SECONDA
CLASSIFICATA
Il Posto Più Sicuro Del Mondo, Pocahontas@Effie
VALUTAZIONE:
Grammatica e sintassi: 19/20 punti
Rispetto delle regole: 10/10 punti
Originalità della storia: 18/20 punti
Valutazione personale: 8/10 punti
Caratterizzazione dei personaggi: 17/20 punti
Totale: 72/80
Commento personale.
La grammatica è buona, ho trovato solamente un paio di ripetizioni, l'uso del
presente da un ritmo più lento e reale alla narrazione. I periodi brevi sono
d'effetto, forse però l'uso è un po' eccessivo. Un modo interessante di unire
questi due personaggi, anche se forse non il più originale, e mi è piaciuto
molto l'uso del prompt, che scandisce il ritmo della storia, con l'infrangersi
delle clessidre. La caratterizzazione in scene come queste non è semplice, ne
sono consapevole, e ad ogni modo l'indole Grifondoro di Lee si mostra nella sua
tenacia, meno in Lavanda. Nel complesso una bella storia, piena di tensione e
in grado di far percepire il dolore dei protagonisti con lo scorrere delle
parole.
NICKNAME SUL
FORUM: Pocahontas@Effie
NICKNAME SU EFP:
EffieSamadhi
TITOLO: “Il Posto
Più Sicuro Del Mondo”
PAIRING: Lee
Jordan, Lavanda Brown
ALTRI PERSONAGGI:
Fenrir Greyback, Rodolphus Lestrange
GENERE/PROMPT:
Triste/Ticchettio
RATING: Arancione
WARNING: Non per stomaci delicati, One-shot, What If?
NDA: Lee Jordan e
Lavanda Brown: che cos’hanno in comune questi due personaggi? Proprio nulla,
esatto. A parte l’aver frequentato – anche se con modalità differenti – la
famiglia Weasley. E la guerra. Lo so, molti di voi diranno: “Ehi, ma non siamo
sicuri che Lee l’abbia combattuta, la Battaglia di Hogwarts!”. Beh, io invece
voglio immaginare che ci sia andato, che i gemelli lo abbiano tirato dentro l’azione, proprio come a
scuola. Per questo c’è l’avvertimento “What If?”.
Il Posto Più
Sicuro Del Mondo
Non
ha saputo resistere al richiamo dei gemelli Weasley: il Patronus di George è
entrato nella cucina di casa sua per avvertirlo che Hogwarts stava per essere
distrutta da Voldemort, e lui non si è tirato indietro. Sua madre è scoppiata
in lacrime, suo padre gli ha sfiorato una spalla, senza dire nulla. Non li ha
abbracciati, prima di Smaterializzarsi ad Hogsmeade.
Adesso
se ne pente, perché sa che lui, Lee Jordan, potrebbe morire.
Una
fattura sconosciuta lo ha colpito, lo ha ferito ad entrambe le gambe,
impedendogli di rimanere in piedi, ma non per questo Lee si è arreso. Semi
riparato dai resti di una statua crollata, continua a scagliare incantesimi,
cercando di colpire il maggior numero possibile di nemici.
D’un
tratto, dalle scale soprastanti, cadono due corpi avvinghiati. Atterrano
scompostamente a meno di un metro da lui, continuando la lotta. Lee fatica a
riconoscere, sotto il sangue e la polvere, i capelli biondi di Lavanda Brown,
mentre la figura che la sta attaccando…
“Bastardo!”
urla, mentre i denti di Fenrir Greyback affondano di più nella spalla morbida
della ragazza. “Lasciala, bastardo!” urla ancora, puntando la bacchetta alla
ricerca di un incantesimo che possa ferirlo gravemente.
Il
lupo mannaro alza la testa, fissando Lee con cupidigia, mentre si lecca le
labbra rosse di sangue e strofina il muso sul dorso della mano. “Chissà se hai
lo stesso sapore della tua amichetta” sibila, preparandosi a colpirlo. Nella
concitazione dell’attacco, Lee perde la bacchetta. Proprio quando i denti del
lupo stanno per affondare nel suo petto, all’altezza del cuore, un incantesimo
di provenienza sconosciuta lo allontana bruscamente, mandandolo a colpire la
parete opposta.
Lee
striscia sul pavimento, cercando di raggiungere Lavanda. Ha recuperato la
bacchetta, ma a che cosa può servire? Non conosce incantesimi in grado di
curare le ferite, o di ridurre il dolore. Tutto ciò che può fare è starle
accanto, proteggerla con i pochi incantesimi che riesce a ricordare, non
lasciarla sola. “Resisti, Lavanda! Su, Brown, resisti!”
