Ultimamente mi
sono appassionata alle AU.
Attraverso Edward e Bella, si possono
raccontare storie nuove.
Ho voluto sperimentare anch’io, senza però
discostarmi più di tanto dall’originale.
Quindi Edward e Bella, entrambi umani, ma
sempre con lo stesso vizio.
Ps.: Grazie a Marty e Lety per l’entusiasmo
(vi adoro <3) e ad Anto per aver fatto da cavia :)
Corri,
amore. Corri.
“Mmm…”
mormorai, stiracchiandomi tra le
lenzuola. Aprii piano gli occhi, dalla persiana socchiusa filtrava un
pallidissimo raggio di luce. Doveva essere l’alba. Voltai il
capo in direzione
del mio comodino: la sveglia segnava la 5:15. Sospirai, rilassata,
prima di
girarmi completamente dall’altro lato, facendo attenzione a
non muovermi troppo
goffamente nel mio piccolo spazio di materasso. Accanto a me, Edward
dormiva
tranquillamente, l’espressione serena, come quella di un
bambino. La bocca
leggermente socchiusa, i capelli spettinati e la sua naturale bellezza,
lo
facevano assomigliare ad un tenero angioletto in quel momento. Un
sorriso
spontaneo comparì sul mio volto, mentre continuavo ad
osservarlo. Era rimasto a
dormire con me, come ormai faceva da un paio di mesi ogni volta che mio
padre
aveva il turno di notte. Più volte avevo ripetuto quanto non
mi piacesse
restare sola in casa, non riuscivo a dormire tranquillamente,
così si era
offerto di rimanere con me. Ovviamente, tutto all’insaputa di
Charlie. Non
volevo neanche immaginare cosa avrebbe fatto se fosse venuto a sapere
che sua
figlia, diciassettenne, dormiva un paio di notti alla settimana con il
suo
ragazzo. Non che facessimo niente di male, sia chiaro, ma un padre
è pur sempre
un padre. Allungai una mano per accarezzargli quei capelli ramati,
costantemente arruffati, e poi scesi giù, seguendo il
profilo dritto e regolare
della sua mascella, fino a sfiorare piano la guancia diafana, facendo
il
possibile per non svegliarlo. Era bellissimo. Ed io ero cotta marcia.
Mi
accoccolai meglio a lui, poggiando la testa sulla sua spalla ed
abbracciandolo,
e chiusi gli occhi, sospirando piano. Ero serena e tranquilla con lui
accanto,
mi dava un senso di sicurezza.
Improvvisamente sentii un tonfo provenire
dal piano inferiore, che mi fece aprire subito gli occhi. Passarono
pochi
istanti prima di sentirne un altro e poi il rumore di pochi passi. Ma che diavolo… Mi alzai dal
letto,
cercando di muovere il meno possibile il materasso per non svegliare
Edward, e
mi accostai alla porta. La socchiusi, facendo entrare nella stanza
semibuia un
po’ della luce che qualcuno aveva acceso in corridoio, cosa
che mi accecò. Con
un occhio sbirciai fuori e… “Oh cazzo”
mormorai, sbiancando.
Charlie. Mio padre. Era già a casa. Non era
possibile, il suo turno sarebbe terminato alle 9, non poteva essere
già a casa!
Corsi alla finestra ma inciampai tra le lenzuola che erano cadute a
terra dal
letto, mi rialzai e aprii completamente la persiana, permettendo alla
luce di
entrare. Salii subito sul letto e mi ci inginocchiai sopra.
“Edward” lo chiamai
a mezza voce, nel panico. Charlie sarebbe venuto sicuramente a
controllarmi a
minuti, e se lo avesse trovato nel mio letto… addio vita.
Edward in tutta
risposta si voltò dall’altro lato, ignorandomi.
“Edward!”
“Mmm” mugugnò, sistemandosi sul cuscino
“ho
sonno… voglio dormire…”
“Edward, svegliati” lo pregai, scuotendolo
un po’.
