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Autore: cloe cullen    10/04/2011    35 recensioni
Brandii la forchetta esasperata. “E’ normale, ok? E’ normale infuriarsi se il tuo ragazzo sorride a quelle oche, è normale piangere se sei triste ed è normale vomitare e ingozzarsi se sei incinta ok?” Le parole mi uscirono prima che potessi fermarle o anche solo provare a contenerle. Le sentii riecheggiare nella stanza. O merda… Alzai gli occhi ed incontrai quelli spalancati del mio ragazzo. Mi fissava sconvolto..più o meno inebetito Poi accadde tutto molto velocemente. Sentii due tonfi. Uno provocato dalla forchetta che mi era caduta, sbattendo sul piatto. L’altro da Rob che era…semplicemente precipitato dalla sedia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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felici e contenti Buonasera girls!! Visto che due settimane fa vi abbiamo dato due aggiornamenti di fila la scorsa settimana è ovviamente saltato. Questo è il penultimo capitolo  (questa volta davvero, niente scherzi). Cooomunque dobbiamo ringraziarvi per l'enorme (al numero  100 ci è quasi preso un infartoO__O) numero di recensioni hahaah soprattutto perchè ci ha permesso di parlare con alcuni di voi che non conoscevamo per nulla.
Grazie grazie grazie grazie!!! *______*
Vi lasciamo al capitolo e...enjoy!!
P.S= State votando per i movie awards?? U__U mi raccomando il cane deve stare lontano anni luce dal Best kiss Anche perchè quel bacio tra Bella e Jacob è inguardabilmente vomitevole :@

P.S= Capitolo dedicato a una nostra amica e alla sua futura bambina che si chiamerà Joy U___U ( muauhahaahuuahau ok mon amour scherziamo, era una battuta U_U nn ti incazza)




CAPITOLO 50 (Cloe)


E VISSERO PER SEMPRE FELICI E CONTENTI...



