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Autore: Black Mariah    11/04/2011    5 recensioni
STORIA IN REVISIONE: AL MOMENTO SONO STATI REVISIONATI I PRIMI 5 CAPITOLI
-Sì?- rispose la ragazza.
-Promettimi una cosa...- disse con lo sguardo rivolto verso il cielo celeste.
-Dimmi...- lo esortò lei.
-Non lasciarmi.- disse con una voce magnetica che fece rabbrividire la ragazza. - Non andare via perchè se resti potrei aspettare qui anche per tutta la notte- fece.
La ragazza non colse il vero significato di quelle parole, ma quest'ultime continuavano a rimbombarle nella testa.
“Perchè se resti potrei aspettare qui anche per tutta la notte”.
Anche quella era una frase perfetta per una canzone.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Gerard Way, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Gerard iniziò a farsi strada tra i tavoli e tra le sedie che ostacolavano il suo cammino. Non voleva che lei sparisse, e non voleva che lei in futuro lo potesse ricordare in quel modo. Voleva andarla a cercare nei camerini dei Grammy.

Era la prima volta che correva dietro ad una ragazza con la quale aveva scambiato sì e no tre parole, ma aveva capito che quelle tre parole erano state sufficienti abbastanza per ferirla. Sapeva bene come una frase potesse far male. Si ricordava bene quando al liceo lo insultavano per il suo fisico, quando gli dicevano che non sarebbe mai stato nessuno, che lui, il ragazzo nell'angolo vestito di nero, non avrebbe mai vinto nulla. Ma Gerard aveva sempre saputo che sono proprio i ragazzi che vestono di nero, quelli che passano la propria esistenza nell'angolo, ad avere qualcosa da dire. Una cosa da dire non sciocca, ma universale, perchè la speranza nasce da un mondo in cui non c'è speranza e perchè la felicità esiste solo quando esiste il dolore.

Si ricordava vagamente dove fosse il retro palco e cercò di andare a senso ripescando qualche ricordo dall'edizione precedente dei Grammy a cui aveva partecipato.
Arrivò in un corridoio un po' spoglio, privo di tutto quello sfarzo della sala principale addetta alle premiazioni. La gente lì vagava da un camerino all'altro, stressata e spossata. C'era un intenso via vai di tecnici e di organizzatori che non facevano altro che parlare nei loro auricolari preoccupandosi che tutto andasse per il verso giusto.
Iniziò a leggere i nomi sui fogli appesi dietro ogni porta di ogni camerino.

Percorse una decina di metri quando trovò il camerino che stava cercando: Helenas.
Prima di bussare, avvicinò l'orecchio alla porta per sentire se dentro ci fosse qualcuno ma non udì voci di alcun genere e perciò pensò che le ragazze fossero ancora nel backstage.
Voleva aspettare Annie ma non voleva nemmeno farsi trovare davanti la porta del loro camerino, così l'avrebbero visto tutte le altre ragazze e non avrebbe voluto esporsi fino a quel punto. Decise allora di gironzolare qua e là e dare il tempo alle ragazze di tornare e di sistemarsi.
Come avrebbe esordito? Non ci aveva ancora pensato. Si era alzato così di scatto ma non sapeva realmente cosa avrebbe dovuto fare, perchè sì, voleva scusarsi, ma in che modo?
Iniziarono a venirgli dei dubbi. E se lui non centrasse niente con il comportamento di Annie? Se fosse stata solo una sua mania egocentrica? Iniziò a pensare anche a questa possibilità. Combattuto da quei mille pensieri che gli stavano annebbiando la mente cercò di trovare delle spiegazioni plausibili al comportamento della ragazza.
Se, come credeva, Annie non ce l'aveva con lui, perchè mai durante la perfomance lo aveva sfidato con lo sguardo e aveva iniziato a gridargli addosso tutto il suo stato d'animo? Gli aveva gridato perfino di morire! Non che naturalmente fosse intenzionale, faceva parte del testo della canzone, però faceva il suo effetto...O quando cantava che non si era mai sentita bene e lo guardava? Anzi, guardare non era un verbo adatto a rendere l'idea. L'aveva letteralmente folgorato con lo sguardo.

-Oh, chi abbiamo qui!- fece una ragazza alle spalle di Gerard, riportato alla realtà.
Il ragazzo si girò di scatto cercando di identificare quella voce, non gli era nuova ma non gli era nemmeno familiare.

