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Autore: Ika    01/02/2006    7 recensioni
Ecco la mia terza storia, questa volta incentrata sulla meravigliosa e fantastica serie di "Harry Potter": un giovanissimo Severus Piton - personaggio che tutti gli appassionati di questa saga conoscono, e che io, personalmente, preferisco in gran lunga allo stesso Harry Potter -, coinvolto in una situazione curiosa ed intricata, che lo sconvolgerà, affiancato da una dolcissima Lily Evans, colei che gli insegnerà ad amare... Provando a ripercorrere un passato ancora a noi sconosciuto, forse tenebroso, intricato e misterioso come lo stesso protagonista, vi auguro buona lettura... -Ika-
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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The White Lily - Il Giglio Bianco

 

Capitolo 1

Severus Piton

 

Neve. Tanta neve, candida e soffice come cotone, era caduta in quei giorni a Hogwarts, e ancora scendeva dal cielo con dolcezza e calma, incessantemente, ricoprendo ogni singola cosa di bianco con gentilezza. Non aveva mai nevicato così tanto negli ultimi anni, e il termometro segnava immobile una ventina di gradi sotto lo zero… un record, considerando che non era ancora arrivato dicembre e che, quindi, l’inverno era giunto prima del tempo, regalando un’aria natalizia e festiva in anticipo sulla tabella di marcia delle stagioni.

Di certo, però, questo clima di gioia – ma soprattutto di vacanza – rallegrava gli animi degli studenti e perfino degli insegnanti, anche loro, come gli allievi, impazienti di arrivare a Natale per riposarsi dopo lunghi mesi di lavoro estenuante… non c’era nessuno che non contasse i giorni sul calendario.

Tutti erano felici. Sembrava che lo stesso castello, magnifico nella sua veste bianca di ghiaccio e neve, paresse gioire, dall’alto delle sue mura secolari e incrollabili, e il suo aspetto maestoso veniva riflesso sul Lago Nero, anch’esso completamente ghiacciato, che fungeva quasi da specchio. Proprio per questa serie di fatti, a Hogwarts nessuno riusciva ad essere veramente arrabbiato, stanco o depresso.

Eppure c’era qualcuno che non avvertiva la gioia del Natale…

Un ragazzo del sesto anno, magro e spigoloso, con i capelli neri e sottili dall’aria unticcia appiccicati sul volto e il naso adunco, avanzava a sguardo basso tra gli stormi di studenti, diretto verso la Sala Grande con un’andatura nervosa, svelta, come quella di un ragno. Aveva indosso la divisa della scuola e la spilla da Prefetto scintillava sul bavero della veste nera come una stella nel cielo; poco sotto la spilla, lo stemma della sua Casa d’origine in brillanti colori verdi e argentei, che facevano da sfondo ad un bellissimo serpente rampante.

Severus Piton trovò un posto nel tavolo di Serpeverde e vi sedette immediatamente, appoggiando la sua borsa colma di libri e pergamene vicino a sé, tenendola però ben stretta al fianco. Dopodiché, estrasse dalla borsa una piccola agenda nera nuova di zecca, piccola quanto un palmo, e l’aprì; senza staccarci gli occhi di dosso, iniziò a mangiare il suo porridge: era una sua abitudine, mangiare e leggere contemporaneamente, per non perdere tempo prezioso.

Stava riguardando l’orario: alla prima ora aveva Trasfigurazione e subito dopo doppia lezione di Difesa Contro le Arti Oscure… Severus fece un mezzo sorriso e i suoi occhi s’illuminarono, quando vide che quel giorno aveva due ore della sua materia preferita, e il pensiero di apprendere altre cose sulle Arti Oscure lo eccitava più di qualsiasi altra cosa. Così, mise a posto l’agenda ed estrasse il volume di tale materia, ripassando gli argomenti che c’erano da studiare per quel giorno…

Argomenti che lui sapeva a memoria e che non si stancava mai di leggere.

« Già sui libri di prima mattina, Piton? »

Si girò di scatto, chiudendo appena il libro e lasciando il pollice fra le pagine per tenere il segno. Severus riconobbe immediatamente la voce del suo interlocutore. Evan Rosier, un ragazzo dall’aspetto sciatto, fissava mezzo divertito il suo compagno di stanza, con il gomito sul tavolo, la testa poggiata sulla mano e le gambe accavallate in modo poco elegante, quasi arrogante.

« Cosa vuoi, Rosier? » chiese Severus parecchio stizzito, mentre finiva di fare colazione, parlando tra un boccone e l’altro. « Vuoi copiare il tema di Pozioni? Oppure un gufo ti ha portato via i compiti di Erbologia, e quindi hai bisogno di un aiutino per rifarli? » disse sarcastico, con un sorrisino beffardo sul volto pallido e filaccioso. Rosier lo guardò torvo e per un attimo lo fissò in silenzio. Poi la sua espressione cambiò, scoppiando in una risata sommessa che fece infastidire notevolmente Severus…

« Fai poco il gradasso, Piton! » lo schernì Rosier, mostrando i denti storti. Severus lo fissò silenzioso, scuro in volto. « Sgancia i compiti di Incantesimi e di Difesa Contro le Arti Oscure, se non vuoi che spifferi a tutti il tuo piccolo segreto! » sibilò, e con un cenno del capo indicò il tavolo di Grifondoro, facendo un sorriso malizioso che scosse fortemente l’altro, allarmandolo. « Oppure, se preferisci, comincerò a chiamarti anch’io come quei tuoi amichetti… com’è che ti chiamano…? Ah, sì! Mocciosus, dico bene? »

Severus si sentì il volto andare a fuoco da capo a piedi. Tremò appena di rabbia, rovesciando del porridge sul tavolo, tenendo spalancati gli occhi neri e glaciali, in quel momento ardenti d’ira e imbarazzo; fra le sue sopracciglia si formò una ruga, e un secondo dopo sbatté sul tavolo una serie di fogli e quaderni firmati col suo nome, tutti ricoperti da una scrittura piccolissima e precisa. Senza dire una sola parola, si mise la borsa a tracolla, furioso...

« Se non me li restituisci subito dopo Trasfigurazione, sei morto, Rosier! » ringhiò a denti stretti, mentre il compagno di stanza raccattava i fogli e se li infilava velocemente dentro la propria borsa, ridendo soddisfatto.

