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Autore: _Renesmee Cullen_    13/04/2011    12 recensioni
Diletta, una ragazza che non ha più voglia di innamorarsi, incontra Matteo, un ragazzo in una situazione identica alla sua. Sono molto simili: entrambi orgogliosi ed entrambi con una personalità forte, entrambi con degli amici fantastici, Athena e Francesco.
L'odio che provano l'uno per l'altra è palpabile nell'aria che respirano, ma non sempre sarà così.... tra figuracce e situazioni romantiche che fine faranno??
leggete e scoprirete cosa succederà ai due.....
è la mia prima fanfiction e spero che vi piacerà!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ragazzuolee!! Eccomi qui puntuale!! XDXD in questo capitolo succederanno un bel po’ di cosine… mi sono impegnata tanto mentre lo scrivevo e spero che vi piacerà!!
Ringrazio tutte le ragazze che mi hanno recensito e che continuano a seguirmi… grazie grazie!! Detto questo, dedico questo capitolo a _Miss Cullen_ a Sweet Cullen e a MaryFely. Adesso vi lascio al capitolo.
Sabato posto il capitolo 4, grazie dell’attenzione, ciao ciao e recensitemi!!

Image and video hosting by TinyPic Capitolo 3 Disco

Pov Matteo

Francesco non proferì parola. Rimase silenzioso e pensieroso. Il suo sguardo non tradiva un’emozione. Dopo che lei mi aveva lasciato così come un coglione (quale ero per averle detto quelle cose), lo stavo accompagnando a prendere la coriera, senza parlare. Il silenzio pesava, ma non capivo tutta la preoccupazione di Fra. In fando… a me cosa importava se lei aveva fatto così? Niente, assolutamente niente. Neanche la conoscevo… Fra se ne stette zitto finché, ad un certo punto, sbottò:
 -Mattè che c’hai?- lo guardai di sbieco. Ah, ero io quello che aveva qualcosa? Era lui il taciturno, io sarei anche stato disposto a parlare.
-Niente. Cosa dovrei avere. Sto solo pensando- dissi e voltai di nuovo la faccia di là. Adesso uno non è neanche libero di starsene
 -A cosa?- chiese con fare canzonatorio. Pensava di potermi prendere in giro? Si fermò e mi guardò dritto in faccia, così decisi di rispondere.
-Stavo pensando che ad essere gentili non si ottiene niente, e io questo non l’ho ancora imparato. Solo se si è stronzi si fa strada nella vita…- conclusi. Lui si mise a ridere come un matto. Lo guardai in modo interrogativo.
 -Ma che te la sei presa per quello che ti ha detto?- chiese, tenendosi la pancia per il gran ridere. Lo guardai storto. Io? Mambhe…
 -Assolutamente no!- mentii spudoratamente. E’ che quella scena mi ricordava troppo quello che era successo due anni prima, e la cosa mi faceva veramente sentire un idiota. Non mi era capitato più da tanto tempo, ormai, e di certo non sarebbe stata una bambinetta a farmi risvegliare ricordi sopiti da tempo. Fra non la smetteva di ridere.
-Poveretta, sei andato là con un faccia…- cominciò prendendomi in giro. Mi arrabbiai
 -Mi vuoi spiegare cosa cazzo ti ridi? E poi con quale faccia?- ero veramente furente. Avevo fatto per filo e per segno quello che mi aveva detto lui, quindi se c’era qualcuno che aveva torto, quello era lui. Non smise di ridere.
 -Sei andato da lei con una faccia del tipo: “senti vuoi venire a letto con me, e te lo sto chiedendo in modo gentile”- spiegò con fare da saccente. Sbuffai:
-Idiota ho fatto quello che mi hai detto tu!- esclamai tra i denti e non lo picchiai solo perché era il mio migliore amico.
-Io non ti ho detto di andare là con la faccia del tipo: ti sto per saltare addosso ma mi trattengo. E a lei ovviamente è sembrato che tu le avessi dato della zoccola, e si è offesa… dai rifletti, prima l’hai insultata a pezza, poi (con la faccia che avevi) le sei andato a dire che avevate iniziato col piede sbagliato.- concluse ancora sicuro di avere ragione. Ahah. Che ridere. Che mente perversa che aveva quel ragazzo… però infondo non aveva tutti i torti, anche se per la verità io non volevo saltarle addosso, affatto, se lei aveva capito male… problemi suoi.
-Lo sai che quando l’ho insultata stavo incazzato nero!- spiegai. Fra non poteva giudicarmi per come l’avevo trattata quando c’eravamo conosciuti, anche lui la pensava come me, soltanto reagiva in modo più ragionevole… io no. Si fece d’un tratto serio.