La
clessidra di Serpeverde esplode, colpita da una fattura, e gli smeraldi e i
vetri si riversano sul pavimento macchiato a poco a poco, con un assurdo ticchettio che sembra scandire il ritmo
con il quale la gente sta morendo.
Tic, tic, tic.
Sembra
quasi pioggia, pioggia su un mare di dolore e morte, pioggia su corpi in balia
delle onde.
È
in questo momento che Lee comprende che la vita non è come il Quidditch: non si può fermare la battaglia per
sostituire un ferito, qui bisogna continuare, anche se fa male, anche se non ci
si regge in piedi.
Lee
guarda la ferita di Lavanda, reprimendo un conato di vomito: Fenrir Greyback le
ha strappato via la carne, lasciando a tratti l’osso scoperto, mentre il sangue
continua a sgorgare dalla spalla, macchiando le loro vesti e il pavimento.
“Resisti, Lavanda! Resisti!” continua a ripeterle, mentre Schianta Mangiamorte
e lancia Sortilegi Scudo per proteggersi dai detriti.
Lee
cerca gli occhi di Lavanda, nascosti sotto la polvere, il sangue e il dolore.
Quando li trova, vi legge solo terrore.
Esplode
la clessidra di Tassorosso, e altre gemme piovono
sugli smeraldi.
Tic, tic, tic.
Ancora
schegge di vetro, ancora schegge di dolore, e Lee continua a combattere. Non sta
proteggendo solo se stesso, no. C’è anche Lavanda, da difendere. Anche se non
si sono mai parlati, anche se lui ha sempre pensato che fosse solo una stupida
ragazzina vanesia, non può abbandonarla a se stessa, non può lasciarla morire.
Tic, tic, tic.
Ancora
una clessidra esplode: è quella di Corvonero, colpita da un’altra fattura
lanciata da una mano sconosciuta. I preziosi cadono a terra, colpendo
Mangiamorte e studenti, nemici e amici. Lee è stremato, ma continua a fare il
proprio dovere.
E
d’un tratto, scanditi dal ticchettio
delle gemme, sente dei passi.
Toc, toc, toc.
Piedi
pesanti, stivali neri.
Un’intera
figura vestita di nero.
Una
mano celata da un guanto nero sposta la maschera argentea, rivelando occhi
colmi di follia.
Una
risata sguaiata, priva di allegria. Sadica.
“Sei
finito, ragazzino” mormora con voce arrochita.
Alza
la bacchetta.
“Crucio!”
Lee
sente ogni muscolo bruciare, contorto in maniera innaturale da
quell’incantesimo crudele. Lee grida, grida con tutta la forza che gli resta.
Gridare è la sola cosa che gli resti da fare, mentre la tortura lentamente lo
uccide.
Tic, tic, tic.
In
mezzo alle proprie urla, Lee sente ancora il ticchettio delle gemme. Le sente
cadere come la pioggia in mezzo a un bosco. Le sente cadere, e per un attimo
crede che stiano scandendo i suoi ultimi minuti di vita. Troppo, troppo dolore.
E a nulla vale la flebile voce di Lavanda che lo sprona: “R-resisti… L-lee,
r-resisti…”
Troppo,
troppo dolore.
Ma
d’improvviso, il dolore cessa.
Lee
rimane inerte, a terra, sconquassato dalla tortura.
Il
Mangiamorte è a terra, come lui, a meno di un metro, Schiantato da chissà chi.
Lee
lo guarda e lo riconosce: è Rodolphus Lestrange, uno dei più fedeli Mangiamorte
di Voldemort, uno dei più malvagi.
È
lì, tramortito, a pochissimo da lui, e allungando la mano verso la propria
bacchetta, Lee potrebbe… “Petrificus
Totalus” sibila, immobilizzandolo e cercando poi di trascinarlo in un luogo
appartato, per nasconderlo agli occhi degli alleati.
Lee
si trascina fino a Lavanda, che appare sempre più debole. “Resisti, Lavanda.
Presto sarà finita…”
Un’ultima
esplosione, la quarta, e anche i rubini di Grifondoro iniziano a cadere.
Cadono,
continuando a ticchettare come un
orologio, e Lee si ritrova a pensare che è quasi buffo trovarsi a morire lì,
nel ‘luogo più sicuro del mondo’. Perché moriranno, lui lo sa bene. Lo sente,
sente che moriranno entrambi, lui e Lavanda.
Continua
il ticchettio dei rubini.
Continua
la battaglia.
Continua
il dolore.
“Moriremo”
sussurra, rivolto a se stesso.
“N-no,
non m-moriremo” risponde Lavanda, singhiozzando per il dolore. “N-non
m-moriremo” ripete, tremante, “Hogwarts è il
posto più sicuro del mondo.”