quarto cappp
Quarto
capitolo
Finalmente
ero arrivata a Firenze! Non stavo più nella pelle! Non
sapevo dove abitasse
Alessandro ma speravo che fosse molto vicino a Firenze.
L’avrei visitata in
lungo e largo!
A proposito,
ora cosa dovevo fare? Mia madre aveva detto che forse sarebbe venuto
a prendermi, ma se non avevo neppure visto la sua foto come avrei fatto
a
riconoscerlo? Forse aveva visto lui una mia foto… ma poi,
dove dovevo
aspettarlo?
Sbuffai
e presi la valigia, dovevo telefonare a mia madre per dirle che ero
arrivata e
per chiarire questa situazione.
<<
Pronto Mamma? >>
<<
Tesoro mio, sei arrivata! Aspettavo con ansia la tua chiamata!
>>
<<
Sì, ho preferito chiamarti una volta arrivata direttamente a
Firenze. >>
<<
Hai fatto buon viaggio? >>
<<
Sì, mi ha fatto compagnia un uomo molto simpatico fino a
Roma. E’ un medico e
ha un figlio poco più grande di me. >>
<<
Ah bene, tesoro, sono contenta. Comunque aspettavo la tua chiamata
anche per
dirti che Alessandro è dovuto partire per un comizio proprio
a Roma, quando
ancora tu eri in volo. Mi ha detto che ti basterà dare
l’indirizzo a un
tassista e ti porterà a casa sua. Lì lo
aspetterai. >>
<<
Ah ecco… perché non sapevo cosa dovevo fare. Qui
tutti parlano in italiano, i
tassisti mi capiranno? >>
<<
Certo cara, sono abituati a tutto! Dagli subito l’indirizzo e
non ci saranno
problemi. Tieni acceso il cellulare, ti telefonerò
più tardi. Ora vado a
dormire che sono anch’io stanchissima, sai che ore sono qui?
>>
<<
Dovrebbe essere l’una di notte, giusto? >>
<<
Sì amore, ma io e tuo padre aspettavamo la tua telefonata
per stare tranquilli.
Ti chiamo domani, per te stasera! Ti voglio bene tesoro.
>>
<<
Anch’io Mamma. >>
Chiusi
la chiamata e rimisi il cellulare nella borsa. Uscii
dall’aeroporto e mi
avvicinai a uno dei tanti taxi che erano posteggiati fuori.
Entrai
in una macchina libera e detti subito il bigliettino con
l’indirizzo.
Il
conducente sembrò capire che non ero neppure italiana e
partì senza dire nulla.
Sospirai
di sollievo e mi misi comoda. Quando arrivammo in città mi
sporsi felice fuori
dal finestrino. Le strane erano affollate già di prima
mattina e guardai con un
sorriso i piccoli bar con le scritte italiane e i locali. Non capivo
cosa
significavano ma mi piacevano!
Durante
il tragitto osservai praticamente tutto, contenta di essere nella
città dei
miei sogni. I vecchi ponti erano uno spettacolo e immaginavo come
sarebbe stato
bello passeggiarci sopra.
Vidi
anche alcune chiese ma non passammo per il centro. Avevo capito che il
posto
dove viveva Alessandro era fuori città e un po’ mi
dispiaceva, tuttavia quando
ci inoltrammo nelle campagne toscane mi dovetti ricredere. Anche quelle
avevano
il loro fascino. Lunghe distese verdi e alti alberi facevano bella
mostra di
sé. C’erano parecchie case abbandonate, altre
invece molto belle e sfarzose, ma
nel complesso erano ovviamente molto diverse rispetto a quelle a cui
ero
abituata, ma avevano qualcosa di misterioso e affascinante.
Dopo
quasi un’ora di viaggio al di fuori della città il
taxi si fermò davanti a uno
stretto vialetto che si andava allargando man mano che procedevamo,
fino ad
arrivare a un imponente cancello nero molto particolare.
Al
di là di esso c’era un lungo viale, costeggiato da
alti pini, mentre il bordo
della strada era drappeggiato di fiori di ogni tipo. In lontananza si
vedeva un
vecchio rudere, di sicuro ristrutturato.
<<
Signorina devo lasciarla qui? >>
Lo
disse in Italiano ma dai suoi gesti capii il significato. Mi scrisse il
prezzo
da pagare e io gli detti i soldi che mio padre prima di partire mi
aveva dato.
Aveva cambiato in euro i dollari.
