Capitolo 1
Severus Piton
Neve. Tanta
neve, candida e soffice come cotone, era caduta in quei giorni a Hogwarts, e
ancora scendeva dal cielo con dolcezza e calma, incessantemente, ricoprendo
ogni singola cosa di bianco con gentilezza. Non aveva mai nevicato così tanto
negli ultimi anni, e il termometro segnava immobile una ventina di gradi sotto
lo zero… un record, considerando che non era ancora arrivato dicembre e che,
quindi, l’inverno era giunto prima del tempo, regalando un’aria natalizia e
festiva in anticipo sulla tabella di marcia delle stagioni.
Di certo, però, questo clima di gioia – ma soprattutto
di vacanza – rallegrava gli animi degli studenti e perfino degli insegnanti,
anche loro, come gli allievi, impazienti di arrivare a Natale per riposarsi
dopo lunghi mesi di lavoro estenuante… non c’era nessuno che non contasse i
giorni sul calendario.
Tutti erano felici. Sembrava che lo stesso castello,
magnifico nella sua veste bianca di ghiaccio e neve, paresse gioire, dall’alto
delle sue mura secolari e incrollabili, e il suo aspetto maestoso veniva
riflesso sul Lago Nero, anch’esso completamente ghiacciato, che fungeva quasi
da specchio. Proprio per questa serie di fatti, a Hogwarts nessuno riusciva ad
essere veramente arrabbiato, stanco o depresso.
Eppure c’era qualcuno che non avvertiva la gioia del
Natale…
Un ragazzo del sesto anno, magro e spigoloso, con i
capelli neri e sottili dall’aria unticcia appiccicati sul volto e il naso
adunco, avanzava a sguardo basso tra gli stormi di studenti, diretto verso
Severus Piton trovò un posto nel tavolo di Serpeverde
e vi sedette immediatamente, appoggiando la sua borsa colma di libri e
pergamene vicino a sé, tenendola però ben stretta al fianco. Dopodiché,
estrasse dalla borsa una piccola agenda nera nuova di zecca, piccola quanto un
palmo, e l’aprì; senza staccarci gli occhi di dosso, iniziò a mangiare il suo porridge:
era una sua abitudine, mangiare e leggere contemporaneamente, per non perdere
tempo prezioso.
Stava riguardando l’orario: alla prima ora aveva
Trasfigurazione e subito dopo doppia lezione di Difesa Contro le Arti Oscure…
Severus fece un mezzo sorriso e i suoi occhi s’illuminarono, quando vide che quel
giorno aveva due ore della sua materia preferita, e il pensiero di apprendere
altre cose sulle Arti Oscure lo eccitava più di qualsiasi altra cosa. Così,
mise a posto l’agenda ed estrasse il volume di tale materia, ripassando gli
argomenti che c’erano da studiare per quel giorno…
Argomenti che lui sapeva a memoria e che non si
stancava mai di leggere.
« Già sui libri di prima mattina, Piton? »
Si girò di scatto, chiudendo appena il libro e
lasciando il pollice fra le pagine per tenere il segno. Severus riconobbe
immediatamente la voce del suo interlocutore. Evan Rosier, un ragazzo
dall’aspetto sciatto, fissava mezzo divertito il suo compagno di stanza, con il
gomito sul tavolo, la testa poggiata sulla mano e le gambe accavallate in modo
poco elegante, quasi arrogante.
« Cosa vuoi, Rosier? » chiese Severus parecchio
stizzito, mentre finiva di fare colazione, parlando tra un boccone e l’altro. «
Vuoi copiare il tema di Pozioni? Oppure un gufo ti ha portato via i compiti di
Erbologia, e quindi hai bisogno di un aiutino per rifarli? » disse sarcastico, con un sorrisino beffardo sul volto
pallido e filaccioso. Rosier lo guardò torvo e per un attimo lo fissò in
silenzio. Poi la sua espressione cambiò, scoppiando in una risata sommessa che
fece infastidire notevolmente Severus…
« Fai poco il gradasso, Piton! » lo schernì Rosier,
mostrando i denti storti. Severus lo fissò silenzioso, scuro in volto. « Sgancia
i compiti di Incantesimi e di Difesa Contro le Arti Oscure, se non vuoi che
spifferi a tutti il tuo piccolo segreto!
» sibilò, e con un cenno del capo indicò il tavolo di Grifondoro, facendo un
sorriso malizioso che scosse fortemente l’altro, allarmandolo. « Oppure, se
preferisci, comincerò a chiamarti anch’io come quei tuoi amichetti… com’è che
ti chiamano…? Ah, sì! Mocciosus, dico
bene? »
Severus si sentì il volto andare a fuoco da capo a
piedi. Tremò appena di rabbia, rovesciando del porridge sul tavolo, tenendo
spalancati gli occhi neri e glaciali, in quel momento ardenti d’ira e imbarazzo;
fra le sue sopracciglia si formò una ruga, e un secondo dopo sbatté sul tavolo
una serie di fogli e quaderni firmati col suo nome, tutti ricoperti da una
scrittura piccolissima e precisa. Senza dire una sola parola, si mise la borsa
a tracolla, furioso...
« Se non me li restituisci subito dopo
Trasfigurazione, sei morto, Rosier! » ringhiò a denti stretti, mentre il
compagno di stanza raccattava i fogli e se li infilava velocemente dentro la
propria borsa, ridendo soddisfatto.
Severus uscì a grandi passi dalla Sala Grande, curvo,
senza voltarsi indietro, nascondendo il suo sguardo carico d’astio dietro ai
capelli neri, lanciando un ultimo e fugace sguardo al tavolo di Grifondoro con
un’espressione indecifrabile…
Strinse i pugni e, con un peso ormai familiare sul
petto, corse via.
Ci era abituato… perché prendersela, si chiedeva ogni
giorno. Sapeva di non essere una persona amata, anzi: era deriso, odiato,
canzonato in tutti i modi; non c’era un solo studente per cui provasse vera amicizia,
vera gratitudine, vera simpatia... non che la cosa gli facesse piacere, ovvio;
però erano già sei lunghi anni che viveva in quella maniera, e l’indifferenza
era diventata la sua arma vincente contro coloro che si prendevano gioco di lui…
Anche se, certe volte, essere indifferente non gli era servito proprio a nulla:
benché fosse un ragazzo molto controllato – la sua soglia di sopportazione era
veramente bassa –, se veniva infastidito o offeso pesantemente, in particolare
nell’orgoglio, non rispondeva più delle sue azioni, perdendo completamente la
testa.
