Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: _Calypso_    12/04/2011    3 recensioni
La morte di Albus Silente, gli ultimi istanti della sua vita e tutto ciò che l'ha portato a compiere le azioni che l'hanno reso il più grande dei maghi.
Quello che Albus non sapeva era a cosa sarebbe andato incontro. E negli ultimi istanti prima di andarsene, la sua vita gli scorreva davanti, in un caleidoscopio di colori e suoni contrastanti. I momenti felici brillavano come stelle nel buio immenso di tutte le fatiche che aveva dovuto sopportare in più di cent’anni, mentre a sua volta cercava di essere un faro per tutti coloro che credevano nel potere dell’amore, quell’amore grande e forte, più forte della morte, del tempo, di tutto. Pur essendo in procinto di spegnersi, Albus cercava di tenere alta quella luce, l’unica che avrebbe potuto combattere l’oscurità.
Questa storia si è classificata prima al contest "L'ultimo pensiero" di Freddy16.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Death shall have no dominion

Albus Percival Wulfric Brian Silente stava per morire.

Aspettava il momento della sua dipartita da un anno a questa parte: non sapeva il momento esatto in cui ciò sarebbe avvenuto, ma sapeva come e perché avrebbe lasciato questo mondo, vittima di un disegno ben più grande che avrebbe riportato l’ordine.

Albus sapeva che l’avrebbe ucciso Severus Piton, in modo che diventasse il vero padrone della Bacchetta di Sambuco. Non vedeva alcuna falla nel piano che aveva iniziato ad architettare anni prima: Voldemort sarebbe finalmente stato sconfitto e il Mondo Magico sarebbe tornato in pace come ai suoi albori.

Albus sapeva che la maledizione che aveva subito dopo aver indossato l’anello di Orvoloson Gaunt, contenente la Pietra della Resurrezione, reso un Horcrux da Lord Voldemort, avrebbe fatto in modo che morisse giorno per giorno.

Quello che Albus non sapeva, tuttavia, era a cosa sarebbe andato incontro. E negli ultimi istanti prima di andarsene, la sua vita gli scorreva davanti, in un caleidoscopio di colori e suoni contrastanti. I momenti felici brillavano come stelle nel buio immenso di tutte le fatiche che aveva dovuto sopportare in più di cent’anni, mentre a sua volta cercava di essere un faro per tutti coloro che credevano nel potere dell’amore, quell’amore grande e forte, più forte della morte, del tempo, di tutto. Pur essendo in procinto di spegnersi, Albus cercava di tenere alta quella luce, l’unica che avrebbe potuto combattere l’oscurità.
 
Albus Percival Wulfric Brian Silente stava per morire.

Severus Piton era ritto dinanzi a lui con la bacchetta puntata, pronto a lanciare un anatema fatale. Ad un osservatore esterno il suo sguardo lasciava trapelare odio e rabbia, ma entrambi erano a conoscenza del motivo di un omicidio così efferato e apparentemente privo di un movente.

Era un momento difficile, nessuno dei due doveva lasciarsi sfuggire alcunché. In quell’istante la parte migliore dei due uomini se ne sarebbe andata per sempre: l’anima già guastata di Piton si sarebbe ulteriormente spezzata, aggiungendo al suo carnet di omicidi (in modo diretto o indiretto) il nome del suo maestro, mentre Silente avrebbe lasciato alla scuola che l’aveva visto insegnante per molti anni soltanto una pallida ombra in un ritratto nello studio del Preside. E proprio a quello studio i suoi ultimi pensieri prima di abbandonare Hogwarts volavano liberi come sulle ali di una fenice, in riferimento ad una conversazione avuta con Severus Piton molti anni prima.
 
«Se n’è andata, Silente. Se n’è andata. Avrei potuto fermare tutto questo… offrirmi al suo posto, ma non l’ho fatto. Lily se n’è andata e io non ho più nulla.» La voce di Piton era rotta dall’emozione mentre si rivolgeva a Silente, il quale lo ascoltava senza interromperlo, ma annuendo gravemente a qualche affermazione particolarmente significativa. Era una fredda giornata di novembre, dalla morte dei Potter erano trascorse più di due settimane. La pioggia batteva con insistenza sulle finestre di Hogwarts ed Albus Silente non poté fare a meno di riflettere su quanto spesso accadesse che le condizioni atmosferiche riflettessero il suo stato d’animo. La guerra era finita e Lord Voldemort era stato sconfitto, ma decine di famiglie si erano spezzate, a chissà quanti bambini la serenità sarebbe stata preclusa. Continuò a pensare, lasciando che il flusso delle parole di Piton scorresse rapido come un fiume ingrossato da quella pioggia novembrina: la ragione l’aveva abbandonato, le sue parole non avevano più senso e nello stesso momento Silente non poteva fare altro che abbandonarsi a quel lamento incessante, ben consapevole che pur distruggendo entrambi avrebbe fatto in modo che le loro menti, provate da immense fatiche, si svuotassero.

