Li aveva da subito stregati.
Era lei, sempre vestita di nero, con i capelli biondi cortissimi. Era semplicemente lei, Astrid Kircherr, giovane fotografa.
Quando la vide, Stuart ne rimase abbagliato. Quegli occhi così profondi non li avrebbe dimenticati così facilmente. Ne era sicuro, era la donna giusta per lui. Vedeva in lei un che di poetico, profondo e terribilmente attraente.
Anche Astrid lo notò. Aveva subito visto quel ragazzo messo sempre nell'ombra, oscurato da un basso più grande di lui che non sapeva suonare. Si, Astrid aveva notato anche questo piccolo particolare, talmente tante erano le volte che lo guardava. Il ciuffo, sempre più ingellato degli altri, gli occhali scuri sempre in volto, chissà cosa nascondevano-si chiedeva. Nelle tante foto che scattò di nascosto, Astrid notò che lui teneva le labbra arricciate, come se fosse scocciato.
Quando si conobbero fù un vero colpo di fulmine per loro. Stuart, il pittore e poeta in stile Baudelaire, e Astrid, la grigia ragazza amburghese, pronta a ricevere oni macchia di colore portata da Stuart.
Astrid fece amicizia con gli altri, e rivoluzionò il loro stile: via gli occhiali dal naso, e capelli tirati in giù sulla fronte.
Inevitabilmente, lei e Stuart finirono a letto insieme: le differenze linguistiche e psicologiche tra di loro si erano estinte.
Stuart lasciò il gruppo e andò a vivere con Astrid.
Cambiarono, in meglio.
Stuart inserì il nero nei suoi quadri e Astrid appese al muro un piccolo cuoricino di cartone: l'unico colore in quella casa acromatica.
Anche quando gli Altri tornarono a Liverpool lui rimase lì, insieme al suo grande amore. Esistevano solo loro Astrid&Stuart, Stuart&Astrid.
Potrei continuare a raccontarvi dicendo che adesso loro hanno una famiglia, e vivono ancora insieme, come sarebbe probabilmente accaduto, ma non è così.
Stuart morì il 10 aprile 1962, lasciando Astrid sconvolta.
Rimase seduta in terra con la testa fredda di Stuart sulle gambe, immobile, fissando il muro totalmente bianco, con un piccolo cuoricino rosso ancora appeso.
Astrid non pianse. Era troppo forte per farlo. Accarezzava con movimenti lenti il volto di Stuart. Rimase così per ore, forse per giorni.
Lei era persa. Il suo mondo grigio ormai si era spento ancora di più. Era persa, per la prima volta non sapeva cosa fare.
Stuart era morto, era stato sepolto, non c'era più.
Astrid era viva, ma il dolore l'aveva consumata, non c'erano più i sorridenti Astrid&Stuart, l'artista e la fotografa, erano finiti.
Ancora oggi le capita di rimanere lì a fissare il muro. Lo fissa, guardando intensamente quel cuoricino rosso sangue ormai sbiadito.
Astrid ha realizzato il suo sogno di essere una fotografa professionista. Fotografa tutto ciò che è nell'ombra.
Fotografa tutto ciò che è dimenticato.
Fotografa tutto ciò che è perduto.
Fotografa in bianco e nero, come il suo cuore, ormai spento.