“Bella…” sbiascicò
“no… la Volvo no, si
graffia…”
Se
non apri immediatamente gli occhi le do fuoco, alla tua amata auto,
altro che
graffio… “Uffa”
piagnucolai disperata, continuando a scuoterlo
“Edward, ti prego, è tornato mio padre”
Sbuffò, tornando supino, ed aprendo
piano gli occhi: finalmente si stava svegliando. “Amore, che
succede?” mi
chiese con la voce ancora impastata dal sonno.
“Alzati, è tornato mio padre” esclamai,
cercando di non urlare. Spalancò gli occhi
all’istante e si mise di scatto
seduto.
“Ma che ore sono?”
“Sono le 5:30” dissi, saltando giù dal
letto e cominciando a raccogliere le sue cose “non so cosa
cavolo ci faccia
qui, so solo che se ci becca siamo morti!”
“Calmati, Bella… calmati” disse con un
tono
che rasentava l’isterico, infilandosi velocemente pantaloni e
maglietta, io gli
lanciai le scarpe.
“Devi nasconderti da qualche parte” dissi
agitata, continuando a fare su e giù per la stanza
“Ma dove? Dove, dove, dove…”
“Bella, attenzione!” esclamò a mezza
voce.
“Che…?” ma non feci in tempo a chiedere
che
il mio piede, inciampando in un cavo, portò giù
con sé la lampada da studio che
cadde sul pavimento, rompendosi in mille pezzi. Gelai sul posto.
“Bella? Sei sveglia?” La voce di mio padre
non tardò ad arrivare dal piano inferiore. Io ed Edward ci
guardammo negli occhi
e scattammo all’istante.
“Nell’armadio, nasconditi
nell’armadio”
esclamai, spingendolo verso il mobile.
“E’ troppo piccolo, Bella, non ci entro!”
“Ti stringi” gli risposi, spiccia.
“Poi cosa faccio? Non posso mica uscire
dalla porta d’ingresso!”
“Mentre io lo distraggo, tu…
tu…” mi
guardai intorno, in cerca di aiuto, fino ad avere il lampo di genio
“tu esci
dalla finestra!” Mi guardò come se fossi impazzita.
“Scordatelo, è troppo alto, rischio di
spezzarmi l’osso del collo!”
“Preferisci che te lo spezzi mio padre?”
Sentimmo dei passi salire le scale e farsi sempre più vicini.
“Se mi uccide, sappi che ti ho amata” mi
disse, stampandomi velocemente un bacio per poi infilarsi
nell’armadio. Alzai
gli occhi al cielo, mentre chiudevo le ante: il solito melodrammatico.
“Bella, tutto bene?” disse mio padre, prima
di aprire la porta della mia camera. Mi voltai di scatto.
“Ehi piccola…”
“Papà! Che sorpresa vederti, come mai
così
presto?” chiesi, cercando di sembrare tranquilla.
“Fai schifo come attrice” mi sussurrò il
mio adorato ragazzo,
dall’interno del
mobile. Mi appoggiai ancora più agli sportelli,
schiacciandolo completamente
dentro “Ahi” Strettino,
Edward?
“C’era veramente poco lavoro in centrale,
così sono tornato prima” mi spiegò mio
padre “Tu? Cos’è successo qui?”
“Ehm… stavo per scendere giù a bere un
po’
d’acqua ma, con il buio, sono inciampata e…
e… niente, è caduta la lampada”
spiegai, inventando al momento una bugia.
“Sempre la solita sbadata” borbottò lui
“Torna a dormire, è ancora presto”
“Scendo con te! Sai, ho…” tossii, per
sottolineare la gola secca “ho ancora sete”
“D’accordo” disse lasciando la porta
aperta
e precedendomi per le scale. Lo raggiunsi velocemente e mi voltai per
chiudere
la porta ma prima dovevo dare il via libera ad Edward.
“Muoviti, esci” dissi a mezza voce. Si
affacciò dall’armadio e si guardò
intorno prima di uscire in punta di piedi.
Feci segno di uscire dalla finestra, ma lui scuoteva il capo, facendo
dei gesti
con le mani. Gli lancia un’occhiataccia, mimando il suo
sgozzamento.
“Bella, ci sei?” Mi girai verso papà,
che
mi guardava in modo strano dal fondo delle scale, e chiusi subito la
porta.
