo capitolo vi piaccia, perciò…a presto! ^.-