LI CAPITOLO
Giovanni osservò con attenzione i movimenti del
fratello, tenendo stretto a sé la sorellina ancora singhiozzante. Si girò verso
Francesca, le sorrise debolmente e pose a terra la sorella che si buttò sul
divano.
Giovanni si avvicinò alla ragazza e le diede un
bacio frettoloso sulla guancia.
-aiutami- le sussurrò nell’orecchio sedendosi
vicino a lei.
-ma Giò, forse è meglio che vada a questo pun..-
-no, stai qua per favore, stammi vicina..- la
supplicò Giovanni.
Francesca prese la mano del ragazzo mentre Paolo
tornava in soggiorno e si sedeva davanti a loro.
-la mamma come sta?- chiese al fratello.
-bene- rispose freddamente Giovanni, guardando la
televisione che Silvia aveva appena acceso.
-ma quando torna…….?- chiese cauto Paolo
-fra poco- fu la risposta gelida di Giovanni.
Passarono 10 minuti in un totale silenzio
imbarazzante, mentre Silvia cercava di non incontrare lo sguardo di Paolo che
le sorrideva affettuosamente. E dal canto suo, Giovanni osservava ogni minimo
movimento di Paolo con la coda dell’occhio, come se si aspettasse che potesse
buttarsi sulla sorellina e picchiarla.
Dopo un buon quarto d’ora la porta d’ingresso si
aprì. Entrò Simona coi sacchetti della spesa in mano.
-ciao ragazzi….- disse ancora prima di aver visto
Paolo – Giò aiutami a portare i sacc…- alzò lo sguardo e vide il figlio
maggiore. Si bloccò di colpo, pietrificata. Una ciocca di capelli le usciva
disordinatamente dalla coda ben fatta e la sciarpa le cadeva sulla giacca.
-MAMMA!!- urlò Paolo lanciandosi sulla madre e
abbracciandola.
Simona si divincolò dalla stretta del figlio e
mormorò –presto andatevi a lavare le mani che mangiamo-
Giovanni andò ad aiutarla, mentre Paolo guardava
la madre col suo solito sorriso ebete sulla faccia.
-o che tardi!! Io dovrei tornare a casa… ciao a
tutti, ciao Giò, ciao Silvia.. ciao…- disse timidamente Francesca rivolta verso
Paolo.
-ciao Francesca! Piacere di averti conosciuta!- le
rispose allegro Paolo aprendole la porta.
-TI CHIAMO DOPO FRA!- le urlò Giovanni, mentre
preparava la tavola.
Simona stava preparando, anzi, cercando di
preparare la cena. I suoi gesti erano meccanici e nervosi e si mordeva il
labbro, senza degnare di uno sguardo il nuovo arrivato.
-cosa mangiamo mamma?- cercò di disgelare la
situazione Giovanni.
-la pizza- rispose nervosamente Simona, prima di
rischiare di far cadere un bicchiere.
-amo la pizza!- disse Paolo sedendosi a tavola.
–anche tu vero Silviotta?- chiese alla sorellina che gli rispose di si con gli
occhi spalancati dalla paura.
Mangiarono silenziosi.
-dove abiti?- chiese Simona, cercando di controllare
la voce.
-a Bolzano, con mia moglie- rispose Paolo intento
a mangiare la pizza.
-moglie?- chiese bevendo Simona. Giovanni notò che
la mano le tremava.
-ho sposato Sara un anno fa- rispose veloce Paolo.
-non sapevamo- disse a denti stretti sua madre.
-che bella casa! Veramente bella!- cambiò discorso
Paolo
-grazie- risposero contemporaneamente Giovanni e
Simona.
-chi l’ha addobbata cosi bene?- continuò Paolo
osservando l’albero dietro a loro.
-IO!- alzò la mano Silvia, orgogliosa,
dimenticandosi di chi aveva davanti.