–Certo che lo so. Hai anche ragione, Ludovico deve smettersela. Non può più fare così… prima va con le puttane, poi quando loro lo lasciano, si sente uno schifo e viene a piagnucolare da noi. Non lo sopporto più- sbottò.
-Non sei l’unico!- esclamai. Ludovico era un nostro caro amico un po’ svampito che da circa due anni a questa parte, era andato sempre con delle zoccole, e quando loro alla fine lo lasciavano, dato che lo avevano soltanto usato, veniva da me e Fra per farci il suo monologo interiore. Ma ora basta, mi ero proprio stufato… quello che era successo con quest’ultima, poi, era proprio il colmo. Poi però ero sempre io che dovevo andare a far ragionare la puttana di turno e a farle cambiare idea e a farla rimettere con Ludo, ma tanto alla fine eravamo sempre da capo.
-Fatto sta- continuò Fra -che tu ci devi riprovare con Diletta- riprese il discorso noioso di prima. Feci un gesto di impazienza.
-Lo vuoi capire che non me ne frega niente! Ci ho parlato solo una volta, e ci siamo insultati a pezza, e la seconda, hai visto… E poi neanche la conosco… cosa me ne frega?- chiesi ancora sperando di metterlo KO e di farlo smettere con quella tiritera. Lui sogghignò
-Te ne frega perché è stata la prima ragazza a non comportarsi da puttana, e la prima ad essere orgogliosa almeno quanto te- controbatté con un sorrisetto vittorioso sul volto. Non sapevo cosa dirgli, quindi:
 -Ma che cazzata- borbottai e lui sogghignò:
-Mattè tu non vuoi lasciarti andare solo perché ti frena ancora la storia di due anni fa… ma sono passati due anni, brutto idiota, due anni! Le ragazze fanno la fila per mettersi con te, ma tu non te ne cachi neanche una!- eccolo che ricominciava. Cercai di controbattere:
 -Lo faccio solo perché non mi piacciono…-  mi giustificai, ma feci solo peggio perchè lui si arrabbiò
 -Ma non sparare cazzate! Sei tu che dopo quella volta ti sei dato per vinto. Ma ricordati che quella è stata un’accezione, non la regola! Quindi, vedi di darti una svegliata, se non vuoi morire da solo!-.Rimanemmo in silenzio e dopo un po’ Fra mi disse
-Uhuh mi sono dimenticato di dirti!-  cominciò. Lo guardai di sbieco: cosa era successo adesso?
-Che?- dissi con voce annoiata
-All’uscita, vicino alla tu spasimante…- continuò non perdendo l’occasione per canzonarmi. Alzai gli occhi al cielo
 -Non è la mia spasimante… che palle!- ma non mi fece continuare perchè ridacchiò
-Vabhe comunque ci stava una… era tanto carina! Non era tanto alta, con i capelli neri e gli occhi marroni… mi sembrava che avesse il viso di porcellana, come una bambolina…- disse con sguardo sognante. Sorrisi
-Eheh Fra, sei uno di larghe vedute eh?- questa volta le battute scherzose cominciai a farle io. Sorrise
-Guarda che ti assicuro che era moooolto carina!- esclamò compiaciuto. Sghignazzai
-Mi dispiace Fra, ma sai che devi vedertela da solo…- cominciai ma lui si rabbuiò e se ne stette zitto. Riprendemmo a camminare, dopo di che, arrivati alla fermata dell’autobus, Fra se ne andò subito poiché la sua coriera era già arrivata. Mi salutò così
-Non fare il coglione.- evviva la gentilezza. Un “ciao” non ci sarebbe stato male nella sua frase. Scossi la testa contrariato.
Non avevo voglia di tornare a casa, così mi sedetti su una panchina. Nella mia testa rimbombavano  quelle parole che tanto mi avevano fatto stare male…
“Ma lo vuoi capire che con uno come te non mi ci metterei mai? E’ inutile che fai tutto questo… tu non mi piaci… se tu fossi un po’ come Giulio magari… tu sei uno sfigato! Lascia perdere, non hai speranza con le ragazze.”
Mi passai una mano sulla faccia e mi guardai le dita. Eppure era passato così tanto tempo dopo quella volta, era vero… ma non riuscivo ancora a tornare a lasciarmi andare come prima… Non riuscivo a dimenticare, anche se sapevo di dover voltare pagina.
Ma ormai era cambiato tutto, io non ero più come allora e, come diceva Fra, le ragazze facevano a gara per mettersi con me… ma tutto questo, ancora non era bastato a farmi cambiare idea…