Si era sempre difeso da solo, senza mai chiedere
l’aiuto di nessuno; era cresciuto in un ambiente che non gli aveva mai dato
affetto e l’unico suo conforto, l’unica sua salvezza, gli unici a non averlo
mai tradito, erano i libri. Li divorava uno dopo l’altro con una facilità al di
fuori del normale; la stessa cosa valeva per quei tomi più simili a mattoni,
che solo un mago di grandissima esperienza e cultura avrebbe potuto leggere e
capire contemporaneamente…
Eppure, Severus non incontrava alcun tipo di
difficoltà, leggendoli, nonostante i suoi sedici anni. La sua intelligenza e il
suo bagaglio culturale crescevano in modo esponenziale, lasciando sbalorditi
compagni ed insegnanti, che più volte si erano trovati interdetti davanti a
quell’adolescente spigoloso e odiato da tutti, che parlava poco e camminava
curvo per i corridoi, sempre con un libro incollato al viso, affamato di sapere.
Sembrava che la sua anima fosse nera e impenetrabile
proprio come l’alone di mistero e cinismo che lo avvolgeva in silenzio,
distinguendolo dagli altri studenti, rendendo il suo cuore inaccessibile e
glaciale… causa di quella sua vita insostenibile, fredda e astiosa.
Questa sua diversità, per di più, era accentuata anche
dal suo aspetto fisico, non di certo gradevole e apprezzato: la sua ossessione
per il sapere e questa sua ritrosia verso gli altri, l’avevano portato
inesorabilmente ad una poca considerazione di sé, che lo spinsero man mano a
trascurare le piccole cose: di rado si lavava i capelli, rendendoli così perennemente
untuosi e sporchi, e non stava mai dritto con schiena, sembrando ancora più
curvo di quanto non lo fosse già. Non faceva nulla per rendersi più accettabile,
nemmeno nel vestiario, poiché si vestita quasi sempre con gli stessi vestiti
neri, che lo facevano apparire ancora più smilzo, ossuto, e sempre più simile
ad un pipistrello che ad un ragazzo…
Come se non bastasse, aveva quel brutto naso adunco
che lo caratterizzava e che, non in modo simpatico, lo rendeva famoso in tutta
la scuola...
E poi c’erano quel Potter e quel Black… immaginando i
volti di quest’ultimi, Severus storse la bocca in una smorfia di disgusto, più
amara del fiele: quei due erano il vero tormento della sua vita. Loro e quegli
altri, Lupin e Minus, il gruppetto più famoso e adorato di Hogwarts.
Tutti e quattro insieme, si facevano chiamare con
l’assurdo nomignolo di Malandrini,
tanto per sembrare ancora più unici.
Severus, il quale al solo pensiero riduceva gli occhi a due fessure per il
disprezzo che provava per il celebre ed ammiratissimo quartetto, non poteva
soffrirli.
Era grazie a loro, se tutta la scuola lo riconosceva
non con il suo vero nome, Severus Piton, ma con uno stupido e insulso
soprannome che lo ridicolizzava davanti a tutti: Mocciosus.
Così aveva passato sei anni della sua vita,
sopportando di essere chiamato in quel modo. Solo poche persone, per pietà,
forse, non lo chiamavano in tale maniera; ma in ogni caso, c’era sempre quel
distacco perenne tra lui e gli altri che, agli occhi degli insegnanti, pareva
quasi anormale, specialmente per un ragazzo della sua età, che avrebbe dovuto
godersi la vita e stare un po’ con gli altri ragazzi… non trascorrendo il tempo
solo con i pesanti volumi di Magia Nera, ai quali Severus era tanto devoto e
attaccato.
Il suo cinismo faceva pensare addirittura che Severus
non provasse sentimenti buoni: veniva perciò considerato cattivo, malvagio,
sadico e insensibile di fronte ai sentimenti altrui… nella sua voce, poi, vi
era sempre quella nota di puro sarcasmo che spiazzava chiunque gli rivolgesse
la parola…
Tutti lo consideravano come un tipo stravagante e
immerso fino al collo nelle Arti Oscure, e ciò non faceva che incrementare
l’antipatia nei suoi confronti… e Severus lo sapeva benissimo, nonostante non
facesse nulla per impedirlo.
Si sedette sulle scalinate di marmo, lontano dal
viavai degli studenti, e aprì per l’ennesima volta il libro di testo, annegando
i dispiaceri nella lettura e nelle Arti Oscure, che tanto amava…
Poi sentì dei passi dietro di lui che si avvicinavano.
Gli venne subito in mente un nome e si allarmò…
Potter!
In un lampo, impugnò la bacchetta e si girò di scatto,
pronto a colpire, mentre il libro gli scivolò dalle ginocchia, cadendo a terra
con un tonfo sordo…
Ma si bloccò di scatto, quando, al posto della faccia
arrogante del suo acerrimo nemico, vide, invece, il volto spaventato e sorpreso
di Lily Evans, che lo fissava con gli occhi spalancati e la bocca semiaperta.
Severus ebbe un sussulto e cambiò totalmente
espressione.
« E… Evans!
» esclamò, dopo un attimo di esitazione e sgomento, sempre con la bacchetta
alzata.
« Buongiorno anche a te, Piton » rispose lei,
tagliente, aggrottando le sopracciglia e osservando la punta della bacchetta,
la quale era puntata esattamente a pochi centimetri dal suo volto. « Mi spiace,
ma hai sbagliato bersaglio anche questa volta » lo canzonò, freddamente.
Severus arrossì imbarazzato e abbassò velocemente la bacchetta, rimettendola
nella cintura e guardò Lily furente.
« Dovresti ringraziarmi per non averti fatta fuori,
sporca Mezzosangue! » sibilò Severus, con voce tremante. Lily a quella frase
trasalì indignata e offesa, mentre un lieve rossore le colorò le guance. Fece
per rispondergli, quando sentì una voce molto familiare provenire da dietro le
sue spalle…
« Ehilà, Evans! »
Lily si girò con indifferenza. Severus, invece,
arretrò di un gradino più in basso, come se si sentisse minacciato, e fissava
immobile James Potter, che si stava avvicinando a loro accompagnato come sempre
dal suo fedele compare Black…
La mano destra di Potter salì immediatamente a
scompigliargli i capelli corvini, come sempre.