POV KRIS

Non sapevo perché ma, essere a Londra, mi faceva stare istantaneamente meglio. Anzi, forse sapevo benissimo perché.
Mi faceva sentire al sicuro.
Anche se era una grandissima città. Anche se ci vivevano milioni di persone esattamente come a LA. Anche se succedevano comunque centinaia di crimini al giorno.
Furti, rapini, omicidi, rapimenti..
Sentii qualcosa spezzarsi dentro a quel pensiero. Qualcosa che ricacciai in fondo alla mente all’istante.
Londra era tante cose brutte, indubbiamente. Ma almeno non era LA. Almeno non era Hollywood.
Due settimane lontani da quel posto. Lontani dai ricordi, lontani da lei…
Mi resi conto di non avere quasi la forza di deglutire, come ogni volta che ripensavo a quei giorni. Che non avrei neppure saputo come definire. Quasi surreali, quasi impalpabili. Come se fossi morta per ritornare a vivere solo quando mia figlia era tornata fra le mie braccia.
E la cosa che mi faceva ancora più rabbia era che una singola persona aveva avuto il potere di distruggere non solo la mia vita, ma anche quella di Rob, di tutta la mia famiglia e quella di Joy, persino.
Ma adesso era finita…
Era finita e io dovevo concentrarmi solo sulla gioia che provavo nell’averla di nuovo stretta a me. Nel ricordo dell’istante in cui avevo sentito la sua vocina chiamare ‘mamma’ancora una volta.
Forse allora era vero. Forse Dio esisteva dopotutto. Forse non era un’entità immaginaria, un semplice ectoplasma creato dagli uomini per continuare ad avere la forza di vivere, dopotutto. Forse era stato davvero Dio a ridarmi mia figlia. A spingere quella donna malata, Annie, ad affidare mia figlia alla vicina una volta sentitasi braccata. A far si che questa portasse la nostra piccola proprio nel commissariato dove io e Rob la attendevamo col cuore a pezzi.
Ma dopotutto non importava chi era stato: Dio, il destino, il fato…
Ora era con noi di nuovo e, cosa ancora più importante, a malapena si era resa conto di ciò che le era accaduto. A sentire i suoi pochi discorsi senza molto senso, era stata con una signora gentile che aveva cucinato per lei, le aveva fatto il bagnetto e dato un pigiama coi coniglietti per la notte. E poi era semplicemente tornata a casa da mamma e papà…
“Ehi tutto bene?”
La voce di Rob mi riscosse dai miei pensieri, riportandomi a Heathrow, zona reclamo bagagli, dove ci trovavamo in quel momento.
Circondati da guardie del corpo su ogni lato. Quattro persone che in pratica non ci lasciavano mai. Per fortuna.
Mi sembrava assurdo che ci fosse stato un tempo in cui le avevo definite superflue o esagerate. La gente li fuori era pazza, ed era qualcosa che mi ero fatta entrare in testa solo quando avevo rischiato di perdere la cosa più importante della mia vita. Cosa che mai più avrei messo in pericolo.
“Sì” annuii rapida, cercando di pensare solo al motivo per cui ci trovavamo in città. “Solo eccitata per Liz.”
http://i51.tinypic.com/156d7xd.jpgCarezzai i capelli mossi di Joy, proprio mentre Rob sogghignava, trasmettendomi così, finalmente, un pò del suo buon umore.
Liz aveva il cesareo previsto da li a quattro giorni e noi eravamo venuti ad assistere alla nascita dei due piccoli gemellini di casa Pattz. Che ancora non avevano un vero e proprio nome a quanto pareva.
“Ora che saranno fuori dal pancione inizia il divertimento” commentò “Ricordi i primi periodi con Joy? Dormiva pochissimo, non voleva mangiare..”
“..aveva le coliche” continuai per lui “Oh e poi..i dentini e la febbre e…”
Lasciai cadere il discorso, ricordando nella mia mente tutti quei primi mesi che non erano stati facili, certo, ma che avevano qualcosa di così dolce e unico nel loro ricordo. Come il profumo di borotalco misto alla pelle di neonato, le loro ditina tiepide che si chiudono nelle tue…
Non potei contenere un sorriso, emozionata, pensando a tutte le meravigliose cose che aspettavano Lizzie.
“Ma rifarei ogni singola cosa milioni di volte” mormorai.
“Anche io” confermò “Non cambierei nemmeno un dettaglio. Neppure una notte insonne per le coliche, niente.”
Massaggiò la schiena di Joy che, poggiata al mio petto, stava per addormentarsi e intrecciò le dita della mano alle mie. E rimanemmo così, legati, i nostri sguardi uniti finchè…finchè un rumore mi fece sussultare.
A pochi passi da noi tre ragazzine di si e no 15 anni avevano cercato di avvicinarsi ed erano state prontamente bloccate dalle nostre personali guardie svizzere. Il body-guard che parlava con loro era uno appena arrivato con un nome piuttosto strano e che parlava pochissimo inglese. Istantaneamente avrei voluto che se ne fosse occupato Dean. Lui di solito sapeva essere gentile anche quando rifiutavamo foto e autografi.
E avevamo sempre rifiutato da un mese a quella parte…
Sentii le dita di Rob rafforzare la presa come se capisse quello che stavo pensando. “Non possiamo fare felici tutti Kris. Prima viene la nostra famiglia.”
Annuii ma non potei non vedere le espressione deluse di quelle ragazze. Dopotutto erano ancora delle bambine e io non avevo avuto la loro età poi molti anni prima e, anche se ero stata una teenager atipica e super concentrata nel lavoro, ricordavo bene cosa si provava ad avere un mito, un film o un libro ad emozionarti.
Improvvisamente tirai fuori dalla borsa un blocco per appunti ed una penna, firmandoli e scrivendo qualche parola standard per gli autografi.
Rob mi fissò confuso finchè non gli passai i foglietti.
“Che stai facendo?”
“Mi fanno tenerezza.” Sussurrai “Insomma mandarle via così..senza niente…”
Lo vidi aprirsi in un piccolo sorriso. “Se vuoi possiamo andare lì e fare un paio di foto…”
Trattenni il respiro. Lo volevo?
No..
La verità era che ero ancora troppo codarda per muovere un passo fuori dalla mia sfera di sicurezza che era personificata in Rob, Dean e negli altri uomini che proteggevano me e Joy.
Scossi il capo. “No”.
“Okay..”
Mi lasciò un bacio sulla guancia, senza chiedermi nulla di ciò che non fossi disposta a dire e io mi aggrappai a lui, la mia roccia, mentre guardavo Dean portare i fogli alle ragazze.
Una di loro mi lanciò un’occhiata speranzosa, come se si aspettasse qualcosa in più, qualcosa che prima dell’’….dell’incidente, avrei dato senza pensarci.
Abbassai lo sguardo, stringendomi con più forza a Rob e a Joy.
Mi dispiaceva, ma avevo già dato troppo al resto del mondo. Gli avevo quasi dato la mia famiglia e, di certo, non sarebbe più successo.

