Dedica
Alle WolfStar, che
meriterebbero qualcosa di meglio.
***
DOPO
MEZZANOTTE
Tutti sanno che per un bravo studente il periodo antecedente
agli esami è il più sconsigliato per studiare, dal momento che le
nozioni dovrebbero essere stipate al sicuro nella memoria già da
settimane; Chi non segue questo metodo rischia di fare una gran confusione.
Remus Lupin era decisamente
un bravo studente e il termine "fare confusione" proprio non gli si
addiceva in alcun senso.
Per uno come lui era impensabile un eventuale ritardo.
Le sue pergamene, perfettamente raccolte in ordine alfabetico a seconda del tema trattato, erano le più ambite da
tutto il gruppo studentesco dei Grifondoro da ben
sette anni scolastici ed era molto difficile che potessero in qualche modo
contenere un'imprecisione o una dimenticanza.
Per questo motivo quella notte si stava rivelando a dir poco frustrante.
Se James, Sirius o
qualsiasi altro dei suoi compagni fosse andato in giro per i corridoi di Hogwarts gridando ai quattro venti che Remus
John Lupin, Re dei
Secchioni, a sole due notti dall'inizio dei M.A.G.O
si trovasse in Sala Comune intento a studiare non una, ma
una trentina di pergamene diverse, avrebbero sicuramente ridicolizzato l'idea.
Ecco perché aveva scelto l'ora tarda: voleva assolutamente evitare
qualsiasi tipo di attenzione esterna.
Doveva ammettere a se stesso di essersi comportato da incosciente e il solo
pensiero gli faceva ribollire il sangue nelle vene. Perché poi?
Per assecondare le pretese di un viziato egoista con evidenti problemi di
priorità.
Così, mentre un caldo appiccicoso lo opprimeva nella divisa scolastica e
le lunghe dita iniziavano ad indolenzirsi, al giovane Grifondoro
non restava che concentrarsi e sopportare con rassegnazione il lento scorrere
dei minuti che invece avrebbe potuto sfruttare per farsi una bella dormita.
"Tutto questo è ridicolo." pensava sempre più seccato "E considerata
l'attuale concentrazione, aggiungerei decisamente inutile."
Con uno sbuffo cercò di scacciare il pensiero nefasto
dalla mente intorpidita e fece ricorso a tutte le sue forze per riporre piena
attenzione sui "Numeri estraibili da nomi propri", tentativo
totalmente vano come prevedeva.
Era tardi, gli bruciavano gli occhi e aveva caldo.
Il bruciore d'occhi e l'Aritmazia erano probabilmente
le due cose al mondo che meno potevano coesisistere.
Si maledisse per aver aspettato così tanto nel
ripasso.
Ma non era solo colpa sua... o almeno... lo era solo per metà.
E a giudicare dal lieve rumore che aveva rotto la quiete perfetta della
desolata Sala Comune, l'altra metà doveva essere lì intorno.
Un lieve fruscio. Uno scricchiolio di porta. E un prorompente scondinzolio ai suoi piedi, alternato ad ansiti ritmati e
regolari che sembravano emessi appositamente per deconcentrarlo.
"Non adesso, Padfoot.”
Per un attimo Remus si domandò cosa diavolo ci
facesse Sirius in Sala Comune mentre James, Peter e tutti gli altri
degni compari si erano clandestinamente intrufolati nelle cucine sotterranee
per compiere azioni di dubbio gusto quali rubare dagli scaffali vecchi dolcetti
imputriditi che sarebbero poi serviti per qualche azione punitiva anti-Serpeverde: il fatto che Sirius
non stesse partecipando al suo gioco preferito lo insospettì
leggermente, ma vista la situazione, preferì fare finta di niente e
ignorarlo.
Ardua impresa.
Il grande cane nero ai suoi piedi fece leva sulle zampe
posteriori fino a postare il muso sulle sue ginocchia e leccargli festosamente la
pancia sotto la camicia immacolata.
"Ho detto, NON ADESSO, Sirius!”
ripeté Remus scostando infastidito la
controparte canina dell'amico. "Non vedi? Sto studiando."
Ma Padfoot, com'era prevedibile,
non sembrava assolutamente toccato dalla nobiltà delle sue intenzioni.
Accostò il lungo muso umido sull'incavo del collo e scodinzolando
continuò a ansimargli nell'orecchio, provocando quel solletico
insopportabile che mai come in quel momento a Remus
era sembrato inopportuno.
