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Autore: Arwen297    13/04/2011    6 recensioni
Avevamo lasciato le nostre eroine poco dopo la vittoria contro Adrien. "Abenteuer in Wien" è il seguito della mia prima fanfic "Unite per l'Eternità". Vecchie fiamme e nuove liete notizie attendono Michiru e Haruka.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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- Questa storia fa parte della serie 'Unite per l'Eternita''
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Note dell'Autrice: Eccoci giunti al capitolo conclusivo, è un finale forse aperto perchè come ho anticipato c'è un seguito di cui il primo capitolo è già in elaborazione. Voglio comunque ringraziare le 9 persone che hanno messo questa storia tra le Preferite, le due che l'hanno inserita tra le Ricordate e le dieci che l'anno inserita fra le seguite, non vi elenco uno per uno perchè la lista sarebbe veramente lunga, nella speranza di ritrovarvi anche nel prossimo episodio della serie =) Non mi resta che auguararvi una buona lettura del finale! xD

18^Capitolo: Terrore a bassa quota

Il mattino della partenza portò alle due un risveglio piuttosto traumatico per via della sveglia che suonava alle sette e mezza del mattino per la prima volta dopo ben venti giorni, provocando il nervoso a Heles che fu tentata di sbatterla contro il muro, l’unico motivo che la trattenne da dare ciò era il semplice fatto che non si trattava di una sveglia classica, ma del cellulare di Milena che ormai era il suo perché la sua compagna aveva approfittato dell’incidente per disfarsi del vecchio cellulare e comprarsi un Iphone 4. Non che il cellulare di Milena fosse vecchio visto che non aveva compiuto neanche un anno, ma come si suol dire ogni scusa è buona per comprare ciò che si vuole. Si girò verso la parte del letto dove solitamente dormiva Milena per scoprire che la sua compagna si era alzata ancor prima della sveglia, e in effetti ponendo attenzione le sue orecchie captarono dei rumori provenienti della cucina, conoscendola si era messa a fare la colazione magari facendo anche qualche sforzo che non doveva fare. Quando ci si metteva aveva una testa veramente dura Milena. Heles concentrò tutte le sue forze per riuscire ad alzarsi dal letto, e barcollando si diresse in cucina guidata anche dall’odore caratteristico del caffè appena fatto. Arrivata in cucina scorse la sua compagna già pronta, segno che molto probabilmente era in piedi almeno da un’ora, per lei volare era la cosa più naturale del mondo e avrebbe recuperato le ore perse in aereo. Per lei invece quelle dodici ore erano un vero e proprio inferno lo sapeva già. I pensieri relativi al volo furono cancellati dai cornetti caldi e dal caffè già presenti sul tavolo, mentre invece Milena stava finendo di prepararsi il tuo te.

“Giorno tesoro” le disse Heles scoccandole un bacio sulla fronte.

“Ben svegliata..Ho già messo via le mie cose che erano rimaste in bagno, cerca di fare in fretta a mettere via le tue, così poi siamo pronte e possiamo andare in aeroporto” le rispose l’altra, sedendosi al tavolo con la sua tazza.

“A che ora è qui l’autista?”

“Alle otto e venti, meglio che ti dai una mossa perché non c’è così tanto tempo, mancano solo quaranta minuti e te devi ancora vestirti oltre che a lavarti” le rispose Milena provocando un brontolio nell’altra che odiava aver fretta al mattino, soprattutto quando andava a fare una cosa che proprio non le piaceva. Tuttavia fece il più presto possibile a fare colazione per non essere la causa del loro ritardo per raggiungere l’aeroporto altrimenti poi Milena avrebbe scatenato una tragedia per quando insisteva sulla precisione negli orari.

“Mi dispiace solamente lasciare qui questi fiori” disse tra se e se Milena mettendo il broncio, avvicinandosi al mazzo di fiori che aveva ricevuto come era di rito alla fine del concerto di due sere prima, per quanto i fiori erano quasi appassiti.

“ Sei già te un fiore, non hai proprio bisogno di avere altri fiori intorno, ma se la cosa ti rende tanto triste ti compro tutti i fiori che vuoi a casa”  le disse Heles nel tentativo di toglierle il broncio, anche se in cuor suo adorava Milena quando faceva quei piccoli capricci quasi fosse una bambina.

