8.
Incomprensioni
“Buongiorno
cari
telespettatori! Siamo in diretta dallo studio di Valloacapire,
l’unico programma che aiuta i coniugi americani a
capirsi l’un l’altro. Oggi abbiamo una coppia di
Nashville, il signor Browne e
la signora Browne. Qual è il vostro problema, signori
Browne?”, domandò una
ragazza bionda assurdamente entusiasta del suo lavoro.
I
coniugi, seduti sulle
poltrone e con sguardi rabbiosi, risposero in coro: “Non ci
capiamo”,
sbottarono. La ragazza sorrise: “Naturale! Siete qui per
questo! Per questo il
programma si chiama Valloacapire,
perché appunto non vi capite! Signora Browne, cosa la
disturba del
comportamento del signor Browne?”, riprese a blaterare la
bionda. Doveva chiamarsi
Bree, in teoria.
Damon
Salvatore lasciò cadere
la testa all’indietro, centrando in pieno il muro.
“Ahi!”, si lamentò mentre un
rumore sinistro infranse la quiete domestica. Damon lo
ignorò e cercò di
concentrarsi su quel programma in stile “Uomini e
Donne”. Porcherie della
televisione moderna.
Afferrò
il bicchiere pieno di
sangue che si trovava sul tavolino accanto al divano bianco e
immacolato.
“…
non capisco perché mio
marito pretende che durante i nostri rapporti… ehm, intimi,
ci sia una terza
persona di sesso obbligatoriamente femminile che collabori con
noi...”, stava
dicendo quella vecchia dai capelli bianchi e così crespi che
sembrava che
qualcuno le avesse messo sopra la testa un ferro da stiro.
Appena
sentì quelle parole
Damon sputò il sangue che stava bevendo per
l’attacco di ridarella che lo
invase. Dio, se certa gente era stupida. Era più
intelligente Stefan di quella
povera suora.
“Ahahahahahahahahahahahahahah!”,
ululò Damon, divertito.
Intanto
Elena, che stava
cucinando un’ottima torta di mele, venne distratta da quella
risata impazzita
del vampiro che si era sposata due anni prima. Lo amava tanto, ma a
volte
proprio non lo capiva. Ponendosi mille domande, afferrò la
terrina continuando
ad amalgamare bene l’impasto, e si diresse verso il soggiorno.
“Damon
che succ
ahhhhhhhhhhh!”, urlò poi. I suoi occhi si
spalancarono come due palle da
calcio, inorriditi alla vista del muro crepato e del sangue che colava
dal
divano. In alcuni punti era già secco e impregnato nel
tessuto.
“Amore!
Guarda questa qui!
Non si rende nemmeno conto che…
ahahahahahahahahahah”, continuò Damon,
sbattendo i piedi per terra dal divertimento. Ad un certo punto si mise
a dare
anche pacche sul divano, facendo schizzare il sangue dappertutto.
“Damon!”,
strillò isterica
Elena.
“Ahahahahahahahahahah!”,
fu
la risposta del vampiro, che ormai schiaffeggiava il povero divano con
i
cuscini.
“Damon!”,
urlò ancora Elena.
“Uhhhh
ahahahahahahahahahahahahahah!”,
rideva lui. Ora saltava in piedi sul divano, con il serio rischio di
sfondarlo.
Gli occhi di Elena seguivano i movimenti di Damon, su e giù,
su e giù, fino a
quando….
“Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!,
gridarono
in coro Damon e Elena. Damon perché era scivolato dal divano
centrando in pieno
il bicchiere pieno di sangue e Elena perché era ricoperta di
B positivo dalla
testa ai piedi.
“Se
avete dei problemi non
esitate a contattarci! Vedrete che li risolverete al più
presto! A domani,
sempre qui su Mouse Life, il canale per chi non sa cosa
fare!”. La faccia della
bionda scomparve così come quel sorriso ebete stampato in
faccia.
“Bene!
Chiamiamo il canale
degli sfigati, io ne ho proprio bisogno!”, ringhiò
Elena afferrando il telefono
per poi scomparire in cucina a buttare il suo impasto dalle sfumature
cremisi
nello scarico del lavandino.