"E' proprio necessario?" chiese il ragazzo in tono stizzito,
ricordandosi tristemente che di fronte a lui c'era un elemento per il quale,
nella maggior parte dei casi, le suppliche erano fiato sprecato.
Appunto.
Il cane gli rivolse uno sguardo falsamente imbronciato,
puntando i grandi occhioni argentati dritti nei suoi.
"Non ti puoi sempre vendere così. Quando dico no
è no.” disse Remus
secco.
L'arma della compassione... credeva davvero che fosse così ingenuo?
...
Un lieve “pop”.
Il fruscio di una camicia e il tocco leggero della lunga ciocca di capelli scuri
sulla sua nuca.
Sirius era alle sue spalle, le
lunga dita affusolate che gli sfioravano il collo.
"Perché ti sei messo a studiare a quest'ora?" chiese rauco.
Mhh... vediamo... forse finora sono stato
troppo impegnato ad “approfondire l’amicizia “ con te?
Che domanda idiota.
Degna del miglior Sirius.
Remus fece mostra di un sorriso sarcastico, che Sirius non colse dal momento che era tutto intento a
passargli le dita tra i capelli con fare provocatorio, nello sguardo un
luccichio famelico.
"Non sto studiando. In verità stavo cercando di studiare, ma
a quanto pare ho calcolato male le mie intenzioni dal
momento che la tua presenza e le tue mani lunghe mettono a dura prova la mia
concentrazione."
"Stavi cercando di studiare a mezzanotte inoltrata?"
Il tono di Sirius esprimeva diabolica
perplessità.
"Ebbene sì. Allora, Sirius, cosa sei
venuto a fare veramente?"
"Veramente passavo di qua per caso."
"Ah, certo, capisco."
Remus si arrese.
Se fosse esistito un modo per tagliare corto con Sirius, in quel momento si sarebbe sforzato il più
possibile di metterlo in pratica, ma purtroppo un modo
non esisteva e se esisteva, lui non sapeva proprio quale fosse.
Sperava solo che Sirius lo capisse da solo.
In fondo, che diamine, era anche e soprattutto colpa sua se si era ridotto in
quel modo due notti prima degli esami!
Il suo unico sbaglio era stato permettergli di sviarlo da ciò che era
più importante in quel momento, ma a tutto c'è una fine.
Ora non era più il momento di giocare.
Avrebbe completato con successo la sua sessione di studio, anche a costo di
cacciare Sirius a suon di Maledizioni.
Dicono che l'arma dell'indifferenza funzioni quasi sempre. Ovviamente
con Sirius era tutto da stabilire, ma almeno poteva
tentare. Sarebbe andato a studiare in un posto più tranquillo e
soprattutto perfetto per chi non volesse essere scovato da un ipotetico
qualcuno decisamente troppo invadente.
Forse lo stanzino delle scope. Forse
La cui presenza non mancava mai di quella potente forza deconcentrante che ogni
volta riusciva a spiazzaro e fargli dimenticare tutti
i suoi buoni propositi.
Con un movimento brusco Remus si alzò dalla
poltrona di chintz che lo aveva ospitato sino a quel momento e raccolse rapidamente
tutte le pergamene e i foglietti sparsi qua e là.
Sirius lo guardava accigliato.
"Benissimo. Credo per stasera di aver studiato abbastanza. Ora me ne vado
a dormire perché sono proprio stanco."
Si prodigò in un lungo e altrettanto finto sbadiglio e stiracchiandosi
forse troppo vistosamente, fece per raggiungere la porta che lo avrebbe
temporaneamente condotto al suo dormitorio.
Magari.
Sirius chiaramente voleva la sua compagnia.
O portarselo a letto, opzione ancora più credibile.
"Aspetta."
La sua mano, più rapida del previsto, lo afferrò per un braccio e
con presa salda lo tirò a sé facendolo quasi inciampare.
Remus si sentiva leggermente ridicolo, tra le braccia
di Sirius come una donnetta
qualunque.
"Che cosa c'è ora?" chiese seccato.
"Niente di particolare... " rispose Sirius
in tono vago. "E' che solo che sei qui... e sono qui anche io. Magari
potevi... cambiare programma"aggiunse cambiando drasticamente tono di voce
e sorridendo lascivamente, cinque dita avvinghiate al nodo ben fatto della sua
cravatta e le altre cinque premute sui suoi capelli.
Remus lo guardò basito.