Nel giro di un’ora erano in aeroporto in attesa dell’imbarco nella sala d’aspetto, Milena non riusciva proprio a capire in base a quale criterio era stata progettata quella struttura, principalmente per la forma della struttura in se che vista dall’alto sembrava un grosso neurone in acciaio completo di Nucleo. I prospetti dell’edificio invece erano tutti in vetrata ma sicuramente non miglioravano l’aspetto complessivo della struttura.

“Allora io qui la devo salutare qui miss Kaioh” le disse l’autista, in un certo senso alla ragazza dispiacque salutarlo, aveva il maledetto vizio di affezionarsi per un non nulla alle persone, e quando doveva stare a letto dopo l’incidente l’autista si era dimostrato parecchio gentile telefonando ogni giorno, e andando addirittura a trovarla il Sabato sera dopo il concerto che era stato rimandato sia con la moglie che con la figlia che era più o meno una loro coetanea. Entrambe le donne avevano il fenotipo tipico austriaco, e reincarnavano tutte le caratteristiche della popolazione austriaca.

  La ringrazio per il servizio che ci ha donato in questo mese, e anche per Sabato sera è stato veramente gentilissimo” rispose la musicista sfoderando un sorriso di cortesia.

“ Si figuri, semplice dovere” tentò di minimizzare l’autista, tentativo al quanto misero visto che nessun autista si sarebbe mai preoccupato di un incidente capitato alla sua assistita al di fuori del suo autoveicolo. E i tre lo sapevano bene.

“Non so quanti suoi colleghi avrebbero fatto lo stesso” si intromise Heles nel discorso “comunque la ringrazio per la premura dimostrata nei confronti di Milena” concluse la bionda.

“Sarà meglio andare o rischiamo di fare tardi” disse Milena per poi stringere la mano all’autista, imitata dopo pochi istanti da Heles.

Il check-in e l’imbarco dei bagagli non presentarono molti problemi e anche i controlli sarebbero stati passati senza eventi rilevanti, se non fosse per il suono che emise il metal detector che rivelava eventuali metalli addosso alle persone nel momento esatto in cui Milena vi passò in mezzo, costringendo Milena a farsi controllare dalla poliziotta che si occupava della perquisizione sulle donne, le cause del suono furono individuate nelle borchie che costellavano i lati degli stivali neri della musicista, costringendola quindi a ripassare in mezzo alla macchina dopo esserseli tolti per farli passare nel dispositivo che perlustrava le valige e le borse, e che in quel caso aveva controllato anche la custodia del violino.

“Sono esagerati però, addirittura segnalare le borchie degli stivali, cosa mai ci potrà essere li dentro?” commentò Heles appena ebbero raggiunto la sala d’aspetto sul cui schermo vi era già il numero del loro volo con accanto indicato meta, orario e sportello d’imbarco. Scoprirono che già c’erano parecchi passeggeri, la maggior parte dei quali loro connazionali che molto probabilmente rientravano in Giappone dopo aver concluso un periodo lavorativo a Vienna. Heles stranamente si era calmata e non aveva quell’agitazione addosso che era quasi palpabile nell’aria attorno alla bionda per via del volo, la calma che la pervase sorprese Milena ma soprattutto la diretta interessata.

Dopo un’ora di attesa udirono l’annuncio in tedesco seguito immediatamente da quello in lingua inglese del loro volo, che provocò una sorta di ondata di agitazione e movimento improvviso nei passeggeri che avevano il volo di seconda classe che volevano entrare in aereo il prima possibile per prendere i posti pensò Milena, anche se ne dubitava che era uno di quei voli low cost il loro, anzi era quasi più probabile che sia più una reazione dettata dall’abitudine, i passeggeri della prima classe invece furono fatti passare per recarsi all’imbarco mediante un ingresso diverso che li portò alla prima navetta che li avrebbe portati a pochi metri di distanza dal boing sulla pista.

L’interno dell’aereo si dimostrò essere molto elegante, era in color panna e bordò, e proprio come nel viaggio di ritorno Heles si sedette nel posto centrale dei due assegnati, solamente che in quel caso Milena era nel posto più interno e più lontano dal finestrino al contrario di quando erano salite a Tokyo.

Dopo circa una ventina di minuti in orario rispetto alla tabella di marcia, l’aereo iniziò a muoversi per raggiungere l’inizio della pista, mentre le hostess spiegavano come di rito l’uso delle strutture di emergenza presenti sull’aereo.

“Senti ma domani a casa devono venire anche Seya, Taiki e Yaten?” chiese Heles con area tutt’altro che contenta al solo pensiero di trovarsi davanti i tre palloni gonfiati del gruppo.

