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Autore: Stella Di Mezzanotte    16/04/2011    1 recensioni
In uno scenario suggestivo come le campagne toscane e a Firenze, una ragazza americana si trova a vivere dal lusso di un appartamento in Italia, in una casa nel bosco con un giovane veterinario che ama e cura i cavalli... Una storia che parla di amicizia, amori passati e futuri. I due protagonisti Alessandro ed Elisabeth si conoscono, lui ventotto anni lei sedici, si attirano e respingono al tempo stesso come due calamite... un attrazzione che porterą a una storia ricca di elementi contrastanti...
Alessandro sarą tormentato dal passato e da un amore sofferto, Elisabeth curerą le sue ferite? Alessandro riuscirą ad amare di nuovo? O forse per la prima volta... chissą...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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quarto cappp

Quarto capitolo






Finalmente ero arrivata a Firenze! Non stavo più nella pelle! Non sapevo dove abitasse Alessandro ma speravo che fosse molto vicino a Firenze. L’avrei visitata in lungo e largo!

A proposito, ora cosa dovevo fare? Mia madre aveva detto che forse sarebbe venuto a prendermi, ma se non avevo neppure visto la sua foto come avrei fatto a riconoscerlo? Forse aveva visto lui una mia foto… ma poi, dove dovevo aspettarlo?

Sbuffai e presi la valigia, dovevo telefonare a mia madre per dirle che ero arrivata e per chiarire questa situazione.

<< Pronto Mamma? >>

<< Tesoro mio, sei arrivata! Aspettavo con ansia la tua chiamata! >>

<< Sì, ho preferito chiamarti una volta arrivata direttamente a Firenze. >>

<< Hai fatto buon viaggio? >>

<< Sì, mi ha fatto compagnia un uomo molto simpatico fino a Roma. E’ un medico e ha un figlio poco più grande di me. >>

<< Ah bene, tesoro, sono contenta. Comunque aspettavo la tua chiamata anche per dirti che Alessandro è dovuto partire per un comizio proprio a Roma, quando ancora tu eri in volo. Mi ha detto che ti basterà dare l’indirizzo a un tassista e ti porterà a casa sua. Lì lo aspetterai. >>

<< Ah ecco… perché non sapevo cosa dovevo fare. Qui tutti parlano in italiano, i tassisti mi capiranno? >>

<< Certo cara, sono abituati a tutto! Dagli subito l’indirizzo e non ci saranno problemi. Tieni acceso il cellulare, ti telefonerò più tardi. Ora vado a dormire che sono anch’io stanchissima, sai che ore sono qui? >>

<< Dovrebbe essere l’una di notte, giusto? >>

<< Sì amore, ma io e tuo padre aspettavamo la tua telefonata per stare tranquilli. Ti chiamo domani, per te stasera! Ti voglio bene tesoro. >>

<< Anch’io Mamma. >>

Chiusi la chiamata e rimisi il cellulare nella borsa. Uscii dall’aeroporto e mi avvicinai a uno dei tanti taxi che erano posteggiati fuori.

Entrai in una macchina libera e detti subito il bigliettino con l’indirizzo.

Il conducente sembrò capire che non ero neppure italiana e partì senza dire nulla.

Sospirai di sollievo e mi misi comoda. Quando arrivammo in città mi sporsi felice fuori dal finestrino. Le strane erano affollate già di prima mattina e guardai con un sorriso i piccoli bar con le scritte italiane e i locali. Non capivo cosa significavano ma mi piacevano!

Durante il tragitto osservai praticamente tutto, contenta di essere nella città dei miei sogni. I vecchi ponti erano uno spettacolo e immaginavo come sarebbe stato bello passeggiarci sopra.

Vidi anche alcune chiese ma non passammo per il centro. Avevo capito che il posto dove viveva Alessandro era fuori città e un po’ mi dispiaceva, tuttavia quando ci inoltrammo nelle campagne toscane mi dovetti ricredere. Anche quelle avevano il loro fascino. Lunghe distese verdi e alti alberi facevano bella mostra di sé. C’erano parecchie case abbandonate, altre invece molto belle e sfarzose, ma nel complesso erano ovviamente molto diverse rispetto a quelle a cui ero abituata, ma avevano qualcosa di misterioso e affascinante.

Dopo quasi un’ora di viaggio al di fuori della città il taxi si fermò davanti a uno stretto vialetto che si andava allargando man mano che procedevamo, fino ad arrivare a un imponente cancello nero molto particolare.