XXX

“Ahhh finalmente a casa!” esclamò Rob lasciando cadere le valige in corridoio e saltando sul divano con Joy sul petto.
Dean e gli altri sarebbero stati in un hotel in città, invece
“Shh.. probabilmente i tuoi stanno dormendo” lo rimproverai sghignazzando e scivolando su di lui, sulla porzione del suo corpo non occupata da mia figlia “Stai facendo lo stesso rumore che farebbe uno scimmione. Anche se noi abbiamo il fuso orario tutto sballato, per loro è..oddio credo sia quasi mezzanotte.”
Le sue mani scivolarono sulla mia schiena, fino a terminare sul mio sedere, stringendolo senza farsi vedere da Joy.
“Ma sono il tuo scimmione” mormorò all’orecchio.
“Smettila stupido!” risi forte quando iniziò a farmi il solletico.
“Ti..papà tupidoooo”
Anche Joy iniziò a ridere come una pazza e dovetti tapparmi la bocca per non morire dal divertimento con lei.
Rob la guardava scioccato, probabilmente perché era la prima parolaccia che le aveva sentito dire chiaramente. Ed era rivolta a lui, a colui che era sempre stato il genitore buono e permissivo.
Saltai in piedi, tenendo la mia piccola aggrappata al collo.
“Brava amore della mamma. E’ così che deve essere, tu ed io contro i maschi cattivi! Muhuhamuhaumuah”
Imitai una perfetta risatina diabolica che Joy cercò di copiare ottenendo un effetto più che altro comico, ma impagabile.
“Maschi cattivi eh? Ve lo faccio vedere io.”
Prima che potessi riprendermi, Rob mi afferrò per la vita e mi buttò sul divano, coprendo questa volta me e Joy col suo corpo.
“Solletico” strillò.
“No..papà..no no..ahhahahah”
Joy conosceva benissimo il significato di quella semplice parola e iniziò a contorcersi e scalciare cosa che, però, non fermò Rob.
Con una mano sul suo piccolo pancino e una sul mio iniziò a solleticare la nostra pelle scatenando, senza sminuire la cosa, l’inferno.
Dopo fu solo un continuo scalciare, seguito da risate isteriche ed assurde di Joy. La furbetta però riuscì a sgusciare via dai nostri corpi, visto il suo corpicino piccolo e magro, e corse fino all’altra parte della stanza, lasciandomi a lottare da sola contro mio marito.
“Joy..no Joy” strillai più forte ora che aveva entrambe le mani occupate a torturare solo me “No..ahahah Rob basta..Joy vieni da mamma ti prego no ahahah.”
Joy mi guardò ridendo e sembrò indecisa per un istante. Ma, poi, tornò a focalizzare la sua attenzione sullo scatolone dove i genitori di Rob conservavano i suoi giochi e fu evidente chi dei due vinse la battaglia del suo cuore.
I giochi, ovvio.
Ma Rob, ora, aveva in mente un altro tipo di gioco.
Le sue mani si bloccarono sui miei fianchi, smettendo di muoversi in modo scherzoso e decisamente più erotico.
Mi aprì le gambe, posizionandosi nel mezzo e sfregando così la stoffa dei suoi jeans sulle mie cosce nude.
Perché avevo messo la gonna, perché?
Mi maledissi mentalmente visto che sapevo perfettamente cosa Rob avesse in mente.
Sentii la stoffa della gonna scivolare in alto grazie al favoloso lavoro delle sue mani, non abbastanza in alto però da lasciarmi scoperta.
Mi accarezzò le cosce avanti e indietro con movimenti leggeri, appena accennati.
“Rob..i tuoi genitori..”
“Dormono.”
“Ci sentirà…” Le parole mi morirono in gola quando lo sentii accarezzarmi completamente con il palmo della sua mano proprio tra le cosce.
“Non ti sentiranno se farai piano..ah ma dimenticavo” mi prese in giro “A te piace urlare…”
Cominciò a massaggiarmi col pollice sulla stoffa, su e giù, prima più forte, poi velocemente..
Fui a malapena conscia di un rumore poco lontano da me: uno dei cubi delle costruzioni di mia figlia caduto a terra.
“La bambina..”
“Non capisce Kris. Per lei stiamo solo giocando, come prima.”
Avrei voluto dirgli che lo sapevo ma che, comunque, non mi sembrava giusto, che…
Ma in quell’esatto istante le sue dita scavalcarono la stoffa entrando più in profondità.
Molto più in profondità.
“O cazzo Rob..”
“Cazzo” ridacchiò massaggiandomi con forza sia con le dita sia col palmo della mano “Vuoi insegnare anche questa parolaccia a Joy? No..no..mi sa che dovrò punirti mia cara.”
Aprii gli occhi tentando di immagazzinare aria e il mio sguardo inavvertitamente finì sul pavimento al mio fianco. Il cellulare di Rob era per terra, probabilmente caduto dalla tasca dei suoi pantaloni e lampeggiava.
In un attimo di lucidità vidi che lampeggiava e..
15 chiamate senza risposta.
“Oh no..Rob basta. Basta..” mi contorsi sotto di lui e vidi i suoi occhi spalancarsi terrorizzati.
“Oddio scusa…ti ho fatto male.”
“No, no” lo tranquillizzai baciandogli la punta del naso “Ma il tuo telefono..prendi il telefono.”
Confuso si sporse e, con la mano non occupata da ehm…me, lo raccolse e lo portò all’orecchio.
“Mamma..sì..a casa. Pensavamo foste di sopra a dormire in realtà ehm.. Noi stavamo..beh Joy stava..lascia perdere” ridacchiò ma poi vidi la sua espressione farsi improvvisamente seria “Quando? Davvero? Sì sì…certo che veniamo, veniamo subito, tanto Joy non ha sonno. Ha dormito per dodici ore in aereo.Ok, ciao.”
“Che succede?”
Sorrise. “Liz è in travaglio. A quanto pare i bimbi avevano fretta di nascere e non avevano alcuna intenzione di aspettare il cesareo programmato.”
“Oh mio Dio ma è meraviglioso!” esclamai emozionata “Joy hai sentito? i bambini stanno arrivando!”
“Babbini!” lanciò in aria un cubo di legno che però le ricadde rovinosamente sulla testa. Lei si limitò a massaggiarsi il punto che le faceva male, scacciando le lacrimehttp://3.bp.blogspot.com/-SQEi-CPd738/TY_uMhbPeVI/AAAAAAAAAx4/kh-z8QjrWfQ/s400/IMG_3919.JPG con forza.
Stava diventando una bimba così coraggiosa, il mio tesoro…
“Direi che dobbiamo andare” sbuffò Rob.
Annuii. “E io che invece speravo di venire. Mi devi un orgasmo signor Pattinson.”
“Quando torniamo a casa” mi bacio le labbra togliendo con delicatezza le dita che teneva ancora dentro me “Avrai tutti quelli che vuoi. Ma adesso…”
“..adesso è tempo di…” gli passai un fazzolettino per pulirsi la mano.
“BABBINIIII!” strillò ancora Joy.
Mi alzai dal divano tenendoli entrambi per mano. “Andiamo ad allargare la famiglia, su…”