“Be se sono qui sulla Terra cosa facciamo invitiamo tutti tranne loro, se Seya a quanto pare si è fidanzato con un membro del gruppo di Akane non possiamo invitare le ragazze e loro no, che figura facciamo?”  rispose l’altra provocando un brontolio al quanto scontento nella bionda.

Il decollo si svolse tranquillamente con qualche traballamento di assestamento in quota, e ben presto le Heles per distrarsi dal volo iniziò a seguire i programmi di intrattenimento che scorrevano sulla tv dell’aereo mentre invece Milena si mise a giocare con dei giochi che aveva scaricato sul telefono, non aveva nessuna composizione musicale da fare, non in quel momento anche perché non provava nessuna emozione particolare che potesse essere descritta in note, le mancavano tremendamente le tempere e i pennelli di cui aveva dovuto fare a meno per un mese disegnando solamente con il solo ausilio di una matita, ma era certa che nei giorni seguenti avrebbe dato sfogo alla sua vena artistica con svariati quadri. Perché i quadri, se mai ce ne fossero di emozioni legate alla maternità, erano il mezzo più adatto per fare da base alle sue doti. Il tempo passò al quanto velocemente e arrivò ben presto l’ora di pranzo, i piatti offerti dalla compagnia aerea erano semplici ma fatti bene, la pasta non era scotta e il pollo non era troppo cotto e stopposo. Dopo aver pranzato Milena si mise a fare qualche scarabocchio appena accennato su dei fogli bianchi che si era portata in borsa appositamente per disegnare  e ammazzare il tempo che soprattutto quando sorvoli la Russia e la pianura asiatica può essere veramente noioso, dal poco che poteva vedere dal finestrino infatti il paesaggio era praticamente identico, sembrava di sorvolare il suo amato mare, solamente che era fermo e di color verde pagliericcio, con qualche macchia bianca che sicuramente era qualche ghiacciaio dei Pirenei. Non sapendo cosa disegnare la ragazza prese di mira un signore con il naso che sembrava un pomodoro che si era beatamente addormentato e che non aveva neanche pranzato, e lo fece ben presto diventare il soggetto del suo disegno, che ben presto si trasformò in un ritratto caricatura perché il soggetto si poteva rendere facilmente con i tratti da cartone animato. Heles come sempre si era incantata ad osservare con quanta sicurezza la compagna tracciava i tratti che pian piano si trasformavano con la precisione di una stampa in occhi, capelli, rughe d’espressione, bocca e qualsiasi altro tratto caratterizzava l’individuo ritratto. L’attenzione fu anche catturata dal signore che era accanto ad Heles che si mise a guardare senza sembrare troppo ficcanaso l’opera di Milena, aveva già visto qualcuno disegnare in quel modo. Era un suo caro amico.

“Milena certo che quando ti ci metti a fare caricature sei proprio un demonio” esplose la bionda a opera ultimata, trattenendo una risata per l’operato della sua compagna.

“Milena? Mi scusi signorina ma lei è per caso la figlia di Noboru Kaioh?” chiese l’uomo accanto a Heles

“Ehm…si sono io ma non credo di conoscerla” rispose perplessa Milena, ma chi cavolo era questo?

“Piacere sono Yutaka, sono un caro amico di suo padre, non sa forse si ricorda di me perché quando era piccola venivo a casa molto spesso”

“Mi dispiace ma temo che ero troppo piccola quando lei faceva visita alla mia famiglia, per ricordarla” rispose la ragazza sempre più perplessa.

“Come stanno i suoi?” le chiese Yutaka

“Guardi è da un po’ che non li sento, perché non sono più in buoni rapporti con la mia famiglia, non ho la minima idea di come stiano suppongo bene perché altrimenti la domestica mi avrebbe chiamata immediatamente se fosse successo qualcosa” rispose cordiale la musicista. Nascondendo fin troppo bene la seccatura creata da quell’incontro, che ne era sicura le avrebbe pregiudicato la quiete per tutto il viaggio restante, almeno che non tagliava corto dicendo che era stanca e che avrebbe preferito riposare piuttosto che chiacchierare, anche perché non le interessava minimamente parlare per ore dei suoi genitori, sentiva già abbastanza la loro assenza senza parlare di continuo di loro. Ragion per cui dopo circa un’ora si congedò dal discorso e dopo aver appoggiato la testa sulla spalla di Heles piombò in pochi minuti in un sonno profondo lasciando la bionda in preda alle domande fin troppo curiose di Yutaka.