Severus uscì a grandi passi dalla Sala Grande, curvo, senza voltarsi indietro, nascondendo il suo sguardo carico d’astio dietro ai capelli neri, lanciando un ultimo e fugace sguardo al tavolo di Grifondoro con un’espressione indecifrabile…

Strinse i pugni e, con un peso ormai familiare sul petto, corse via.

Ci era abituato… perché prendersela, si chiedeva ogni giorno. Sapeva di non essere una persona amata, anzi: era deriso, odiato, canzonato in tutti i modi; non c’era un solo studente per cui provasse vera amicizia, vera gratitudine, vera simpatia... non che la cosa gli facesse piacere, ovvio; però erano già sei lunghi anni che viveva in quella maniera, e l’indifferenza era diventata la sua arma vincente contro coloro che si prendevano gioco di lui… Anche se, certe volte, essere indifferente non gli era servito proprio a nulla: benché fosse un ragazzo molto controllato – la sua soglia di sopportazione era veramente bassa –, se veniva infastidito o offeso pesantemente, in particolare nell’orgoglio, non rispondeva più delle sue azioni, perdendo completamente la testa.

Si era sempre difeso da solo, senza mai chiedere l’aiuto di nessuno; era cresciuto in un ambiente che non gli aveva mai dato affetto e l’unico suo conforto, l’unica sua salvezza, gli unici a non averlo mai tradito, erano i libri. Li divorava uno dopo l’altro con una facilità al di fuori del normale; la stessa cosa valeva per quei tomi più simili a mattoni, che solo un mago di grandissima esperienza e cultura avrebbe potuto leggere e capire contemporaneamente…

Eppure, Severus non incontrava alcun tipo di difficoltà, leggendoli, nonostante i suoi sedici anni. La sua intelligenza e il suo bagaglio culturale crescevano in modo esponenziale, lasciando sbalorditi compagni ed insegnanti, che più volte si erano trovati interdetti davanti a quell’adolescente spigoloso e odiato da tutti, che parlava poco e camminava curvo per i corridoi, sempre con un libro incollato al viso, affamato di sapere.

Sembrava che la sua anima fosse nera e impenetrabile proprio come l’alone di mistero e cinismo che lo avvolgeva in silenzio, distinguendolo dagli altri studenti, rendendo il suo cuore inaccessibile e glaciale… causa di quella sua vita insostenibile, fredda e astiosa.

Questa sua diversità, per di più, era accentuata anche dal suo aspetto fisico, non di certo gradevole e apprezzato: la sua ossessione per il sapere e questa sua ritrosia verso gli altri, l’avevano portato inesorabilmente ad una poca considerazione di sé, che lo spinsero man mano a trascurare le piccole cose: di rado si lavava i capelli, rendendoli così perennemente untuosi e sporchi, e non stava mai dritto con schiena, sembrando ancora più curvo di quanto non lo fosse già. Non faceva nulla per rendersi più accettabile, nemmeno nel vestiario, poiché si vestita quasi sempre con gli stessi vestiti neri, che lo facevano apparire ancora più smilzo, ossuto, e sempre più simile ad un pipistrello che ad un ragazzo…

Come se non bastasse, aveva quel brutto naso adunco che lo caratterizzava e che, non in modo simpatico, lo rendeva famoso in tutta la scuola...

E poi c’erano quel Potter e quel Black… immaginando i volti di quest’ultimi, Severus storse la bocca in una smorfia di disgusto, più amara del fiele: quei due erano il vero tormento della sua vita. Loro e quegli altri, Lupin e Minus, il gruppetto più famoso e adorato di Hogwarts.

Tutti e quattro insieme, si facevano chiamare con l’assurdo nomignolo di Malandrini, tanto per sembrare ancora più unici. Severus, il quale al solo pensiero riduceva gli occhi a due fessure per il disprezzo che provava per il celebre ed ammiratissimo quartetto, non poteva soffrirli.

Era grazie a loro, se tutta la scuola lo riconosceva non con il suo vero nome, Severus Piton, ma con uno stupido e insulso soprannome che lo ridicolizzava davanti a tutti: Mocciosus.

Così aveva passato sei anni della sua vita, sopportando di essere chiamato in quel modo. Solo poche persone, per pietà, forse, non lo chiamavano in tale maniera; ma in ogni caso, c’era sempre quel distacco perenne tra lui e gli altri che, agli occhi degli insegnanti, pareva quasi anormale, specialmente per un ragazzo della sua età, che avrebbe dovuto godersi la vita e stare un po’ con gli altri ragazzi… non trascorrendo il tempo solo con i pesanti volumi di Magia Nera, ai quali Severus era tanto devoto e attaccato.

Il suo cinismo faceva pensare addirittura che Severus non provasse sentimenti buoni: veniva perciò considerato cattivo, malvagio, sadico e insensibile di fronte ai sentimenti altrui… nella sua voce, poi, vi era sempre quella nota di puro sarcasmo che spiazzava chiunque gli rivolgesse la parola…

Tutti lo consideravano come un tipo stravagante e immerso fino al collo nelle Arti Oscure, e ciò non faceva che incrementare l’antipatia nei suoi confronti… e Severus lo sapeva benissimo, nonostante non facesse nulla per impedirlo.

Si sedette sulle scalinate di marmo, lontano dal viavai degli studenti, e aprì per l’ennesima volta il libro di testo, annegando i dispiaceri nella lettura e nelle Arti Oscure, che tanto amava…

Poi sentì dei passi dietro di lui che si avvicinavano. Gli venne subito in mente un nome e si allarmò…

Potter!

In un lampo, impugnò la bacchetta e si girò di scatto, pronto a colpire, mentre il libro gli scivolò dalle ginocchia, cadendo a terra con un tonfo sordo…

Ma si bloccò di scatto, quando, al posto della faccia arrogante del suo acerrimo nemico, vide, invece, il volto spaventato e sorpreso di Lily Evans, che lo fissava con gli occhi spalancati e la bocca semiaperta.

Severus ebbe un sussulto e cambiò totalmente espressione.

« E… Evans! » esclamò, dopo un attimo di esitazione e sgomento, sempre con la bacchetta alzata.