XXX
“Kris è tutta tutta colpa tuaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa”
L’urlo di Lizzie mi fece ghiacciare il sangue nelle vene e accapponare la pelle. Quella non era la mia Elisabeth, la ragazza dolce e un po’ pazza che in pratica era diventata una sorella.
No, quello era un mostro, una strega, un…
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAA Kris perché?” scoppiò in un pianto irrefrenabile “Perché mi hai obbligato a partorire naturalmente? Io volevo il cesareo..lo volevo la drogaaaaaaa”
“Io..ma io..io non ho mai detto che dovevi o che..”
“Ti odioooooooooooo!”
All’ennesimo urlo capii che probabilmente battere in ritirata era la cosa migliore. Avevo promesso a Liz che le sarei stata accanto durante il parto visto che sia Vic che la madre di Rob non reggevano molto la vista del sangue e volevamo evitare svenimenti. Tutto era andato per il meglio quando io, Rob e Joy, accompagnati da Dean, eravamo arrivati in ospedale. In realtà erano appena arrivati in ospedale anche loro e tutti eravamo molto emozionati. C’erano stati abbracci, congratulazioni e un ultimo bacio di mia figlia ai suoi cuginetti attraverso il pancione.
E poi..poi avevo fatto il più grande errore della mia vita. Avevo detto a Liz che partorire naturalmente era la cosa migliore per me. Le avevo raccontato la mia esperienza e le avevo detto che, visto che i gemelli erano in posizione corretta e i dottori non ci trovavano nulla di male, avrebbe potuto avere un parto naturale invece del cesareo.
Ecco..bella idea cazzo.
Mi tolsi la mascherina e traballai nel corridoio. Ora Liz mi odiava..
“Ehi che c’è?” Rob corse verso di me “Sono nati? Tutto bene? Perché hai gli occhi lucidi?”
“Liz ha detto che mi odia” blaterai sentendo gli occhi pungere.
Con mia enorme sorpresa Rob scoppiò a ridere. “Oh Dio Kris, non lo pensava dai! Le donne sono irrazionali in quei momenti.”
Alzai un sopraciglio. “E tu lo sai data la tua enorme esperienza?”
Annuì. “Esatto. Con te.”
“Rob no” ridacchiai bloccandolo. Io non ero stata così..io ero stata calma e rilassata.
“Tu non capisci. Sta urlando come una pazza! E ha detto delle parolacce che..che non credevo nemmeno esistessero nel dizionario. Probabilmente non ha bisogno di un medico ma di un esorcista. Oh..probabilmente i gemelli non sono normali. Sono una specie di incarnazione satanica come in quel film..il mai nato o …”
“Mmmm e dimmi” domandò “Scommetto che stava anche cercando di spezzare la mano di Paul.”
“Sì” annuii veloce “Come lo sai?!”
“Lo vedi questo?” alzò il polso mostrandomi una cicatrice vecchia ma evidente e fissandomi eloquente.
Capii all’istante. “Vuoi dire che quella te l’ho fatta io quando..no, non ci credo. Io ero calma!”
Scoppiò a ridere, seguito a ruota da Joy che si comportava come se avesse capito ogni singola parola della nostra conversazione.
“Eri isterica.”
“Oddio” sussurrai sconvolta “Ero una specie di pazza anche io allora? Beh, sappi che se e quando avremo un altro bimbo…non dovrai entrare. Capirò, te lo giuro”
Il suo sguardo si addolcì. “Non è un se, amore, è certamente un quando. E ti giuro che anche se mi farai paura io sarò li con te.”
Mi baciò le labbra ma, in quel momento, la porta si aprì e ne emerse un Paul sconvolto.
“Kris il primo bimbo è..è nato. Ma ora vuole te.”
La gioia di sapere di avere finalmente un nipotino fu rimpiazzata dal puro terrore.
