Hermione era stremata, si
fermò e poggiò
le mani sopra le ginocchia curvandosi in avanti. Aveva il respiro
accelerato,
come se avesse corso per miglia e miglia. -Ron non ce la faccio
più… sono ore
che ci smaterializziamo, ho bisogno di riposarmi! – si
passò il dorso della
mano sulla fronte. La temperatura era scesa parecchio quella sera,
eppure aveva
la fronte imperlata di sudore.
-Dai Hermione, ancora qualche
sforzo,
dobbiamo riuscire ad arrivare almeno a quella collina
laggiù. Bevi un po’
d’acqua- le passò la sua borraccia e le prese lo
zaino.
-Che fai?- chiese la ragazza
guardandolo
con fare interrogativo.
-Lo porto io, così sarai
più leggera.
Dai dammi la mano, se ci smaterializziamo insieme sarà meno
faticoso- si mise
lo zaino sul davanti e le porse la mano.
-Ronald Weasley, se continui
così
penserò che ti stai trasformando in un gentiluomo!- disse
divertita.
-Io sono sempre stato un
gentiluomo!-
disse Ron offeso.
Erano partiti per
l’Australia due
settimane prima. Erano pieni di entusiasmo, sapevano che non sarebbe
stata
un’impresa facile, d'altronde da quando avevano fatto
amicizia con il loro
migliore amico nulla lo era mai stato. Non gliene facevano certo una
colpa,
tutt’altro, erano fieri di ciò che avevano fatto e
per come avevano combattuto.
Non si sarebbero certo lasciati spaventare dall’ennesima
avventura, dovevano
ammettere però che ormai stavano iniziando ad andare alla
cieca. I primi nomi
sulla loro lista si erano rivelati dei buchi nell’acqua e
insieme agli indizi
stavano finendo anche i soldi. Non potevano continuare ad usare mezzi
babbani,
stava diventando troppo costoso, così quella mattina,
trovandosi davanti ad una
immensa estensione di deserto avevano preferito smaterializzarsi invece
che
procedere con un pullman sull’ unica autostrada che collegava
le due città. Erano
andati avanti così per ore, ma ora Hermione non riusciva
più a continuare, era
esausta.
-Va bene.- intrecciò la
sua mano con
quella del ragazzo che sentendo quel contatto sentì le
orecchie avvampare.
–conduci tu?- chiese Hermione sorridendo dolcemente
-Ti fidi?- domandò Ron
quasi perplesso
-Certo, ciecamente! Avanti
capitano,
sono pronta!- scoppiarono entrambi a ridere e Ron tirò il
petto in fuori e
strinse gli occhi per concentrarsi meglio. Sentirono il suolo sotto i
loro
piedi sparire, li raggiunse un forte senso di nausea
e poi infine stremati caddero al suolo vicino
ad un albero isolato.
-Ora basta però!-
Hermione rimase
distesa a terra e si mise a fissare il cielo. Era bellissimo, il sole
stava per
tramontare e tutto intorno a loro si colorò di toni rosati e
violacei.
-Va bene, ma è meglio se
piantiamo la
tenda ora prima che faccia buio- prese uno dei due zaini e
iniziò a frugarci
dentro. –Accidenti Hermione, quanta roba hai portato?-
estrasse dallo
zaino parecchi libri, alcune bottiglie
con del liquido sconosciuto, gli parve di sentire addirittura un
calderone.
Dopo alcuni minuti di vane ricerche decise che sarebbe stato molto
più veloce
appellare la tenda piuttosto che continuare a cercare. Ora
però iniziava a
spiegarsi perché quello zaino pesasse tanto.
-Lascia perdere per un attimo la
tenda e
vieni a vedere!- era
uno spettacolo
meraviglioso, il tramonto più bello che avessero mai visto.
-Per l’incolta barba di
Merlino… guarda
Hermione! Sono canguri vero?- in lontananza una famiglia di canguri
saltellava
sulla linea dell’orizzonte. Ron sembrava un bambino,
continuava ad indicarli ed
ad imitarli. Hermione era ancora distesa a terra e non riusciva a
respirare
dalle risate.