Al di là di esso c’era un lungo viale, costeggiato da alti pini, mentre il bordo della strada era drappeggiato di fiori di ogni tipo. In lontananza si vedeva un vecchio rudere, di sicuro ristrutturato.

<< Signorina devo lasciarla qui? >>

Lo disse in Italiano ma dai suoi gesti capii il significato. Mi scrisse il prezzo da pagare e io gli detti i soldi che mio padre prima di partire mi aveva dato. Aveva cambiato in euro i dollari.

<< Grazie >> dissi in italiano, l’unica parola che conoscevo insieme al loro saluto “ ciao “

Scesi, sperando che ci fosse qualcuno per non dover aspettare Alessandro fin quando sarebbe arrivato. Era una zona abbastanza isolata ed ebbi un fremito di paura nel vedere allontanarsi il taxi. Controllai il cellulare e non aveva molto campo.

Mi avvicinai al cancello e notai un piccolo citofono. Suonai e dopo un paio di secondi mi rispose una voce in italiano. Non sapendo cosa rispondere e cosa dire in quella lingua dissi solo il mio nome e cognome, di sicuro mi aspettavano quindi avrebbero capito.

Il cancello infatti si aprì e io entrai titubante.

Quel posto era davvero immenso. La strada era molto larga e raccolsi un bellissimo fiore rosa e viola dal bordo della stradina. C’era un immenso prato curato ai due lati della strada, dietro gli alti pini e alcune fontane molto particolari poste in punti strategici.

Più mi avvicinavo, più potevo vedere da vicino quel rudere. Era imponente e nella parte esterna recava gli evidenti segni del passato. Era molto alto e contai tre piani. A ogni finestra c’era un piccolo balconcino con tantissime piante e fiori. Delle tende bianche s’intravedevano al di là dei vetri, mentre diverse piante rampicanti risalivano per tutta la struttura.

L’ingresso era molto bello, con il portone grande e in legno così come le poche scale che lo precedevano.

Non appena arrivai davanti al portone, questo si aprì e un uomo sulla settantina mi sorrise caldamente.

<< La signorina Elisabeth Wilson? >>

Magnifico! Parlava l’americano!

<< Sì sono io! >> risposi rilassata di potermi esprimere.

<< Molto bene, venga con me. >>

Feci un sospiro di sollievo e lo seguii all’interno della grande casa. L’interno era molto rustico e non andava in disaccordo con l’aspetto esterno. Tuttavia, potei notare come l’arredamento e gli accessori sparsi per la casa erano di un gusto particolare e mirato: mobili in legno rustico, grandi lampade a olio, divani bianchi e tavolini di vimini.

Ci spostammo in un lungo corridoio drappeggiato di quadri di ogni genere. Non mi soffermai molto a guardarli, ma si trattava di molti classici e alcuni astratti.

L’uomo davanti a me che di sicuro doveva essere un cameriere mi fece entrare in una sala molto grande costituita da grandi archi di pietra. C’era una cucina molto grande, sempre in legno, ma molto carina.

Una donna, che poteva avere più o meno la stessa età del cameriere che mi aveva accompagnato fin lì era indaffarata ai fornelli, ma non appena si accorse della nostra presenza lasciò tutto e ci raggiunse.

<< Cara, sei arrivata! >>

Fantastico! Anche lei sapeva l’americano!

<< Sì signora. Sono contenta che lei parli la mia stessa lingua. >>

Lei sorrise e si asciugò le mani sul grembiule azzurro e bianco che indossava.

<< Abbiamo servito per anni il signor Dickinson e grazie a lui abbiamo imparato la lingua americana. >>

<< Il signor Dickinson? >> 

Dove avevo già sentito quel cognome?

<< Sì, il nonno di Alessandro! Purtroppo è morto da alcuni anni ma ha lasciato al nipote questo bellissimo rudere che lui ha rimodernato in maniera eccellente! >>

<< Sì è molto bello, anche se ho visto poco. >> dissi pensando ancora a quel cognome. Ricordavo di averlo sentito ma ero troppo presa da tutte queste novità e non riuscivo a ricordare.

<< Oh Lorenzo! Non hai neppure fatto gli onori di casa? >>

La donna si era voltata verso il cameriere che mi guardò con aria di scuse.

<< Biscottino, ho pensato di portarla prima da te! >>

Biscottino? Era una parola italiana sicuramente o almeno l’aveva pronunciata così. Dovetti ammettere che mi faceva ridere. Doveva essere di sicuro un nomignolo a giudicare dalla faccia sconvolta della signora.