« Buongiorno anche a te, Piton » rispose lei, tagliente, aggrottando le sopracciglia e osservando la punta della bacchetta, la quale era puntata esattamente a pochi centimetri dal suo volto. « Mi spiace, ma hai sbagliato bersaglio anche questa volta » lo canzonò, freddamente. Severus arrossì imbarazzato e abbassò velocemente la bacchetta, rimettendola nella cintura e guardò Lily furente.

« Dovresti ringraziarmi per non averti fatta fuori, sporca Mezzosangue! » sibilò Severus, con voce tremante. Lily a quella frase trasalì indignata e offesa, mentre un lieve rossore le colorò le guance. Fece per rispondergli, quando sentì una voce molto familiare provenire da dietro le sue spalle…

« Ehilà, Evans! »

Lily si girò con indifferenza. Severus, invece, arretrò di un gradino più in basso, come se si sentisse minacciato, e fissava immobile James Potter, che si stava avvicinando a loro accompagnato come sempre dal suo fedele compare Black…

La mano destra di Potter salì immediatamente a scompigliargli i capelli corvini, come sempre.

«’giorno, Potter » mormorò Lily, senza il minimo entusiasmo. Sul suo volto comparve un’espressione annoiata e stanca, che James parve non notare. Severus e Sirius, invece, se ne accorsero subito…

« Che cosa stai facen… » iniziò James raggiante, mettendosi le mani in tasca… e si bloccò non appena vide il ragazzo dietro alla sua interlocutrice, all’erta e con la mano di nuovo attorno alla bacchetta sotto al mantello. Da dietro le lenti degli occhiali, gli occhi color nocciola di James Potter brillarono tronfi. Con un mezzo sorriso (che non prometteva nulla di buono) disse suadente: « Guarda, guarda, guarda… Mocciosus. Che ci fai tutto solo con Evans? Cercavi inutilmente di farti bello davanti a lei? » James sottolineò accuratamente la parola per infastidire maggiormente l’altro, riuscendoci anche molto bene. Il volto di Severus, infatti, diventò prima rossissimo e poi cadaverico. Sirius si godeva tranquillamente la scena, come se quello che gli si stava presentando davanti fosse uno spettacolo spassoso e imperdibile, che non avrebbe mai rovinato o interrotto per nulla al mondo.

Prima che Severus potesse rispondergli a tono e scagliarli addosso qualche maledizione, Lily prese in pugno la situazione e fronteggiò Potter, che quasi inciampò negli scalini di marmo, proprio a causa del gesto improvviso della ragazza, ora più in collera che mai.

« Ora basta, Potter! » strepitò, rossa in volto dalla rabbia, con una durezza sorprendente che faceva a pugni con il suo viso gentile. James e Sirius – Severus compreso – la fissarono allibiti e scioccati. Lily continuò imperterrita. « Possibile che non cambi mai? Possibile che tu sia così ottuso e immaturo? Te lo ripeto per l’ultima volta, Potter, per l’ultima volta: smettila di fare il prepotente con gli altri! » disse, quasi urlando, mentre alcuni studenti si erano fermati e guardavano incuriositi l’ennesima scenata fra Potter e Piton, il quale se ne stava come impietrito proprio dietro a Lily…

Lo stava proteggendo… di nuovo. E questo lo fece avvampare di vergogna.

James rimase zitto per qualche secondo, ancora perplesso e sotto shock. Sirius tossicchiò per rompere quel silenzio che si era creato e fece un passo verso James con la sua calma impassibile…

« Forza, amico, andiamo in classe. Remus e Peter hanno detto di trovarci davanti all’aula del professor Vitious, ricordi? » domandò pacato Sirius, poggiando una mano sulla spalla di James, che parve risvegliarsi e tornare in sé.

Quest’ultimo sbatté le ciglia, confuso, con ancora lo sguardo accusatorio di Lily Evans addosso…

« Eh? Ah, sì… andiamo » bofonchiò cupo, e oltrepassò la ragazza a testa bassa, senza avere il coraggio di guardarla in faccia: Lily aveva uno sguardo che gli metteva quasi paura… non l’aveva mai vista così infuriata. Quando passò vicino a Severus, invece, gli lanciò uno sguardo pieno d’odio, che fu immediatamente ricambiato.

Prima che i due fossero spariti dalla sua vista, Severus sentì chiaramente la voce di Potter sibilare in modo minaccioso, a denti stretti « La prossima volta non ci sarà Lily Evans a proteggerti, Mocciosus » e sparì insieme a Black tra la folla di studenti.

Severus sentiva il cuore battergli a mille e le orecchie gli pulsavano dalla rabbia e dall’imbarazzo. Se non fosse stato per Lily Evans, forse avrebbe potuto vendicarsi finalmente di Potter e di quel maledetto Black…

« Ti è caduto questo… è tuo, vero? » chiese una voce gentile dietro le sue spalle. Severus si voltò e vide il volto leggermente teso e allo stesso tempo affabile di Lily che gli sorrideva appena: gli porgeva il libro di Difesa Contro le Arti Oscure che gli era caduto nel momento in cui si era alzato di scatto, armato di bacchetta magica.

Arrossì leggermente e prese il libro senza guardare la ragazza. Il pensiero che l’avesse di nuovo difeso gli faceva bruciare il petto di vergogna e disonore…

Lily sospirò.

« Senti, lo so che può essere fastidioso, ma l’ho fatto perché… »

Ma Severus non la lasciò finire. Alzò il volto di scatto e la fece sobbalzare: aveva un aspetto mostruoso, il volto più pallido che mai…

« Io non ho bisogno del tuo aiuto, stupida! » gridò lui, con tutto il corpo che tremava d’indignazione e imbarazzo, i capelli unticci appiccicati sulle tempie e sulla fronte sudata… « Anche tu sei come quel dannato Potter… cosa vuoi dimostrare? Di essere coraggiosa? Vuoi fare la paladina della giustizia? Proteggiamo il povero e piccolo Mocciosus, che non sa difendersi da solo! » fece una breve pausa per riprendere fiato… stava perdendo il controllo e diceva tutto ciò che gli capitava per la testa. La ragazza restava zitta davanti a lui, come ipnotizzata. « Ho già abbastanza problemi e troppi pensieri per la testa… e non c’è bisogno che una ragazzina con manie di protagonismo mi compatisca per quello che sono… Quindi, Evans, lasciami in pace una volta per tutte e levati dai piedi! »

Solo in quel momento, Severus la guardò dritta negli occhi, per osservare la reazione della ragazza… e gli venne un nodo in gola: Lily lo fissava con gli enormi occhi verdi spalancati, lucidi a causa delle lacrime represse, pallidissima… e tremava.

