Edward’s Pov
“Hey Alice, vuoi aspettarmi?”
Sentii
un sonoro sbuffo provenire dall’altra stanza, con un lamento.
Beh,
mica era colpa mia se la mia amata Volvo era quasi morta lasciandoci le penne,
ed ora era rinchiusa in un officina di Seattle.
Già,
perché a Forks già era tanto se
c’era un meccanico per gonfiare le ruote delle biciclette.
“Tutte
le mattine sempre la stessa storia! Non posso accompagnarti nella tua scuola
alla Riserva, e poi ritornare qui a Forks nella mia!”
“Non
c’è nessun problema. Io ti accompagno a scuola, e poi vado a
“E
così prendi la mia amata porche?”
Urlò stridula, entrando nella mia stanza e puntandomi un dito contro.
Se
la mia macchina non mi avesse abbandonato, ora Alice non dovrebbe accompagnarmi
nella mia scuola, e poi andare nella sua.
Alla
Forks High School.
“Che
ti costa?” Domandai, esasperato. “Sarà solo per sette ore.
Giuro che il tuo gioiellino tornerà nelle tue mani
sano e salvo.”
Scosse
la testa prima a destra e poi a sinistra.
“Non
se ne parla. E poi dopo la scuola devo andare a fare shopping con Isabella ed
Angela.”
“
Isabella
Swan era una mia coetanea, che frequentava la mia
stessa scuola. Finché io non l’ho cambiata, per stare insieme al
mio migliore amico Jacob Black.
E
dulcis in fundo, Jake era anche un
dei migliori amici di Isabella.
Peccato
che io e lei avevamo scambiato sì e no due parole.
“Non
prendermi in giro. Soprattutto dopo gli occhioni che
hai messo in atto venerdì sera.”
La
guardai di sbieco, per poi abbassarmi per allacciare le scarpe.
“Cosa?
Quali occhioni?”
“Non fare l’idiota. ‘Oh, ci vediamo venerdì prossimo’?” Imitò
perfettamente la mia voce, facendo anche un gesto teatrale con le mani.
“Ti
odio quando fai così, lo sai vero?”
“No, mio caro. Tu mi odi quando io ho ragione. Guardi la mia
amica come se fosse un dolcetto strapieno di panna, per poi montarti Tanya tutte le sere.”
Tanya
Denali era la mia fidanzata.
Bella,
fisico perfetto e bionda. Insomma, molti la definivano
la solita Barbie.
Anche
lei andava nella stessa scuola di Alice, peccato che mia sorella non la
sopportasse per nulla al Mondo.
Non
l’amavo. Il nostro rapporto era basato prevalentemente sul sesso, e non
sull’amore reciproco.
Soprattutto
ora, che di storie serie non volevo nemmeno vederne l’ombra.
“Lascia
stare Tanya. Allora, sei
pronta?”
Annuì,
prendendo la sua borsa firmata Gucci e uscendo dalla nostra casa.
Nostra
madre era già a lavoro – insegnante in un asilo -, e così anche
nostro padre – chirurgo all’Ospedale di Forks.
Quando
montammo sulla porche, mi misi al volante.
“Dai,
ti accompagno a scuola e poi ti vengo a prendere alle tre.” Supplicai mia
sorella, attuando lo sguardo da cane bastonato.
La
maggior parte delle volte funzionava sempre.
“A
un quarto alle tre. E devi essere puntualissimo. Edward, un minuto di ritardo e
finché non riavrai la tua amata macchina andrai a piedi a
Rabbrividii
alla minaccia di mia sorella. Era capace di fare una cosa del genere, ed io lo
sapevo bene.
“Ovvio.
Sarò puntuale come un orologio svizzero.”
Scosse
la testa esasperata, mentre io sostavo momentaneamente in seconda fila,
aspettando che lei scendesse.
“Ancora
non riesco a capire perché si ostina così tanto a girare con quel
catorcio. Charlie le comprerebbe una macchina nuova all’istante.”
Chiusi
gli occhi a due fessure sottili.
Forse
parlava da sola?
“Cosa
diamine stai blaterando?”
“Isabella.”