«È inutile, Severus. È inutile guardare al passato; ora come ora è soltanto necessario rinascere dalle proprie ceneri.» Indicò l’uccello alle proprie spalle, neonato in quanto il Giorno del Falò era avvenuto la settimana precedente. In quel momento su Severus Piton erano puntate due paia di occhi, ugualmente penetranti: il primo paio apparteneva a Fanny, apprensiva per quanto una fenice potesse esserlo, mentre il secondo era il sereno sguardo del Preside, nascosto dagli occhiali a mezzaluna.

«Il figlio di Lily, Severus. Ricorda le mie parole» mormorò, avvicinandosi all’anta in cui aveva riposto il Pensatoio, ove depose un lungo filo d’argento. Mentre voltava le spalle a Severus, quest’ultimo sembrò scorgere l’ombra di un sorriso, che al contempo gli parve intriso di compassione, se non di buonismo, come se Silente non fosse in grado di comprendere appieno il suo profondo dolore.

«Sono nauseato dal tuo ottimismo. Non… lei. Non Lily!» urlò Piton, scagliando un pugno ben assestato che mandò in frantumi una piccola ampolla di vetro. Il sangue iniziò a sgorgare dalla sua mano sinistra, ma l’emorragia fu arrestata da un rapido incantesimo da lui borbottato a mezza voce. «Non c’è un singolo essere razionale che potrebbe vedere di buon occhio questa situazione! Una ragazza come lei… morta!» Severus continuava a mugugnare, rivolto principalmente a se stesso, con cui aveva intavolato questa conversazione fin troppe volte per riguardare un fatto avvenuto così poco tempo prima.

Silente sorrise, mettendo una mano sulla spalla di Piton. Il tono con cui si rivolse a quest’ultimo fece presupporre il fatto che si fosse tenuto questa frase come un fulmine, che avrebbe scagliato soltanto alla fine.

«È l’amore, non la ragione, che è più forte della morte. Dobbiamo abbandonarci a qualcosa di immenso, più straordinario di quanto la mente possa mai giungere a comprendere, sapendo che verremo ricompensati. Ci salverà la bellezza di un sentimento puro, quell’amore che tu continui a provare per Lily nonostante tutto. Ricordatelo, Severus. L’amore.» sussurrò, lasciando Piton a sprofondare nelle ceneri di un fuoco estinto e sopito dal naufragio del suo amore.

 
Albus Percival Wulfric Brian Silente stava per morire.

In fondo, per un uomo ben organizzato, la morte non è altro che un’altra, grande avventura – o almeno è quello che aveva detto il Preside molto tempo prima di considerare seriamente la possibilità di trovarsi nelle condizioni di passare a miglior vita, un modo di dire Babbano che l’aveva sempre incuriosito. Nella sua lunga esistenza aveva avuto modo di studiare le varie concezioni dell’aldilà: sapeva che molti non-maghi credevano in un Dio che avrebbe separato buoni e cattivi, ed era giunto a conoscenza del fatto che anche in punto di morte si potesse compiere un qualcosa che avrebbe potuto cambiare radicalmente la propria condizione, in modo da determinare la propria collocazione nell’altro mondo. Ad Albus Silente era nota la distinzione tra Paradiso ed Inferno, ed era fermamente convinto di essere stato molto, molto vicino a raggiungere quelle due situazioni, così opposte eppure così compresenti nella sua persona.

Percependo quelle terribili immagini trafiggergli il cranio come spilli incandescenti, la fine della sua esistenza si faceva sempre più vicina e l’Inferno stava aprendo le sue porte: sarebbe mai giunto quel Paradiso a cui tanto aveva aspirato in gioventù? Quella notte era stata costellata dalle più grandi sofferenze del suo intero percorso vitale: la pozione che aveva dovuto bere nella grotta lo tormentava come nessuno era mai stato in grado, se non chi quelle immagini le aveva causate.

Gellert Grindelwald, infatti, aveva causato ad Albus più dolore di qualsiasi mago o strega avesse incontrato sulla sua strada, persino più dello stesso Lord Voldemort, poiché aveva tirato fuori il peggio di lui. Come avrebbe scoperto soltanto molti anni dopo, Grindelwald aveva fatto leva sugli istinti più bassi di Albus per raggiungere il suo cuore e soggiogarlo al proprio piano di dominazione del mondo. Quello che era accaduto tra di loro era difficile, quasi impossibile da descrivere: era un qualcosa di irrazionale, violento e incontenibile nei limiti della ragione umana. Il rapporto di Albus e Gellert era stato prima un rapporto stretto ed indissolubile d’amicizia, poi una vera e propria relazione d’amore, seguita da un inevitabile epilogo di morte che aveva coronato la loro vicenda esistenziale come i grandi amori del passato. Era stata l’ultima a dominare il cuore di Albus, a celare un desiderio di vendetta sotto la maschera di una buona azione. A vincere, tuttavia, era stato il perdono: a Silente risultò impossibile uccidere l’uomo che, nel bene e nel male, aveva dato una svolta alla sua esistenza. Erano avvenute le vicende più orribili negli anni precedenti quell’ultimo duello che Albus aveva provato ad evitare con tutti i mezzi a sua disposizione. Il ricordo più doloroso di tutto quello che aveva subito erano state le ultime parole che gli aveva rivolto prima di Smaterializzarsi.