Severus si sentì una strana fitta che gli attraversò il ventre e il petto, e si pentì immediatamente delle sue parole, taglienti come lame.

Con sforzo sovraumano, Lily aprì la bocca, cercando di non tremare e piangere…

« Va bene… D’accordo... » disse velocemente e con voce rauca, con un sorriso forzato sulle labbra e un tremore che tradiva il suo stato d’animo. « Ho capito… Sì, hai proprio ragione… sono una povera stupida a preoccuparmi per te... »

Lui si morse un labbro.

« E-Evans… tu non capisci… » balbettò Severus, più impacciato e confuso che mai. Si sentiva spiazzato… l’aveva fatto di nuovo.

Perché doveva finire così? Perché non riusciva a controllarsi? Perché doveva essere tutto così doloroso?

Lily riprese a parlare, sempre più agitata e con la voce tremula…

« Evidentemente, sei troppo occupato a pensare a come vendicarti di James Potter e dei suoi amici, non è vero? Evidentemente, tu non pensi che ci siano altri sentimenti, oltre all’odio e al rancore… non è vero, Severus? » lo apostrofò, gelida, guardandolo in modo severo e accusatorio, con il volto pallido e le labbra secche, mentre lui si ritrovava disarmato davanti a lei, a Lily…

Intanto che lei gli parlava, si sentiva la testa stranamente vuota, e il battito del suo cuore gli rimbombava nel torace come un tamburo, intontendolo…

L’unica persona che era riuscito a colpire e a ferire, era anche l’unica persona a cui tenesse veramente… E questo gli faceva più male delle offese ricevute da Potter e Black in tutti quegli anni.

Rimasero in silenzio per svariati secondi, uno di fronte all’altra, senza aggiungere altro; Lily ansimava leggermente e Severus non sapeva cosa dire. La fissava e basta, con le sopracciglia appena aggrottate e un grosso peso  sconosciuto all’altezza dell’addome…

E in quell’istante, suonò la campanella che segnava l’inizio delle lezioni.

Entrambi ritornarono con i piedi per terra e distolsero gli sguardi, imbarazzati per motivi differenti; lui prese la sua borsa colma di libri e se la mise con fare frettoloso a tracolla; lei si ricompose e con un gesto mimetico s’asciugò una lacrima d’argento, che Piton non vide.

Prima che ognuno potesse andare nelle rispettive aule, Severus sussurrò in modo impercettibile un frase tra sé e sé, che Lily riuscì a sentire a malapena:

« Sono solo io lo stupido… non tu, sciocca » e se ne andò via a grandi passi, allontanandosi con la sua camminata da ragno, come se non fosse successo niente. Quando però, colto dalla curiosità, si voltò nella direzione di Evans, notò con una stretta allo stomaco che era ancora lì, sulle scalinate di marmo, con i fulvi capelli rossi che facevano un meraviglioso contrasto con la divisa nera… e gli rivolgeva un timido sorriso: sincero, puro, trasparente come lei… non c’era scherno, su quelle labbra…

Quello fu il primo, vero, unico sorriso che gli era mai stato rivolto.

 

*

 

I giorni passarono veloci. Le vacanze di Natale erano ormai alle porte e quasi più nessuno aveva voglia di studiare o di mettersi sui libri. C’era aria di festa ovunque, e Severus Piton non si era mai sentito così sereno da quel giorno in cui lui e Lily Evans avevano avuto quella discussione sulle scalinate di marmo nella Sala d’Ingresso… parve addirittura che lo spirito natalizio stesse coinvolgendo persino lui.

La causa del suo buonumore era soprattutto quel sorriso che Evans gli aveva rivolto prima che si congedassero… lui lo sapeva che era per quel motivo, e non lo negava… anche se non voleva darlo a vedere.

Questo lo rendeva, appunto, più leggero e “quasi” allegro. Inoltre, Potter e Black non si erano visti da quel giorno, e la cosa migliorava nettamente la situazione.

Ma il fatto che veramente gli faceva scoppiare il cuore di gioia, era che Lily lo salutava quando lo vedeva. E non era uno di quei saluti appena accennati o casuali, tipo quando salutava Potter; no… lei lo salutava con un bel sorriso raggiante sul volto, con gli occhi che sorridevano anche loro, brillando nel loro splendore… Purtroppo, essendo un ragazzo molto schivo e riservato e anche un po’ eccentrico, Severus non ricambiava quasi mai quei saluti tanto cordiali: un po’ per orgoglio, un po’ per imbarazzo, un po’ per timore di fare la figura dell’idiota; e se cercava di farlo, s’impacciava, diventava color peperone, scuoteva la testa rassegnato e se ne andava, lasciando Lily perplessa. E aveva ragione ad esserlo, visto che erano due settimane che si comportava così!

Eppure, non sembrava che lei se la prendesse. Forse capiva il suo stato d’animo, e allora non ci faceva caso se, magari, al posto di un “ciao”, Piton rispondeva con un verso incomprensibile, tenendo la testa bassa e le spalle ancora più curve per nascondere il volto.

Oltretutto, Severus aveva sempre una grandissima paura, ragione per cui si comportava in quel modo tanto assurdo, che era anche la sua più grande debolezza: era innamorato di Lily. Lo era sempre stato; tramutava il suo amore in disprezzo non appena la vedeva, diventando maleducato e offensivo quando lei gli rivolgeva la parola o semplicemente gli passava davanti. Si rendeva antipatico e odioso e (in un certo senso) era quello che voleva; solo Rosier era a conoscenza del suo segreto: una volta, mentre Severus era soprapensiero, scribacchiò sul suo quaderno una serie di frasi sulla ragazza che gli aveva stregato il cuore: Lily Evans, appunto; accidentalmente, Rosier, nel tentativo di copiare i compiti, lesse quelle dediche d’amore e ne approfittò, cominciando a ricattare Severus, il quale non aveva altra scelta che assecondare quell’odioso compagno di stanza.

Ed erano due anni che andava avanti così.