<<
Grazie >> dissi in italiano, l’unica parola che
conoscevo insieme al loro
saluto “ ciao “
Scesi,
sperando che ci fosse qualcuno per non dover aspettare Alessandro fin
quando
sarebbe arrivato. Era una zona abbastanza isolata ed ebbi un fremito di
paura
nel vedere allontanarsi il taxi. Controllai il cellulare e non aveva
molto
campo.
Mi
avvicinai al cancello e notai un piccolo citofono. Suonai e dopo un
paio di
secondi mi rispose una voce in italiano. Non sapendo cosa rispondere e
cosa
dire in quella lingua dissi solo il mio nome e cognome, di sicuro mi
aspettavano quindi avrebbero capito.
Il
cancello infatti si aprì e io entrai titubante.
Quel
posto era davvero immenso. La strada era molto larga e raccolsi un
bellissimo
fiore rosa e viola dal bordo della stradina. C’era un immenso
prato curato ai
due lati della strada, dietro gli alti pini e alcune fontane molto
particolari
poste in punti strategici.
Più
mi avvicinavo, più potevo vedere da vicino quel rudere. Era
imponente e nella
parte esterna recava gli evidenti segni del passato. Era molto alto e
contai
tre piani. A ogni finestra c’era un piccolo balconcino con
tantissime piante e
fiori. Delle tende bianche s’intravedevano al di
là dei vetri, mentre diverse piante
rampicanti risalivano per tutta la struttura.
L’ingresso
era molto bello, con il portone grande e in legno così come
le poche scale che
lo precedevano.
Non
appena arrivai davanti al portone, questo si aprì e un uomo
sulla settantina mi
sorrise caldamente.
<<
La signorina Elisabeth Wilson? >>
Magnifico!
Parlava l’americano!
<<
Sì sono io! >> risposi rilassata di potermi
esprimere.
<<
Molto bene, venga con me. >>
Feci
un sospiro di sollievo e lo seguii all’interno della grande
casa. L’interno era
molto rustico e non andava in disaccordo con l’aspetto
esterno. Tuttavia, potei
notare come l’arredamento e gli accessori sparsi per la casa
erano di un gusto
particolare e mirato: mobili in legno rustico, grandi lampade a olio,
divani
bianchi e tavolini di vimini.
Ci
spostammo in un lungo corridoio drappeggiato di quadri di ogni genere.
Non mi
soffermai molto a guardarli, ma si trattava di molti classici e alcuni
astratti.
L’uomo
davanti a me che di sicuro doveva essere un cameriere mi fece entrare
in una sala
molto grande costituita da grandi archi di pietra. C’era una
cucina molto
grande, sempre in legno, ma molto carina.
Una
donna, che poteva avere più o meno la stessa età
del cameriere che mi aveva
accompagnato fin lì era indaffarata ai fornelli, ma non
appena si accorse della
nostra presenza lasciò tutto e ci raggiunse.
<<
Cara, sei arrivata! >>
Fantastico!
Anche lei sapeva l’americano!
<<
Sì signora. Sono contenta che lei parli la mia stessa
lingua. >>
Lei
sorrise e si asciugò le mani sul grembiule azzurro e bianco
che indossava.
<<
Abbiamo servito per anni il signor Dickinson e grazie a lui abbiamo
imparato la
lingua americana. >>
<<
Il signor Dickinson? >>
Dove
avevo già sentito quel cognome?
<<
Sì, il nonno di Alessandro! Purtroppo è morto da
alcuni anni ma ha lasciato al
nipote questo bellissimo rudere che lui ha rimodernato in maniera
eccellente!
>>
<<
Sì è molto bello, anche se ho visto poco.
>> dissi pensando ancora a quel
cognome. Ricordavo di averlo sentito ma ero troppo presa da tutte
queste novità
e non riuscivo a ricordare.
<<
Oh Lorenzo! Non hai neppure fatto gli onori di casa? >>
La
donna si era voltata verso il cameriere che mi guardò con
aria di scuse.
<< Biscottino, ho pensato di portarla
prima da te! >>
Biscottino?
Era una parola
italiana sicuramente o almeno l’aveva pronunciata
così. Dovetti ammettere che
mi faceva ridere. Doveva essere di sicuro un nomignolo a giudicare
dalla faccia
sconvolta della signora.
<<
A distanza di cinquant’anni mi chiami ancora in quel modo?
Andiamo, smettila e
vai a lavorare! >>
Ero
divertita dai loro battibecchi perché mi ricordavano tanto
quelli di Meredith e
Jason.
<<
Cara, scusa mio marito. E’ sempre il solito burlone!
>>
Ah!
Erano sposati! Avrei dovuto immaginarlo!