-Se ti vedesse Harry!- continuava a
rotolarsi per terra con le lacrime agli occhi –avrei dovuto
portare la macchina
fotografica, oddio Ron sei divertentissimo-
Ron per un momento si fermò. La
guardò ridere tanto da non riuscire a respirare.
Erano secoli che non la vedeva così felice. Non riusciva a
ricordare l’ultima
volta che lo erano stati per davvero. Anche con la fine della guerra
non erano
riusciti ad adesserlo. C’erano state troppe morti e poi per
Hermione c’era
ancora l’incognita dei suoi genitori. Qualche volta la notte
la sentiva
piangere di nascosto e sapeva che infondo aveva paura di non trovarli.
Ma lui
non l’avrebbe permesso, avrebbe fatto qualunque cosa per
riuscire a vederla
sempre così. In tutti quegli anni si era comportato come uno
stupido nei suoi
confronti. Avevano litigato così tante volte per la sua
superficialità e la sua
stupidità… gli venne in mente Natale e subito lo
stomaco gli si strinse. Come
aveva fatto ad essere così idiota.
-Ron stai bene?-
si era fermato senza neanche rendersene conto
ed era rimasto impalato con le braccia per aria mentre imitava i
canguri.
-Come? Oh si si certo!-
sfoderò uno dei
suoi sorrisi migliori e ricominciò a saltellare qua e
là.
Il sole scomparve lasciando in dono
i
suoi ultimi raggi rosati e Hermione fece apparire delle bellissime
fiamme
azzurre che oltre tenerli al caldo riuscivano a emanare una luce
bellissima.
-Tu monta la tenta mentre io penso
a
fare gli incantesimi di protezione-
-Perché? Non credo che
ne avremmo bisogno,
chi mai verrebbe qua?-
-Appunto perché non lo
sappiano Ron non
voglio correre rischi inutili…- si avvicinò al
ragazzo con un ghigno malefico
–e poi la notte potrebbero uscire a caccia molti animali, a
quanto pare da
queste parti si aggirano delle tarantole particolarmente velenose,
dicono siano
bellissime!- Ron
sbiancò. Era stata
davvero malefica. Si sentì un po’ in colpa per
essersi presa gioco di lui
proprio sul suo punto debole.
-Penso sia un’ottima
idea…sai… se
servono per sentirti più tranquilla…- istintivamente
guardò per terra sperando che
intorno a loro non ci fosse nulla con le zampe. Biascicò un
veloce “Erigo” e
aiutò con gli incantesimi.
Quando Hermione entrò
nella tenda fu
accolta da un feroce brontolio di stomaco proveniente dalla zona
cucina. Ron
teneva mestamente in mano una scatola di tè e alcune
gallette ammuffite.
-Ho portato alcune lattine di
cibo…
niente funghi- aggiunse velocemente vedendo una smorfia comparire sul
volto di
Ron
-Meno male, anche se mi sono
preparato…-
iniziò a frugare dentro lo zaino a poi estrasse un libro
-Tutto mi sarei aspettata da te Ron
tranne vederti tirare fuori un libro da quella borsa. Di cosa si
tratta?-
chiese curiosa
-L’ho rubato tra i libri
di mia madre: “mille e uno modi per
cucinare i funghi e
incantare i vostri ospiti”- entrambi scoppiarono in
una sonora risata
-Non hai nulla su come cucinare del
tonno e dei fagioli?- chiese con due barattoli in mano
-No, ma credo che non abbiamo molte
alternative e ho talmente fame che non credo farò molte
storie- il suo stomaco
si fece sentire un’altra volta. Anche Hermione era piuttosto
affamata, così
scaldarono sul fornello i fagioli e li mangiarono direttamente dalla
confezione. Non parlarono molto, Hermione era seduta a capotavola su
una
vecchia sedia in legno, con le ginocchia al petto e mischiava la zuppa
cercando
di non odorarla. Ron dal canto suo non si faceva troppi problemi, era
seduto
scomposto e la divorava senza troppi complimenti. Quando entrambi
ebbero finito
si guardarono con un senso di insoddisfazione. Nessuno dei due era
sazio e si
chiedevano cosa stessero mangiando alla Tana, così passarono
la mezz’ora
seguente a parlare di arrosto di carne, di purè di patate e
di tutte le
prelibatezze della signora Weasley e poi passarono a fantasticare sui
dolci,
Hermione avrebbe tanto voluto della torta di mele e Ron chiudendo gli
occhi
pensò ai panini dolci della madre.