Pov Diletta.

Mi avviai furente verso il parcheggio, dove mi aspettava mamma con la porsche. Ero inviperita. Lo Stronzo mi aveva dato della puttana per caso? Ma con me non andava da nessuna parte… se pensava che io fossi come tutte le ragazze con cui andava, si sbagliava di grosso. Io non ero come le altre, e se lui era un puttaniere, era meglio che girasse a largo da me! Sciò! Via, evapora! Come te lo devo far capire?
-Ciao mamy-  dissi entrando in macchina. Lei sorrise
 -Ciao tesoro; hai deciso che ti metti sta sera?- chiese curiosa. Si spiegava da chi avevo ripreso numerosi tratti del mio carattere… Mi ero dimenticata che quella sera ci sarebbe stata una festa della scuola in discoteca, era il secondo gran galà dell’anno. A Dicembre era stata la prima volta che ero andata in discoteca, e mi era piaciuto così tanto che già altre due volte ci ero tornata. Quella sera  papà avrebbe accompagnato lì me e Sister… a patto che alle due e mezza stessimo a casa, dato che Soteria quella sera sarebbe venuta a dormire a casa mia. I miei genitori si fidavano molto di me, soprattutto mio padre, e molto meno mio padre, anche se, modestia a parte, ero una persona molto responsabile… quando non andavo fuori di testa, ed era in quei momenti che intervenivano  le mie due sorelline!
-Si si mamma, ho scelto, mi posso mettere i tacchi vero?- chiesi con gli occhioni da cerbiattona. Lei mi guardò e scoppiò a ridere
 -Tu? Con i tacchi? Ma quanto sei alta?- cominciò. Misi il broncio
-1.75 – risposi. Ne andavo piuttosto fiera, era vero, ma spesso non potevo mettermi i tacchi troppo alti altrimenti diventavo una gigantessa. Mamma sorrise ancora e fece
-E dove vuoi arrivare? A due metri?- sorrisi anche io
-Sono solo 7 centimetri, non è tanto.- la pregai cercando di dare alla mia voce un tono non curante. La mia Lovely Mamy si fece seria
-Stai attenta a non cadere…- si raccomandò, e purtroppo aveva ragione a preoccuparsi. Io non avevo equilibrio: essendo molto alta e anche abbastanza magra, quando camminavo, facevo storte di continuo. Cadevo sui miei piedi, sui sassolini per la strada, ovunque. Soprattutto quando avevo la testa fra le nuvole. Una volta mi ero quasi rotta una caviglia, per una storta che avevo fatto, per  questo mamma non voleva che me li mettessi. Sister diceva che avevo la coordinazione di un bradipo, e non aveva tutti i torti…
Tornammo a casa e pranzammo. Il pomeriggio venne Athe a casa mia. Si era portata tutto l’occorrente per la sera e anche di più.
Parlammo e spettegolammo tutto il pomeriggio nella mia sconfinata camera rosa e bianca:
-Ci hai pensato?- chiese e mi guardò curiosa. Lì per lì non la seguii
 -A cosa?- controbattei, non riuscendo a capire cosa volesse intendere.
 -Lo sai che questa è la festa del Liceo Classico vero?- continuò con sguardo eloquente, sperando che arrivassi alla soluzione dell’enigma. All’inizio continuai a guardarla interrogativa, ma poi capii: festa del Liceo Classico… e chi faceva il Liceo Classico di mia conoscenza? Doh! Strabuzzai gli occhi:
-No! No no no! Non starai pensando quello che sto pensando io vero?- chiesi, ma purtroppo ci leggevamo spesso nel pensiero, quindi…  
 -Ohh si, assolutamente si- sogghignò. Iniziai a diventare nervosa
-Ma magari LUI non viene, magari ha un altro impegno, magari una diarrea lancinante  l’ha colpito… magari è un secchione del cavolo e rimane a casa a studiare… - cominciai a fare tutte le ipotesi più idiote che mi venivano in mente.
Sister mi guardò sorridendo
 -Come mai sei diventata nervosa? E poi se lui non ti piace, cosa te ne frega se viene o no?- mi sfotteva l’ingrata?Però… cosa me ne fregava? Niente, assolutamente niente! Eppure il pensiero che lui potesse essere li… Diletta fammi il favore! E’ solo uno stronzo. Già. E pensare a questo mi faceva solo stare peggio… stare peggio? Ma per cosa? Dovevo ammettere che era un bel ragazzo ma… quanti ne avevo visti come lui? Tanti. Troppi. Il mondo ne era pieno zeppo, perchè la generazione del XXI secolo straripava di stronzi che si credevano cavolo? Anche se a dire la verità Matteo era il più fico… Guardai Athe che sorrideva
-Hai ragione, non me ne importa niente di lui… se c’è bene, se non c’è meglio- e dicendo quelle parole, mi auto convincevo che quella era la verità, che Matteo era solo uno stronzo, puttaniere per altro, e che a me di lui non fregava niente… pian piano l’immagine dei suoi occhi, fissa nella mia mente da giorni, andava cancellandosi, e nel mio cuore rimaneva soltanto una gelida determinazione.
Eravamo pronte. Tutte tirate a lucido, io e Sister, devo dirlo, stavamo proprio bene! I nostri vestiti era tutti di paillettes e con i tacchi sembravamo delle diciassettenni.