«’giorno, Potter » mormorò Lily, senza il minimo entusiasmo.
Sul suo volto comparve un’espressione annoiata e stanca, che James parve non notare.
Severus e Sirius, invece, se ne accorsero subito…
« Che cosa stai facen… » iniziò James raggiante,
mettendosi le mani in tasca… e si bloccò non appena vide il ragazzo dietro alla
sua interlocutrice, all’erta e con la mano di nuovo attorno alla bacchetta
sotto al mantello. Da dietro le lenti degli occhiali, gli occhi color nocciola
di James Potter brillarono tronfi. Con un mezzo sorriso (che non prometteva
nulla di buono) disse suadente: « Guarda, guarda, guarda… Mocciosus. Che ci fai tutto solo con Evans? Cercavi inutilmente di farti bello davanti a
lei? » James sottolineò accuratamente la parola per infastidire maggiormente
l’altro, riuscendoci anche molto bene. Il volto di Severus, infatti, diventò
prima rossissimo e poi cadaverico. Sirius si godeva tranquillamente la scena,
come se quello che gli si stava presentando davanti fosse uno spettacolo
spassoso e imperdibile, che non avrebbe mai rovinato o interrotto per nulla al
mondo.
Prima che Severus potesse rispondergli
a tono e scagliarli addosso qualche maledizione, Lily prese in pugno la
situazione e fronteggiò Potter, che quasi inciampò negli scalini di marmo,
proprio a causa del gesto improvviso della ragazza, ora più in collera che mai.
« Ora basta, Potter! » strepitò, rossa
in volto dalla rabbia, con una durezza sorprendente che faceva a pugni con il
suo viso gentile. James e Sirius – Severus compreso – la fissarono allibiti e
scioccati. Lily continuò imperterrita. « Possibile che non cambi mai? Possibile
che tu sia così ottuso e immaturo? Te lo ripeto per l’ultima volta, Potter, per
l’ultima volta: smettila di fare il
prepotente con gli altri! » disse, quasi urlando, mentre alcuni studenti
si erano fermati e guardavano incuriositi l’ennesima scenata fra Potter e
Piton, il quale se ne stava come impietrito proprio dietro a Lily…
Lo stava proteggendo… di nuovo. E questo
lo fece avvampare di vergogna.
James rimase zitto per qualche secondo,
ancora perplesso e sotto shock. Sirius tossicchiò per rompere quel silenzio che
si era creato e fece un passo verso James con la sua calma impassibile…
« Forza, amico, andiamo in classe.
Remus e Peter hanno detto di trovarci davanti all’aula del professor Vitious,
ricordi? » domandò pacato Sirius, poggiando una mano sulla spalla di James, che
parve risvegliarsi e tornare in sé.
Quest’ultimo sbatté le ciglia, confuso,
con ancora lo sguardo accusatorio di Lily Evans addosso…
« Eh? Ah, sì… andiamo » bofonchiò cupo,
e oltrepassò la ragazza a testa bassa, senza avere il coraggio di guardarla in
faccia: Lily aveva uno sguardo che gli metteva quasi paura… non l’aveva mai
vista così infuriata. Quando passò vicino a Severus, invece, gli lanciò uno
sguardo pieno d’odio, che fu immediatamente ricambiato.
Prima che i due fossero spariti dalla
sua vista, Severus sentì chiaramente la voce di Potter sibilare in modo
minaccioso, a denti stretti « La prossima
volta non ci sarà Lily Evans a proteggerti, Mocciosus » e sparì insieme a
Black tra la folla di studenti.
Severus sentiva il cuore battergli a
mille e le orecchie gli pulsavano dalla rabbia e dall’imbarazzo. Se non fosse
stato per Lily Evans, forse avrebbe potuto vendicarsi finalmente di Potter e di
quel maledetto Black…
« Ti è caduto questo… è tuo, vero? »
chiese una voce gentile dietro le sue spalle. Severus si voltò e vide il volto
leggermente teso e allo stesso tempo affabile di Lily che gli sorrideva appena:
gli porgeva il libro di Difesa Contro le Arti Oscure che gli era caduto nel
momento in cui si era alzato di scatto, armato di bacchetta magica.
Arrossì leggermente e prese il libro
senza guardare la ragazza. Il pensiero che l’avesse di nuovo difeso gli faceva
bruciare il petto di vergogna e disonore…
Lily sospirò.
« Senti, lo so che può essere
fastidioso, ma l’ho fatto perché… »
Ma Severus non la lasciò finire. Alzò
il volto di scatto e la fece sobbalzare: aveva un aspetto mostruoso, il volto
più pallido che mai…
« Io
non ho bisogno del tuo aiuto, stupida! » gridò lui, con tutto il corpo
che tremava d’indignazione e imbarazzo, i capelli unticci appiccicati sulle
tempie e sulla fronte sudata… « Anche tu
sei come quel dannato Potter… cosa vuoi dimostrare? Di essere coraggiosa? Vuoi
fare
Solo in quel momento, Severus la guardò
dritta negli occhi, per osservare la reazione della ragazza… e gli venne un
nodo in gola: Lily lo fissava con gli enormi occhi verdi spalancati, lucidi a
causa delle lacrime represse, pallidissima… e tremava.
Severus si sentì una strana fitta che
gli attraversò il ventre e il petto, e si pentì immediatamente delle sue
parole, taglienti come lame.
Con sforzo sovraumano, Lily aprì la
bocca, cercando di non tremare e piangere…
« Va bene… D’accordo... » disse velocemente
e con voce rauca, con un sorriso forzato sulle labbra e un tremore che tradiva
il suo stato d’animo. « Ho capito… Sì, hai proprio ragione… sono una povera
stupida a preoccuparmi per te... »
Lui si morse un labbro.
« E-Evans… tu non capisci… » balbettò
Severus, più impacciato e confuso che mai. Si sentiva spiazzato… l’aveva fatto
di nuovo.
Perché doveva finire così? Perché non
riusciva a controllarsi? Perché doveva essere tutto così doloroso?