-Che stupido!- si diede un colpo
sulla
fronte e iniziò nuovamente a rovistare nel suo zaino.
Hermione lo guardava
perplessa –Eccolo! L’avevo detto a Harry che
sarebbe servito.- stretto tra le
mani aveva uno scrigno di legno. Si avvicinò al tavolo e lo
poggiò con cautela
come se fosse la cosa più preziosa di questo mondo. Quando
lo aprì anche
Hermione non poté fare a meno di spalancare gli occhi e
sorridere. Era pieno
zeppo di tutti i dolci più buoni di Mielandia. Traboccava di
Cioccorane,
Gelatine tutti i gusti+1, Api frizzole, pallini acidi, gomme bolle
bollenti e
ancora zuccotti di zucca, bacchette di liquirizia e tanti altri.
Hermione si
lanciò al collo di Ron e gli stampò un bacio
sulle labbra. Ora ne era certo,
era stata proprio una buona idea.
-Accidenti, sono talmente tanti che
non
so quale scegliere…-
-Provali tutti, no?-
-Non posso provarli tutti, sono
decine…
credo che opterò per una piuma di zucchero filato-
-Ottima scelta! Io
vediamo…credo che
inizierò con una cioccorana e poi…alcune lumache
gelatinose e… delle piperille
nere!-
-Oh Ron, l’ultima volta
hai sputato
fuoco per ore-
-Hai ragione, dopo mi bruciava
tutta la
lingua, allora prenderò dei Topoghiacci e non possono
mancare i
cioccocalderoni!-
-Sei incorreggibile- entrambi
scoppiarono a ridere.
Trascorsero il tempo ridendo e
scherzando.
Dentro la tenda avevano trovato la radio che gli aveva fatto compagnia
durante
quei lunghi mesi di solitudine. Il segnale era pessimo però
erano riusciti a
prendere alcuni stazioni babbane e ora di sottofondo c’era
una piacevola
musica. Hermione
mangiò alcune Api
Frizzole e galleggiò nell’aria mentre Ron dopo
aver mangiato i Topoghiacci
continuava a squittire come un topo.
-Manca solo una cosa per finire in
bellezza la serata- disse Hermione
-Cosa?-
chiese Ron curioso
-Studiare un bel capitolo di
Trasfigurazione!-
a Ron si gelò il sangue nelle vene. La serata era stata
veramente perfetta, si
erano divertiti dopo tanto tempo, perché doveva tirare fuori
lo studio proprio
ora.
-Ma Hermione, ti prego…-
-Ron gli esami sono più
vicini di quanto
tu possa pensare, non possiamo perdere così del tempo, oggi
non abbiamo
studiato nulla-
-Ma se per tutto il giorno mi hai
fatto
ripetere incantesimi!- ribattè Ron esasperato
-Ma erano argomenti che avevamo
già
studiato, stavamo solo ripassando-
Si era quasi arreso quando gli
venne in
mente una cosa che quasi sicuramente sarebbe riuscita a distrarla.
–Vieni con
me, prima ti devo mostrare una cosa e se non ti piacerà dopo
studieremo quanto
vuoi!- Le afferrò una mano e la trascinò fuori.
-Ma Ron, dove stiamo andando? Fuori
si
gela!- Hermione cercò di protestare ma Ron sembrava
irremovibile. Era certo che
sarebbe riuscita a distrarla. Qualche ora prima era uscito fuori per
far
svanire le fiammelle che avevano lasciato danzanti davanti
all’entrata e
l’aveva visto. Anche lui ne era rimasto incantato.
-Zitta e
seguimi…anzi…- si mise alle
spalle della ragazza e le tappò gli occhi con le mani
-Ma così non vedo
nulla!- Ron sollevò
gli occhi al cielo
-Era proprio questo il mio intento.
