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Autore: Epicuro    14/04/2011    7 recensioni
Una moglie irritata, un avvocato femminista, un marito negato e un cane conteso. Ce la farà Shura a risolvere un pericoloso inghippo diplomatico a favore del Santuario? E Radamante riuscirà a fare il cascamorto per aiutare il suo signore?
Nonostante il titolo riprenda Lost Canvas la fic si rifà alla serie classica di Saint Seya e si colloca dopo la fine della saga di Ade.
Genere: Comico, Demenziale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Capricorn Shura, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Servi, padroni e dei: il nuovo Grande Sacerdote!'
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NOTE: Ade in questo capitolo, per il particolare frangente in cui si trova, potrebbe usare un linguaggio leggermente scurrile e poco adatto al suo rango. Perdonatelo visto che è stato scaricato dalla moglie davanti ai suoi sottoposti.

 

 

Problemi idraulici!

 

Dopo la telefonata al G.S. Shura era rimasto a fissare il suo cellulare immerso nei suoi pensieri ed una domanda cruciale continuava ad assillare la sua testa:

“E adesso come cappero faccio a farmi amico Ade!!!”.

Poi passandosi una mano tra i capelli: “Perché non imparo a pensare prima di rispondere! Maledizione sono finito in un bel casino, e tutto per colpa di Penelope! Dannata affarista e pensare che una volta...non ci voglio ripensare, mi sono salvato in tempo! L’unica cosa che mi consola e che, se tutto va in porto, non cuccherà un soldo, mentre io salirò le scalinate del Grande Tempio in trionfo!”

Il cavaliere si alzò ed esaminò la stanza. Era tutto tranne che lussuosa. C’era una branda vicino al muro, una sedia e un tavolino basso con una caraffa d’acqua e una bacinella per lavarsi. Il bagno era completamente assente.

“Mi scappa da morire. È dall’arrivo agli inferi che la trattengo! E qui non c’è manco un vaso da notte!”

Shura decise quindi di chiedere a Zellos. Uscì dalla stanza e si rivolse allo spectre, intento a guardare la TV.

«Scusa, dove posso trovare un bagno?»

«Infondo alle scale, girato a destra, terza porta a sinistra. Non ti puoi sbagliare.»

Shura guardò stupito lo spectre, che non accennava ad alzarsi dalla sedia:

«La scorta?»

«E poi vuoi anche che ti tenga la porta? Balengo, non sono pagato abbastanza per farti da balia! E poi ci sono le nomination!»

Shura alzò un sopracciglio incredulo, ma poi decise che era meglio darsi una mossa prima di innaffiare il corridoio, mentre Zellos tornava a guardare le sua trasmissione preferita.

 

Ore più tardi...in uno degli infiniti corridoi del castello infero di Ade...

 

Infondo alle scale, girato a destra, terza porta a sinistra. Non ti puoi sbagliare! Un bel paio di balle! In quel corridoio c’erano solo degli sgabuzzini e una sala per torture!”

Shura si aggirava per le scale e i corridoi del castello alla disperata ricerca di un bagno; la sua vescica era infatti diventata una mongolfiera! (vi assicuro che in circostanze simili, si vive un vero e proprio dramma!)

Le porte erano tutte uguali, le scale pure, tutto rigorosamente dipinto di nero e non c’era una finestra manco pagarla oro. C’era poco da fare, Shura non poté far altro che constatare di essersi perso, oltre che notare la totale assenza di spectre a sorveglianza dell’edificio.

“Ora capisco come hanno fatto Saori, Seiya e gli altri suoi compari a giungere senza tanti problemi al cospetto del re degli inferi! Non c’è un cane a sorvegliare la Giudecca! E quelli che ci sono, sono degli emeriti rincoglioniti!”

Girovagando qua e girovagando là, il cavaliere del Capricorno arrivò ad un’apertura che dava su un giardinetto interno con qualche tetro cespuglio e un paio di alberi rinsecchiti. La resistenza di Shura era agli sgoccioli e il ragazzo non poté che trovare quegli arbusti molto invitanti. Con circospezione si avvicinò alle piante e tirò giù la bottega dei pantaloni.

“Che liberazione! Ora sto proprio meglio!”

Poi osservando il giardino, la volta purpurea del cielo (si può chiamare cielo la volta degli inferi?), e sentendo le voci e i lamenti dei dannati in lontananza, Shura esclamò:

«Certo che questo posto fa veramente schifo!»

«Hai perfettamente ragione Capricorno!»

Shura trasalì dallo spavento e per poco non si fece tanto (ma proprio tanto) male con la zip dei pantaloni. Il cavaliere si voltò bianco come un lenzuolo in direzione della voce del dio degli inferi, che gli disse:

«Lo dico sempre, meglio i bottoni. Ci si impiega più tempo, ma almeno non si rischia di amputarsi l’appendice come con quelle cerniere infernali!»