Lorenzo
mi salutò, facendo un piccolo inchino e togliendosi il
cappellino di paglia che
indossava. Gli sorrisi ma quel pover’uomo rischiò
di cadere dopo che la moglie
gli dette una pacca sulla schiena. Tuttavia sorrideva anche lei!
Già quella
coppia mi piaceva.
<<
Aspetta, spengo il fuoco e ti faccio visitare la casa. >>
<<
Non voglio interrompere ciò che stava facendo, posso
aspettare. >>
<<
No, no. Guarda hai ancora la valigia e lo zaino. Ti mostro pure la tua
stanza
così potrai sistemarti e rinfrescarti. Il viaggio
sarà stato molto lungo.
>>
Effettivamente
avevo bisogno di tutto questo perciò sorrisi e la seguii di
nuovo nel
corridoio.
Osservai
ancora i quadri e le anfore poste di tanto in tanto a ridosso del muro.
Infondo
c’era un’alta vetrata da cui si vedeva
l’altra parte del bosco che non avevo
visto. Era molto grande e pieno di alberi di ogni tipo.
<<
E’ bello vero? >>
La
signora interruppe i miei pensieri e non mi accorsi che mi ero fermata
dinnanzi
la vetrata, rimanendo indietro.
<<
Uno spettacolo bellissimo! >>
<<
Sì, buona parte di questo bosco era di proprietà
del signor Dickinson e ora
naturalmente è di Alessandro. Lui e mio marito se ne
occupavano spesso ma
purtroppo Lorenzo ha dei problemi e non può abbassarmi e
muoversi più come una
volta. L’età si fa sentire quindi Alessandro ha
bisogno di qualcun altro che
l’aiuti e che si prenda cura dei cavalli quando lui non
c’è, per non parlare poi
del laboratorio! >>
<<
Laboratorio? >>
<<
Sì tesoro, Alessandro è un veterinario che
però ha una cerchia stretta di
clienti che ormai lo conoscono. Si prende cura privatamente di cavalli
che sono
stati dati per il macello perché non riescono a camminare o
hanno problemi di
altro tipo. Lui se ne occupa anche per mesi e riesce sempre a
rimetterli in
sesto! >>
Interessante.
Amava i cavalli quindi. Avevamo almeno una cosa in comune. Avevo sempre
sognato
di avere un cavallo ma i miei sia per paura che per non farmi distrarre
dalla
scuola non me ne avevano comprato uno, pur avendone la
possibilità.
<<
Anche a me piacciono molto i cavalli. >> dissi
sovrappensiero, mentre
salivamo delle scale in legno, per salire al piano di sopra.
<<
Lo so. >> disse con un sorriso la signora mentre mi
faceva vedere il
piano superiore.
Come
lo sapeva?
<<
Allora, qui c’è un grande bagno, una sala relax e
tre camere da letto, di cui
una tua. >>
Vidi
il bagno, che era grande e molto bello, tutto in marmo bianco, con una
grande
vasca. I lavandini erano due, poggiati su un piano di marmo e davanti
c’era uno
specchio molto particolare con rifiniture in oro.
La
sala relax era composta da due divani bianchi di diversa misura, un
tavolo di
vetro all’angolo della stanza, con tanti vini
e liquori e dei bassi bicchierini in vetro.
Una
piantana molto particolare, che dava l’aspetto di antico e
poi attaccata alla
parete, di fronte i divani, c’era un immensa libreria, piena
di ogni genere di
libro e al centro uno spazio dedicato a un grande televisore al plasma.
Ad
angolo un caminetto, in quel momento spento e sopra il pianale di legno
diversi
portafotografie.
Era
una stanza dall’aspetto molto caldo e accogliente.
<<
Questa è la tua stanza! >>
Entrai
nella camera in tipico stile napoleonico. C’erano un armadio
in legno ma
davvero molto bello, un letto nero in ferro battuto, un comò
dall’aspetto molto
antico e uno scrittoio in legno con vari cassettini.
Poi
c’era una poltroncina in velluto rosso e infine sul comodino
una grande
abatjour molto fine.
<<
E’ la stanza più bella di tutte! Le altre sono
più o meno le stesse, ma questa
ha qualcosa di molto particolare ed elegante. >>
Sorrisi
educatamente e posai lo zaino sul letto, mentre la valigia la misi
vicino
all’armadio.
<<
All’interno dell’armadio ci sono lenzuola pulite e
delle coperte. Sai qui alle
volte fa molto freddo. >>
Annuii
e spostai le tende bianche di merletto per guardare fuori. La mia
stanza si
affacciava dalla parte opposta della casa e con curiosità
vidi una stalla e un
recinto dove si trovavano in quel momento sei cavalli.