Lily riprese a parlare, sempre più
agitata e con la voce tremula…
« Evidentemente, sei troppo occupato a
pensare a come vendicarti di James Potter e dei suoi amici, non è vero?
Evidentemente, tu non pensi che ci siano altri sentimenti, oltre all’odio e al
rancore… non è vero, Severus? » lo
apostrofò, gelida, guardandolo in modo severo e accusatorio, con il volto
pallido e le labbra secche, mentre lui si ritrovava disarmato davanti a lei, a
Lily…
Intanto che lei gli parlava, si sentiva
la testa stranamente vuota, e il battito del suo cuore gli rimbombava nel
torace come un tamburo, intontendolo…
L’unica persona che era riuscito a
colpire e a ferire, era anche l’unica persona a cui tenesse veramente… E questo
gli faceva più male delle offese ricevute da Potter e Black in tutti quegli
anni.
Rimasero in silenzio per svariati
secondi, uno di fronte all’altra, senza aggiungere altro; Lily ansimava
leggermente e Severus non sapeva cosa dire. La fissava e basta, con le
sopracciglia appena aggrottate e un grosso peso sconosciuto all’altezza dell’addome…
E in quell’istante, suonò la campanella
che segnava l’inizio delle lezioni.
Entrambi ritornarono con i piedi per
terra e distolsero gli sguardi, imbarazzati per motivi differenti; lui prese la
sua borsa colma di libri e se la mise con fare frettoloso a tracolla; lei si
ricompose e con un gesto mimetico s’asciugò una lacrima d’argento, che Piton
non vide.
Prima che ognuno potesse andare nelle
rispettive aule, Severus sussurrò in modo impercettibile un frase tra sé e sé, che
Lily riuscì a sentire a malapena:
« Sono
solo io lo stupido… non tu, sciocca » e se ne andò via a grandi passi, allontanandosi
con la sua camminata da ragno, come se non fosse successo niente. Quando però,
colto dalla curiosità, si voltò nella direzione di Evans, notò con una stretta
allo stomaco che era ancora lì, sulle scalinate di marmo, con i fulvi capelli
rossi che facevano un meraviglioso contrasto con la divisa nera… e gli
rivolgeva un timido sorriso: sincero, puro, trasparente come lei… non c’era
scherno, su quelle labbra…
Quello fu il primo, vero, unico sorriso
che gli era mai stato rivolto.
*
I giorni passarono veloci. Le vacanze di Natale erano
ormai alle porte e quasi più nessuno aveva voglia di studiare o di mettersi sui
libri. C’era aria di festa ovunque, e Severus Piton non si era mai sentito così
sereno da quel giorno in cui lui e Lily Evans avevano avuto quella discussione
sulle scalinate di marmo nella Sala d’Ingresso… parve addirittura che lo
spirito natalizio stesse coinvolgendo persino lui.
La causa del suo buonumore era
soprattutto quel sorriso che Evans gli aveva rivolto prima che si congedassero…
lui lo sapeva che era per quel motivo, e non lo negava… anche se non voleva
darlo a vedere.
Questo lo rendeva, appunto, più leggero
e “quasi” allegro. Inoltre, Potter e Black non si erano visti da quel giorno, e
la cosa migliorava nettamente la situazione.
Ma il fatto che veramente gli faceva
scoppiare il cuore di gioia, era che Lily lo salutava quando lo vedeva. E non
era uno di quei saluti appena accennati o casuali, tipo quando salutava Potter;
no… lei lo salutava con un bel sorriso raggiante sul volto, con gli occhi che
sorridevano anche loro, brillando nel loro splendore… Purtroppo, essendo un
ragazzo molto schivo e riservato e anche un po’ eccentrico, Severus non
ricambiava quasi mai quei saluti tanto cordiali: un po’ per orgoglio, un po’
per imbarazzo, un po’ per timore di fare la figura dell’idiota; e se cercava di
farlo, s’impacciava, diventava color peperone, scuoteva la testa rassegnato e
se ne andava, lasciando Lily perplessa. E aveva ragione ad esserlo, visto che
erano due settimane che si comportava così!
Eppure, non sembrava che lei se la
prendesse. Forse capiva il suo stato d’animo, e allora non ci faceva caso se,
magari, al posto di un “ciao”, Piton rispondeva con un verso incomprensibile,
tenendo la testa bassa e le spalle ancora più curve per nascondere il volto.
Oltretutto, Severus aveva sempre una
grandissima paura, ragione per cui si comportava in quel modo tanto assurdo, che
era anche la sua più grande debolezza: era innamorato di Lily. Lo era sempre
stato; tramutava il suo amore in disprezzo non appena la vedeva, diventando
maleducato e offensivo quando lei gli rivolgeva la parola o semplicemente gli
passava davanti. Si rendeva antipatico e odioso e (in un certo senso) era
quello che voleva; solo Rosier era a conoscenza del suo segreto: una volta,
mentre Severus era soprapensiero, scribacchiò sul suo quaderno una serie di
frasi sulla ragazza che gli aveva stregato il cuore: Lily Evans, appunto;
accidentalmente, Rosier, nel tentativo di copiare i compiti, lesse quelle
dediche d’amore e ne approfittò, cominciando a ricattare Severus, il quale non
aveva altra scelta che assecondare quell’odioso compagno di stanza.
Ed erano due anni che andava avanti
così.
Un altro motivo – forse il maggiore –
per cui Severus Piton aveva sempre trattato malissimo Lily Evans, era la rabbia
che gli cresceva dentro al pensiero di non essere alla sua altezza; ciò lo
portava di conseguenza ad essere invidioso di James Potter e del suo compare
Black: loro erano il massimo, dei prodigi, le celebrità di tutta Hogwarts.
Soprattutto Potter… lui, così pieno di sé, che andava in giro per i corridoi a
pavoneggiarsi sempre con quel dannato Boccino fra le dita, con quella mano
sempre lì a scompigliargli i capelli per attirare l’attenzione delle ragazze…
Un bullo arrogante che si prendeva gioco di lui, del piccolo, stupido,
stravagante Mocciosus…
Perché lui era tutto ciò che non
sarebbe mai diventato: un asso del Quiddich, un prodigio nel volo, un mito per
gli altri, simpatico e brillante… niente di tutto ciò. Perché Severus era
insulso, goffo, antipatico e pure brutto.