“Gellert, prima o poi lo capirai. È l’amore, non la ragione, che è più forte della morte.

Quelle stesse parole che aveva impiegato più volte nel corso della sua vita gli ritornavano in mente, lo assoggettavano al proprio potere. Un potere, appunto, che si era reso conto essere basilare per l’ascesa al potere dei due più temibili maghi oscuri dell’ultimo secolo.

Albus si chiedeva se tutto ciò che aveva tentato di far credere alle persone che nel corso degli anni era vero. Aveva ripetuto le stesse frasi così tante volte da iniziare a trovare vano il loro significato. E se il suo piano fosse fallito? E se Severus e Harry non avessero avuto il coraggio di portare a termine il loro compito? Per la prima volta nella sua esistenza, negli ultimi istanti prima di abbandonare la luce del Sole, Albus Silente era pieno di dubbi. Dubbi su di sé, sul proprio cammino.

Non aveva paura per sé: avrebbe incontrato Ariana, sua madre, suo padre e tutti i suoi amici che se n’erano andati prematuramente; sarebbe finalmente giunto alla fine di quel tunnel di dolore e sofferenza, abbandonandosi nell’oblio della luce. Il suo vero timore era per quel mondo che lasciava indietro, per Harry, diventato uomo troppo giovane, che si trovava ad affrontare delle imprese che non erano state portate a termine da maghi ben più anziani e preparati di lui – e in questo momento Albus non faceva altro che pensare a se stesso e ai suoi fallimenti, come mago e come uomo –, sperando che non si sarebbe lasciato irretire dai Doni della Morte, perdendo di vista il suo vero compito.

E in lui, in quell’esile ragazzo pietrificato sotto la luce della Luna, all’apparenza così fragile eppure dotato di un potere così grande e sconosciuto a Voldemort – proprio quell’amore che Harry non riteneva così fondamentale – Silente vedeva quello che sarebbe dovuto essere, un ragazzo con la testa sulle spalle e ideali da eroe.

Albus lo sapeva, sapeva che Harry non avrebbe capito, o meglio se ne sarebbe accorto soltanto troppo tardi, tuttavia sperava che si sarebbe abbandonato a quella speranza che gli avrebbe permesso di diventare il vero vincitore della guerra. Sapeva che era il passaggio più difficile da accettare, perché non era una questione di testa, ma di cuore, di pancia e di coraggio, ed Harry, da vero Grifondoro, era il candidato ideale per cedere al sentimento per cui viveva, per cui non era morto grazie all’intervento della madre più coraggiosa di tutti i tempi e per cui sarebbe morto, per poi ritornare nel mondo purificato da quell’odio che stava per distruggerlo.

Quell’amore con la A maiuscola avrebbe vinto tutto, un amore che era più forte della passione puramente erotica e più potente di ogni maledizione. L’amore di una madre nei confronti del figlio e l’amore che il figlio provava per il vero Bene Superiore avrebbero trionfato.

E nel momento in cui Albus Silente chiuse gli occhi cadendo dalla torre di Astronomia, aveva finalmente trovato una risposta a tutti i suoi dubbi: era l’amore, non la ragione, ad essere più forte della morte, e nella persona di Harry Potter la morte, l’ultimo nemico, sarebbe stata sconfitta.
 
Note dell’Autrice:
Il titolo proviene da un verso di Dylan Thomas. I personaggi non mi appartengono.

1° Posto

Riporto il giudizio di Freddy16, che ringrazio moltissimo!



Nickname: Calypso
Titolo: Death Shall have no dominion


Lessico e Grammatica: 10/10 punti
Attinenza alla morte già descritta: 10/10
Utilizzo del pacchetto: 11/10

Utilizzo del personaggio assegnato: 3;
Utilizzo del prompt: 3;
Utilizzo della citazione/Attinenza alla citazione: 4
1 un punto bonus perché l’ho trovato utilizzato in maniera perfetta!
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
Tempi di narrrazione: 5/5
Originalità della storia: 10/10 punti
Giudizio personale: 9/10

Dal punteggio si era capito che la tua storia mi è piaciuta da morire?
Davvero proprio non so come commentare è bellissima, Albus lo trovo perfetto e come ho già detto il pacchetto è utilizzato in maniera splendida.
Totale: 65/65

The One Hundred Prompt Project
Il prompt scelto per questa ff è 65. Morte

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: _Calypso_