Shura annuì con il capo “sagge parole” pensò, “anche se arrivano dal re dell’oltre tomba” poi si affrettò a dire:

«Scusatemi non era mia intenzione utilizzare il vostro giardino come toilette, sono mortificato,se vi avessi visto non avrei osato...»

«Ormai sono abituato a non essere calcolato da nessuno e poi trovare un bagno in questo labirinto è sempre un casino! Solo le stanze di mia moglie e le mie sono dotate di acqua corrente e servizi igienici.» e Ade si accese un sigaro con l’accendino, poi rivolgendosi a Shura: «Ne vuoi uno?»

Il saint era sotto shock, quello era davvero Ade? Il tremendo dio degli inferi tanto temuto dalle Atene di tutte le epoche? Più che una terrificante minaccia per l’umanità in quel momento sembrava un povero disgraziato in piena crisi depressiva. Il dio era infatti seduto a terra con pantaloni della tuta e canotta, sigaro in bocca, fiaschetta di liquore in mano e sguardo perso nel vuoto.

«Che c'è, hai perso la lingua cavaliere? I tuoi amici nell’Elision erano molto loquaci e dispensatori di retorica!»

«Vi ringrazio, ma non fumo!»

«Bravo, il fumo uccide!» poi porgendo la fiaschetta a Shura: «Un goccetto? Non so bene cosa sia, ma è forte. L’ho fregato dalla stanza di Radamente mentre si allenava»

«Mi rincresce rifiutare, ma sono astemio.»

Ade sospirò: «E sì, i saint di Atena sono di un altro livello, altro che i mie spectre mezzi alcolizzati! Ora capisco perché me le sono sempre prese da quella inetta.»

Shura era tremendamente in imbarazzo e non sapeva minimamente come comportarsi:

Ade invece abbozzò un mezzo sorriso amaro e proseguì, senza nemmeno guardarlo in faccia: «Ma infondo che mi aspettavo! Soltanto dei poveracci disperati e con l’anima a pezzi come la mia potevano scegliere di giurarmi fedeltà!»

Shura, dopo il primo momento di smarrimento e panico, riuscì a captare il momento favorevole e prese la palla al balzo.

«Non dovete buttarvi così giù, sommo Ade, voi siete uno degli dei più potenti!»

Ade alzò la testa e guardò dritto Shura negli occhi: «Ragazzo, dillo apertamente che sono un emerito sfigato, che non riesce a tenersi stretta nemmeno la donna che ama! Sono il sovrano di un regno schifoso, i miei sottoposti sono delle barzellette viventi e i miei Giganti non si accorgono nemmeno se ci sono o no! In pratica potresti mozzarmi in questo momento la testa con Excalibur e nessuno dei miei uomini se ne accorgerebbe! Senza contare che non riesco nemmeno a procurarmi un corpo umano decente; nel 1500 uno scultore minchione e psicopatico convinto di essere donna, poi un pittore finocchio con manie salvifiche infatuato di quel burino spaccone di Pegaso ed infine un saint di Atena frignone in armatura rosa!»

Shura non sapeva cosa rispondere e cercò di arrampicarsi sui vetri: «Non siate così severo con voi stesso! Sia voi che le vostre armate sono sempre state temute dal Santuario e da Atena!»

Ade scoppiò in una risata amara: «Certo! Un esercito composto da falene sbrillucicanti, rane bitorzolute che saltellano, blatte, gatti con collarini di stras, vermi e mandragole di Harry Potter, fa venire i brividi a chiunque! Ho pure il Grifon dai capelli d’oro! Ci mancano solo i ratti e poi siamo a posto! Pure gli spettri con un nome decente hanno dei colpi con dei nomi di merda! Prendi l’Arpia! Ok che si chiama praticamente Valentino, ma il suo colpo doveva proprio chiamarlo Sweet Chocolate! Sì, sono effettivamente bravi a far morire gli avversari... dal ridere però! Posso aprire uno zoo che faccio prima!»

Shura non poté far altro che constatare che Ade non aveva tutti torti, ma disse: «Però la paura che incutete è reale. Voi regnate sulla morte, e il vostro è un potere tremendo!»

«Già, che culo!» sospirò Ade: «Ma voi del Santuario credete davvero che io sia così felice di essere il dio degli inferi? Guarda che ho ereditato questo ruolo per pura sfiga!»

Shura colpito dalle parole del dio si sedette di fianco a lui. Non gli era mai passato per l’anticamera del cervello che Ade, in realtà, non volesse essere il dio dei morti, e quindi timidamente chiese.

«Mi scusi, ma credo di non afferrare completamente quello che sta dicendo. Se la mia domanda non è troppo indiscreta, potrebbe spiegarsi meglio?»

Ade lo guardò stupito: «Ma non si studia più mitologia a scuola?»

Shura: «Ehm, i miei studi li ho conclusi al Santuario!»