L’unica cosa di cui andava fiero, era
la sua intelligenza. Per il resto, avrebbe preferito buttarsi nel Lago Nero ed
essere divorato dalla Piovra Gigante, perché si sentiva valere meno di zero.
Fatto sta che questa serie di motivi lo
spingevano a riversare tutta la sua rabbia e tutto il suo rancore su Lily; la
verità però era ben diversa… lui non ce l’aveva con lei, ma con se stesso.
Perciò, si sfogava su di lei e su Potter e i suoi amici, perché gli ricordavano
quello che in effetti era, quello che non sarebbe mai diventato.
Ma dopo quel sorriso e quei gesti
gentili, forse qualcosa stava cambiando… forse.
« Bene, bene, bene, ragazzi! Questo è
tutto, per oggi! E mi raccomando: preparatevi per la verifica che ci sarà prima
delle vacanze, d’accordo? » esclamò il professor Lumacorno, mentre gli allievi
mettevano via i loro attrezzi e pulivano i paioli dai rimasugli di pozione,
emettendo dei brontolii sommessi di disappunto, che il professor Lumacorno
ignorò.
« Incredibile! Incredibile! Una verifica di Pozioni proprio l’ultimo giorno! »
disse Potter, furibondo, mentre usciva dai sotterranei accompagnato da Black,
Lupin e Minus.
« Questo è tempo di verifiche, Ramoso »
disse Lupin, pacato. Aveva due occhiaie tremende e un cerotto sopra il
sopracciglio: la notte precedente c’era stata la luna piena. « E poi tu non
dovresti avere problemi in Pozioni » infierì, gentile.
Sirius scoppiò in una risata.
« Non è che non sia bravo, Lunastorta:
è pigro! » precisò, mentre alcune ragazze di Corvonero si giravano per
guardarlo mentre sorrideva, ammaliate.
James sbuffò, mentre Lupin sorrise
debolmente. Minus si guardava attorno con ansia.
« Io odio Pozioni » proseguì Ramoso,
piegando la testa di lato. « Come odio Difesa Contro le Arti Oscure! »
Piton era a pochi passi dietro di loro
e li ascoltava in silenzio, guardandoli in cagnesco: quel pomeriggio aveva
avuto doppia lezione di Pozioni con i Grifondoro, e lui si era messo a debita
distanza dal quartetto che tanto odiava. Si stupì quando vide che James e
Sirius lo stavano ignorando completamente anche durante la lezione… di solito
non perdevano occasione per fargli qualche scherzetto di cattivo gusto.
Invece, anche quella lezione, risultò
assolutamente tranquilla… e la cosa puzzava di bruciato. Ma Severus era troppo
impegnato a godersi quei giorni di completa serenità, e proprio non voleva
sciuparsi la giornata preoccupandosi di Black e Potter.
Si sentì prendere per il polso e
sobbalzò, come se fosse stato percorso da una scarica elettrica: non era
abituato al contatto fisico, e non gli piaceva essere toccato.
La mano continuava a tenerlo nella
morsa gentile e lui si fermò, accigliato. Quando si voltò (deciso a fulminare
con lo sguardo chiunque fosse l’insetto che lo stava infastidendo), rimase
bloccato e spalancò appena la bocca…
« Piton, posso parlarti un attimo? »
domandò con discretezza, Lily Evans. Quel giorno aveva una graziosissima mezza
coda…
Severus fu sicuro di sentirsi le gambe
cedere e le viscere contorcersi dall’emozione. Era così piacevolmente scioccato
che non rispose e rimase lì a fissare la ragazza come uno stoccafisso.
Lei lo guardò con le sopracciglia inarcate,
a quella reazione.
« Piton? Va tutto bene? » si preoccupò,
scuotendolo appena per la spalla del ragazzo per assicurarsi che non fosse
stato pietrificato.
Severus sobbalzò di nuovo e si
ricompose, leggermente agitato. Era davvero carina…!
« Ah! Sì, sì… s-sto bene, sto bene! »
rispose in fretta, tradendo un senso di agitazione immensa. Poi aggiunse di
seguito, guardando la ragazza tutto febbricitante, stando più rigido di un
palo, chiedendo poi bruscamente: « Che cosa vuoi? »
Era inutile… non riusciva ad avere il
minimo di tatto nemmeno a volerlo… era più forte di lui.
Lily Evans si scostò una ciocca di
capelli vermigli dal viso e la ripose dietro l’orecchio con delicatezza e
grazia, mentre Severus si contorceva le mani sudate sotto il mantello.
« È per la verifica di Pozioni di
Lumacorno. So che sei molto bravo e volevo chiederti se per caso volevi
aiutarmi con le ultime pozioni. Ho qualche difficoltà a farle, in particolare
con la… Attento! » strepitò lei
all’improvviso, indicando con l’indice dietro a Severus (in quel momento ignaro
di tutto ciò che accadeva attorno a lui), e…
Splat!
Era successo tutto così in fretta che
non si accorse nemmeno subito di essere stato colpito. Un secondo dopo l’urto,
sentì un qualcosa di bagnato e ghiacciato dietro la testa, che gli inzuppò
capelli e schiena, procurandogli un lungo ed intenso brivido su per le
vertebre. Lily si mise una mano davanti alla bocca, imbarazzata…
Lui non ci mise molto a fare due più
due.
« Potter! » ringhiò, digrignando i
denti e impugnando la bacchetta, furibondo, girandosi immediatamente nella
direzione in cui era partita la palla di neve…
Splat!
Una secondo, enorme bolide di ghiaccio
lo colpì in pieno viso, facendolo arretrare, tanta era la violenza con cui esso
era stato scagliato. Lily si scansò, evitando per un pelo di essere travolta
dal ragazzo.
Severus si pulì nervosamente il volto
con la manica e sputò del ghiaccio che gli era andato in bocca; gli occhi
lampeggiavano di una luce carica d’odio e una vena iniziò a pulsargli freneticamente
sulla tempia…
« Severus…? » fece Lily, avanzando
timidamente verso di lui, la mano incerta protesa nella sua direzione, come per
aiutarlo…
Lui gliela schiaffò, furente.