Cammina, ti guido io- la accompagnò nei pochi passi che
ormai li separavo
dall’uscita. Quando furono all’esterno Hermione
rabbrividì. Da quelle parti
stava arrivando l’inverno e rispetto a quando si erano
fermati la temperatura
era calata moltissimo.
-Pronta?- Ron abbassò
lentamente le mani
ed Hermione strinse per qualche secondo gli occhi e poi rimase senza
fiato.
-Oddio Ron… è
bellissimo! Come ho fatto
a non accorgermene?-
-Dopo aver fatto gli incantesimi
sei
entrata subito nella tenda e non sei più uscita- sorrise
felice. Intorno a loro
c’era il buio più completo e sopra le loro teste
si poteva ammirare lo
spettacolo più bello che entrambi avessero mai visto.
Milioni e milioni di
stelle rilucevano
splendenti nel cielo
nero. Quella notte non c’era luna, ma la sua assenza rendeva
tutto ancora più magico.
Ron osservò Hermione guardare quello spettacolo e
sentì le farfalle nello
stomaco. Era ancora più bella del cielo stellato. Si tolse
la felpa e la poggiò
sulle spalle della ragazza. Sembrava così piccola e fragile
con quella felpa di
tre taglie più grande. Lei infilò le braccia
nelle maniche e si trovò ad
odorarne il suo profumo. Si sentì così sciocca
per quel gesto che quasi si
vergognò sperando che lui non
l’avesse
vista. Ron l’abbracciò da dietro e le diede un
bacio sulla testa. Era cresciuto
ancora, pensò Hermione sorridendo e poggiando la nuca sulla
spalla di Ron.
-Uff, siamo nell’emisfero
Australe, non
riconosco neanche una costellazione- Hermione non riusciva a darsi
pace. Era
veramente buffa mentre si mordeva il labbro cercando qualche punto di
riferimento. –Dunque quella dovrebbe essere la croce del sud-
Indicò col dito
quattro stelle. A Ron sembrava più un rombo ma non
commentò. –E quindi
quell’ammasso di stelle dovrebbe essere Centaurus…
credo-
-Che ne dici se le inventiamo noi?-
-Ma Ron ci ha già
pensato qualcuno, devo
solo ricordarmi meglio dove siano le altre costellazioni-
-Hermione, lasciati andare per una
volta! Giuro che non lo dirò a nessuno se ti inventi una o
due costellazioni!-
disse tra l’esasperato e il divertito. Hermione ci
pensò un po’ su e poi
accettò mostrando una faccia scettica.
-Vediamo, inizio io…-
Ron col naso per
aria iniziò a scrutare il cielo, dopo alcuni minuti si
illuminò –Ecco! Guarda…-
prese la mano di Hermione e con il dito puntò sette stelle
– le vedi?- lei
annuì –quella è la costellazione della
Nimbus 2000, la coda è uguale-
-Hai ragione!- gli occhi di
Hermione
brillavano. Ron non capiva cosa gli stesse succedendo. Sentiva lo
stomaco
ballare e le gambe molli. Strinse di più a se la ragazza e
si sentì avvampare
ma nonostante tutto un brivido gli percorse lungo la schiena. A
Hermione non
sfuggì quel tremolio e si girò apprensiva.
-Forse è meglio se
rientriamo, c’è
freddo e tu hai solo una magliettina-
-No, non ti preoccupare, sto bene-
La
fissò rassicurante –voglio stare ancora un altro
po’ qua con te- Entrambi
arrossirono. Hermione girò la testa e lo fissò
negli occhi per qualche istante.
Ron inclinò il capo e con le labbra le sfiorò il
naso. –Ti amo- le parole gli
uscirono così naturali. Hermione si girò, ora
erano l’uno di fronte all’altra.