Vestiti Diletta http://www.polyvore.com/discoteca_ff_dile/set?id=30006396

Vestiti Athena http://www.polyvore.com/cgi/set?id=30006874&.locale=it

Papà ci accompagnò in discoteca dentro la bmw nera, ma in macchina non potemmo dire niente, visto che c’era lui. Non sia mai che mio padre mi giudichi male… non gli avevo nemmeno fatto vedere il mio vestito, altrimenti avrebbe cominciato a scassare dicendo che era troppo corto, quando neanche era vero. Io e Athe eravamo felicissime, era la prima volta che andavamo in discoteca insieme, dato che la madre di Sister le altre volte non l’aveva mai mandata. Ci eravamo messe un giubbetto lungo nero sopra il vestito, così che quando saremmo entrate in discoteca, avremo lasciato scioccati tutti per il nostro brillare…. *sogghigna*E’ tempo di rimorchiare!
Scendemmo davanti al locale come due star, Sister disse:
-Pronta tesoro?- la guardai spavalda, e feci la faccia che meglio sapevo fare, quella strafottente e menefreghista
–Ovviamente- ed entrammo.
La discoteca era una delle più belle ed eleganti di tutta Bologna, ed era stata scelta apposta dalla nostra scuola, una delle più in vista, s’intende. Era veramente bellissima. Entrammo nel locale già zeppo di gente e, dato che già avevamo pagato il biglietto, ci facemmo strada fino al tavolo, che avremmo dovuto condividere con altri ragazzi, a noi sconosciuti. Sister era troppo eccitata, semplicemente euforica, all’idea di poter conoscere altra gente (ragazzi).
Appena arrivammo al nostro tavolo, il numero 18, mi bloccai. Era un’allucinazione. No. Era una persecuzione! Sister mi diede una spintarella da dietro, rischiando di farmi cadere e di fare una figura al quanto di merda. Lo sapeva del mio equilibrio! Già che uscendo di casa avevo fato una storta che per poco non mi rompevo il naso… ci si metteva pure lei, e veramente quella sera non sarei tornata a casa viva.
-Dilettuzza che c’è? Hai paura per caso?- chiese sogghignando. La guardai alzando un sopracciglio, cosa che mi riusciva solamente quando ero davvero irritata.
-Paura? Io? E di cosa scusa?-  avanzai decisa verso di loro e proprio mentre LUI mi fissava mi levai  il giaccone e lo adagiai lentamente sopra ad una poltroncina. Starletta ha fatto il suo ingresso, preparatevi tutti. (nda: Starletta sta per Star + Diletta)
 -Buona sera ragazzi.- esclamai mentre sbrilluccicavo tutta, mentre lui e i suoi amici mi fissavano sbalorditi. Anche Athe fece lo stesso, e soprattutto un amico dello Stronzo la guardò spalancando gli occhi.