Sospirò, tirando la maniglia dello sportello. “Quel pick up avrà si o no quarant’anni.”
Girai
lo sguardo, puntandolo nella stessa direzione in cui lo stava puntando anche
mia sorella.
Isabella
Swan scese dalla sua macchina – catorcio, da come lo definiva Alice -,
con disinvoltura, issandosi il suo zaino rosso su una spalla.
Indossava
de semplici jeans chiari, un cappotto beige e i capelli erano sciolti, raccolti
da un cerchietto nero.
Mi
erano sempre piaciute le ragazze alla moda, con i capelli ordinati e i vestiti
di marca.
Ma
lei, chissà perché, aveva qualcosa di diverso.
Non
si preoccupava di essere bella, perché lei era già perfetta
così.
Mi
passai una mano sui capelli energicamente, notando che Isabella alzò una
mano per salutare.
Stavo
ricambiando, quando mi resi conto che non salutava me, ma mia sorella.
Bravo coglione, Edward. Bravo
coglione.
Alice
mi congedò con un “Se non sarai puntuale sai quello che ti
accadrà.”
Sbattendo
la portiera della sua macchina giallo canarino, e dirigendosi verso una delle sue migliore amiche.
“Oh, Dio! Edward Cullen mi ha
appena sorriso!”
Jake
rise sommessamente, dopo che una ragazzina del primo anno aveva urlato hai
quattro venti quella frase.
Io
lo guardai di traverso.
Possibile
che anche quando scambiavo un sorriso cordiale con tutte le persone che mi
passavano davanti queste avevano una specie di attacco cardiaco?
Ed
il mio migliore amico Jacob Black di certo non faceva
nulla per fermare questi attacchi.
Anzi, ci rideva su, e anche di gusto.
Gli
tirai un pugno sul braccio, facendolo gemere dal dolore.
“Sei
tu che hai deciso di cambiare scuola.”
“L’ho
fatto per te!” Dissi, fingendomi indignato.
Io
avevo cambiato scuola e tutti i miei amici, soltanto per fare compagna al mio
migliore amico, dopo che suo padre si era trasferito a
“Che
gesto eroico.” Commentò, alzando gli occhi al cielo. “Ma
parliamo di cose serie.” Disse a un certo punto, prendendo posto al suo
solito banco.
Ora
di Trigonometria, l’unica che avevamo in comune.
Quindi,
una scusa in più per chiacchierare.
Eravamo
peggio di due zitelle pettegole.
“Cos’è
successo questa volta?”
Sapevo
che ogni volta che Jake voleva parlare di ‘cose serie’, si trattava di
qualche cavolata che non avrebbe mai visto la luce.
“Mi
piace una ragazza.”
Scattai
sulla sedia, con un sorriso a trentadue denti.
Jake
e una storia seria? No, non ce lo vedevo per niente.
“Cosa?”
“Me
ne sono reso conto pochi giorni fa.”
Si
grattò la testa, quasi imbarazzato.
Ancora
stentavo a crederci.
“Chi
è?”
“Riderai
di sicuro, se te lo dico.”
Diamine,
era davvero imbarazzato.
Gli
posai una mano sul braccio, che era steso lungo il banco.
“Jacob, sei il mio migliore amico. Sai che puoi dirmi tutto. E non riderò. La conosco?”
Sospirò,
prima di sganciare la bomba.
“Isabella. Isabella Swan.”
Per poco mi strozzai con la mia stessa saliva.
“Cosa?”
“Edward,
mi hai promesso che non avresti riso.”
“Diamine,
non sto ridendo!” Sbottai inviperito.
Come
potevo prendermela così tanto?
Era
il mio migliore amico, che aveva preso una cotta per… chi era per me
Isabella Swan?
Nessuno,
niente.
“Perché
ti stai alterando?”
“Scusa”,
biascicai, passandomi una mano fra i capelli. “E’
che non me l’aspettavo. Con tutte le ragazze che ci sono proprio
la tua migliore amica dovevi andare a prendere?”
“Ed, non è la mia migliore amica. Mio padre ed il suo si conoscono da una vita, e
quindi anche noi. Ma non è mai stata la mia migliore amica.”