-Restiamo qua, per
sempre…- disse lei
stringendolo a se
-Per sempre!- rispose lui e
poggiò le
sue labbra su quelle di Hermione. Il bacio fu dapprima dolce e tenero e
poi si
fece sempre più appassionato. Rimasero così per
qualche minuto, anche se
sembrarono ore o forse solo attimi. Non riuscirono a dare un senso al
tempo e
allo spazio. Ron poggiò una mano sulla schiena di Hermione e
una dietro le
ginocchia e la prese in braccio portandola dentro. Non smisero per un
secondo
di guardarsi negli occhi o di baciarsi. Quegli occhi nocciola erano
come una
droga, dentro poteva perdercisi.
Avevano lasciato la radio accesa e
sullo
sfondo aleggiavano nell’aria le note di una canzone babbana .
Nessuno dei due
la conosceva ma era piacevole, quel ritmo sembrava guidare i loro
movimenti.
Ron arrivò davanti al
letto di Hermione
e le fece poggiare nuovamente i piedi per terra. L e scostò
una ciocca di
capelli dal viso e gliela sistemò dietro
l’orecchio con estrema dolcezza, lei
inclinò la testa e gli bloccò la mano tra la sua
guancia e la spalla e gli
sorrise. Allungò la mano e gli accarezzò quel
velo di barba incolta. Nessuno
dei due parlava, non ne avevano bisogno. Avevano parlato e parlato e
parlato
per anni. Ora erano i loro occhi a parlare per loro, e i loro corpi che
non
potevano stare lontani. Ripresero a baciarsi e tutto
all’improvviso sembrò così
semplice. Hermione lo attirò a se sul letto e fece scorrere
le sue mani sulla
schiena di Ron e poi sotto la sua maglietta. Lui smise per un attimo di
baciarla. Le intenzioni di Hermione erano piuttosto chiare ma Ron non
voleva
rovinare tutto. Aveva aspettato così tanto per stare con
lei. Per anni l’aveva
amata in silenzio, senza ammettere mai ciò che provava,
più che agli altri a se
stesso. Aveva sempre temuto un rifiuto, aveva temuto di non essere
abbastanza…abbastanza
bravo, intelligente, bello o coraggioso come Harry. Lui era il suo
migliore
amico ma molte volte si era trovato a pensare cosa avrebbe potuto fare
se
Hermione si fosse resa conto che Harry era migliore di lui. Aveva
deciso così
di sopprimere i suoi sentimenti, di nasconderli in una recondita parte
del suo
cuore e aspettare un segnale dalla ragazza che negli anni si era
insinuata dentro
di lui tanto da diventare parte di se stesso. Ma quel segnale non era
mai
arrivato e Viktor Krum era stata una pugnalata in pieno petto.
Così aveva tentato
di dimenticarla e aveva iniziato quella patetica storia con Lavanda
Brown. Ma
come poteva essere lei all’altezza di Hermione. Non avrebbe
mai potuto
eguagliarla....no la sua Hermione era perfetta, non aveva eguali. Non
poteva
neanche immaginare quanto lei avesse sofferto per la sua idiozia. E poi
l’anno
prima quando a Natale l’aveva lasciata come un codardo era
certo di averla
persa per sempre. Eppure dopo tutto il male che le aveva fatto lo aveva
accolto
tra le sue braccia. Quel bacio nella stanza delle necessità
lo aveva spiazzato
e allo stesso tempo era stato il momento più bello della sua
vita, nonostante
la guerra imperversasse intorno a loro. Finalmente aveva avuto la
certezza che
i suoi sentimenti fossero ricambiati e gli era nata una nuova
sicurezza. Dal
quel momento non avrebbe più temuto nulla…neanche
Lord Voldemort in persona. E
ora l’amore della sua vita era tra le sue braccia, pronta a
donarsi a lui. Ma
voleva essere certo che lei fosse sicura perché non avrebbe
più fatto nulla per
ferirla o per perderla, perché senza di lei la sua vita non
avrebbe avuto più
senso.
Avvicinò la bocca al suo
orecchio
-Sei sicura?- la sua voce era un
bisbiglio, quasi come se quel momento fosse sacro e qualsiasi rumore
oltre la
musica fosse sacrilego. Lei lo strinse a se con tenerezza.
-Ti amo, come potrei non esserlo?-
disse, come se fosse la cosa più scontata del mondo. Amava
tutto di lui, anche
quando protestava per non studiare.