Heles spostò il discorso dai coniugi Kaioh alle moto e alle corse in generale campo in cui si sentiva decisamente più sicura visto i pochi incontri avvenuti con i genitori di Milena parlare di loro in sua presenza era come camminare su campo minato perché non li conosceva abbastanza per giudicarli in bene o in male. Anche se da come si erano comportati con la figlia, non avrebbe avuto dubbi sul loro giudizio. Presa com’era dalle chiacchiere con il simpatico signore Heles non si accorse minimamente dello scorrere del tempo e soprattutto del paesaggio circostante che ben presto da solido e secco divenne movimentato e di un intenso blu mare: l’aereo stava lasciando le coste asiatiche per attraversare lo stretto che divideva l’Asia dall’isola Giapponese.

“Preghiamo i signori viaggiatori di allacciare le cinture di sicurezza, atterraggio previsto tra una ventina di minuti all’aeroporto centrale di Tokyo, grazie per aver viaggiato con noi”

Appena  Heles sentì questo annuncio svegliò Milena per farle allacciare la cintura di sicurezza, le due erano completamente ignare del fatto che da li a pochi minuti avrebbero vissuto l’atterraggio più sofferto del mondo, appena riconobbero la torre televisiva di Tokyo stagliarsi poco sotto di loro, l’aereo iniziò a dondolare a causa delle forti raffiche di vento che spazzavano molto spesso la città in quel periodo dell’anno.

“Maledizione ci voleva solo il vento!!!” esclamò Heles. Questa è l’attenzione che poni nei confronti della tua signora razza di ingrato. Si ritrovò a pensare rivolta al suo elemento.

“Hel stai tranquilla può capit…” le parole morirono in bocca alla musicista nell’attimo esatto in cui le spie di emergenza si accesero sopra le loro teste accanto agli sportellini da cui in caso di emergenza cadevano le mascherine per l’ossigeno, mentre il traballamento della aereo era piuttosto visibile, e soprattutto si avvertiva parecchio.

“Ora mi alzo e vado a mollare un ceffone al pilota, ma dimmi te se sto imbecille deve fare ste cose!!” sbottò Heles sempre più nervosa, quasi nel panico. Soprattutto quando le mascherine come previsto dalla guerriera di Nettuno le crollarono sul viso. A Milena sembrava molto strano che l’aereo fosse in quelle condizioni: i metri che separavano il velivolo dal terreno erano relativamente poco, e allora perché aveva attivato la procedura di emergenza il pilota?

“Heles per l’amore del cielo, datti una calmata mi dici poi come facciamo se tu prendi a ceffoni il pilota? Questo poi chi lo fa volare tu??” le rispose Milena provocandola.

“Ma che volare e volare sto coso deve stare ben piantato sul terreno, questo aereo aveva comunque qualcosa di strano scricchiolava un tantino troppo” brontolò la motociclista.

“Signori e Signore buonasera, è qui il pilota che vi parla, vi pregherei di mantenere la calma, non è successo niente è solamente il primo atterraggio che faccio da quando ho preso il brevetto di volo”

“Lo sapevo che era un coglione!!!” sbottò Heles “Ma dimmi te se anche sta cazzo di compagnia doveva mettere un pivello appena brevettato su un volo intercontinentale che trasporta cinquecento persone!! Poi si lamentano che gli aerei cadono o parlano del triangolo delle bermuda”

“Dovremmo quasi esserci sembra che  sia vicinissimo al suolo” disse Yutaka alle due guardando dal finestrino, e infatti la sua frase fu confermata da un atterraggio al quanto poco aggraziato del aereo sulla pista che sballottò non poco i suoi passeggeri in fase di frenata. Provocando un salto di insulti rivolti al pilota da parte dei passeggeri che proprio come Heles non vedevano l’ora di scendere da quel maledetto aereo, e infatti quando si spense la spia delle cinture allacciate in meno di due minuti tutti erano già in piedi con i proprio bagagli a mano a seguito pronti a uscire dall’aereo. Le operazioni di sbarco però durarono una quindicina di minuti ma appena Heles uscì dall’aereo ebbe la stessa sensazione di Milena: quella sensazione che ti colpisce quando stai per tanto tempo fuori dalla tua terra e appena ci rimetti piedi senti proprio quel suo odore caratteristico che quando ci vivi non noti neanche ma che poi appena torni ti fa dire: “Finalmente sono a casa”.

 

   
 
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