Un altro motivo – forse il maggiore – per cui Severus Piton aveva sempre trattato malissimo Lily Evans, era la rabbia che gli cresceva dentro al pensiero di non essere alla sua altezza; ciò lo portava di conseguenza ad essere invidioso di James Potter e del suo compare Black: loro erano il massimo, dei prodigi, le celebrità di tutta Hogwarts. Soprattutto Potter… lui, così pieno di sé, che andava in giro per i corridoi a pavoneggiarsi sempre con quel dannato Boccino fra le dita, con quella mano sempre lì a scompigliargli i capelli per attirare l’attenzione delle ragazze… Un bullo arrogante che si prendeva gioco di lui, del piccolo, stupido, stravagante Mocciosus…

Perché lui era tutto ciò che non sarebbe mai diventato: un asso del Quiddich, un prodigio nel volo, un mito per gli altri, simpatico e brillante… niente di tutto ciò. Perché Severus era insulso, goffo, antipatico e pure brutto.

L’unica cosa di cui andava fiero, era la sua intelligenza. Per il resto, avrebbe preferito buttarsi nel Lago Nero ed essere divorato dalla Piovra Gigante, perché si sentiva valere meno di zero.

Fatto sta che questa serie di motivi lo spingevano a riversare tutta la sua rabbia e tutto il suo rancore su Lily; la verità però era ben diversa… lui non ce l’aveva con lei, ma con se stesso. Perciò, si sfogava su di lei e su Potter e i suoi amici, perché gli ricordavano quello che in effetti era, quello che non sarebbe mai diventato.

Ma dopo quel sorriso e quei gesti gentili, forse qualcosa stava cambiando… forse.

« Bene, bene, bene, ragazzi! Questo è tutto, per oggi! E mi raccomando: preparatevi per la verifica che ci sarà prima delle vacanze, d’accordo? » esclamò il professor Lumacorno, mentre gli allievi mettevano via i loro attrezzi e pulivano i paioli dai rimasugli di pozione, emettendo dei brontolii sommessi di disappunto, che il professor Lumacorno ignorò.

« Incredibile! Incredibile! Una verifica di Pozioni proprio l’ultimo giorno! » disse Potter, furibondo, mentre usciva dai sotterranei accompagnato da Black, Lupin e Minus.

« Questo è tempo di verifiche, Ramoso » disse Lupin, pacato. Aveva due occhiaie tremende e un cerotto sopra il sopracciglio: la notte precedente c’era stata la luna piena. « E poi tu non dovresti avere problemi in Pozioni » infierì, gentile.

Sirius scoppiò in una risata.

« Non è che non sia bravo, Lunastorta: è pigro! » precisò, mentre alcune ragazze di Corvonero si giravano per guardarlo mentre sorrideva, ammaliate.

James sbuffò, mentre Lupin sorrise debolmente. Minus si guardava attorno con ansia.

« Io odio Pozioni » proseguì Ramoso, piegando la testa di lato. « Come odio Difesa Contro le Arti Oscure! »

Piton era a pochi passi dietro di loro e li ascoltava in silenzio, guardandoli in cagnesco: quel pomeriggio aveva avuto doppia lezione di Pozioni con i Grifondoro, e lui si era messo a debita distanza dal quartetto che tanto odiava. Si stupì quando vide che James e Sirius lo stavano ignorando completamente anche durante la lezione… di solito non perdevano occasione per fargli qualche scherzetto di cattivo gusto.

Invece, anche quella lezione, risultò assolutamente tranquilla… e la cosa puzzava di bruciato. Ma Severus era troppo impegnato a godersi quei giorni di completa serenità, e proprio non voleva sciuparsi la giornata preoccupandosi di Black e Potter.

Si sentì prendere per il polso e sobbalzò, come se fosse stato percorso da una scarica elettrica: non era abituato al contatto fisico, e non gli piaceva essere toccato.

La mano continuava a tenerlo nella morsa gentile e lui si fermò, accigliato. Quando si voltò (deciso a fulminare con lo sguardo chiunque fosse l’insetto che lo stava infastidendo), rimase bloccato e spalancò appena la bocca…

« Piton, posso parlarti un attimo? » domandò con discretezza, Lily Evans. Quel giorno aveva una graziosissima mezza coda…

Severus fu sicuro di sentirsi le gambe cedere e le viscere contorcersi dall’emozione. Era così piacevolmente scioccato che non rispose e rimase lì a fissare la ragazza come uno stoccafisso.

Lei lo guardò con le sopracciglia inarcate, a quella reazione.

« Piton? Va tutto bene? » si preoccupò, scuotendolo appena per la spalla del ragazzo per assicurarsi che non fosse stato pietrificato.

Severus sobbalzò di nuovo e si ricompose, leggermente agitato. Era davvero carina…!

« Ah! Sì, sì… s-sto bene, sto bene! » rispose in fretta, tradendo un senso di agitazione immensa. Poi aggiunse di seguito, guardando la ragazza tutto febbricitante, stando più rigido di un palo, chiedendo poi bruscamente: « Che cosa vuoi? »

Era inutile… non riusciva ad avere il minimo di tatto nemmeno a volerlo… era più forte di lui.

Lily Evans si scostò una ciocca di capelli vermigli dal viso e la ripose dietro l’orecchio con delicatezza e grazia, mentre Severus si contorceva le mani sudate sotto il mantello.

« È per la verifica di Pozioni di Lumacorno. So che sei molto bravo e volevo chiederti se per caso volevi aiutarmi con le ultime pozioni. Ho qualche difficoltà a farle, in particolare con la… Attento! » strepitò lei all’improvviso, indicando con l’indice dietro a Severus (in quel momento ignaro di tutto ciò che accadeva attorno a lui), e…

Splat!

Era successo tutto così in fretta che non si accorse nemmeno subito di essere stato colpito. Un secondo dopo l’urto, sentì un qualcosa di bagnato e ghiacciato dietro la testa, che gli inzuppò capelli e schiena, procurandogli un lungo ed intenso brivido su per le vertebre. Lily si mise una mano davanti alla bocca, imbarazzata…

Lui non ci mise molto a fare due più due.

« Potter! » ringhiò, digrignando i denti e impugnando la bacchetta, furibondo, girandosi immediatamente nella direzione in cui era partita la palla di neve…

Splat!

Una secondo, enorme bolide di ghiaccio lo colpì in pieno viso, facendolo arretrare, tanta era la violenza con cui esso era stato scagliato. Lily si scansò, evitando per un pelo di essere travolta dal ragazzo.