Ripresero a baciarsi e Ron
lentamente le
abbassò la zip della felpa, gliela sfilò e la
buttò per terra e poi i suoi baci
scesero lungo il collo e sui fianchi. Le sollevò appena la
maglietta e poggiò
le labbra su quella pancia perfetta e poi la vide, una cicatrice rosata
appena
sotto l’ombelico. Provò
un moto di
rabbia e tristezza, non riusciva a controllarsi e i suoi occhi senza
accorgersene si velarono di lacrime. Sapeva come se le era
procurate…o meglio
chi gliele avesse inferte. Quando erano stati catturati dai ghermidori
Bellatrix l’aveva torturata per ore. Ron si era sentito
così impotente che
credeva di impazzire. Ogni volta che la sentiva urlare un pezzo di lui
moriva e
ogni suo silenzio era terrore puro perché non sapeva se
fosse ancora viva. Come
aveva potuto quel mostro mettere le mani su quella creatura perfetta e
farla
soffrire tanto? Lui non aveva potuto fare nulla per impedirlo. E ora
aveva
paura di scoprire quanto male Bellatrix le avesse fatto. Quante altre
cicatrici
fossero impresse per sempre sulla sua Hermione.
-Hei…- Hermione gli
passò una mano sulla
guancia per tranquillizzarlo –Non fanno più male-
sorrise per rincuorarlo –Se
non ci fossi stato tu sarebbe stato peggio, ma tu c’eri, ci
sei sempre stato
per proteggermi- Ricordava il terrore puro che aveva provato, ricordava
gli
occhi iniettati di sangue di quella pazza assassina, per un momento
aveva
creduto di morire. Sapeva che Bellatrix avute le informazioni che le
servivano
non le avrebbe lasciato scampo e mentre la torturava aveva sperato
più di una
volta che la facesse finita, che le lanciasse una Avada Kedavra per non
soffrire
più. Si stava arrendendo e poi l’aveva
sentito… il suo nome. Ron lo urlava con
tutto il fiato che gli restava e aveva realizzato che non avrebbe
potuto
arrendersi. Se si fosse salvata gli avrebbe detto ciò che
provava perché non
aveva più senso aspettare. Lo amava e avrebbe
lottato… per loro. Desiderava
ardentemente poterlo stringere ancora una volta tra le sue braccia, ma
soprattutto desiderava avere la possibilità di stare con
lui, al suo fianco, di
vivere una vita felice, di sposarsi, avere dei figli e di vederli
crescere… e
allora aveva stretto i denti e aveva richiamato tutte le sue forze e
lui
l’aveva salvata… non l’avrebbe mai
delusa.
Ron gli baciò quella
cicatrice e cercò
anche le altre. Ogni volta che ne trovava una nuova si perdeva in un
sospiro di
dolore e la baciava dolcemente, come se quel tocco potesse farla
sparire e
alleviarne il dolore. Quando non ne trovò più fu
Hermione a ricercare le sue
labbra, per succhiare via tutta quella sofferenza. Sfilò la
maglia di Ron e si
aggrappò alla sua schiena e con timidezza finirono di
spogliarsi. Erano dolci e
goffi allo stesso tempo, come due bambini che imparano a camminare per
la prima
volta, tutto sembrava così difficile eppure estremamente
naturale.
Quello fu il loro momento,
l’attimo in
cui i due corpi di fusero in uno solo sprigionando tutto
l’amore che avevano
riserbato dentro in sette lunghi anni… e fu perfetto. Per la
prima volta la
parola magico aveva preso un
significato del tutto nuovo.
Quando la mattina seguente Hermione
allungò il bracciò alla ricerca di Ron
trovò il letto vuoto. Strizzò un paio di
volte gli occhi cercando di abituarsi alla luce e si tirò su
a sedere. Era
spaesata, il cuore le batteva forte e la notte precedente le sembrava
lontana
anni luce. La tenda era completamente vuota. Afferrò la
felpa di Ron e la
indossò. Gli occhi iniziavano a bruciarle e sentiva che non
sarebbe riuscita a
trattenere le lacrime ancora per molto. Non poteva essersene andato,
non poteva
averla abbandonata lì, il mezzo al nulla, non dopo quello
che si erano detti,
non dopo… sentì le guance avvampare e le lacrime
scendere. Quella notte era
stata perfetta, la più bella della sua vita e Ron era stato
dolcissimo, non
avrebbe potuto sperare di meglio, e adesso si sentiva tradita, stupida
e sola.