Una ragazza dai capelli arancioni lo stava guardando in attesa di una risposta. Era la stessa ragazza incontrata qualche sera prima al Dakota.

-Ehm...ciao- fece lui imbarazzato. Era la batterista delle Helenas.

-Ciao Gerard- rispose lei come se gli volesse far capire che lei al contrario suo sapeva con chi stesse parlando.

-Ehm...complimenti! Ottima esibizione...- disse Gerard volendo far capire a sua volta a quella ragazza che aveva capito con chi stesse parlando al contrario di ciò che pensava lei.
-Ah! Da non male a ottima esibizione in soli due giorni? Facciamo progressi!- Cher, si sapeva, era una gran faccia di cazzo e quel suo carattere così menefreghista e aggressivo l'aveva aiutata in parecchie situazioni spiacevoli della sua vita.
-Beh non si può dire che tu non sia sincera...- fece Gerard un po' imbarazzato grattandosi la testa -Senti, mi dispiace per l'altra sera...ero un po'...-
-Sì, sì...tutte scuse. Non è con me che devi giustificarti-
-Sì...l'avevo capito. Stavo cercando Annie...- Gerard deglutì pronunciando quel nome.
-Però...- mugolò Cher -Beh, almeno fai il gentiluomo. Comunque Annie è nel camerino, ti avverto non è molto lucida e probailmente se non va in coma etilico per il Martini, va in coma perchè sverrà vedendoti...-
-Ha bevuto così tanto?- chiese Gerard preoccupato. Non solo lei l'aveva pugnalato mille volte con lo sguardo,si era anche ubriacata per lui.
-Non farti così importante non l'ha fatto per te- disse Cher vedendo l'espressione pensierosa sul viso di Gerard -...o meglio, non l'ha fatto solo per te. E comunque no, è solo un po' stonata- Prima che Gerard facesse una domanda ovvia, aggiunse -E' un po' giù perchè ha rotto con il suo ragazzo... Comunque le tue scuse sono rivolte solo a lei o noi possiamo assistere?- Quella ragazza era incredibile...Non si faceva scrupoli. Il moro la guardò, era un concentrato di colore e tatuaggi, e il piercing sul labbro e il suo abbigliamento le davano un'aria molto sexy.
-Beh...sono rivolte anche a voi perchè non è vero che non siete male, anzi a dir la verità siete davvero brave, però...se non è un problema vorrei parlarle da solo...- rispose Gerard timidamente. Tra loro due il maschio in quel momento sembrava lei.
-Ahah, le verrà un colpo, fidati- fece Cher ridendo. Certo che in quel gruppo erano davvero tutte belle...
-Ma...senti già che stiamo...per evitare di fare una figura di merda...Io centro davvero qualcosa?- aggiunse serio Gerard. Sicuramente sarebbe stata sincera dato ciò che gli diceva.
Cher lo guardò insicura su ciò che gli dovesse rispondere. Sapeva che non aveva il diritto di dirgli la verità perchè quelle erano cose personali di Annie, che sapevano loro, le sue amiche, e che Gerard Way non aveva il diritto di sapere, anche perchè se le avesse sapute, avrebbe preso Annie per una pazza maniaca. La ragazza scelse bene le parole da usare.
-Chi è il tuo cantante preferito, Gerard?- domandò piano Cher. Il ragazzo di fronte a lei lì per lì non capi bene cosa centrasse quella domanda, però rispose.
-Beh...non ne ho uno preciso...-
-Uno a caso.-
-Bruce Dickinson...- disse.
-Beh, allora immaginati di andare davanti a Bruce Dickinson, di aspettarti qualcosa da lui come ogni fan fa quando incontra il suo cantante preferito e di non avere niente, anzi, di non essere minimamente calcolato da lui...Aggiungici il fatto che non si è nemmeno degnato di fingersi entusiasta di avere davanti un cazzone che ha fondato un gruppo in suo onore perchè voleva essere come lui e...Come staresti?- Cher pronunciò queste parole molto piano e non era arrabbiata o nervosa. Proprio la sua calma fece sussultare lo stomaco di Gerard che per un secondo si sentì male. Non riuscì a dire niente.
-Ecco come si sente. Se poi aggiungi anche che è stata tradita dal suo ragazzo, la situazione certo non migliora.- continuò Cher.