Severus si pulì nervosamente il volto con la manica e sputò del ghiaccio che gli era andato in bocca; gli occhi lampeggiavano di una luce carica d’odio e una vena iniziò a pulsargli freneticamente sulla tempia…

« Severus…? » fece Lily, avanzando timidamente verso di lui, la mano incerta protesa nella sua direzione, come per aiutarlo…

Lui gliela schiaffò, furente.

« Togliti di mezzo, Evans! Faccio da solo! »

Lei gemette e ritirò immediatamente la mano sul petto, tenendola con l’altra in un gesto protettivo. Poi, come presa da una rabbia improvvisa, gli tirò un calcio nella gamba sinistra.

« Ahia! » gridò severus, tenendosi l’arto con le mani, imprecando e iniziando a saltellare per non perdere l’equilibrio. Infine s’appoggiò al muro, dolorante. Lily lo fissava con i pugnetti stretti e le labbra serrate. Ora non gli sembrava così carina… Gli fece un brutto gesto con la mano e se ne andò, lasciandolo al suo destino, mentre i suoi capelli rossi ondeggiavano ad ogni frettoloso passo.

Preso da un senso di profonda irritazione e antipatia, fece per lanciarle una fattura; ma nel tentativo di prendere la bacchetta, si staccò dal muro di pietra, perse l’equilibrio e cascò a terra come un sacco di patate, mentre dietro di lui James Potter, Sirius Black e Peter Minus si facevano grasse risate alle sue spalle, fuori dal cortiletto innevato. Severus si sentì ribollire il sangue e si rialzò, rischiando d’impigliarsi nella veste, e con la bacchetta pronta lanciò un incantesimo verso i Grifondoro, che però evitarono la magia con facilità.

« Povero, povero Mocciosus! » iniziò con voce tragica, James. « Preso a calci dalla piccola, indifesa e dolce Lily Evans! Come farai, ora, senza lei che ferma noi monellacci? »

« Crepa all’inferno, Potter!! » urlò di rimando un Severus fuori di sé, e levata la bacchetta recitò: « Sectumsem… »

Ma Potter fu più veloce di lui e un secondo dopo la bacchetta di Severus volò una decina di metri più in là, lasciandolo disarmato. Sirius scoppiò in una risata più simile ad un latrato e Peter Minus batté le mani eccitato. Remus Lupin, come spesso capitava, se n’era andato accigliato, senza intromettersi. Non gli lasciò nemmeno il tempo di riprendere la bacchetta, che James gli scagliò addosso una manciata di palle di neve incantate, che cominciarono a colpire Severus una dopo l’altra, inzuppandolo tutto nel giro di un minuto…

Il cortile si riempì presto di folla curiosa, come sempre.

« Ti stai divertendo, Mocciosus? » chiese Potter sarcastico, mentre l’altro arrancava verso la sua bacchetta, sempre preso di mira dalle palle di neve che si moltiplicavano dopo averlo colpito una volta... « Sai una cosa? Non capisco come mai Evans insista nel volerti difendere, Mocciosus. Sei talmente insignificante… non sai nemmeno ripararti da delle innocue palle di neve ».

« Bastardo… bastardo! Sei… solo… un… bastardo!! » fece Severus, reprimendo le lacrime e stringendo denti e pugni: mancava poco a raggiungere l’oggetto magico che gli avrebbe permesso di attaccare… poco…

« Raffredda i bollenti spiriti, perdente » disse languidamente e pigramente Potter, mentre un getto di acqua gelida scaturiva dalla punta della sua bacchetta per riversarsi su Severus, che quasi soffocò. Annaspava e cercava di divincolarsi e prendere aria, mentre acqua e ghiaccio lo intirizzivano come un ramoscello e lo facevano tremare da capo a piedi, congelandolo...

La folla, ora ingigantitasi, rideva e batteva le mani eccitata e divertita davanti a quello spettacolo che li stava entusiasmando, e alcuni gridavano crudeli: « Bravo, James! Lavagli i capelli, ne ha proprio bisogno! »

Un boato di risate.

« Fatti un bagno, Piton! » gridò una ragazza.

« Mocciosus, puzzi! » fecero altri ragazzi del sesto anno.

« Lavati quelle povere mutande, sporcaccione! » infierì un terzo, che evidentemente non aveva dimenticato l’episodio dell’anno precedente…

La rabbia, la vergogna, l’odio e il rancore laceravano il cuore di Severus con crudele crudezza, momento per momento, e le risate della folla di studenti gli giunsero dopo un po’ ovattate… Avrebbe dato qualsiasi cosa, in quel momento, pur di non vivere quell’istante orribile, che lo faceva tremare di rabbia… Avrebbe dato tutto, pur di vendicarsi di Potter e Black e tutti quei maledetti che ridevano di lui, di Severus Piton, del Principe Mezzosangue

Ma gliel’avrebbe fatta pagare, un giorno… e già pregustava quel momento. Oh, sì…

Finalmente riuscì ad afferrare la bacchetta. Un gesto fulmineo, e Potter schivò per un pelo una Fattura Pungente. Il getto d’acqua cessò di colpo e le palle di neve caddero a terra, mischiandosi con la neve che c’era per terra…

Sul volto di James comparve un sorriso beffardo. Severus ansimava, rossissimo e fradicio, tremante come una foglia. I capelli gocciolavano sul volto, appiccicati e filacciosi…

« Mancato ancora una volta… Mocciosus ».