-Lo sapevo! - sulla soglia della
tenda
Ron fissava Hermione. Era bianco come un lenzuolo, sembrava stesse per
svenire.
A quelle parole lei sollevò la testa, quella voce le fece
perdere qualche
battito. Cosa intendeva Ron? E perché era così
bianco?
-Cosa intendi?- chiese non
riuscendo a sostenere
il suo sguardo. Aveva paura della risposta, perché Ron aveva
quella faccia? Le avrebbe
sicuramente dato una brutta notizia, forse aveva deciso di andarsene.
-Ti sei pentita vero? È
per quello che
piangi! Mi dispiace Hermione, sono una frana, io… non sono
stato all’altezza mi
dispiace…hai ragione meriti sicuramente di meglio. Meriti
qualcuno che ti renda
felice…- Hermione lo fissò con aria stralunata.
Di cosa stava parlando? Come
al solito aveva tirato le sue
conclusioni strampalate.
-Sei il solito idiota!- Hermione
rideva –Ma
come fai a pensare certe cose?-
-Perché stai piangendo
allora?- Ron non
capiva
-Perché mi sono
svegliata e non ti ho
trovato, pensavo te ne fossi andato…-
-E poi sarei l’idiota?-
si avvicinò a
Hermione tirando un sospiro di sollievo –Come hai potuto
pensare che me ne
fossi andato? Ti amo, non ti lascerei mai. Ma quindi ieri,
insomma…- la sua
faccia prese lentamente un colorito scarlatto –non sono stato
così male…-
Hermione sollevò gli occhi al cielo
-No, non sei stato così
male- sorrise e
tirò su col naso –Ma allora cosa ci facevi fuori a
quest’ora? Perché non eri in
tenda?-
-Perché stavo cercando
di fare questa- mostrò
il suo sorriso migliore e sollevò il braccio. Tra le dita
teneva una bellissima
rosa rossa a stelo lungo. –Mi sono esercitato per
un’ora intera a trasfigurare
quei rametti. Le prime erano piuttosto brutte, ma questa mi sembra
passabile-
Hermione aprì e chiuse
gli occhi un paio
di volte. Osservava la rosa senza riuscire a dire nulla, poi
toccò uno dei
petali e baciò Ron con trasporto. Ora ne era sicura, nella
sua semplicità, Ron
era l’uomo migliore del mondo. Al suo rientro avrebbe
ringraziato la signora
Weasley per averglielo regalato…il suo dono più
prezioso.
Partirono in tarda mattinata, ma
ormai
Hermione non aveva più paura. Con Ron al suo fianco avrebbe
potuto fare
qualsiasi cosa e
poi non vedeva l’ora di
trovare i suoi genitori per presentargli con orgoglio il ragazzo che
aveva
rubato il cuore della loro figlia.
Ecco qua
come promesso la one shot sulla prima volta dei
miei cari Ron ed Hermione. Spero di non aver deluso tutte quelle
persone che
speravano in qualcosa di più piccante, ma purtroppo non mi
sento per nulla a
mio agio nel trattare quel tipo di letteratura ;p
Spero di
essere riuscita a rendere bene le loro emozioni e
la loro dolcezza perché per me era la cosa più
importante.
Per chi
non la conoscesse e avesse un po’ di tempo da
buttare e la voglia di leggere, questa one shot è tratta da
un racconto un po’
più lungo che sto scrivendo su ciò che secondo me
è accaduto dopo la guerra ai
nostri cari eroi. Se ne avete voglia dategli uno sguardo ;)
Vi
ringrazio tanto se siete arrivati fino alla fine e se vi
aggrada potete lasciare un commentino.
A presto
col nuovo capitolo dell’altro racconto.
Un
bacio!!!!!