<<
Sono bellissimi. >> mi lasciai sfuggire.
<<
Sì, ma non sono tutti i cavalli di Alessandro. Uno era il
preferito di suo
nonno e lui ci è molto affezionato e l’altro
è il suo. >>
<<
Gli altri quattro? >>
<<
Tre sono dei suoi clienti, l’altro no. >>
Non
aggiunsi altro e chiusi le tende, avvicinandomi alla valigia per
aprirla.
<<
Se vuoi posso farti vedere anche il terzo piano, ma
c’è solo la camera di
Alessandro, una stanza dove lui tiene tutti i suoi documenti e infine
il suo
studio. Quel piano è dedicato interamente a lui.
>>
<<
Oh no, assolutamente! Grazie. >>
Non
volevo essere invadente anche se ero terribilmente curiosa di vedere la
sua
stanza e non sapevo il perché.
<<
Tornerà tardi? >> chiesi pentendomene subito.
<<
Alessandro? Non so, è a Roma per una riunione di lavoro. In
genere torna la sera,
quindi lo conoscerai a cena sicuramente. >>
Sorrisi
e feci per tornare alla valigia.
<<
Tesoro io sono giù, tu metti a posto le tue cose e
rinfrescati. Tra un’ora
pranzeremo. >>
<<
Certo, grazie ancora. >>
Lei
sorrise materna e uscì chiudendosi la porta alle spalle. Io
lasciai andare un
profondo respiro e mi buttai sul letto.
Che
giornata!
Mi
guardai attorno e tutto ciò mi sembrava incredibile. Fino al
giorno precedente
ero a casa mia e ora ero in Italia, a casa di un ragazzo che non
conoscevo.
Mi
aspettavano giorni pesanti in cui avrei dovuto imparare bene
l’italiano,
altrimenti tutti questi sforzi sarebbero stati vani e non potevo
deludere i
miei genitori per avermi dato quest’occasione.
Sistemai
con cura le mie cose nell’armadio e poi presi
l’occorrente per farmi una doccia
veloce.
Quando
fui pronta scesi al piano di sotto e trovai la signora ancora ai
fornelli.
<<
Ehm… >>
Mi
resi conto di non sapere bene come chiamarla.
<<
Ah sei qui! Chiamami pure Giulia! >>
<<
Ok, Giulia. >>
<<
Vieni, oggi mangiamo fuori! C’è un po’
di freddo ma è una bellissima giornata!
>>
La
vidi uscire da una porta del retro della cucina che non avevo visto. La
seguii
e rimasi meravigliata quando vidi un grande prato fatto
all’inglese, coperto in
parte da un piccolo portico. C’era un divano sempre bianco,
un lungo tavolo, in
quel momento apparecchiato con al centro un vaso con dei bellissimi
fiori, e un
piccolo grill in un angolo.
<<
Siediti cara! >>
In
quel momento arrivò anche il signor Lorenzo che si sedette
di fronte a me,
mentre Giulia rientrava per poi tornare con un grosso tegame tra le
braccia.
<<
Ho pensato di cucinare qualche specialità italiana in onore
del tuo arrivo!
>>
La
guardai con tenerezza, quella donna era meravigliosamente dolce!
<<
Grazie >> dissi soltanto incontrando lo sguardo del
signor Lorenzo che mi
sorrideva di rimando.
<<
Oggi si mangia bene Elisabeth! Di solito all’ora di pranzo,
quando non c’è
Alessandro mi rifila un panino >>
Lorenzo
guardò la moglie con un sorriso che al contrario,
afferrò un panino dal paniere
e glielo mise davanti.
<<
Potresti mangiare questo anche oggi! >>
<<
Oh no, per favore! La pasta al forno è troppo buona! Non
fare questo a un
povero vecchio! >>
Giulia
sorrise e lo stesso feci io.
<<
Vedi Elisabeth, la pasta al forno è un primo piatto tipico
italiano, spero ti
piacerà! >>
Non
avevo mai mangiato questa pasta ed ero curiosa di assaggiarla.
Già il profumo
che lasciava nell’aria era parecchio invitante.
Mi
riempì il piatto di pasta e io aspettai che tutti fossero
serviti prima di
assaggiarla.
<<
Complimenti Giulia, è buonissima! >>
Sul
serio, questa pasta era fantastica!
<<
Ho paura che mi abituerò facilmente a questi piatti.
>> dissi con
entusiasmo.