Mi voltai verso Rob. “E se io stessi con Joy ed entrassi tu?”
“Io?? Io non voglio vedere la va…le parti basse di mia sorella grazie. E poi gliel’hai promessu TU, non io.”
Sbuffai. “Grazie. Ricordi la frase ‘nella buona e nella cattiva sorte’? Vai a fidarti di un marito.” Borbottai tornando terrorizzata sui miei passi.
Entrai piano e mi avvicinai di nuovo a lei, sfiorandole piano la spalla.
Alzò di scatto il viso e lo vidi inondato di lacrime, ma felice.
“E’ nato il primo lo sai?” sussurrò emozionata, stringendo i denti.
Annuii.
Eccola di nuovo la mia Liz.
E come potevo non capirla. Per qualche strana ragione non ricordavo per niente il dolore del parto. Cioè, sapevo che aveva fatto malissimo, ma a distanza di tempo non sapevo più la gradazione o il tipo esatto di dolore. Ma la gioia, l’emozione, lo stordimento di vedere il tuo bambino per la prima volta…quello era indelebile.
“Dai che ce la fai Liz” la incitai “Ancora un piccolo sforzo. Piccolo, te lo giuro.”
Annuì veloce, afferrandomi la mano per le ultime decisive spinte.
E così, dieci minuti dopo, alle cinque e quarantacinque del 18 aprile, anche una piccola, nuova, meravigliosa bambina venne alla luce.
E, anche se la sua povera zia Kris aveva perso l’uso della mano, ne era valsa decisamente la pena. Perchè ero stata io a consegnare, insieme a Paul, a Liz i suoi bimbi per la prima volta e a vedere le sue lacrime di gioia e commozione.
E niente valeva un’emozione simile…niente.
http://i40.tinypic.com/1183nsx.jpgL’emozione di stare tutti attorno ad un letto di ospedale a vedere una mamma con i suoi bimbi, come una vera famiglia unita. Come eravamo noi.
“E’ stata davvero una sorpresa” sussurrò Liz, tornata completamente nelle sue facoltà mentali. Forse aveva espulso la parte satanica con la placenta. “Pensavamo fossero due maschietti e invece…”
“Allora. Nomi..dai!!” esclamò Vic “Siamo curiosi!”
Liz prese la mano di Paul e sorrise. “Beh, all’inizio avevamo pensato di chiamarli Thomas e Robert. Ma ora che dobbiamohttp://i51.tinypic.com/2wgszza.jpg cambiare…beh Thomas resta Thomas mentre la nostra bimba si chiamerà…si chiamerà Jaymes”
Trattenni il respiro per qualche secondo e mi aggrappai a Rob, inconsciamente, sapendo che probabilmente aveva gli occhi lucidi e un nodo alla gola tanto quanto me.
Gli aveva dato i nostri nomi. Beh, i nostri secondi nomi ma, comunque…
“Liz…”
“Oh credimi” sussurrò “L’ho fatto soprattutto per me. Così saprò che si ameranno per sempre, malgrado tutto, no?”
Non potei trattenermi e gettai le braccia al collo sia a lei che a Paul, completamente emozionata. Vidi Rob asciugarsi veloce gli occhi ma sapevo il genere di rapporto che lo legava alla sorella e sapevo che avrebbero parlato dopo, soli, in privato.
Mi avvicinai a lui e gli passai una mano intorno alla vita.
“Siamo molto fortunati” sussurrò.
E lo eravamo. Lo eravamo davvero, malgrado tutto quello che ci era successo.
http://i54.tinypic.com/w7zz0k.jpgEravamo una famiglia e ci amavamo e la cosa non mi fu mai così chiara come quando Joy, seduta a fianco di Liz, si lasciò afferrare un ditino dal piccolo Tom. Lui lo portò alle labbra e iniziò a succhiarlo provocando un moto di risate eccitate e divertite di mia figlia.
Sentii la presa di Rob rafforzarsi e una sola, semplice parola uscirgli dalla bocca.
“Presto…”