-Buona sera ragazze- controbatterono loro lanciandosi delle occhiate a vicenda. Scommetto che Athe aveva fatto bingo: stavamo su un tavolo di soli ragazzi. Non riuscivo a staccare gli occhi da lui, così che  mi si avvicinò, facendo intendere ai suoi amici che mi conosceva. Io lo guardai, e feci per andarmene, ma Athena mi lanciò un’occhiataccia e sogghignò, lanciandomi una sfida silenziosa con gli occhi. Io, per non darle la soddisfazione della vittoria, e dato che a me lui non piaceva, non me ne andai e lo fronteggia mentre gli altri se ne andavano per lasciarsi soli. Guardai Sister e il tizio con cui stava parlando: già aveva fatto colpo… quanto ero contenta!
 –Ciao- mi salutò, e io lo guardai come se fosse stato trasparente, come se fosse stato inesistente. Feci un lieve cenno del capo, e di nuovo ritrovai nel mio cuore la freddezza che mi aveva aiutato a dimenticare i suoi occhi, l’unica cosa che davvero mi attirava e mi incuriosiva di lui. Adesso stavo cercando di non guardarlo in faccia, perché sapevo che se lo avessi fatto, i miei sforzi per dimenticare quel verde abbacinante, sarebbero stati vani.
 -Senti… non volevo darti della puttana oggi…- iniziò un po’ imbarazzato. Lo guardai ancora come se fosse stato invisibile e lui si avvicinò ancora di più a me. Indietreggiai di un passo interdetta, incapace di reggere il suo sguardo che mi leggeva dentro, che vedeva la difficoltà che mi costava quel gesto… ma quale difficoltà? Io lo odiavo. E non sarei caduta nel suo tranello, non mi sarei illusa di piacergli, non un’altra volta perché me ne era bastata una…
-Scusa… io no volevo proprio…- continuò. Ma perché si scusava? Cosa gliene importava a lui di me? Cosa glie ne importava se io ero arrabbiata con lui oppure no? Rimasi fredda, anche se fu difficile, perché quando gli stavo vicino sentivo qualcosa di strano che mi si smuoveva dentro: la rabbia. Non avevo voglia di perdonarlo, non mi piaceva la gente come lui, doveva stare alla larga da me.
-Invece l’hai fatto- sputai fra i denti. Strabuzzò gli occhi.
-Mamma mia ma sei bisbetica!- fece. Cosa? Avevo sentito male?
-Tu invece sei un brutto maleducato!- lo insultai. Non poteva prendersi la briga di insultarmi! Prese un cipiglio combattivo
-Non mi stupirei se tu fossi venuta qui da sola, chi uscirebbe con una bisbetica come te?- sbraitò e Io quasi urlai, trattenendomi dal mollargli un pugno proprio in pieno viso
-E chi uscirebbe mai con un coglione maleducato come te?- controbattei. In quel momento arrivò Athe che evitò la morte di Matteo, e rivolgendosi a lui disse
-Scusami, Diletta è desiderata, quindi levati dalle palle- sorrise con fare angelico. Lui mi guardò allibito mentre andavo a ballare col primo ragazzo che Athena mi aveva trovato.