<<
Sarò felice di prepararteli. Anche Alessandro ne va ghiotto,
infatti gli ho
conservato una porzione per stasera. >>
Il
pranzo andò avanti fin quando non fui piena da morire! Anche
i secondi piatti,
che io non ero abituata a mangiare di solito, erano delle cose
meravigliose.
Chissà quanto sarei ingrassata nei mesi che avrei passato
con loro!
Mentre
l’aiutavo a sparecchiare, nonostante Giulia non volesse farmi
fare nulla, le
chiesi di parlarmi di Alessandro, perché ero sempre
più curiosa di vederlo.
<<
E’ un bravo ragazzo e anche molto bello! E’ in
gamba, sa quello che vuole. Un
ragazzo molto intelligente! Ama gli animali, specialmente i suoi
cavalli e si
prende cura di loro nel suo laboratorio. >>
<<
Si occupa solo di cavalli? >>
<<
No, di tutti gli animali in genere, ma come ti ho detto prima lui ama
moltissimo
i cavalli ed è conosciuto in varie parti del mondo per
curare quelli che in
pratica sono dati per spacciati. >>
<<
Capisco… la sua fidanzata sarà molto orgogliosa
di lui. >> dissi cercando
di capirci di più.
A
quella domanda però Giulia si adombrò suscitando
ancora di più la mia
curiosità.
<<
C’è stata una donna molto importante nella sua
vita e che l’ha segnato
parecchio… ma adesso non credo abbia una compagna.
>>
Una
donna molto importante nella sua vita? A me in ogni caso non doveva
interessare…
ero già così curiosa senza manco conoscerlo?
<<
D’accordo… quando comincerò a lavorare
per lui? Domani? Devo pur sdebitarmi per
la vostra ospitalità!
>>
Giulia
mi sorrise e mise a posto gli ultimi piatti rimasti dentro la credenza.
<<
Penso domani, ma per noi e Alessandro è un piacere averti
qui. >>
Sospirai
e mi guardai intorno, senza sapere cosa fare. Lui sarebbe tornato
stasera e
avrei cominciato a lavorare domani. Avrei potuto studiare nel frattempo.
<<
Elisabeth, tua madre non ti ha detto nulla sulla sorpresa che ti
aspetta vero?
>>
Guardai
Giulia senza capire.
<<
Quale sorpresa? >>
<<
Molto bene! Seguimi! >>
Si
tolse il grembiule e mi prese per mano. Mi guidò
all’esterno della casa e
facemmo il giro per raggiungere la parte opposta del giardino, che dava
sul
bosco. Vidi la scuderia e il recinto dove adesso c’era solo
un cavallo.
Man
mano che ci avvicinavamo e lo vidi meglio dovetti ammettere che era
molto
bello. Era di colore marrone scuro che dava quasi sul rossiccio, con
una goccia
bianca al centro del muso e la criniera scura che sotto i raggi del
sole aveva
riflessi ramati.
<<
Che bel cavallo! >> esclamai quando ci fermammo davanti
al recinto.
<<
E’ una femmina ed è tua. >>
Quasi
mi venne un colpo. Era mia?
<<
Come? Cosa? Io… >>
<<
Sì mia cara, i tuoi genitori hanno mandato un assegno ad
Alessandro, per
comprarti un cavallo, chiedendo a lui di sceglierlo per te, in modo che
l’avresti trovato già qui al tuo arrivo.
>>
Ascoltavo
le parole di Lorenzo che ci aveva appena raggiunto, senza crederci sul
serio.
<<
E’ una cavalla bellissima e molto giovane. Ha solo due anni!
>>
Giulia
mi teneva per un braccio ed io le sorrisi felice.
Non
riuscivo a crederci! I miei genitori mi avevano finalmente regalato un
cavallo!
<<
Accidenti, non posso ancora crederci. E’ stupenda, posso
accarezzarla? >>
domandai al colmo della felicità.
<<
Certo, è tua! >> disse contento Lorenzo.
Mi
avvicinai di più e accarezzai il muso morbido della mia
cavalla, che
fuoriusciva dal recinto. Era morbido e setoso. Intrecciai piano le dita
sulla
sua criniera, dal colore sorprendente e sorrisi felice.
<<
L’ha scelta Alessandro? >>
<<
Sì, Elisabeth. Ha scelto la più bella da un
allevamento che lui conosce bene,
lo stesso dove ha preso il suo quattro anni fa. >>
Stetti
non so quanto tempo ad ammirarla fino a quando una voce roca e
affascinante non
mi fece voltare di scatto.