Lui fece per attaccare ancora, nonostante i suoi muscoli fossero del tutto immobilizzati dal freddo; l’altro era pronto a rispondere ad un’eventuale maledizione. Le bacchette erano levate… i nervi a fior di pelle… i battiti del cuore accelerarono… la folla si era zittita e assisteva trepidante allo scontro imminente…

« Che sta succedendo qui? Cos’è questa confusione? » … e il professor Lumacorno fece scivolare i suoi occhietti da Severus, fradicio come un pulcino, fremente e intirizzito, che fissava con odio un James Potter asciutto e trionfante, sostenuto da un pubblico eccitato… senza aspettare un secondo, corse verso i due e li disarmò prima che commettessero qualche sciocchezza. « Per la barba di Merlino, ragazzi! Ma che vi salta, in quelle teste?! Volete essere espulsi, per caso?! Severus, ragazzo mio!... » esitò, fissandolo incredulo. Lumacorno aveva la faccia di uno che riusciva a spiegarsi come mai un ragazzo sedicenne come lui, che eccelleva in tutte le materie e aveva un cervello superiore alla media, potesse ritrovarsi in quello stato, con le labbra viola, ogni parte del corpo zuppa d’acqua gelata e quello sguardo furente e spaventoso sul volto…

Senza aspettare altro, come se la presenza di un professore fosse insignificante come la presenza di una mosca, Severus riprese la sua bacchetta raccogliendola da terra, rabbioso e violento. Con i vestiti appiccicati addosso, rischiando per la seconda volta d’inciamparci, scappò via dal cortile, imprecando contro tutti e tutto, mentre quelli che gli passavano vicino gli lanciavano occhiate interrogative e curiose, indicandolo col dito…

Era troppo bello per durare… era stato uno stupido, uno sconsiderato, perché avrebbe dovuto aspettarsi un tiro mancino da parte di Potter e compagni; e lui invece aveva abbassato la guardia, finendo per essere colpito di nuovo… finendo con l’essere ancora deriso e insultato da tutti.

Si morse una mano con così tanta violenza che gli sanguinò. Si dovette fermare per prendere fiato, mentre i brividi che lo percorrevano lungo il corpo gli facevano battere i denti; giunto in un corridoio deserto, s’accasciò contro una parete, mentre i quadri lo fissavano stupiti e perplessi… Severus ancora ansimava: si fregò con forza le braccia: lo sguardo perso nel vuoto, mentre il fuoco della vendetta ardeva dentro di lui e lo rendeva cieco…

Moriranno… moriranno tutti…

Improvvisamente, fu come se l’energia fosse defluita tutta in una volta da lui. Senza nemmeno accorgersene, s’afflosciò a terra, con il volto cereo, i capelli bagnati attaccati al collo e alla faccia, e pian piano la vista gli si annebbiò…

Pensava che sarebbe svenuto lì, nel corridoio, in solitudine… quando sentì delicati passi in lontananza e qualcuno che si fermava davanti a lui. Alzò lo sguardo… distinse un’inconfondibile chioma rossa, benché sfocata.

« Sei proprio uno sciocco, lo sai? » disse piano lei; gli si avvicinò, inginocchiandosi di fronte a lui… Severus poté sentire il calore e il profumo di fiori che Lily emanava. Era a pochi centimetri dal suo viso, e si sentì una piccola, dolce, calda mano scostargli una ciocca di capelli bagnati dalla fronte… « Cosa bisogna  fare, con te, eh? Me lo dici? »

Lui riuscì a mettere a fuoco la vista. La ragazza lo fissava preoccupata, con le sopracciglia corrugate in un’espressione rassegnata. Le labbra appena arricciate, i capelli rossi che le incorniciavano con gentilezza le guance...

« Lasciami… in pace…! » sibilò Severus, ma senza forza.

« Sei fradicio. Se non ti riscaldi alla svelta, rischi di prenderti un malanno… » fece lei, con strana apprensione, come se le parole di Severus non fossero mai state pronunciate e la sua attenzione fosse rivolta esclusivamente allo stato di salute di lui. « Ho visto tutta la scena, sai? Dalla finestra. Non dovresti cascare nelle trappole di Potter in quel modo… non capisci che lo fa apposta? » e gli slacciò il mantello zuppo di dosso, mettendogli addosso il suo, caldo e profumato di fiori…

Ma, in quel momento, la lucidità di Severus era ridotta al minimo. Le parole di Lily gli giungevano lontane e la vista se ne stava andando; un’ondata di brividi lo scosse tutto e si strinse nel mantello di lei, senza dire una parola. Riusciva a stento a capire quello che la ragazza, che odiava e amava insieme, gli stava dicendo; eppure, uno strano calore gli scaldava il petto e le guance solo al pensiero di averla vicino a sé, facendogli dimenticare il resto…

Se solo sapesse…!

Sentì Lily sorreggerlo. Lui era troppo debole per opporsi.

« Bevi questo… » lo esortò, con gentilezza: gli stava porgendo un calice colmo del famoso Tiramisù di Madama Chips. Non sapeva come mai lei l’avesse a portato di mano, ma non gli importò…

Severus scosse la testa, rifiutando la bevanda… il pensiero di essere visto in quello stato da Lily Evans lo riportò bruscamente alla realtà. Un disgusto verso se stesso lo invase…

« Non lo voglio » disse, con voce rauca, « non ho bisogno di… »

« Oh, sta’ zitto e bevi, cocciuto! »

Un secondo dopo, Severus sentì un liquido bollente e dal gusto fortissimo scendergli giù per la gola, senza che potesse evitarlo… Bevve tutto quanto in un sorso solo e, quando finì, sentì di nuovo le forze tornagli e un calore improvviso invadergli ogni cellula del corpo. Aprì gli occhi: Lily lo stava guardando divertita, mentre Severus la fissava senza dire una parola…

« Se fossi in te, andrei subito a farmi un bagno caldo! » proruppe infine, sorridendogli e indicandogli i vestiti zuppi e la poccia d’acqua che si era formata dove poco prima Piton era afflosciato.

Quest’ultimo arrossì e rispose con veemenza: « Lo so! Io… ci stavo giusto andando » e fece per alzarsi di colpo, togliendosi il mantello di dosso; il gesto fu talmente veloce che gli venne un forte capogiro, e se non fosse stato per Lily sarebbe caduto a terra…

Lei lo teneva forte e sembrava non volerlo mollare, per paura che lui potesse avere una ricaduta… Severus non si era mai sentito così debole e allo stesso tempo felice…

Sono solo con Evans... sono solo con lei!...

Pensava, con un brivido d’eccitazione, mentre la fissava con la coda dell’occhio, e fu come se tutte le sue viscere fossero sprofondate verso il basso… si domandava come lei potesse ancora aiutarlo dopo tutto quello che le aveva ingiustamente detto.

Questo pensiero parve uscirgli dalle labbra di sua spontanea volontà: « Perché lo fai? » chiese in un sussurro, e Lily lo fissò senza capire. Lui ripeté la domanda in modo diverso: « Perché mi aiuti dopo tutto quello che ho fatto? » e qui non poté fare a meno di arrossire nel sentirsi così vicino a lei.