XXX


POV ROB

“Babbini!”
“Joy, no. Adesso i bambini non ci sono.”
“Babbini!!!!”
“Più tardi, ok?”
“Babbini!!!” Joy sbattè il piede a terra, pretendendo qualcosa che non potevo proprio darle. Aveva sviluppato un profondo attaccamento nei confronti dei cuginetti nei tre giorni precedenti e avrebbe voluto vederli ogni secondo. Il problema era che Liz era ancora in clinica visto che i bimbi erano leggermente sottopeso e gli orari delle visite erano piuttosto, anzi molto, rigidi.
“Amore, dai, perché non giochiamo un po?” posai la chitarra che stavo strimpellando sul divano e presi la mia bimba sulle ginocchia.
Scosse il capo testarda e, per la prima volta, anche vederla fare i capricci fu la cosa più bella del mondo. Il solo pensiero di aver rischiato di perderla per sempre, di non vederla mai più…
Scossi il capo prima che il mio cervello commettesse il grave errore di tornare a pensare certe cose. Quando mi capitava non riuscivo più a concentrarmi su nient’altro che non fosse quell’orribile sogno. Così vivido, così vero che…che avrei preferito morire un milione di volte. Così terribile che ogni sera mi addormentavo col terrore di sognare ancora qualcosa di simile.
“Papà! Uffi”.
Joy annoiata e stufa mi riportò alla realtà.
“Possiamo giocare con..mm con i giochi del tuo box?” Indicai il grosso box stracolmo di giochi che però, ahimè, temevo che ormai Joy conoscesse già alla perfezione.
E infatti...
“No, uffi”.
“Le bambole?”
Scosse il capo.
“Peluche?”
“Nooo, babbini!”
Risi. Certo che quando si metteva in testa qualcosa era impossibile distrarla.
D’altra parte la capivo. Dopo il trambusto del nostro arrivo e della nascita dei gemelli la nostra visita londinese non si era rivelata molto eccitante. A parte le visite alla clinica eravamo rimasti chiusi in casa, un po’ per via della pioggia incessante, un po’ perché uscire dopo quello che era successo…
Ma adesso che il sole era tornato a splendere, in ogni senso, forse era tornato il momento di ricominciare a vivere una vita normale e serena.
Per cui…
“Amore la vuoi fare una bella passeggiata?” le proposi “Solo tu ed io?”
Immediatamente il suo volto si illuminò e iniziò a saltellare sul divano. “Sì!! Tio Tom, tio Tom, tio Toooooom!”
Mi finsi offeso, incrociando le braccia al petto. “Ah sì? Preferisci lo zio Tom al tuo papino, allora? Bene bene, me ne ricorderò…che bambina cattiva.”
Alle mie parole rise ancora più forte. “Tio Tom…calamelle, legali!”
Non potrei trattenere le risate anche io, a quel punto.
“Hai capito che bambina materialista ho cresciuto” borbottai prendendola a spalle “Su mostriciattolo, andiamo a chiedere alla mamma il permesso di andarcene in giro”
Io e Joy trovammo Kris in cucina con mia madre, entrambe intente a preparare qualche sorta di dolce da portare a Liz. Secondo loro la cioccolata aiutava a prevenire la tristezza che veniva alle donne dopo aver partorito per via degli ormoni impazziti. Quando avevo commentato che, a parer mio, gli ormoni delle donne erano comunque quasi sempre impazziti, mi ero beccato un’occhiata omicida degna del migliore serial killer per cui, in quel momento, decisi di stare zitto.
“Io e Joy usciamo, ok?”
“Mmmm” mormorò Kris senza staccare gli occhi dalla ricetta “Ok..chiama Dean e chiedigli se non ha impegni allora.”
“Ehmm…veramente pensavo di non avere bisogno di lui, no?”
Immediatamente lo sguardo di Kris scattò su di me, allarmato.
“Stai scherzando?”. Riuscivo a leggere il panico mal celato nella sua voce.
Lo dovette notare anche mia madre perché posò sul ripiano la ciotola in cui stava mescolando qualcosa e si avvicinò, prendendomi Joy dalle braccia.
“Ecco amore, vieni un attimo con la nonna. Facciamo il bagnetto così se devi uscire sei bella e profumata.”
Lei non fece obiezioni, anzi, battè le manine elettrizzata di poter sguazzare per un po’ nella vasca.
“No” Kris parlò non appena furono uscite dalla stanza “No. Sei pazzo?”
“Kris..”
“No..”
“Ma ci sono io con lei”
“Questo non mi tranquillizza affatto! Abbiamo appurato che la gente è pazza Rob e Joy non è la sola a rischiare. Sai quante ragazze sono ossessionate con te? Sai quante farebbero letteralmente follie per qualche minuto con te? Ho paura per tutta la mia intera famiglia.”
Sbattè con forza il cucchiaio sul tavolo. “E pensavo che fino a qualche giorno fa tu la pensassi come me. E adesso…”
“Adesso la penso ancora come te” la rassicurai “Non ho intenzione di lasciarla allontanarsi da me neppure un secondo ma..” sospirai “Oggi è il giorno libero di Dean.”
“Beh gli pagheremo gli straordinari, se è questo che vuoi.”
Allungai il braccio e la afferrai per la vita, premendo la sua schiena contro il mio petto. “Non è quello che voglio e lo sai.”
Le carezzai le braccia, capendo ogni singola goccia della paura che stava provando.
“Per favore, non possiamo vivere nel terrore, no?” la implorai “Ti prometto che torneremo per le sei al massimo. Un giretto in luoghi pubblici dove nessuno può farci del male, giuro. Staremo in incognito come agenti segreti tutto il tempo. Ho anche un cappellino rosa e occhiali da sole abbinati per Joy.”
Riuscii strapparle un piccolo sorriso.
Annuì, anche se poco convinta.
“State attenti però, ok?”
La baciai sulle labbra. “Attentissimi lo prometto.”