"Sirius, non è che se tu ed io ci
troviamo nello stesso posto dobbiamo necessariamente andare a letto assieme. E'
un po' più complicato..." butto lì mentre osservava la mano destra del suo
interlocutore liberare i bottoni dalle asole della camicia uno dopo l'altro.
"E perché?" soffiò Sirius a
un centimetro dalle sue labbra "Io lo trovo banalmente ovvio."
"Beh, non sai quanto ti sbagli." disse Remus secco, scostandolo con
fermezza e svicolando con non poca difficoltà.
Qualcosa lo tratteneva.
Forse la sua indole poco propensa alla codardia.
Forse l'assenza di chiarezza che da tempo cercava in quello strano rapporto.
O forse, ammise, quella sensualità feroce che Sirius
sembrava sempre emanare da tutti i pori.
Ora aveva temporaneamente smesso di braccarlo come una preda e Remus dovette riconoscere che la cosa lo infastidiva
leggermente. Cercò di mantenere quel silenzio fatto di sguardi
indecifrabili fino a che Sirius non parlò di
nuovo.
"Potrei interrogarti."
"Sì certo. E chi mi assicura che non mi salteresti addosso alla
prima occasione?"
Sirius sembrò soppesare con attenzione quella
domanda, il mento raccolto tra l'indice e il pollice in un gesto spontaneamente
elegante.
"Il fatto che non sei poi così irresistibile, nonostante le tue
convinzioni." rispose
poi maligno, strappando le pergamene di mano a un Remus
visibilmente agghiacciato.
Si sedette con noncuranza sulla poltrona e riordinando malamente gli appunti
del compagno gli fece segno di avvicinarsi e prendere posto sulla sedia di
fronte a lui.
Remus non riuscì a trovare una scusa valida
per rifiutare l'invito. In fondo, rifletté, non era poi un'idea
così malvagia.
Se Sirius davvero non lo trovava
così irresistibile forse avrebbe evitato di assalirlo come una
bestia in calore e lui avrebbe approfittato della situazione per rispondere a
qualche domanda dei test e concludere in bellezza il ripasso serale.
Quindi si sedette, convinto di aver preso la decisione più giusta. Non che
l'avesse del tutto presa lui, ma che importava?
"Allora. Come si ottiene
"Sommando il numero dell'Espressione al numero del Destino."
"E come si ottiene il numero del Destino?"
"Ehm... facile. Riducendo a una sola cifra i numeri che indicano giorno e
mese e anno di nascita."
"Scomponi qua.” fece
Sirius allungando il vecchio libro polveroso di Aritmanzia in direzione di Remus
e accennando con il lungo indice a un'equazione lunga quasi un paragrafo e
praticamente impossibile da risolvere.
"Sirius, per l'amor del cielo!” gemette Remus girando a sua volta il tomo in direzione del suo
interlocutore “Leggi meglio. “Esercizi passatempo per insegnanti
preparatissimi”. Questi non sono i NOSTRI esercizi!”
Sirius sembrava offeso.
“Ti prego di perdonarmi...” disse con un sorriso sghembo. “Evidentemente ti ho
sopravvalutato come studente."
"Evidentemente ti ho sopravvalutato come amico."
"Evidentemente non sei poi così bravo e intelligente come
credevi."
"Evidentemente sono solo tue supposizioni, visto che io non mi sono mai
considerato tale."
"E allora perché mi propini sempre queste palle ben motivate
secondo le quali non avresti nemmeno cinque minuti da dedicarmi?"
"Perché non mi dai mai tregua!" sibilò Remus.
"Credevo di piacerti proprio per questo."
"Evidentemente ti sei sbagliato."
"Forse." disse infine Sirius.
Era dannatamente serio. Chiuse il libro con entrambe le mani e lo gettò
con noncuranza a terra. In un balzo estremamente rapido fu praticamente sopra Remus, la mani poggiate sui
pomelli della sedia, il viso a un centimetro dal suo.
"O forse... ti piaccio perché nessun altro potrebbe mai darti
quello che invece ti do io?"
"E questo da cosa l'hai dedotto, di grazia?"
"Te l'ho già spiegato, non sei così irresistibile come
credi. Io porto un po' di gioia nelle tue grigie giornate da studenteLLO ritroso e
tu per questo non fai che ringraziarmi, non è così?"
Remus alzò gli occhi al cielo, arreso.
Staccare lo sguardo da quelle labbra così pericolosamente vicine era un' impresa ardua anche per un Grifondoro
come lui. Era qualcosa che sconfiggeva le leggi universali e qualsiasi
autocontrollo, anche se frutto di sforzi estenuanti. Lasciò che Sirius gli prendesse la mano e la conducesse rapida sulle
sue labbra, baciandone il palmo in un modo quasi feroce.