«Quindi immagino che mi avranno dipinto come un sadico sanguinario! Mi dimentico sempre che la storia la scrivono sempre i vincitori!» poi guardando il disappunto che traspariva dal volto del suo inaspettato interlocutore aggiunse: «Sì, ok, ammetto che ultimamente non sono stato esattamente un santo con voi umani, ma se viveste 24 su 24 in un posto come questo, dove la luce, l’amore e tutto ciò che di bello esiste è bandito...credo che anche voi avreste odiato per invidia chi queste cose le ha e le spreca!» Ade si fermò per spegnere il sigaro e, dopo aver rivolto gli occhi verso la volta degli inferi proseguì, mentre Shura rimase in silenzio ad ascoltare.

«Vedi uomo, io non sono sempre stato così. Anch’io desideravo avere amore, felicità e serenità, ma la sorte mi ha riservato un ruolo ingrato. Conclusa la guerra contro i Titani, io, Zeus e Poseidone, ci siamo spartiti i ruoli e i doveri per mantenere l’equilibrio sulla terra e di conseguenza anche i regni corrispondenti. Per evitare dissidi per la divisione, mettemmo i simboli dei tre regni dentro un elmo. Io pescai gli Inferi. Ecco come sono diventato il dio dei morti! Da allora gestisco questa orrenda prigione e ora sono riuscito a perdere anche l’unico raggio di sole che illuminava la mia eterna solitudine.»

Shura incrociò lo sguardo del dio e vi vide la disperazione di un uomo solo e abbandonato alla sua sorte, mentre Ade vide negli occhi dell’uomo la comprensione ed un sincero dispiacere per la sua condizione. Per la prima volta dall’epoca del mito Ade si sentì in colpa per ciò che aveva fatto soffrire l’umanità. Quel ragazzo che aveva avuto un’infanzia e una vita orrenda per colpa della sua invidia e rancore nei confronti del mondo, non lo aveva solo ascoltato con interesse il suo sfogo, ma gli stava anche porgendo una spalla su cui piangere. Il dio voltò lo sguardo dall’altra parte per non far trasparire i suoi sentimenti.

Shura, dal canto suo, si sorprese di ritrovarsi a provare pietà per Ade e capì come molte cose si sarebbero potute evitare non arroccandosi sulle proprie posizioni. Quanto sangue e dolore si sarebbe potuto evitare da entrambe le parti se solo ci si fosse fermati a guardarsi veramente negli occhi.

Shura si alzò quindi di scatto e si rivolse ad Ade, che lo guardò sorpreso:

«Sommo Ade, non tutto è ancora perduto! I credo fermamente che la somma Persefone vi ami ancora, gettare la spugna così facilmente non è da voi!»

«E tu come fai a dirlo?»

«Con tutte le batoste che vi siete preso da Atena, se non foste stato un osso duro, vi sareste stancato di provare a sterminarci molto prima!» sfuggì a Shura, che sbiancò subito dopo per la frase poco rispettosa.

Ade lo guardò piegando la testa di lato e poi scoppiò a ridere: «Hai ragione!», ma poi tornando serio: «Negli ultimi secoli ho fatto troppe cazzate, o meglio non sono proprio riuscito a reincarnarmi in modo decente. Ho beccato prima un travestito, poi un effeminato ed in fine non sono riuscito ad avere un corpo che per pochi istanti. E tra una nascita e l’atra passavo il mio tempo sigillato da Atena. Non è che non volessi tornare da lei, che non l’amassi o che non la desiderassi più, anzi! Hai visto quanto è gnocca no? Ma non ho proprio potuto! Ormai è troppo tardi.» sospirò il dio.

«No invece, io credo che lei stia soffrendo quanto voi, ma avete visto quanto era gelosa di Pandora? Tra di voi c’è stato solo un malinteso e ci metto una mano sul fuoco che se voi le dimostrerete il vostro amore Persefone tornerà sui suoi passi! Vi assicuro che lei all’inizio non voleva divorziare, è stata quella vipera di Penelope a ficcarle in testa queste cose per ingrossare il suo conto in banca! E voi vorreste lasciare che vostra moglie vi molli per colpa di quella strega! Santo cielo siete un dio! Tirate fuori gli attributi!»

Shura si era lasciato infervorare dal discorso e aveva completamente dimenticato con chi stava parlando. Ade in compenso era rimasto completamente spiazzato da quell’intervento ed esclamò:

«Ma guarda come mi sono ridotto, a farmi fare la paternale da un saint di Atena!» e riprese il suo contegno altero e ombroso di sempre. Shura se la vide brutta e pensò “quando diamine imparo a mettere un freno tra lingua e cervello!” e tremò quando il dio si alzò e si diresse verso di lui, ma per gran sollievo lo oltrepassò senza batter ciglio. Ade però, prima di uscire dal giardinetto si rivolse a Shura:

«Per tornare alla tua stanza prendi la prima scala a destra e poi sali per due piani. Il corridoio a sinistra è il tuo.»

Shura ancora incredulo per essere ancora vivo sì inchinò e balbettò un grazie.

“No, Shura, grazie a te!” E il sovrano degli inferì svanì oltre l’apertura.

  
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