“Oh
no. Uomini e Donne no!”,
riusciva solamente a pensare Damon. Ma doveva andare così:
Stefan l’avrebbe
visto su un programma per sfigati. Che umiliazione.
Ore
8:30, studi della
Mouse Life
“Buongiorno
cari
telespettatori! Siamo in diretta dallo studio di Valloacapire,
l’unico programma che aiuta i coniugi americani a
capirsi l’un l’altro. Oggi abbiamo una coppia
di… Mystic Falls, il signor
Salvatore e la signora Salvatore. Qual è il vostro problema,
signori
Salvatore?”, chiese la solita cammella bionda. Damon si era
costretto a
imparare il suo nome: Bree. Ma non riusciva ancora a entrargli in testa.
Lui
e Elena risposero in
coro: “Non ci capiamo”. Era tutto costruito, fino a
quel punto
dell’interrogatorio. I produttori avevano detto che dovevano
fare così. Quando
avevano dato le indicazioni, Elena aveva annuito seriamente mentre
Damon
progettava come ammazzarli senza che le altre persone lì
attorno se ne
accorgessero.
“Naturale!
Siete qui per
questo! Per questo il programma si chiama Valloacapire,
perché appunto non vi capite! Signora Salvatore, cosa la
disturba del
comportamento del signor Salvatore?”, domandò la
cammella. No, ops: Bree.
Elena
parve riflettere un
attimo, poi rispose: “Tutto”.
Damon
scosse la testa,
semidisperato e divertito da quella situazione ridicola.
Bree
– sorriso – da – cavalla
allargò la bocca mostrando delle pale bianche rivoltate
verso l’esterno: “Per
questi casi assolutamente disperati”, e fece una faccia
così ridicolmente seria
che fece scoppiare a ridere Damon, “abbiamo la dottoressa
psicologa laureanda
in psicologia della mente umana e nel rapporto fra i sessi, la migliore
dottoressa dell’ospedale di Richmond dove lavora dal 1977 con
impegno e premura
nei confronti dei suoi pazienti…”.
“Salve,
grazie mille”, tagliò
corto la dottoressa laureanda in psicologia che Bree – occhi
– a – lampione
aveva presentato in tutti i modi possibili senza nemmeno dire il suo
nome.
Damon
e Elena risposero al
saluto della dottoressa con un sorriso.
“Consiglio
per i signori
Salvatore una terapia di questo tipo”, disse solamente la
povera vecchia
occhialuta. Tese un foglio che Bree afferrò facendolo cadere
appena lo sfiorò.
“Oh che sbadata che sono!”, esclamò e
poi rise come una cavalla impazzita.
“Bene!
Ecco quello che
dovrete fare secondo la dottoressa psicologa laureanda in psicologia
della
mente…”, cominciò di nuovo, ma Damon
non ne poté più e la interruppe: “Ci
può
dire come si chiama la dottoressa laureanda?”,
sbottò.
Bree
lo guardò spalancando
gli occhi; sembrava che avesse incastonate due mele verdi nelle orbite
al posto
di due normali e comuni occhi umani. “La dottoressa psicologa
laureanda in
psicologia della mente umana e nel rapporto fra i sessi, la migliore
dottoressa
dell’ospedale di Richmond dove lavora dal 1977 con impegno e
premura nei
confronti dei suoi pazienti si chiama Mary Froofy”, concluse
lei, facendo cadere
la cartelletta che aveva in mano. Altra risata da cavalla.
“Grazie”,
dissero grati in
coro Damon e Elena.
“Prego.
Dicevo. Viene
consigliata una terapia del seguente tipo: i signori Salvatori
presentano
chiari tipi di incomprensione coniugale. Per questo è
consigliabile uno scambio
di vestiti per un giorno intero, mangiare le cose che mangia il
partner,
dormire secondo i ritmi del partner, fare le attività del
partner. In poche
parole, dovete essere il vostro partner per un giorno. Vi filmeremo e
poi il vostro
video andrà in onda a Valloacapire!”,
spiegò ancora Bree.