-che brava! Sei stata proprio brava amore!- le
rispose Paolo sorridendole.
Silvia lo guardò sfuggevole e continuò a mangiare
nervosamente la pizza.
La mattina
dopo Giovanni si mise di buon’ora a finire i compiti. Ormai mancava una
settimana all’inizio della scuola. La sera prima era riuscito a chiamare
Francesca, chiudendosi in bagno, evitando domande maliziose che il fratello gli
avrebbe sicuramente fatto.
Paolo si sarebbe fermato solo quella giornata e
sarebbe partito la sera stessa. “manca poco, manca poco…..! pensava Giovanni.
Mentre cercava di raccogliere idee sul tragico
tema che doveva fare :”pensieri sotto l’albero di Natale”, si aprì di scatto la
porta.
Giovanni si volse ancora perso nei suoi pensieri.
Sull’uscio c’era un uomo, non tanto alto ma
parecchio robusto. Era biondi e grandi occhi azzurri lo guardavano. Teneva una
palla di basket in mano e sotto la felpa, si intravedeva un po’ di pancetta…
suo padre.
gli sorrise –sono tornato presto dal lavoro oggi.
Che te ne pare di fare una partitina?? Dovrei un po’ dimagrire…- disse
indicando la pancetta
-papà!- esclamò felice Giovanni
-Giò, cosa stai dicendo…..-
A poco a poco l’immagine del padre si dissolse e
Giovanni si accorse che sull’uscio c’era Paolo, non il padre, che lo guardava con
aria interrogativa.
-Giò stai bene? Ho sentito male o mi hai chiamato…
papà?- gli chiese preoccupato Paolo.
Giovanni non ci poteva credere. Aveva appena avuto
una visione di suo padre dopo 5 anni dalla sua scomparsa e per di più l’aveva
scambiato per.. suo fratello.
-no no sto bene, scusa sono un po’ stanco- rispose
fugace Giovanni girandosi verso il computer e divampando.
-allora vuoi giocare?- gli richiese Paolo,
tornando alla sua vocetta allegra.
-no, devo studiare- fu la risposta secca di
Giovanni.
Paolo si girò, uscì e chiuse piano la porta.
Quel pomeriggio Giovanni andò a casa di Francesca
e le raccontò del fatto successo la mattina.
-ho visto mio padre al posto di mio fratello! Come
se fosse stata una visione! È pazzesco…-
-Bè Giò mi sembra normale, poi se dici che gli
assomiglia particolarmente….-
-troppo- lo interruppe Giovanni, serio.
-però cerca di vivere queste ultime ore che è a
casa vostra serenamente ok? Se no è una tortura..- gli consigliò Francesca.
-.non posso fare buon viso a cattivo gioco, Fra…
quando lo guardo negli occhi vedo…-
-tuo padre?- lo interruppe Francesca.
-no. Rivedo davanti a me le scene di quando lui..
lui.. picchiava mia madre- rispose in un sibilo Giovanni.
-pensa che domani, anzi stasera non ci sarà già
più eh??- gli disse affettuosamente passando una mano fra i capelli del
ragazzo.
Giovanni abbozzò un sorriso. Si guardò in giro e
vide la gabbietta del coniglio.
-ah! – disse osservando il batuffolo bianco. –mi
sono dimenticato di chiedertelo.. come l’hai chiamato poi il coniglio?-
Francesca si indirizzò verso la gabbietta, la aprì
e ne estrasse l’animaletto.
-lui….- disse la ragazza portandolo verso Giovanni
–è Ettore!-
Giovanni sorrise
-dai un bacino a Giò Ettore…- disse Francesca
cercando di avvicinare il coniglio al viso del ragazzo.
-no.. no… Fra.. dai- lo respinse Giovanni. Neanche
Ettore sembrava troppo felice.
“almeno non puzza” pensò Giovanni osservando
Francesca che rimetteva amorevolmente Ettore in gabbia.