Pov Athena

Sister non me la raccontava giusta. Glie lo leggevo dagli occhi. Il ragazzo era fico e a lei di aspetto già piaceva, ne ero convinta, ma voleva mantenere le distanze poiché aveva paura di innamorarsi di nuovo. Non voleva di nuovo sprofondare nell’ “abisso” (come lo chiamava lei) qualora non fosse stata ricambiata. Non voleva illudersi, e per questo cercava di mostrarsi fredda e ostile verso Matteo. Da quando aveva ricevuto quella gigantesca delusione da parte di quello stronzo di Alberto non si era più lasciata andare. Io sapevo quanto ci fosse rimasta male, anche se riusciva a non darlo a vedere. Aveva un carattere molto forte. Non si era depressa, ed era riuscita a tornare la stessa. Ma adesso era decisa a non voler più star male per un ragazzo. Quella era stata la prima volta in cui Sister si era innamorata sul serio… secondo me, era meglio se questo non fosse successo…
Purtroppo non avrebbe mai ammesso che Matteo le piaceva ed avrebbe continuato  a fare la stronza. C’era bisogno che ci mettessi lo zampino io. Sicuramente anche a Matteo piaceva Didi fisicamente, ma si vedeva che veniva frenato dal fatto che lei voleva mantenere le distanze. Il fatto che lo guardava sempre in modo diffidente, sottolineava che lei non si volesse avvicinare a lui. In più, Ta Mella era convinta che Matteo fosse un puttaniere (ciò dimostrava che lei lo considerasse fico). Sister aveva poca stima del suo aspetto e non avrebbe mai creduto che un gran bonazzo le sarebbe potuto andare dietro. Ma su questo argomento lei era proprio idiota. Matteo però sembrava la capisse, secondo me riusciva a leggerle dentro e per questo erano fatti per stare insieme. Io e Didi avevamo impiegato due anni per capirci con uno sguardo. Matteo, invece, che l’aveva vista si e no tre volte in vita sua, aveva capito che qualcosa la frenava dal farsi conoscere. Ma Ta Mella, se voleva tenersi le cose dentro e non voleva mostrarle, ci riusciva… eccome! Era una bugiarda di prima categoria e quando mentiva tutti le credevano. Diceva che le basi per dire delle bugie credibile erano due:
1-essere fermamente convinti di ciò che si diceva
2-ricordarsi che la gente crede alle menzogne perché vuole crederci o perché ha paura che siano vere.
Quante volte mi aveva fregato quando ancora non ci conoscevamo, non lo sapevo neanche io. Se voleva sembrare stronza, bisognava stare certi che lo faceva. Quando voleva, dal suo viso non trapelava un sentimento o un’impressione.
Ma io non mi sarei data per vinta. Eeheheh, avrei fatto qualsiasi cosa per farli mettere insieme, e ci sarei riuscita. Non so per quale motivo ma la coppia Diletta - Matteo mi ispirava un sacco. Ta Mella non era l’unica che otteneva sempre quello che voleva.  Appena intravidi che c’era LUI quasi mi si illuminarono gli occhi. Cosa avrebbe fatto Sisteruccia ora? *Sogghigna* Fece una faccia strana e quasi indietreggiò. La provocai con gli occhi: conoscevo troppo bene Dile, e sapevo che non si sarebbe tirata indietro di fronte ad una provocazione, testarda e combattiva com’era. Abboccò all’amo, e appena i piccioncini si misero a parlare, mi avvicinai agli amichetti di Matteo e ci allontanammo un po’ da loro. Mi presentai:
 -Ragazzi io sono Athena- Si presentarono anche loro. Mi colpì profondamente un ragazzo: alto, con i capelli castano chiari quasi biondi e gli occhi grandi e azzurri. Non feci in tempo a proferire altra parola, però, che sentii Diletta e Matteo cominciare a litigare. Mi diressi a grandi falcate verso di loro, per evitare che si scannassero, proprio nel momento in cui lui le diceva
-Non mi stupirei se tu fossi venuta qui da sola, chi uscirebbe con una bisbetica come te?- Sister come al solito si fece valere e controbatté. Allora intervenni io
-Scusami, Diletta è desiderata, quindi levati dalle palle-.
Lui mi guardò stupito, così presi Ta Mella per un braccio e la trascinai in pista. Una ragazzo si rivolse a lei:
-Ti va di ballare?- bene, faceva proprio al caso mio, così risposi io per lei:
-Si si- e la lasciai con quello mentre lei  mi guardava sbigottita. Scommetto che appena avrebbe potuto me l’avrebbe fatta pagare, ma era meglio non pensarci. Mi diressi dal ragazzo che aveva gli occhi azzurri e che si chiamava Francesco.
-Ascolta- dissi rivolgendomi a lui in modo deciso -Tu sei un amico di Matteo giusto?- chiesi. Lui mi guardò spaesato e io continuai:
-Secondo me quei due si piacciono, ma la mia amichetta non lo ammetterà mai- spiegai e lui mi interruppe
-Hai ragione, e fidati anche Matt non lo farebbe.- concluse sconsolato e pensieroso. Sogghignai
-E qui entriamo in gioco noi…- proposi. Sorrise anche lui.
 
  
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