<< A distanza di cinquant’anni mi chiami ancora in quel modo? Andiamo, smettila e vai a lavorare! >>

Ero divertita dai loro battibecchi perché mi ricordavano tanto quelli di Meredith e Jason.

<< Cara, scusa mio marito. E’ sempre il solito burlone! >>

Ah! Erano sposati! Avrei dovuto immaginarlo!

Lorenzo mi salutò, facendo un piccolo inchino e togliendosi il cappellino di paglia che indossava. Gli sorrisi ma quel pover’uomo rischiò di cadere dopo che la moglie gli dette una pacca sulla schiena. Tuttavia sorrideva anche lei! Già quella coppia mi piaceva.

<< Aspetta, spengo il fuoco e ti faccio visitare la casa. >>

<< Non voglio interrompere ciò che stava facendo, posso aspettare. >>

<< No, no. Guarda hai ancora la valigia e lo zaino. Ti mostro pure la tua stanza così potrai sistemarti e rinfrescarti. Il viaggio sarà stato molto lungo. >>

Effettivamente avevo bisogno di tutto questo perciò sorrisi e la seguii di nuovo nel corridoio.

Osservai ancora i quadri e le anfore poste di tanto in tanto a ridosso del muro.

Infondo c’era un’alta vetrata da cui si vedeva l’altra parte del bosco che non avevo visto. Era molto grande e pieno di alberi di ogni tipo.

<< E’ bello vero? >>

La signora interruppe i miei pensieri e non mi accorsi che mi ero fermata dinnanzi la vetrata, rimanendo indietro.

<< Uno spettacolo bellissimo! >>

<< Sì, buona parte di questo bosco era di proprietà del signor Dickinson e ora naturalmente è di Alessandro. Lui e mio marito se ne occupavano spesso ma purtroppo Lorenzo ha dei problemi e non può abbassarmi e muoversi più come una volta. L’età si fa sentire quindi Alessandro ha bisogno di qualcun altro che l’aiuti e che si prenda cura dei cavalli quando lui non c’è, per non parlare poi del laboratorio! >>

<< Laboratorio? >>

<< Sì tesoro, Alessandro è un veterinario che però ha una cerchia stretta di clienti che ormai lo conoscono. Si prende cura privatamente di cavalli che sono stati dati per il macello perché non riescono a camminare o hanno problemi di altro tipo. Lui se ne occupa anche per mesi e riesce sempre a rimetterli in sesto! >>

Interessante. Amava i cavalli quindi. Avevamo almeno una cosa in comune. Avevo sempre sognato di avere un cavallo ma i miei sia per paura che per non farmi distrarre dalla scuola non me ne avevano comprato uno, pur avendone la possibilità.

<< Anche a me piacciono molto i cavalli. >> dissi sovrappensiero, mentre salivamo delle scale in legno, per salire al piano di sopra.

<< Lo so. >> disse con un sorriso la signora mentre mi faceva vedere il piano superiore.

Come lo sapeva?

<< Allora, qui c’è un grande bagno, una sala relax e tre camere da letto, di cui una tua. >>

Vidi il bagno, che era grande e molto bello, tutto in marmo bianco, con una grande vasca. I lavandini erano due, poggiati su un piano di marmo e davanti c’era uno specchio molto particolare con rifiniture in oro.

La sala relax era composta da due divani bianchi di diversa misura, un tavolo di vetro all’angolo della stanza, con tanti vini  e liquori e dei bassi bicchierini in vetro.

Una piantana molto particolare, che dava l’aspetto di antico e poi attaccata alla parete, di fronte i divani, c’era un immensa libreria, piena di ogni genere di libro e al centro uno spazio dedicato a un grande televisore al plasma.

Ad angolo un caminetto, in quel momento spento e sopra il pianale di legno diversi portafotografie.

Era una stanza dall’aspetto molto caldo e accogliente.

<< Questa è la tua stanza! >>

Entrai nella camera in tipico stile napoleonico. C’erano un armadio in legno ma davvero molto bello, un letto nero in ferro battuto, un comò dall’aspetto molto antico e uno scrittoio in legno con vari cassettini.

Poi c’era una poltroncina in velluto rosso e infine sul comodino una grande abatjour molto fine.

<< E’ la stanza più bella di tutte! Le altre sono più o meno le stesse, ma questa ha qualcosa di molto particolare ed elegante. >>

Sorrisi educatamente e posai lo zaino sul letto, mentre la valigia la misi vicino all’armadio.