Damon
e Elena impallidirono
fino ad assumere un colorito termosifone, poi annuirono dando
l’impressione che
avessero un nodo all’osso del collo particolarmente doloroso.
Uscirono
dallo studio con
l’idea che il seguente sarebbe stato un giorno molto, molto
pesante.
Ore
9:00, casa Salvatore
Driiiin!
Driiiin!
“Ma
che cazzo…”, sbottò
Damon.
Si
guardò attorno e vide che
Elena non c’era accanto a sé. Ma che ore erano?
Guardò
la sveglia e vide che
erano le 9 di mattina! Ma di solito lui si alzava circa cinque ore
prima.
“Amore!
È pronta la
colazione!”, strillò Elena. Ma che aveva? Di
solito quella era la sua battuta.
Poi ricordò quella stupida tipa del programma televisivo e
capì che Elena lo
aveva preso sul serio. Forse un pochino troppo sul serio.
“Arrivo!”,
miagolò lui in
stile Elena appena alzata. Ciabattò scendendo le scale come
faceva sempre la
sua cara mogliettina, a lui in genere non dava fastidio. Ma sapeva
perfettamente che Elena non sopportava quando gli altri facevano quei
rumori
con le pantofole, però nonostante questo amava farli lei.
Vide
Elena digrignare i denti
alla sua entrata e lui sbatté i piedi ancora più
forte: voleva farle perdere il
controllo. Letteralmente.
“Damon.
Smettila”, ordinò
autoritaria.
Lui
sorrise: “Tu lo fai
sempre. E io non ti avrei detto di smetterla quindi”, e
ciabattò ancora di più.
La
vide prendere un profondo
respiro.
Damon
osservò che Elena aveva
preparato quello che di solito preparava lui per lei. Peccato che
questa volta
il regolamento diceva chiaramente che lui doveva mangiare
ciò che di solito
mangiava lei e lei quello che di solito mangiava lui.
Elena
però questo non lo
aveva capito, infatti afferrò un bicchiere di vetro
scintillante e si versò un
po’ di succo all’ananas.
“Alt!”, la fermò Damon sghignazzando.
Elena
si ritrovò con il
bicchiere appoggiato sulle labbra, inclinato leggermente. Con un
sospiro lo
sistemò sul tavolo e sbottò:
“Perché, che hai ora? Non posso nemmeno bere il
mio
solito e amato succo di frutta?”.
Damon
sorrise: “No. Oggi tu sei
me e io sono te, quindi…” e afferrò il
bicchiere. Se lo portò alla bocca e
bevve il succo, concludendo con un schiocco soddisfatto incredibilmente
simile
a quello che di solito faceva Elena.
Intanto
lei stava pensando
con timore al bicchiere di fronte a lei: pieno di fluido sangue rosso.
Elena
non voleva sentire i globuli rossi sulla sua lingua, non voleva
proprio. Ma non
voleva nemmeno perdere contro Damon.
Prese
il bicchiere
mascherando l’angoscia e fingendosi audace e lo
ingurgitò il più velocemente
possibile per evitare di dover sopportare troppo quel sapore ferroso,
dolciastro ma anche leggermente amarognolo. Una vera e autentica
porcheria. Peggio
del brodo della Star.
Mascherò
il disgusto con un
sorriso, poi se ne andò tutta soddisfatta in camera.
Nel
pomeriggio…
“Dove
sono i miei vestiti?”,
urlò Elena in preda al panico. Era un’ora che li
cercava dappertutto: sotto al
letto, sopra alla scrivania, dentro l’armadio, fuori sul
poggiolo. Dove diavolo
erano la sua t-shirt verde scollata e i suoi amati jeans?
Damon
intanto malediceva
tutti i poveri santi dell’universo per aver inventato le
scarpe con i tacchi.
“Damon!”,
strillò isterica
Elena. I suoi passi si avvicinarono sempre di più alla
stanza di Damon, poi la
porta si spalancò: “Damon hai visto…
arghhh!”, concluse Elena inorridita.
Damon
era davanti a lei,
vestito con i suoi vestiti, le sue scarpe, il suo intimo.
“Amore.