« Togliti
di mezzo, Evans! Faccio da solo! »
Lei gemette e ritirò immediatamente la
mano sul petto, tenendola con l’altra in un gesto protettivo. Poi, come presa
da una rabbia improvvisa, gli tirò un calcio nella gamba sinistra.
« Ahia!
» gridò severus, tenendosi l’arto con le mani, imprecando e iniziando a
saltellare per non perdere l’equilibrio. Infine s’appoggiò al muro, dolorante.
Lily lo fissava con i pugnetti stretti e le labbra serrate. Ora non gli
sembrava così carina… Gli fece un brutto gesto con la mano e se ne andò,
lasciandolo al suo destino, mentre i suoi capelli rossi ondeggiavano ad ogni
frettoloso passo.
Preso da un senso di profonda
irritazione e antipatia, fece per lanciarle una fattura; ma nel tentativo di
prendere la bacchetta, si staccò dal muro di pietra, perse l’equilibrio e cascò
a terra come un sacco di patate, mentre dietro di lui James Potter, Sirius
Black e Peter Minus si facevano grasse risate alle sue spalle, fuori dal
cortiletto innevato. Severus si sentì ribollire il sangue e si rialzò,
rischiando d’impigliarsi nella veste, e con la bacchetta pronta lanciò un incantesimo
verso i Grifondoro, che però evitarono la magia con facilità.
« Povero, povero Mocciosus! » iniziò con voce tragica, James. « Preso a calci
dalla piccola, indifesa e dolce Lily Evans! Come farai, ora, senza lei che
ferma noi monellacci? »
« Crepa
all’inferno, Potter!! » urlò di rimando un Severus fuori di sé, e levata
la bacchetta recitò: « Sectumsem…
»
Ma Potter fu più veloce di lui e un
secondo dopo la bacchetta di Severus volò una decina di metri più in là,
lasciandolo disarmato. Sirius scoppiò in una risata più simile ad un latrato e
Peter Minus batté le mani eccitato. Remus Lupin, come spesso capitava, se n’era
andato accigliato, senza intromettersi. Non gli lasciò nemmeno il tempo di
riprendere la bacchetta, che James gli scagliò addosso una manciata di palle di
neve incantate, che cominciarono a colpire Severus una dopo l’altra,
inzuppandolo tutto nel giro di un minuto…
Il cortile si riempì presto di folla
curiosa, come sempre.
« Ti stai divertendo, Mocciosus? »
chiese Potter sarcastico, mentre l’altro arrancava verso la sua bacchetta,
sempre preso di mira dalle palle di neve che si moltiplicavano dopo averlo
colpito una volta... « Sai una cosa? Non capisco come
« Bastardo…
bastardo! Sei… solo… un… bastardo!! » fece Severus, reprimendo le lacrime
e stringendo denti e pugni: mancava poco a raggiungere l’oggetto magico che gli
avrebbe permesso di attaccare… poco…
« Raffredda i bollenti spiriti, perdente » disse languidamente e
pigramente Potter, mentre un getto di acqua gelida scaturiva dalla punta della
sua bacchetta per riversarsi su Severus, che quasi soffocò. Annaspava e cercava
di divincolarsi e prendere aria, mentre acqua e ghiaccio lo intirizzivano come
un ramoscello e lo facevano tremare da capo a piedi, congelandolo...
La folla, ora ingigantitasi, rideva e
batteva le mani eccitata e divertita davanti a quello spettacolo che li stava
entusiasmando, e alcuni gridavano crudeli: « Bravo, James! Lavagli i capelli,
ne ha proprio bisogno! »
Un boato di risate.
« Fatti un bagno, Piton! » gridò una
ragazza.
« Mocciosus, puzzi! » fecero altri
ragazzi del sesto anno.
« Lavati quelle povere mutande,
sporcaccione! » infierì un terzo, che evidentemente non aveva dimenticato
l’episodio dell’anno precedente…
La rabbia, la vergogna, l’odio e il
rancore laceravano il cuore di Severus con crudele crudezza, momento per
momento, e le risate della folla di studenti gli giunsero dopo un po’ ovattate…
Avrebbe dato qualsiasi cosa, in quel momento, pur di non vivere quell’istante
orribile, che lo faceva tremare di rabbia… Avrebbe dato tutto, pur di
vendicarsi di Potter e Black e tutti quei maledetti che ridevano di lui, di
Severus Piton, del Principe Mezzosangue…
Ma gliel’avrebbe fatta pagare, un
giorno… e già pregustava quel momento. Oh, sì…
Finalmente riuscì ad afferrare la
bacchetta. Un gesto fulmineo, e Potter schivò per un pelo una Fattura Pungente.
Il getto d’acqua cessò di colpo e le palle di neve caddero a terra,
mischiandosi con la neve che c’era per terra…
Sul volto di James comparve un sorriso
beffardo. Severus ansimava, rossissimo e fradicio, tremante come una foglia. I
capelli gocciolavano sul volto, appiccicati e filacciosi…
« Mancato ancora una volta… Mocciosus ».
Lui fece per attaccare ancora,
nonostante i suoi muscoli fossero del tutto immobilizzati dal freddo; l’altro
era pronto a rispondere ad un’eventuale maledizione. Le bacchette erano levate…
i nervi a fior di pelle… i battiti del cuore accelerarono… la folla si era
zittita e assisteva trepidante allo scontro imminente…
« Che sta succedendo qui? Cos’è questa
confusione? » … e il professor Lumacorno fece scivolare i suoi occhietti da
Severus, fradicio come un pulcino, fremente e intirizzito, che fissava con odio
un James Potter asciutto e trionfante, sostenuto da un pubblico eccitato… senza
aspettare un secondo, corse verso i due e li disarmò prima che commettessero
qualche sciocchezza. « Per la barba di Merlino, ragazzi! Ma che vi salta, in
quelle teste?! Volete essere espulsi, per caso?! Severus, ragazzo mio!... »
esitò, fissandolo incredulo. Lumacorno aveva la faccia di uno che riusciva a
spiegarsi come mai un ragazzo sedicenne come lui, che eccelleva in tutte le materie
e aveva un cervello superiore alla media, potesse ritrovarsi in quello stato,
con le labbra viola, ogni parte del corpo zuppa d’acqua gelata e quello sguardo
furente e spaventoso sul volto…
Senza aspettare altro, come se la
presenza di un professore fosse insignificante come la presenza di una mosca,
Severus riprese la sua bacchetta raccogliendola da terra, rabbioso e violento.