Era vero. La batterista aveva fatto la predica ad Annie, l'aveva trattata anche male per farle capire che doveva smetterla di fissarsi con Gerard e di avere un rapporto normale fan-cantante e non prenderlo come una vera e propria ossessione, ma nel momento in cui Annie, così come tutte le altre ragazze del gruppo, stava male lei era la prima a farsi in quattro per farle stare meglio.
Gerard fu talmente colpito da quelle parole e dall'effetto che gli avevano provocato, che diede un pugnetto al muro. Ci aveva visto giusto. Gli dispiaceva da morire. Era molto dispiaciuto per averla ferita e per averla delusa anche se ad essere sinceri l'informazione che Annie si era lasciata con il suo ragazzo lo animò...
-La situazione è salvabile?- fece lui.
-Come minimo dovresti dedicarle una canzone...- rispose Cher ridendo. -Vado a chiamare le altre e ti lascio andare. Bada alle parole che usi.-
Quella situazione era assurda.

Cher si girò dando le spalle a Gerard che notò un altro tatuaggio dietro il collo. Dopo qualche minuto vide il resto della band uscire dal camerino e passargli davanti andando via, accennò un sorriso sia a cher per ringraziarla e sia alle altre ragazze, sorriso che fu ricambiato amabilmente, e ciò contribuì a farlo sentire ancora più in colpa. Quando si fu assicurato che erano usciti tutti dal camerino, avanzò e aprì la porta.
-Cole, sì vengo subito- disse una voce stanca e lamentevole. Annie era appoggiata al muro seduta a terra con la testa fra le ginocchia.
-Ehm...non sono Cole...- disse Gerard.
Annie sentì quella voce così unica e bella e pensò che non avrebbe potuto essere lui, e che soprattutto non era ubriaca abbastanza da avere le allucinazioni. Benchè fosse solo un po' stonata e le pareti della stanza sembravano girarle attorno, alzò piano il capo e si trovò davanti a lei una figura inaspettata e che faceva fatica a ritenere vera.
Gerard le era davanti, la guardava, e lei non riusciva a capire in che modo la stesse guardando, sia perchè non voleva sforzarsi di dare una definizione a quella espressione, sia perchè anche Gerard sembrava girarle intorno.
-Annie...stai bene?- chiese il ragazzo. Si avvicinò.
-Ah...adesso ti ricordi anche il mio nome?- rispose Annie quasi cattiva. Abbassò lo sguardo e tornò ad appoggiare la testa sulle ginocchia. Tanto sicuramente si stava immaginando tutto.
-A dire il vero già lo conoscevo- rispose Gerard che si mise seduto affianco a lei. Annie non credeva che Gerard l'avesse fatto veramente, pensava fosse frutto della sua immaginazione. Non ricordava di aver bevuto così tanto...In quel momento non badò a quelle parole.
Gerard le mise una mano dietro la schiena e Annie rimase immobile. Fu quasi attraversata da una scossa di elettricità che voleva infonderle la vita ma che al tempo stesso gliela voleva togliere.
-Ehi...- fece lui alzandole la fronte -Allora, stai bene?- La sua voce non le era mai stata così vicina. Lui non era mai stato così vicino.
Gerard, alzando la testa della ragazza, fu travolto da un'ondata di profumo che gli riempì le narici. Era un profumo conosciuto e tra l'altro che lui adorava, un profumo da vera femme fatale: Chanel n°5. Lo respirò avidamente e poi guardò la ragazza. Riusciva ad essere bella anche allora, frastornata, stanca e arrabbiata...
-Sì...mi gira solo la testa...e avrei preferito rimanere da sola.- Quella avrebbe dovuto essere la seconda o terza frase che diceva a Gerard Way se l'alcool non le faceva sbagliare i conti...
-Dove sei?- aggiunse poi sempre lei.
-Qui.- fece Gerard un po' confuso sul vero significato di quella domanda.
-Sei davvero seduto accanto a me, nel mio camerino, e mi stai davvero chiedendo come sto?- chiese Annie. Voleva assicurarsi che se tutto quello fosse stato una semplice allucinazione, almeno l'allucinazione Gerard era abbastanza attiva.
Gerard rise e quella risata le squarciò il cuore. Quante volte l'aveva sentito ridere nei video su you tube o nelle interviste?