“Tio Tom!!” Joy sgusciò via dalle mie braccia non appena i suoi occhi, coperti da un paio di occhiali da sole per bimbi, si posarono sul mio migliore amico.
Vidi Tom correrle incontro e prenderla in braccio, stringendosela al petto e, poi, facendola volteggiare in aria.
Sentii il cuore stringersi un poco nel petto a quella vista. Erano mesi che non vedevo Tom, che non ci parlavo davvero…
Mi era stato vicino quando Joy era stata rapita ma purtroppo si trovava dall’altra parte dell’oceano per un film ed era successo tutto così in fretta che avevo avuto tempo di informarlo solo quando, in pratica, finalmente lei era tornata da noi.
Posò Joy a terra ed estrasse dalla tasca una manciata di lecca lecca rosa.
“Papàààà..lella lella!” esclamò Joy tirando lo zio verso di me.
E non so come successe ma ci ritrovammo abbracciati. Non era un gesto che molti avrebbero definito da uomini e che , in effetti, io e Tom usavamo spesso. Ma con quell’abbraccio mi fece capire tutto ciò di cui avevo bisogno. Mi fece capire che lui…che lui sapeva. Come stavo, cosa provavo, il mio dolore…
Bastò un abbraccio per non dovere dire assolutamente più nulla.
“Allora, come va?Davvero” domandò quando riprendemmo a camminare per il viale mentre Joy correva davanti a noi, a brevissima distanza.
“Bene” sospirai “Beh, ovviamente siamo ancora un pò scossi…è stato tutto così assurdo e..non lo so..terribile… vorrei solo dimenticare. Kris è ancora molto scossa, non voleva neppure lasciarci uscire. E la capisco ma…”
“Ma non potete chiudervi in casa per sempre.” Continuò
“Esatto.
“E tu invece? Come va con Carrie?”
Storse la bocca. “E’ finita. Bah, forse devo dire che non è mai davvero cominciata. Non so…non eravamo fatti per stare insieme credo. Siamo più..amici ecco. Non so, forse volevo solo convincermi di amarla. Perché volevo qualcosa come quello che avete tu e Kris”
“Tom” lo tranquillizzai passandogli uno dei lecca lecca che aveva portato. “Mangiane uno e pensa positivo. Anche tu troverai la tua Kris, te lo giuro. E’ solo questione di un po’ di tempo.”
“Bah sarà. Comunque io penso che bisogna dare una mano al destino a volte. Per esempio tu…non hai il numero di qualche bella ragazza single?”
Risi, osservando attentamente Joy che lanciava pezzi di dolce a delle anatre nel laghetto. “Sono sposato. Devo stare lontano da ragazze simili, non lo sai?”
“Beh ma dico…nemmeno una baby sitter di Joy?”
Sbiancai all’istante e risi amaro. “Non parlarmi di baby sitter, se ci tieni alla mia sanità mentale, ti prego.”
“Ma no..intendevo quella di prima. Quella normale che stava con voi a Baton Rouge”
Intendeva..
“Intendi Cloe?”
“Sì, ecco come si chiamava!” esclamò “Cloe. Quella volta che sono venuto a trovarvi c’è stato feeling.”
“Ma se l’hai vista per dieci minuti mentre ti ripuliva la maglia dal vomito di Joy!”
Ah, Tom era incredibile. Si fissava col dover trovare l’anima gemella a tutti i costi, senza capire che non era così che funzionava.
“Ok” acconsentii per renderlo felice “Ti darò il suo numero se proprio insisti.”
“Insisto.E…beh dovrei anche proporti un’altra cosina per oggi. Ho questi biglietti per la tribuna vip per la partita Arsenal- Chelsea e mi chiedevo se ti andasse di venire. Sarebbe un’introduzione per Joy al mondo del calcio. Strapparla a quegli stupidi sport americani da cui è circondata, no?”
“D’accordo ma…per le sei devo essere a casa. L’ho promesso a Kris.”
Si posò la mano sul cuore con un gesto eclatante. “Sarà finita per le cinque, giuro”
Sorrisi. Dio, da quanto tempo non vedevo una partita! E forse era stupido ma farlo con mia figlia per la prima volta era..emozionante.
Afferrai Joy sotto le braccine e la feci salire a cavalcioni sulle spalle
Tom tirò fuori un cappellino dell’Arsenal e lo posò in cima alla testolina di mia figlia.
“Pronta per un po’ di sano tifo per l’Arsenal piccolina?” domandai.
“Altenaaaaaaaaaaaal” strillò.
Bene, e che Arsenal sia.