"Ehi!” disse improvvisamente facendo pressione sul petto di Sirius con la mano libera “Se la memoria non mi
inganna, hai appena detto di non trovarmi così irresistibile da
saltarmi addosso alla prima occasione!"
Sirius lo fissò intensamente, mentre un
sorriso spontaneo gli illuminava rapidamente la faccia.
"Non dicevo sul serio. Lo sai che ti trovo bellissimo."
"Dici così solo perché vuoi qualcosa in cambio." disse Remus
sperando che il tono di voce non sembrasse troppo triste. Le mani si liberarono
istantaneamente dalla salda presa del ragazzo.
"Ancora mi chiedo come diavolo faccio a trovare attraente un simile
rompipalle.” disse Sirius senza smettere di fissarlo intensamente.
Remus era completamente sconfitto.
Quando Sirius si comportava così diventava
impossibile, ma non sapeva perché non riuscisse mai a dirgli di no. Anzi,
purtroppo lo sapeva, e la cosa non gli piaceva per niente.
"Forse perché ti sei innamorato di me!” tentò condendo
la frase con una nota sarcastica.
Sirius rise divertito. “Naa,
impossibile. Se troppo perfettino per i miei
gusti.”
Remus sorrise a sua volta, ma sapeva di mentire a se
stesso. Ogni volta che lui e Sirius parlavano di
relazione o affini il risultato era sempre lo stesso.
Che per Sirius loro erano troppo diversi, che una
loro eventuale storia avrebbe spezzato inequivocabilmente l'equilibrio perfetto
dei Malandrini, che non aveva intenzione di impegnarsi fino ai cinquanta eccetera eccetera.
Storia vecchia.
"Ti voglio.” disse
Sirius.
Remus lo guardò intensamente negli occhi
chiari, donandogli un casto bacio sulla fronte.
"Anche io ti voglio. Ma non possiamo sempre stare ai tuoi comodi."
Per Sirius evidentemente quel lamento non costituiva
niente di importante.
"Sai, Remus, tu mi piaci davvero. Tu, i tuoi
libri infeltriti e la tua divisa sempre in ordine...”
sussurrò il ragazzo sbottonando delicatamente
la camicia e lasciando che una mano solcasse lentamente il petto bianco, fino a
toccarne il costato solcato da qualche cicatrice. "I tuoi occhi strani... Non credo nemmeno che tu sia così dolce e indifeso
come sembri, ma forse è la cosa che più mi attrae. ”
Remus soppresse una risatina isterica con uno sbuffo,
mentre Sirius si appoggiava sulla sua spalla per
mordergli delicatamente il collo.
"Perché non ti lasci andare, Moony? Tutte
le volte mi sbatti davanti questo sguardo triste, questo tuo essere sempre
affaccendato... tu stai sfuggendo da me, o da qualcosa che ti
terrorizza.”
Remus sinceramente non sapeva cosa rispondere. Forse
aveva ragione. Forse erano le sue stranezze a spaventarlo, il suo essere
così disarmante e maledettamente... Sirius.
Forse erano quelle domande che ogni volta lo lasciavano di ghiaccio, incapace
di formulare risposte sensate.
"James e Peter
potrebbero tornare."
"No. Ho già parlato con James. E guarda
un po', magicamente si tratterrannò in
cucina per molto, molto tempo."
"Oh, e così pare che opporti resistenza non serva assolutamente a
niente, mi sbaglio?"
"Non sbagli, Moony.”
"Non sai nemmeno tu quello che vuoi, Sirius.”
Sirius tacque per un istante, sciogliendo
delicatamente il bottone che stringeva l'attaccatura dei pantaloni dalla sua
asola.
“Io so pefettamente quello che
voglio.”
***
Sirius quella notte era un fiume in piena.
Lo stava letteralmente divorando con la bocca e con gli occhi, penetrandolo con
talmente tanta forza da fargli male.
Non che a Remus quella foga non piacesse, solo che
non la concepiva del tutto.
DOVEVA amarlo.
Non poteva fare l'amore così con tutti.
Il corpo di Sirius tra le lenzuola era un’irruente
danza di muscoli, arti in tensione, fremiti di piacere disperato. Spingeva con
violenza dentro di lui, in un compendio di eccitazione e possessione quasi
dolorosa.