-Sì, sono davvero qui a terra, seduto con te e ti sto chiedendo come stai- e pronunciando queste parole le portò di nuovo una mano dietro la schiena. Era così facile starle vicino, così facile parlarle in quel momento...Perchè due sere prima non ci era riuscito? Forse la consapevolezza di averla ferita gli faceva fare tutto in maniera più naturale...poi aveva capito che era davvero come lui aveva supposto.
-Allora non capisco il perchè della tua presenza- aggiunse. Aveva un tono abbastanza triste ma anche un po' irritato.
Gerard stava aspettando quella domanda.
-Volevo scusarmi per l'altra sera.- disse lui con lo sguardo basso. Annie aveva ancora la testa sulle ginocchia.
Non ci fu risposta. Gerard rimase in silenzio, aspettando qualche cenno dalla ragazza che non ne voleva sapere.
-Annie?-
-Che vuoi che ti dica?- rispose lei. Il ragazzo rimase abbastanza meravigliato da quel tono. Ora era arrabbiata.
-Niente. Ma mi dispiace. Io non credevo che ti avrei ferita in quella maniera. Sono un coglione, e la verità è che voi siete bravissime. Noi a due anni dalla formazione non ci sognavamo nemmeno di stare così sul palco. Io a due anni dalla formazione della band non ero in grado di fare le cose che fai tu.- Gerard era davvero sincero e pensava sul serio quelle cose.
-Sai che cosa mi chiedo...- fece Annie alzando la testa e guardando il soffitto sopra di sè. -Quante volte hai finto davanti a qualcuno? Quante volte hai finto di essere felice quando invece non lo eri, ma eri costretto a farlo per l'immagine? Quante volte ti sei reso disponibile ai fan quando invece non ti andava di fare niente e avevi una gran voglia di mandare tutti a quel paese? Quante volte? Non dirmi che non l'hai mai fatto perchè anche io l'ho fatto ...- Gerard rimase in silenzio -Ecco...Quello che mi chiedo è...perchè proprio con me non hai saputo fingere? Avresti potuto inventarti una cazzata qualsiasi, sfoderare il tuo sorriso più finto e mi avresti resa la ragazza più felice del mondo comunque...- Era l'alcool che parlava. Sicuramente ogni volta che Annie aveva immaginato di parlare con Gerard non avrebbe mai pensato di dirgli quelle cose. Il ragazzo d'altro canto continuò a stare in silenzio. In fondo Annie aveva ragione...e avrebbe dovuto rispondere e soprattutto, avrebbe dovuto dirle la verità. Proprio quando tentò di esprimere i suoi pensieri, Annie continuò.
-Sai...volevo diventare come te...- Gerard si girò a guardarla, lei aveva gli occhi chiusi ora. -Per me sei stato...una salvezza? Di meglio...sei stato una speranza...Un...eroe.-
Il battito cardiaco del ragazzo aumentò velocemente.
-Mi hai consolato, mi hai reso felice, mi hai fatto sognare. Sai cosa significa sognare, Gerard? Volevo diventare anche io come te, volevo diventare anche io per qualcun altro ciò che tu sei per me...E non so nemmeno come ce la sto facendo a dirti certe cose....-
Gerard riusciva a malapena a pensare...Un eroe.
-Sei...sei mai venuta a qualche nostro concerto?- chiese a fatica. Continuava a guardarla. Aveva un naso a dir poco perfetto.
Annie sorrise. -7 marzo di tre anni fa, il mio primo concerto in assoluto. Quarta fila- rispose.-E' stata la prima volta in tutta la mia vita in cui mi sono sentita davvero me stessa. Non credevo ai miei occhi...quella sera ho avuto la conferma che voi esistevate davvero...- e sorrise ripensando a quella lunga e bellissima giornata.
Gerard era in preda a qualcosa che nemmeno lui avrebbe saputo definire. Avrebbe voluto abbracciarla, avrebbe voluto dirle grazie o fare qualsiasi altra cosa per farle capire che era riconoscente verso di lei, ma non riuscì a fare nulla.
-Mi spiace...- riuscì a risponderle. -Davvero, mi spiace per quello che ti ho detto e che non sono riuscito a dirti. Ma sul serio...non era mia intenzione deluderti o farti stare male...- Annie ascoltava quella voce quasi estasiata. Era la stessa voce che aveva amato e che negli ultimi due giorni aveva quasi odiato.