Prima di tutto vorrei
informarti che questo reggiseno è piuttosto stretto e che ho
fatto una fatica
tremenda ad agganciarlo. Secondo, queste mutandine mi si incastrano lì. Terzo, queste calze sono
così poco
elastiche che le ho strappate sulla coscia, mi dispiace tanto. Quarto,
questa
maglietta è così scollata che mi si vede tutto.
Quinto, queste dannate scarpe mi fanno male ai talloni. Sesto, non vedo
l’ora
che questa giornata sia finita. Settimo: per qualche cazzo di ragione
hai
voluto partecipare a questo idiota programma? Almeno ci dessero un
milione di
dollari invece niente… ci fa solamente andare di
matto!”, concluse Damon finendo
per urlare anche lui.
Elena
impallidì di fronte ai
vestiti che lei avrebbe dovuto indossare. Senza dire una parola si
avvicinò al
letto di Damon e si spogliò. Poi indossò la
t-shirt nera e larga di Damon, i
pantaloni neri di Damon, gli stivali di Damon, gli occhiali da sole di
Damon.
Risultato:
sembrava una
specie di dark sfigata che tentava invano di farsi notare in modo
positivo
dalla gente. Più che altro, assomigliava a una povera
drogata vagabonda e
orfana che era stufa di stare nell’orfanatrofio.
Damon
la fissò un attimo,
tentando di non ridere: “Elena, amore. Sei… molto,
come dire… non saprei”,
borbottò lui, voltandosi per lasciarsi andare al suo attacco
di ridarella.
Elena
imprecò tra sé e scese
le scale inciampando nei suoi stessi pantaloni.
Damon
voleva vincere questa
lotta con Elena, per questo la sfidò ulteriormente. Avrebbe
usufruito della sua
profumeria. E di qualche rossetto e lucidalabbra.
Il
vampiro andò nel bagno e
si chiuse dentro, come faceva spesso la sua cara mogliettina.
Frugò negli
armadietti e prese a caso qualche barattolo di creme, balsami, trucchi.
Trovò
un tubetto con scritto
“crema idratante”. Ne mise un po’ sul
palmo della mano e l’applicò su tutto il
viso. Notò con una smorfia che il suo colorito pallido era
meno singolare del
solito.
Afferrò
a caso qualche matita
e, facendo fatica a non cavarsi un occhio, si colorò la
palpebra di nero. Il risultato
che ottenne non era esattamente quello che di solito otteneva Elena, ma
ci
aveva provato. E l’importante è mettere impegno
nelle cose che si fanno.
Trovò
una matita verde e
decise che sarebbe stata fica attorno alle labbra, anche se Elena non
l’aveva
mai messa e probabilmente non lo avrebbe mai fatto in futuro nemmeno se
Damon
si fosse messo a baciarle i piedi.
Il
balsamo senza risciacquo
lo attirava come una calamita; dopotutto “senza
risciacquo” significava che non
avrebbe dovuto nemmeno lavarsi i capelli. Ingegnoso. Perché
no? Prese una noce
di prodotto sul palmo della mano e se la applicò sulla
chioma nera.
Si
sentì i capelli diventare
freddi e bagnati. Che avesse sbagliato qualcosa?
“Damon!”,
urlò Elena per l’ennesima
volta.
Il
vampiro impallidì e tentò
in tutti i modi possibili di nascondere il casino che aveva nei
capelli:
infatti erano un po’ bianchi, un po’ unti, un
po’ sporchi ma anche puliti. Non era
proprio il caso di farsi vedere da Elena, che lo avrebbe smascherato in
un
attimo. Afferrò una spazzola che stava in un angolo e si
spazzolò per bene i
capelli, sperando che quella porcheria fluida bianca della Pantene si
diradasse.
“Damon,
dove sei?”, urlò
ancora una volta Elena. Poi la porta del bagno si spalancò e
Elena vide Damon
con i capelli che sembravano bagnati tutti in faccia. Accanto a lui, la
bottiglietta di balsamo per i capelli lisci. In mano, la spazzola
di… oh no. Bonnie.
“Damon!”,
strillò isterica
Elena indicando la spazzola che Damon teneva in mano.