Sembrava così serio, mentre faceva quel discorso.
Possibile
che Jacob Black si fosse innamorato?
Per
di più di Isabella Swan?
La
sua migliore amica?
La
migliore amica di mia sorella?
Quella
ragazzina che è anche
cresciuta insieme a me?
“Beh…
da quant’è che va avanti questa storia?”
“Da
qualche giorno, te l’ho detto.” Spiegò, abbassando il tono
della voce.
Il
professore era entrato, dando inizio alla lezione. “E’
successo così, senza che me ne rendessi conto. Ad un tratto non
vedevo più la solita Bells con cui facevo i
castelli di sabbia l’estate, ma la diciassettenne che è diventata.”
Cavolo,
sembrava davvero preso.
“Amico, io non so che dirti. Forse… sei sicuro che lei ricambierà
i tuoi sentimenti?”
Jacob
mi lanciò un’occhiataccia.
“Edward,
lo sai che mi stai dando una mano per la discesa?”
Sorrisi,
battendo un altro pugno sul suo braccio.
Il
secondo, nell’arco di quella giornata.
“La finisci? Sono sicuro che Bella capirà. E poi…
beh, credo che anche lei provi qualcosa per me.”
“Lo
spero.”
Questa
volta non sorrisi, issando il mio sguardo sul professore e cercando di prestare
attenzione a quella lezione.
A
casa Black, sul divano e con una ciotola di pop corn in mano, io e Jacob guardavamo una partita di Basket.
Lui
era nella squadra della nostra scuola, mentre io mi limitavo a seguire le
partite.
Dopo
che avevo lasciato quella di Forks, non volevo
più giocare.
“Idiota! Corri! Corri e tira quella palla!” Jake quasi si mise in piedi sul divano, iniziando a
lanciare dei pop corn contro il televisore.
Era
lui, l’idiota.
Quando
si ricompose, continuammo a vedere la partita pacificamente.
Finché
non sentimmo un rombo assordante provenire dal vialetto di casa Black.
Io
e Jake ci guardammo straniti.
“Aspettavi
qualcuno?” Domandai incurante, riprendendo a mangiare pop corn.
“No. Billy torna tardi stasera. Tu, aspettavi
qualcuno?”
“No.”
Poi,
un lampo mi balenò nella testa. “Cazzo, cazzo e cazzo!”
“Cos’hai
combinato?” Il mio amico stava per scoppiare a ridere.
“Dovevo andare a prendere Alice, alle tre. Merda! Mi sono dimenticato!”
“Sei
il solito deficiente.”
“Lo
sai che ora sei tu, a darmi una mano per la discesa?”
Jacob
non smise nemmeno per un attimo di ridere.
Io
andai alla porta, quasi con l’affanno e le mani che tremavano.
Avevo
paura di mia sorella. Diamine, se avevo paura.
Quando
l’aprii, un Alice dall’aspetto arrabbiato
e inquietante si presentò davanti hai miei occhi.
E
dietro di lei, Isabella Swan.
**
Ritardo assurdo. Beh, io ve l’avevo
detto che sono strapiena di interrogazioni ù_u
Insomma, io non so che dirvi, se non Grazie. So che è una cosa che
ripeto ogni volta, ma GRAZIE.
Non ho nemmeno risposto alle vostre
recensioni, ma recupererò. Lo giuro.
Insomma, in questo capitolo Jacob
rivela i suoi sentimenti a Edward, anche sicuro che Bella provi per lui le
stesse cose.
Ma ne siamo sicuri? .-.
Ce ne saranno delle belle, nel
prossimo capitolo. E per chi me l’ha chiesto nelle recensioni: sono tutti
umani, nella mia fanfiction.
Poi, una bella novità.
Visto che molte di voi non hanno twitter, ho deciso di farmi un account face book dove
possiamo parlare, e dove ci saranno spoiler dei capitoli e delle mie storie.
Eccomi qui: Tatiana
Yeah
E’ ancora vuoto (anche
perché l’ho fatto ieri .-.)
Grazie mille a tutti, dal primo all’ultimo.
E al prossimo capitolo :*