Vaffanculo.

Uomini.

Che cazzo di scusa è, non è destino?!

È di gran lunga la più cretina scusa mai inventata per lasciare qualcuno.

Avrei preferito il cliché “prendiamoci una pausa”, piuttosto.

Quanto sono incazzata. Sia per queste sue parole ridicole, sia per i miei ancor più ridicoli silenzi in risposta, sia per le sue fottutissime promesse decisamente non mantenute, sia per quelle amiche di merda che mi ritrovo ad avere sempre, sia per il ragazzo sexy che ci conquista tutte... Lo ucciderei.

Se nel frattempo non fossi cresciuta e maturata, e non avessi una certa dignità, quasi farei la scelta di Helena... mi divertirei a far star male Rachel e Alex. Farli sentire in colpa per tutta la vita. Specialmente lui, che avrebbe due ragazze sulla coscienza. Raggiungerei Helena e magari dal Paradiso o dall'Inferno ci divertiremmo a perseguitarlo.

Okay, sto degenerando.

Ricomincio ad ascoltare i vecchi album dei My Chem, quando erano arrabbiati anche loro. Gli Avenged Sevenfold, tanto per non mettermi a dare pugni al muro. Dopo quasi un mese – il tempo di imparare a memoria la discografia dei Misfits e dei Black Sabbath – arrivata all'heavy metal con una cera che mi sfigura la faccia, decido che è ora di indirizzare tutta la rabbia in qualcosa. Opto per la boxe, va.

Il primo giorno, entro nella palestra con un'espressione che si può definire solamente scazzata. L'allenatore però si sorprende dalla mia grinta.

« Wow. » ride. « Sei arrabbiata, per caso? Imparate tutti da lei, ragazzi. Conservate tutta la rabbia e trasformatela in grinta da sfogare sul sacco. »

Tutti gli altri ragazzi ridono e annuiscono e mi guardano – devono essere sorpresi di vedere una femmina. Li mando mentalmente a quel paese quando mi accorgo che mi guardano davvero troppo, e tutta sudata vado verso lo spogliatoio.

« Sei brava, Eli..? Elizabeth? » mi dice l'allenatore.

« Lizzie, Liz. Chiamami come vuoi. Grazie comunque. »

« Di niente. Piacere, Mikey. »

Gli faccio un mezzo sorriso. « 'cere. »

« Non sorridi mai? »

Cerco di sorridere un po' di più. « Certo. »

« Fallo più spesso, sei carina quando sorridi. » e mi accarezza la guancia e se ne va.

È un figo – ma mi esce solo un altro mezzo sorriso che sembra malefico. Ha ragione, devo tornare a sorridere. Mi cambio ed esco fuori, incontro ancora l'allenatore... come si chiamava?

« Ehi Lizzie! Vuoi che ti accompagni a casa? »

« Ehm... okay... se vuoi. »

Salgo sulla sua moto. Wow, non mi era mai successo.

« Abbracciami forte! » consiglia, e io lo faccio. Come potrei non farlo, sentendo quegli addominali? Parte e velocemente guida in mezzo a Salisbury seguendo le mie indicazioni. A venti metri da casa, scorgo due figure, proprio davanti al mio cancello. Mikey (finalmente ho ricordato quale fosse il suo nome) accosta e mi fa scendere. Tolgo il casco e faccio ondeggiare i capelli come nelle pubblicità – mi fa sentire potente, rido tra me e me – e glielo porgo. Lui toglie il suo per salutarmi e raccomandarmi di venire ad allenarmi anche il giovedì, mette a posto il mio casco e parte.

Mi giro e vedo un ragazzo della mia scuola.

Insieme ad Alex.

Per un attimo avevo dimenticato tutta la rabbia che avevo verso di lui, forse a causa di Mikey o forse a causa della vista dello stesso Alex.

« Ciao... » dice il suo amico – non ricordo neppure come si chiami.

Senza smettere di fissare Alex rispondo al suo saluto.

« Eravamo – cioè, era – venuto per parlarti... » continua.

« Okay. »

« E... »

« Non importa. » si intromette Alex.

« Va bene. »

« Volevo solo... »

« Cosa?»

« Solo... » alzo un sopracciglio perplessa. « Non fa niente. Ciao. »

« Ciao. »

« Allora ciao... » dice anche l'amico.

Vaffanculo l'ho già detto?