<< All’interno dell’armadio ci sono lenzuola pulite e delle coperte. Sai qui alle volte fa molto freddo. >>

Annuii e spostai le tende bianche di merletto per guardare fuori. La mia stanza si affacciava dalla parte opposta della casa e con curiosità vidi una stalla e un recinto dove si trovavano in quel momento sei cavalli.

<< Sono bellissimi. >> mi lasciai sfuggire.

<< Sì, ma non sono tutti i cavalli di Alessandro. Uno era il preferito di suo nonno e lui ci è molto affezionato e l’altro è il suo. >>

<< Gli altri quattro? >>

<< Tre sono dei suoi clienti, l’altro no. >>

Non aggiunsi altro e chiusi le tende, avvicinandomi alla valigia per aprirla.

<< Se vuoi posso farti vedere anche il terzo piano, ma c’è solo la camera di Alessandro, una stanza dove lui tiene tutti i suoi documenti e infine il suo studio. Quel piano è dedicato interamente a lui. >>

<< Oh no, assolutamente! Grazie. >>

Non volevo essere invadente anche se ero terribilmente curiosa di vedere la sua stanza e non sapevo il perché.

<< Tornerà tardi? >> chiesi pentendomene subito.

<< Alessandro? Non so, è a Roma per una riunione di lavoro. In genere torna la sera, quindi lo conoscerai a cena sicuramente. >>

Sorrisi e feci per tornare alla valigia.

<< Tesoro io sono giù, tu metti a posto le tue cose e rinfrescati. Tra un’ora pranzeremo. >>

<< Certo, grazie ancora. >>

Lei sorrise materna e uscì chiudendosi la porta alle spalle. Io lasciai andare un profondo respiro e mi buttai sul letto.

Che giornata!

Mi guardai attorno e tutto ciò mi sembrava incredibile. Fino al giorno precedente ero a casa mia e ora ero in Italia, a casa di un ragazzo che non conoscevo.

Mi aspettavano giorni pesanti in cui avrei dovuto imparare bene l’italiano, altrimenti tutti questi sforzi sarebbero stati vani e non potevo deludere i miei genitori per avermi dato quest’occasione.

Sistemai con cura le mie cose nell’armadio e poi presi l’occorrente per farmi una doccia veloce.

Quando fui pronta scesi al piano di sotto e trovai la signora ancora ai fornelli.

<< Ehm… >>

Mi resi conto di non sapere bene come chiamarla.

<< Ah sei qui! Chiamami pure Giulia! >>

<< Ok, Giulia. >>

<< Vieni, oggi mangiamo fuori! C’è un po’ di freddo ma è una bellissima giornata! >>

La vidi uscire da una porta del retro della cucina che non avevo visto. La seguii e rimasi meravigliata quando vidi un grande prato fatto all’inglese, coperto in parte da un piccolo portico. C’era un divano sempre bianco, un lungo tavolo, in quel momento apparecchiato con al centro un vaso con dei bellissimi fiori, e un piccolo grill in un angolo.

<< Siediti cara! >>

In quel momento arrivò anche il signor Lorenzo che si sedette di fronte a me, mentre Giulia rientrava per poi tornare con un grosso tegame tra le braccia.

<< Ho pensato di cucinare qualche specialità italiana in onore del tuo arrivo! >>

La guardai con tenerezza, quella donna era meravigliosamente dolce!

<< Grazie >> dissi soltanto incontrando lo sguardo del signor Lorenzo che mi sorrideva di rimando.

<< Oggi si mangia bene Elisabeth! Di solito all’ora di pranzo, quando non c’è Alessandro mi rifila un panino >>

Lorenzo guardò la moglie con un sorriso che al contrario, afferrò un panino dal paniere e glielo mise davanti.

<< Potresti mangiare questo anche oggi! >>

<< Oh no, per favore! La pasta al forno è troppo buona! Non fare questo a un povero vecchio! >>

Giulia sorrise e lo stesso feci io.

<< Vedi Elisabeth, la pasta al forno è un primo piatto tipico italiano, spero ti piacerà! >>

Non avevo mai mangiato questa pasta ed ero curiosa di assaggiarla. Già il profumo che lasciava nell’aria era parecchio invitante.

Mi riempì il piatto di pasta e io aspettai che tutti fossero serviti prima di assaggiarla.

<< Complimenti Giulia, è buonissima! >>

Sul serio, questa pasta era fantastica!