Remus lo lasciò fare. Anche volendo non
sarebbe riuscito a prendere una qualche iniziativa, meno che mai il predominio.
Sirius sembrava in uno stato di trance, gli occhi
semichiusi e le labbra dischiuse.
Spingeva con forza e intensità crescente dentro di lui, leccando via due
gocce irriverenti che erano fuoriuscite dagli angoli degli occhi.
Da quanto tempo erano lì?
Ore, minuti o secondi?
Remus aveva perso la cognizione del tempo, l'unica
cosa che gli interessava era scoprire cosa c'era che non andava. Non era granchè eccitato. Anzi, a dirla proprio tutta Sirius gli stava facendo piuttosto male, con quelle spinte
talmente rudi da farlo cozzare con violenza contro il materasso ruvido. Dovette
fare più volte pressione con i piedi e spingersi verso il basso per
evitare di sbattere la testa contro la testata in
ferro del letto. Qualche volta aveva sentito indistintamente le unghie
conficcarsi con forza nella sua spalla, aggiungendo piccoli segni rossastri
alle cicatrici ben visibili e non era riuscito a trattenere un debole grido che
Sirius aveva soffocato con l'ennesimo bacio.
Lo aveva morso, lo aveva rovesciato, lo aveva preso con forza sbattendolo dalla
parte opposta del letto e gli aveva gettato la testa all'indietro assalendo il
suo collo con le unghie e con i denti.
C'era qualcosa di molto diverso.
Il corpo di Sirius, quel profilo elegante e slanciato
sembrava così... adatto.
Sì, adatto. Stavano bene insieme, fisicamente.
In quel momento Remus si accorse che ne era geloso.
Sirius lo teneva saldamente per la vita,
aggrappandosi con forza alla pelle arrossata per i troppi morsi.
Non voleva lasciarlo andare.
Afferrò Remus per i capelli e tenne premuta la
testa sul cuscino, mentre spingendo con ancora più forza iniziava ad
avvertire indistintamente l'apice che stava per raggiungere forse troppo
presto.
"Ti amo” ,gridò, e mentre con la
bocca lambiva la clavicola di Remus, l'orgasmo lo
assalì con la potenza di una tempesta. Venne dentro di lui con un lungo
gemito strozzato, mentre pervaso dal piacere strinse con forza il corpo di Remus premendolo contro il suo.
Era in un bagno di sudore e si vergognava per la rapidità con cui aveva
concluso il tutto.
Remus non era riuscito a venire ed era accasciato
esanime sotto il suo peso, il corpo esile scosso dai fremiti, gli occhi chiusi
e le labbra che si dischiudevano a ritmi irregolari. Il rimbombo di quelle due
parole, che, ne era sicuro, non erano frutto della sua immaginazione, risuonava
insistentemente dentro di lui.
Tutto il resto taceva.
Ne era sicuro.
C'era qualcosa di strano, in Sirius, che doveva
assolutamente sapere.
"Hai... hai detto ti amo."
Sirius non rispose. Gli occhi vitrei fissi sul
soffitto, i capelli arruffati sul cuscino, il respiro che piano piano si faceva regolare. Ma a Remus
non sfuggì quel sussulto malcelato che le sue parole avevano provocato.
Forse erano state le classiche parole preorgasmiche.
Forse una momentanea perdita di coscienza.
Forse si era davvero immaginato tutto.
Rimasero in silenzio per un tempo interminabile, gli occhi di Sirius stavolta fissi nei suoi.
O forse, per la prima volta, qualcosa era davvero andato diversamente.
FINE
Note finali:
In realtà
c'è ben poco da aggiungere.
La fic è volutamente senza troppe pretese e il
finale è volutamente "aperto" a varie interpretazioni.
Ringrazio tutte quelle persone che mi hanno incoraggiato e bacchettato (ebbene
sì, sono circondata da maniaci armati di forchette e coltelli!XD), senza
le quali avrei fatto ben poco.
Grazie alle WolfStar che hanno amato questa fic, la dedico a loro con tutto il mio cuore.
Inoltre, un grosso grazie a coloro che leggeranno, un grazie
ancora più grande a coloro che recensiranno (potrei anche pagarvi XDD),
e un grazie enorme a coloro che realmente apprezzaranno
questa one shot, che nonostante qualche luogo comune
del fanfiction verse,
è difficile da scrivere tanto e forse più di una fic a capitoli.
In poche parole, grazie a tutti coloro che mi hanno dato, mi danno e mi daranno
fiducia per le fic a venire.
Grazie di cuore.
Hazel DM