Lei aprì leggermente la bocca e la richiuse senza dire niente. Poi abbassò il capo e accompagnandolo davanti alla statua che portava al bagno dei Prefetti rispose, molto lentamente: « Non lo so. Cioè… » si corresse in fretta, alzando la voce, mentre Severus l’ascoltava senza smettere di guardare il suo profilo…

Era la cosa più bella che avesse mai visto fino a quel momento. Non si era mai reso conto di come Lily Evans potesse essere non solo bella fuori, ma anche dentro…

Una fitta gli attraversò il ventre e sussultò avvampando. Lily s’interruppe, gli lanciò un’occhiata e poi riprese, titubante, mentre Piton stringeva convulsamente il suo mantello fradicio per scaricare la tensione di quel momento: « Non è che non lo sappia. È che il mio istinto mi dice di agire così… sì, so che ti sei comportato molto male e in modo veramente scortese » infierì, perché Severus stava per dire la stessa cosa, ma lei lo anticipò. « ma, vedi, non si può vivere sempre nel rancore o nell’odio o nel disprezzo: le persone vanno perdonate, ed è quello che vorrei far capire sia a te che a Potter, Piton » e lui scorse un lieve rossore sulle sue guance. Rimasero in silenzio…

Tutto gli stava turbinando nella testa contemporaneamente, e sentiva che il suo cuore aveva iniziato a battere più veloce del solito, a quelle parole cariche di significati, forse anche nascosti, che però lui riuscì solo lontanamente ad intuire; Lily camminava a testa bassa, sempre sorreggendolo alla vita con il piccolo braccio, mentre lui la sfiorava appena con la mano sulla spalla, giusto il necessario per non essere troppo vicino e per non toccarsi troppo: non aveva la forza di dire una sola parola… si sentiva infinitamente piccolo e stupido, vicino a quella ragazza dal cuore immenso e dalla dolcezza angelica…

Se tutti gli angeli fossero stati come lei, allora avrebbe voluto morire all’istante…

Poi sentì lei fermarsi e lui si fermò a sua volta: erano arrivati davanti alla statua di Boris il Basito, un mago dall’aria smarrita e con i guanti infilati nelle mani sbagliate, e ora tutti e due aspettavano che uno di loro rompesse quel silenzio carico di tensione.

Quel qualcuno fu Severus, che proruppe con una frase che non aveva proprio senso.

« Sappi che per me va bene sabato » lo disse talmente piano che lei non sentì. E anche se avesse sentito, non avrebbe capito.

« Come, scusa? » chiese Lily, sbattendo le palpebre, mentre Severus si staccava (a malincuore) da lei mettendosi di fronte alla statua, dando la schiena alla ragazza e fissando i piedi pietrosi di Boris il Basito: non voleva che lei lo guardasse in faccia, in quel momento alquanto delicato.

Ripeté, con molta più forza, tradendo l’emozione e scandendo bene le parole: « Sappi-che-per-me-va-bene-sabato-per-Pozioni! »

Lily per poco non prese un colpo a quel brusco cambio di tono. Poi non riuscì a trattenere un sorriso e una risata incredula, capendo il significato di quella frase. Piton la guardò indispettito: « Cosa c’è di tanto buffo? »

Lei era di un bel color rosso vivo. Severus non l’aveva mai vista ridere così in sua presenza, e questo lo fece sorridere appena… anche se non capiva il motivo di tanto divertimento.

Lily si riprese un poco e ora lo fissava con gli occhi a mandorla che scintillavano: « Oh, è solo che non credo alle mie orecchie! Non riesco proprio a crederci!... » lui la fissava sbigottito e un po’ spiazzato. « Veramente mi aiuterai in Pozioni? » chiese senza fiato, e si avvicinò di un passo sempre sorridendo, raggiante. Piton trasalì impercettibilmente, quando se la ritrovò ancora vicina…

Lui ricambiò lo sguardo è disse con decisione, con le braccia distese rigidamente lungo i fianchi come se non avesse voluto muoversi di un solo millimetro: « È quello che ho detto. E… » deglutì a vuoto, arrossendo tutto d’un colpo; e poi aggiunse, mentre la ragazza non gli staccava gli occhi di dosso con un misto si stupore e felicità: « scusami tanto per… be’, praticamente per tutto… » si leccò le labbra e continuò senza riuscire a distogliere lo sguardo, nonostante l’agitazione folle che lo stava invadendo pian piano… quello era il momento perfetto per scusarsi, e forse stava dicendo anche più del necessario. Come preso da un’ondata di coraggio, affermò con voce tremante: « e sappi che non sei una lurida Mezzosangue. E nemmeno una stupida ragazzina con manie di protagonismo e tutte quelle sciocchezze che ti ho detto ingiustamente in questi anni e nei giorni scorsi… sono uno stupido, solo uno stupido… Scusa per tutto, Evans ».

A quel punto, Lily fece una cosa che Severus non avrebbe mai potuto lontanamente immaginare. Senza nemmeno dargli il tempo di capire cosa stesse succedendo, lei si strinse a lui, abbracciandolo e bagnandosi leggermente la divisa con quella sua, e lo baciò delicatamente su una guancia, rubandogli un gemito.

Severus fu sicuro di sentirsi sollevare da terra… Lily Evans lo stava abbracciando… Lily Evans gli stava dando un bacio…

È un sogno? Si domandò, come se non potesse essere vero.

Quando lei si allontanò da lui, sorridente, si puntellò sui piedi e disse allegramente: « Era proprio quello che volevo sentirti dire! » la sua voce tremò appena, tradendo l’emozione… le guance di lei più rosse che mai, il suo sorriso più splendente del sole… « Allora ci vediamo sabato pomeriggio alle due… proprio qui! mi raccomando, sii puntuale e non darmi buca: non voglio prendere una ‘D’ con Lumacorno! » scherzò, fece tre passi indietro e dopo aver fatto una piccola pausa, disse infine, lentamente, con una dolcezza che solo lei riusciva a trasmettere: « E comunque… sappi che io ti avevo già perdonato tutto, Severus… » si voltò, con la lunga chioma rossa che le ondeggiava sulle spalle, e sparì a passo svelto dietro ad un arazzo, senza voltarsi indietro.

 

Continua…

  
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