Lui
si preparò a sentirsi
dire la predica della giornata, ma vide Elena balbettare. Cosa aveva
ora?
“Hai
usato quella spazzola?”,
chiese lei tremando. Damon
annuì.
“Damon
era di Bonnie”,
sussurrò Elena. E allora? La streghetta
non aveva mica la forfora contagiosa!
“E
allora? Che cosa centra
Bonnie ora?”, sbottò Damon.
“Damon,
lei in questo momento
ha i… i…”, disse Elena.
I
cosa? “Che cosa ha la fata
Merlina?”, ringhiò Damon.
Elena
lo guardò impaurita: “I…
pidocchi!”, concluse.
Damon
non seppe cosa dire. Era
una cosa grave? Erano mortali, come i tumori e quelle cose
lì? Cosa erano
questi pidocchi? “E che sono?”, domandò
lui sbuffando.
“Animali”,
rispose Elena
andando già a cercare gel e shampoo e pettinina.
“Non
farmi ridere. Li faccio
fuori in un secondo, io!”, esclamò Damon dandosi
arie.
“Tu
dici?”, domandò Elena
armata di gel puzzolente e pinzette per capelli.
Dliiin dlooon.
Damon
e Elena si guardarono:
che ore erano?
L’orologio
segnava le 19.00.
Ossia l’ora in cui Bree e la compagnia sarebbero venuti a
registrare qualche
momento della loro vita “scambiata”, per poterla
trasmettere il giorno dopo
sulla rete nazionale. “Merda”, dissero in coro.
Damon
con i capelli sugli
occhi e Elena vestita come una dark si presentarono alla porta
così lentamente
che sembrava davvero che casa Salvatore si fosse trasformata in una
casa per
celebrazioni funebri.
“Salve,
siamo di Valloacapire!”,
annunciò Bree la bionda.
“Salve!”,
salutarono in coro Damon
e Elena.
“Allora,
possiamo farvi
qualche domanda e riprendervi mentre vivete la vostra normale vita
scambiata?”,
domandò allegra la famosa conduttrice televisiva.
Damon
e Elena si scambiarono
un’occhiata e chiusero la porta in faccia a Bree in sincrono.
Sul
tavolo nel soggiorno
regnava un’emoteca, Elena era vestita come una povera sfigata
e Damon aveva
matita verde sbavata lungo la bocca.
“Che
facciamo?”, dissero
ansiosi Damon e Elena prima di correre a sistemare almeno una parte del
casino
che regnava in quel palazzo di casa dove si ritrovavano a vivere.
[…
Continua…]
Angolino
della Matta Fra
o.O
Ciao! Eccomi qui, dopo secoli di
ritardo. Innanzitutto
vi voglio davvero ringraziare per tutto il sostegno che mi date.
Davvero,
grazie mille.
Sono piuttosto di fretta, quindi
spero che mi
perdonerete se non inserisco l’angolo della
pubblicità occulta come dice la
mitica Glo e se non vi ringrazio una ad una.
Questa OneShot è
follemente folle, Damon con i
pidocchi mi è venuta proprio ora dopo aver bevuto un Actimel
(non so cosa c’entri,
ma è andata proprio così). Comunque presto
scriverò il seguito della OS e la
prossima volta… udite e udite: vi ricordate
l’episodio del robottino? Ahahahah Glo
sarà contenta, perché scriverò la
continuazione. Tenetevi pronte, il pulsante
viola ci porterà tutte alla follia senza ritorno. Ahahah!
Che matte!
Ok, giochiamo a questo giochetto.
Ogni volta vi
segnalerò una storiellina diversa, e quindi…
questa volta tocca a “I WANT YOU”
di damngirl20
(qui!).
Bella bella.
Ne approfitto per segnalarvi le mie
follie: Elena con
un sogno un po’ speciale. E Damon
che ruolo ha in tutto questo? Venite qui
e
appassionatevi a un qualcosa che di serio ha!
E poi il mio pazzo crossover tra
Twilight e The
Vampire Diaries (qui!).
Grazie tantissime a tutti che
leggono questa raccolta
di follie.
Bacioni Fra