Con i vestiti appiccicati addosso, rischiando per la seconda volta
d’inciamparci, scappò via dal cortile, imprecando contro tutti e tutto, mentre
quelli che gli passavano vicino gli lanciavano occhiate interrogative e
curiose, indicandolo col dito…
Era troppo bello per durare… era stato
uno stupido, uno sconsiderato, perché avrebbe dovuto aspettarsi un tiro mancino
da parte di Potter e compagni; e lui invece aveva abbassato la guardia, finendo
per essere colpito di nuovo… finendo con l’essere ancora deriso e insultato da
tutti.
Si morse una mano con così tanta
violenza che gli sanguinò. Si dovette fermare per prendere fiato, mentre i
brividi che lo percorrevano lungo il corpo gli facevano battere i denti; giunto
in un corridoio deserto, s’accasciò contro una parete, mentre i quadri lo
fissavano stupiti e perplessi… Severus ancora ansimava: si fregò con forza le
braccia: lo sguardo perso nel vuoto, mentre il fuoco della vendetta ardeva
dentro di lui e lo rendeva cieco…
Moriranno…
moriranno tutti…
Improvvisamente, fu come se l’energia
fosse defluita tutta in una volta da lui. Senza nemmeno accorgersene,
s’afflosciò a terra, con il volto cereo, i capelli bagnati attaccati al collo e
alla faccia, e pian piano la vista gli si annebbiò…
Pensava che sarebbe svenuto lì, nel
corridoio, in solitudine… quando sentì delicati passi in lontananza e qualcuno
che si fermava davanti a lui. Alzò lo sguardo… distinse un’inconfondibile
chioma rossa, benché sfocata.
« Sei proprio uno sciocco, lo sai? » disse
piano lei; gli si avvicinò, inginocchiandosi di fronte a lui… Severus poté
sentire il calore e il profumo di fiori che Lily emanava. Era a pochi centimetri
dal suo viso, e si sentì una piccola, dolce, calda mano scostargli una ciocca
di capelli bagnati dalla fronte… « Cosa bisogna
fare, con te, eh? Me lo dici? »
Lui riuscì a mettere a fuoco la vista.
La ragazza lo fissava preoccupata, con le sopracciglia corrugate in
un’espressione rassegnata. Le labbra appena arricciate, i capelli rossi che le
incorniciavano con gentilezza le guance...
« Lasciami… in pace…! » sibilò Severus,
ma senza forza.
« Sei fradicio. Se non ti riscaldi alla
svelta, rischi di prenderti un malanno… » fece lei, con strana apprensione,
come se le parole di Severus non fossero mai state pronunciate e la sua
attenzione fosse rivolta esclusivamente allo stato di salute di lui. « Ho visto
tutta la scena, sai? Dalla finestra. Non dovresti cascare nelle trappole di
Potter in quel modo… non capisci che lo fa apposta? » e gli slacciò il mantello
zuppo di dosso, mettendogli addosso il suo, caldo e profumato di fiori…
Ma, in quel momento, la lucidità di
Severus era ridotta al minimo. Le parole di Lily gli giungevano lontane e la
vista se ne stava andando; un’ondata di brividi lo scosse tutto e si strinse
nel mantello di lei, senza dire una parola. Riusciva a stento a capire quello
che la ragazza, che odiava e amava insieme, gli stava dicendo; eppure, uno
strano calore gli scaldava il petto e le guance solo al pensiero di averla
vicino a sé, facendogli dimenticare il resto…
Se
solo sapesse…!
Sentì Lily sorreggerlo. Lui era troppo
debole per opporsi.
« Bevi questo… » lo esortò, con
gentilezza: gli stava porgendo un calice colmo del famoso Tiramisù di Madama
Chips. Non sapeva come mai lei l’avesse a portato di mano, ma non gli importò…
Severus scosse la testa, rifiutando la
bevanda… il pensiero di essere visto in quello stato da Lily Evans lo riportò
bruscamente alla realtà. Un disgusto verso se stesso lo invase…
« Non lo voglio » disse, con voce
rauca, « non ho bisogno di… »
« Oh, sta’ zitto e bevi, cocciuto! »
Un secondo dopo, Severus sentì un
liquido bollente e dal gusto fortissimo scendergli giù per la gola, senza che
potesse evitarlo… Bevve tutto quanto in un sorso solo e, quando finì, sentì di
nuovo le forze tornagli e un calore improvviso invadergli ogni cellula del
corpo. Aprì gli occhi: Lily lo stava guardando divertita, mentre Severus la fissava
senza dire una parola…
« Se fossi in te, andrei subito a farmi
un bagno caldo! » proruppe infine, sorridendogli e indicandogli i vestiti zuppi
e la poccia d’acqua che si era formata dove poco prima Piton era afflosciato.
Quest’ultimo arrossì e rispose con
veemenza: « Lo so! Io… ci stavo giusto andando » e fece per alzarsi di colpo,
togliendosi il mantello di dosso; il gesto fu talmente veloce che gli venne un
forte capogiro, e se non fosse stato per Lily sarebbe caduto a terra…
Lei lo teneva forte e sembrava non
volerlo mollare, per paura che lui potesse avere una ricaduta… Severus non si
era mai sentito così debole e allo stesso tempo felice…
Sono
solo con Evans... sono solo con lei!...
Pensava, con un brivido d’eccitazione,
mentre la fissava con la coda dell’occhio, e fu come se tutte le sue viscere
fossero sprofondate verso il basso… si domandava come lei potesse ancora
aiutarlo dopo tutto quello che le aveva ingiustamente detto.
Questo pensiero parve uscirgli dalle
labbra di sua spontanea volontà: « Perché lo fai? » chiese in un sussurro, e
Lily lo fissò senza capire. Lui ripeté la domanda in modo diverso: « Perché mi
aiuti dopo tutto quello che ho fatto? » e qui non poté fare a meno di arrossire
nel sentirsi così vicino a lei.