Aveva "quasi" odiato, perchè lei non sarebbe mai riuscito ad odiarlo. Come si può odiare colui che ti ha aiutato di più al mondo ad andare avanti e a vivere?
-Credo che ti sto dicendo queste cose solo perchè mi gira la testa e perchè ascoltare la tua voce mi da' una sensazione che tu nemmeno immagini...ma una volta, avevo scritto anche una canzone su di te...di quanto mi sei stato vicino benchè fossi lontano, di quanto sei stato importante benchè tu non sapessi nemmeno della mia esistenza...-
-E' normale...- disse Gerard. -Insomma che colpa ne abbiamo? Sia io, che tu...Queste cose vanno così...- disse.
-Cos'è, stai cercando di dirmi che queste cose che ti sto dicendo le provano tutti i fan? Che non solo la sola ad idolatrarti?-
-No...non dicevo questo...- ma com'è che non riusciva a dire nulla di buono? O meglio a non farsi fraintendere?
-Tu non immagini nemmeno...- disse Annie. -Non immagini nemmeno quello che significhi, e l'effetto che mi fai...- Gerard la stava ascoltando in silenzio. -Io ho...avevo... un ragazzo uguale a te! Che ti assomiglia!- e pronunciò quelle parole come se anche lei stesse ammettendo quanto fosse assurda come cosa. -Ho nove piercing alle orecchie perchè tu sei nato il nove di aprile! Il mio codice pin è la tua data di nascita! -
Gerard spalancò gli occhi. Non era tanto per la data di nascita o i piercing...ma per il ragazzo.
-Uno che mi assomiglia?- fece lui quasi incredulo. -Beh, non mi assomiglia tanto se ti ha tradita. Io non tradirei mai una come te.- Ecco. L'aveva detto, ma probabilmente lei non avrebbe capito.
Annie sentì quelle parole di sfuggita, come se se le fosse inventate lei e non ci fece molto caso.
Gerard guardò l'orologio appeso al muro. Dio santo tra dieci minuti si sarebbe dovuto esibire!
-O cazzo!- fece lui.
Annie lo guardò. -Tra dieci minuti devo andare sul palco!- Si allontanò dal muro e cercò di alzarsi. -Annie. Senti, dammi venti minuti e poi torno qui.- Si mise di fronte a lei e le alzò il viso. La guardò negli occhi.
Per tutto il tempo che Annie ebbe piantati gli occhi di Gerard nei suoi, sembrò che la stanza avesse smesso di girare. Era a un palmo dal suo volto e lui non era mai stato così bello. Aveva una pelle che sembrava liscissima e quegli occhi...quegli occhi verdi non erano mai stati tanto verdi e luminosi. Erano pieni di vita. Come avrebbe potuto non aspettarlo? Come avrebbe potuto non aspettare il suo sogno quando lo aveva fatto per una vita intera? Gerard daltronde rimase quasi pietrificato dalla bellezza di Annie e li venne una voglia incontrollabile di accarezzarle le labbra rosee e carnose.
-Chiaro?- ripetè cercando una risposta positiva. -Promettimi che non andrai da nessuna parte e che quando torno ti ritrovo qui- disse guardando quegli occhi sfumati di marrone e di verde...erano cangianti.
-Secondo te...sogno per cinque anni interi di incontrarti e me ne vado quando invece tu mi chiedi di restare?-
Gerard sorrise. Il cuore di Annie, quel cuore a prova di proiettili era stato appena colpito da un proiettile a punta cava, quel genere di proiettili che ti ammazzano sul colpo.
Lui si accorse di come lei lo stesse guardando, di come lei stesse guardando il suo sorriso e di come i suoi occhi spenti un po' dalla malinconia, un po' dall'alcool si fossero riaccesi tutt'una volta. Tenendole sempre il viso tra le mani, lo avvicinò al suo volto e le diede un bacio in fronte per poi uscire dalla stessa porta da cui era entrato.
Quello era il vero Gerard Way. Quello era davvero il suo eroe.
Annie si toccò la fronte incredula. Sentì l'umido della dua saliva. Forse era tutto vero.

 

   
 
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