<< Ho paura che mi abituerò facilmente a questi piatti. >> dissi con entusiasmo.

<< Sarò felice di prepararteli. Anche Alessandro ne va ghiotto, infatti gli ho conservato una porzione per stasera. >>

Il pranzo andò avanti fin quando non fui piena da morire! Anche i secondi piatti, che io non ero abituata a mangiare di solito, erano delle cose meravigliose. Chissà quanto sarei ingrassata nei mesi che avrei passato con loro!

Mentre l’aiutavo a sparecchiare, nonostante Giulia non volesse farmi fare nulla, le chiesi di parlarmi di Alessandro, perché ero sempre più curiosa di vederlo.

<< E’ un bravo ragazzo e anche molto bello! E’ in gamba, sa quello che vuole. Un ragazzo molto intelligente! Ama gli animali, specialmente i suoi cavalli e si prende cura di loro nel suo laboratorio. >>

<< Si occupa solo di cavalli? >>

<< No, di tutti gli animali in genere, ma come ti ho detto prima lui ama moltissimo i cavalli ed è conosciuto in varie parti del mondo per curare quelli che in pratica sono dati per spacciati. >>

<< Capisco… la sua fidanzata sarà molto orgogliosa di lui. >> dissi cercando di capirci di più.

A quella domanda però Giulia si adombrò suscitando ancora di più la mia curiosità.

<< C’è stata una donna molto importante nella sua vita e che l’ha segnato parecchio… ma adesso non credo abbia una compagna. >>

Una donna molto importante nella sua vita? A me in ogni caso non doveva interessare… ero già così curiosa senza manco conoscerlo?

<< D’accordo… quando comincerò a lavorare per lui? Domani? Devo pur sdebitarmi per la vostra ospitalità! >>

Giulia mi sorrise e mise a posto gli ultimi piatti rimasti dentro la credenza.

<< Penso domani, ma per noi e Alessandro è un piacere averti qui. >>

Sospirai e mi guardai intorno, senza sapere cosa fare. Lui sarebbe tornato stasera e avrei cominciato a lavorare domani. Avrei potuto studiare nel frattempo.

<< Elisabeth, tua madre non ti ha detto nulla sulla sorpresa che ti aspetta vero? >>

Guardai Giulia senza capire.

<< Quale sorpresa? >>

<< Molto bene! Seguimi! >>

Si tolse il grembiule e mi prese per mano. Mi guidò all’esterno della casa e facemmo il giro per raggiungere la parte opposta del giardino, che dava sul bosco. Vidi la scuderia e il recinto dove adesso c’era solo un cavallo.

Man mano che ci avvicinavamo e lo vidi meglio dovetti ammettere che era molto bello. Era di colore marrone scuro che dava quasi sul rossiccio, con una goccia bianca al centro del muso e la criniera scura che sotto i raggi del sole aveva riflessi ramati.

<< Che bel cavallo! >> esclamai quando ci fermammo davanti al recinto.

<< E’ una femmina ed è tua. >>

Quasi mi venne un colpo. Era mia?

<< Come? Cosa? Io… >>

<< Sì mia cara, i tuoi genitori hanno mandato un assegno ad Alessandro, per comprarti un cavallo, chiedendo a lui di sceglierlo per te, in modo che l’avresti trovato già qui al tuo arrivo. >>

Ascoltavo le parole di Lorenzo che ci aveva appena raggiunto, senza crederci sul serio.

<< E’ una cavalla bellissima e molto giovane. Ha solo due anni! >>

Giulia mi teneva per un braccio ed io le sorrisi felice.

Non riuscivo a crederci! I miei genitori mi avevano finalmente regalato un cavallo!

<< Accidenti, non posso ancora crederci. E’ stupenda, posso accarezzarla? >> domandai al colmo della felicità.

<< Certo, è tua! >> disse contento Lorenzo.

Mi avvicinai di più e accarezzai il muso morbido della mia cavalla, che fuoriusciva dal recinto. Era morbido e setoso. Intrecciai piano le dita sulla sua criniera, dal colore sorprendente e sorrisi felice.

<< L’ha scelta Alessandro? >>

<< Sì, Elisabeth. Ha scelto la più bella da un allevamento che lui conosce bene, lo stesso dove ha preso il suo quattro anni fa. >>

Stetti non so quanto tempo ad ammirarla fino a quando una voce roca e affascinante non mi fece voltare di scatto.

 

 

 

  
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