XXX

Cazzo, cazzo, cazzo.
Le cinque, certo.
Sì, come no!
Tom, vaffanculo!
Il taxi accostò davanti a casa dei miei e schizzai fuori così rapidamente che a malapena mi ricordai di pagare. Tenendo tra le braccia una Joy sovraeccitata per i troppi zuccheri.
Ancora una volta, grazie Tom. Qualcuno mi ricordi perché era il mio migliore amico visto che le aveva comprato zucchero filato, hot dogs, bibite gassate a iosa e decine di inutili gadget e trombette spacca orecchie.
E ora erano le otto e io avevo ben..cazzo, due ore di ritardo!E mi si era scaricato il telefono e Tom aveva mandato un sms a Kris ma lei non aveva risposto e..
Ok, calmati Rob, calmati.
Aprii la porta ma mi raggelai quando vidi tutti seduti sul divano, un’espressione seria sul viso, con le mani premute sulla schiena di Kris, come a darle conforto.
I loro volti si posarono istantaneamente su di me.
“Che succede?” domandai.
E fu allora che vidi la faccia di Kris attraversata dal maggior numero di emozioni che avessi mai visto su una persona allo stesso tempo.
Terrore, sollievo, paura, frustrazione e…rabbia.
Cazzo.
“Tu..tu mi chiedi cosa succede” sibilò “Dopo quello che abbiamo passato tu sparisci con mia figlia per ore e non ti degni di chiamarmi. Non ti degni di..”
“Io ti ho chiamata” tentai di difendermi “Ma il cellulare era scarico e Tom ti ha mandato un messaggio.”
“Non che io sappia” ribattè gelida “E sai perché? Forse perché Tom ha ancora il mio vecchio numero. Quello che avevo prima che tua figlia fosse rapita. Che c’è? Un mese e te ne sei già dimenticato. Ritorni ad essere la solita testa di cazzo?”
Deglutii cercando di ignorare le sue parole.
Sapevo che voleva solo ferirmi perché era furiosa e che non voleva dire davvero quelle cose.
“Kris..”
Si mosse rapida, strappandomi Joy dalle braccia e…mi tirò uno schiaffo. Fu così improvviso e doloroso, anche se non fisicamente.
“Ma stai zitto almeno.”
Detto questo girò i tacchi e salì di corsa su per le scale, lasciandomi solo in salotto.
Sprofondai sul divano e notai solo in quell’istante che i miei si erano eclissati in cucina. Potevo sentire il profumo della cena aleggiare per casa, ma il mio stomaco era sigillato ormai.
Perché sapevo che aveva ragione.
Ero stato un idiota, e dopo tutto quello che avevamo passato.
Non so quanti minuti passarono ma, dopo quella che mi parve un’eternità, racimolai il coraggio necessario a incamminarmi di sopra.
Entrai piano in camera mia e notai Joy pacificamente addormentata nel lettino. Kris era sdraiata nel nostro letto a una piazza e mezza e mi dava le spalle.
Sapevo che era furiosa e ne aveva ogni diritto.
Sapevo che se le cose fossero state al contrario anche io avrei reagito allo stesso modo.
Ma sapevo anche che dovevo fare qualcosa per rimediare, anche implorare se fosse servito.
Mi spogliai rapidamente rimanendo in boxer e, quando vidi che non mi scacciava, mi infilai al suo fianco sotto le coperte.
Ci sarebbero state tante cose da dire, migliaia,e invece le sole parole che mi uscirono furono qualcosa che mai avrei pensato di rivangare.
“Ho sognato che era morta. Joy. Quando l’hanno presa io…io ho sognato che lei era morta. Che la seppellivamo, che era in una bara, che tu mi odiavi.”
“Io non ti odio” mi bloccò “Lo sai. Ma sono arrabbiata con te. Ti considero un buon padre e mi fido di te. Ma abbiamo capito che la sicurezza non dipende più da noi. Che possiamo essere i migliori genitori del mondo e non avere comunque alcun controllo…” sospirò “E sono arrabbiata con me stessa perché ho di nuovo paura.”
Sentii il suo corpo tremare e spezzarsi in un singhiozzo. “Credevo di avere tutto alle spalle e invece ho di nuovo paura”
Cinsi il suo fianco nudo e premetti il suo corpo tiepido contro di me, sorreggendola e carezzandola.
“La vita fa schifo” gemette.
“Sì, hai ragione, fa schifo. Ed è anche meravigliosa. E ti posso garantire che ci saranno ancora centinaia di momenti in cui farà uno schifo terribile e centinaia in cui saremo così felici da toccare il cielo con un dito. E so che la cosa importante quando alla fine ti guardi indietro sono i momenti belli…e il modo in cui hai superato quelli brutti. E noi li supereremo sempre”
Si voltò, il naso a due centimetri dal mio.
“Come fai a dirlo?”
“Siamo insieme” risposi semplice “Se lo siamo il resto vale meno di zero”
Cercò di prendere un lungo respiro e capii che era arrivato il momento di spezzare la tensione.
“La testa di cazzo è perdonata? Perché sono disposto ad implorare, se serve…”
“Sei perdonato” mi massaggiò la schiena “Tom un po’ meno. Perché cazzo non controlla mai la mail? Sono certa di avergli mandato il nuovo numero.”
“Conosci Tom” borbottai “Lui..noi siamo ancora un po’ ragazzini a volte, scusaci”
Scosse il capo. “Io voglio solo essere felice. Voglio solo il mio ‘vissero felici e contenti’”
“Lo avremo” la assicurai “Avremo il nostro lieto fine, presto. Io, te, Joy, baby Pattz 1, baby Pattz 2, baby Pattz 3…”
“Tre??” domandò ridendo “Non esagerare ora…”
“Non esagero. Non esagererò mai. Avremo la nostra fiaba e, come ogni fiaba che si rispetta, finirà in un solo modo.”
“E come?” Si strinse più a me.
“E vissero per sempre felici e contenti…”

Si Rob non farti problemi, dai pure il mio numero a Tom, non mi offendo mica *___________________________*.
Ci si vede la prossima settimana per l'ultimo capitolo ueueueueueu T__T ç____ç ok disperiamoci. E poi ci sarà l'epilogo *__*

P.S= Ohohoho Tom mi ha telefonato e mi ha invitato a trascorrere un romantico week end con lui *___* a Londra muahahah.
Se magari -_-
   
 
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