“Sì, eccomi” Scesi velocemente i gradini
e
mi diressi in cucina dove, dopo aver bevuto un bicchiere
d’acqua, mi poggiai al
ripiano, in modo che potessi tenere d’occhio la finestra che
dava sul retro.
“Non torni a dormire?” mi chiese Charlie,
mentre guardavo fuori: di Edward nemmeno l’ombra.
“Dove diamine ti sei cacciato?” dissi, tra
me e me.
“Cosa hai detto?”
“Cosa?” chiesi, prestandogli un po’ della
mia attenzione.
“Bella, sicura di stare bene?” mi chiese
preoccupato. Improvvisamente, vidi qualcosa cadere vicino
l’albero che cresceva
di fronte la finestra della mia camera. Peccato che
l’atterraggio non gli fosse
andato benissimo e fosse scivolato di sedere. Ahia…
Si alzò, scuotendosi di dosso la terra che si era
attaccata
ai jeans dopo la caduta, poi mi notò e mi fece il suo
sorriso sghembo, quello
riservato a me. Trattenni un risolino. “Ho sentito un tonfo
fuori…” La voce
curiosa di mio padre, che si era pericolosamente avvicinato alla
finestra, mi
ridestò.
“No, papà! Era solo il gatto dei vicini”
lo
rassicurai, avvicinandomi e facendolo voltare di spalle alla finestra,
mentre
vidi Edward correre via “Ehm… perché
non vai a riposarti? Hai lavorato tutta la
notte…”
“Già, credo proprio che andrò a fare un
pisolino”
concordò con me.
“Ecco, io torno a letto… buon riposo”
gli
augurai, dandogli un bacio sulla guancia. Borbottò qualcosa
imbarazzato da
quella dimostrazione d’affetto ma non capii perché
mi ero già precipitata su
per le scale. Chiusi la porta della mia camera e mi sedetti sul letto
dove,
fino a dieci minuti prima, c’era Edward. Mi sdraiai, tirando
un sospiro di
sollievo ed affondando la testa sul cuscino: potevo sentire ancora il
suo
odore. Inspirai, beandomi di quel profumo, quando sentii vibrare il mio
cellulare.
Un messaggio di Edward.
Bella,
amore, ma ora come ci arrivo fino a casa?
È
un po’ fuori mano, sai com’è. Sono
giusto un po’ di kilometri di foresta…
Sorrisi. Non
c’era la sua adorata Volvo a
soccorrerlo, questa volta.
Corri,
amore. Corri.
Edward
non ha alle spalle più di cento anni
e non è neanche un vampiro, quindi niente
velocità, salti atletici, lettura del
pensiero, udito acutissimo e… dorme.
La fissa per la Volvo c’è, ovviamente, e nella
mia mente è anche un ottimo pianista. Essendo un bravo
ragazzo come l’Edward
originale – perché, anche se non ha tutta la
stessa esperienza, è sempre lui -,
non lascerebbe mai la sua Bella dormire sola quando il padre non
c’è. Quando c’è,
non si azzarda, anche perché senza il suo dono,
Charlie li beccherebbe subito. Il suo lato melodrammatico e teatrale
rimane (mi
è rimasta impressa la frase che dice Alice a Bella durante
il viaggio in aereo
in New Moon a proposito di ciò) e a noi piace
così.
Bella… beh, Bella cambia il suo atteggiamento
in base a con chi sta, l’abbiamo vista tutti la divisione nei
libri: la Bella
di Edward e la Bella di Jacob. Quindi non saprei come si comporterebbe
con un
Edward non-vampiro che non può risolverle ed evitarle tutti
i problemi. Il suo segno di riconoscimento rimane sempre: la
goffaggine. E fa schifo come attrice - Edward lo dice anche nei libri.
Edward abita fuori Forks
comunque, nella foresta, mega villona, tanti soldi… quindi
gli tocca andare a
piedi (non poteva lasciare la macchina davanti casa di Bella tutta la
notte,
qualcuno avrebbe potuto vederla). Bella risponde di correre, piccolo
riferimento all’Edward vampiro.
Credo di aver detto tutto, spero vi siate
divertiti almeno un po’.
Un bacio!