Lei aprì leggermente la bocca e la
richiuse senza dire niente. Poi abbassò il capo e accompagnandolo davanti alla
statua che portava al bagno dei Prefetti rispose, molto lentamente: « Non lo
so. Cioè… » si corresse in fretta, alzando la voce, mentre Severus l’ascoltava
senza smettere di guardare il suo profilo…
Era la cosa più bella che avesse mai
visto fino a quel momento. Non si era mai reso conto di come Lily Evans potesse
essere non solo bella fuori, ma anche dentro…
Una fitta gli attraversò il ventre e
sussultò avvampando. Lily s’interruppe, gli lanciò un’occhiata e poi riprese,
titubante, mentre Piton stringeva convulsamente il suo mantello fradicio per
scaricare la tensione di quel momento: « Non è che non lo sappia. È che il mio istinto mi dice di agire così… sì, so
che ti sei comportato molto male e in modo veramente scortese » infierì, perché
Severus stava per dire la stessa cosa, ma lei lo anticipò. « ma, vedi, non si
può vivere sempre nel rancore o nell’odio o nel disprezzo: le persone vanno
perdonate, ed è quello che vorrei far capire sia a te che a Potter, Piton » e
lui scorse un lieve rossore sulle sue guance. Rimasero in silenzio…
Tutto gli stava turbinando nella testa
contemporaneamente, e sentiva che il suo cuore aveva iniziato a battere più
veloce del solito, a quelle parole cariche di significati, forse anche
nascosti, che però lui riuscì solo lontanamente ad intuire; Lily camminava a
testa bassa, sempre sorreggendolo alla vita con il piccolo braccio, mentre lui
la sfiorava appena con la mano sulla spalla, giusto il necessario per non
essere troppo vicino e per non toccarsi troppo: non aveva la forza di dire una
sola parola… si sentiva infinitamente piccolo e stupido, vicino a quella
ragazza dal cuore immenso e dalla dolcezza angelica…
Se tutti gli angeli fossero stati come
lei, allora avrebbe voluto morire all’istante…
Poi sentì lei fermarsi e lui si fermò a
sua volta: erano arrivati davanti alla statua di Boris il Basito, un mago
dall’aria smarrita e con i guanti infilati nelle mani sbagliate, e ora tutti e
due aspettavano che uno di loro rompesse quel silenzio carico di tensione.
Quel qualcuno fu Severus, che proruppe
con una frase che non aveva proprio senso.
« Sappi che per me va bene sabato » lo
disse talmente piano che lei non sentì. E anche se avesse sentito, non avrebbe
capito.
« Come, scusa? » chiese Lily, sbattendo
le palpebre, mentre Severus si staccava (a malincuore) da lei mettendosi di
fronte alla statua, dando la schiena alla ragazza e fissando i piedi pietrosi
di Boris il Basito: non voleva che lei lo guardasse in faccia, in quel momento
alquanto delicato.
Ripeté, con molta più forza, tradendo
l’emozione e scandendo bene le parole: « Sappi-che-per-me-va-bene-sabato-per-Pozioni!
»
Lily per poco non prese un colpo a quel
brusco cambio di tono. Poi non riuscì a trattenere un sorriso e una risata
incredula, capendo il significato di quella frase. Piton la guardò
indispettito: « Cosa c’è di tanto buffo? »
Lei era di un bel color rosso vivo.
Severus non l’aveva mai vista ridere così in sua presenza, e questo lo fece
sorridere appena… anche se non capiva il motivo di tanto divertimento.
Lily si riprese un poco e ora lo
fissava con gli occhi a mandorla che scintillavano: « Oh, è solo che non credo
alle mie orecchie! Non riesco proprio a crederci!... » lui la fissava
sbigottito e un po’ spiazzato. « Veramente mi aiuterai in Pozioni? » chiese
senza fiato, e si avvicinò di un passo sempre sorridendo, raggiante. Piton
trasalì impercettibilmente, quando se la ritrovò ancora vicina…
Lui ricambiò lo sguardo è disse con
decisione, con le braccia distese rigidamente lungo i fianchi come se non
avesse voluto muoversi di un solo millimetro: « È quello che ho detto. E… »
deglutì a vuoto, arrossendo tutto d’un colpo; e poi aggiunse, mentre la ragazza
non gli staccava gli occhi di dosso con un misto si stupore e felicità: «
scusami tanto per… be’, praticamente per tutto… » si leccò le labbra e continuò
senza riuscire a distogliere lo sguardo, nonostante l’agitazione folle che lo
stava invadendo pian piano… quello era il momento perfetto per scusarsi, e
forse stava dicendo anche più del necessario. Come preso da un’ondata di
coraggio, affermò con voce tremante: « e sappi che non sei una lurida
Mezzosangue. E nemmeno una stupida ragazzina con manie di protagonismo e tutte
quelle sciocchezze che ti ho detto ingiustamente in questi anni e nei giorni
scorsi… sono uno stupido, solo uno stupido… Scusa
per tutto, Evans ».
A quel punto, Lily fece una cosa che
Severus non avrebbe mai potuto lontanamente immaginare. Senza nemmeno dargli il
tempo di capire cosa stesse succedendo, lei si strinse a lui, abbracciandolo e
bagnandosi leggermente la divisa con quella sua, e lo baciò delicatamente su
una guancia, rubandogli un gemito.
Severus fu sicuro di sentirsi sollevare
da terra… Lily Evans lo stava abbracciando… Lily Evans gli stava dando un
bacio…
È
un sogno? Si domandò, come se non
potesse essere vero.
Quando lei si allontanò da lui, sorridente,
si puntellò sui piedi e disse allegramente: « Era proprio quello che volevo
sentirti dire! » la sua voce tremò appena, tradendo l’emozione… le guance di
lei più rosse che mai, il suo sorriso più splendente del sole… « Allora ci
vediamo sabato pomeriggio alle due… proprio qui! mi raccomando, sii puntuale e
non darmi buca: non voglio prendere una ‘D’ con Lumacorno! » scherzò, fece tre
passi indietro e dopo aver fatto una piccola pausa, disse infine, lentamente,
con una dolcezza che solo lei riusciva a trasmettere: « E comunque… sappi che
io ti avevo già perdonato tutto, Severus…
» si voltò, con la lunga chioma rossa che le ondeggiava sulle spalle, e sparì a
passo svelto dietro ad un arazzo, senza voltarsi indietro.
Continua…