La sera era calata su Resembool, come tutti i giorni i minuti si susseguivano uguali, il sole si abbassava sempre allo stesso modo, ma per loro quella sera era tutto diverso. Edward guardava fuori dalla finestra cercando di cogliere un particolare diverso nella natura, che nonostante la scomparsa di Winry proseguiva il suo corso come niente fosse. Era ineccepibile per lui sapere che il mondo stava andando avanti senza quella meraviglia della natura.
Guardò la zia Pinako con uno sguardo preoccupato. Gli occhi della anziana signora, sempre vivi colmi di emozioni ora erano vuoti, niente rabbia, niente gioia, niente disperazione, c’era solo il buio più totale.
Edward uscì sulla veranda; non riusciva a vedere la donna in quello stato senza potere fare niente. Anche Den aveva notato la mancanza di Winry, non s’era mosso da quando erano tornati dalla passeggiata, stava li, all’inizio del cortile all’erta nella speranza di accogliere la sua padrona.
“E dire che sei solo un animale” disse Edward in un sospiro, accarezzando il capo del cane.
Il volto radioso della ragazza gli balenava in testa per ogni piccolezza; a dir la verità, il suo volto raggiante non l’aveva mai abbandonato in tutto quel tempo. Da quando il tenente Hawkeye gli aveva aperto gli occhi era sempre stato con lui, nei momenti brutti, dandogli la forza di combattere e in quelli belli, rendendoli ancora più speciali.
Il suo cuore ebbe un sussulto pensando a ciò che gli era stato riferito da Central City, il suo cuore che le apparteneva da sempre. Quanto era stato stupido a non capirlo da solo.
Quel cuore che scoppiava di gioia quando la vedeva ad accoglierlo sulla porta di casa, quel cuore che era stato stretto in una morsa d’ira quando Kimbley l’aveva presa in ostaggio, quel cuore che si era spezzato quando l’aveva vista piangere disperata tra le sue braccia quando scoprì di Scar, quel cuore che si era gonfiato d’amore quando lei aveva medicato Scar, l’assassino dei suoi genitori, quando lei si era rifiutata di scappare dallo Stato insieme alla zia per stare con lui.
I suoi occhi però, erano ciechi davanti a tutto questo. Ora capiva quello che volevano dire gli sguardi di Winry, i suoi gesti, le sue lacrime, le sue urla e i suoi colpi di chiave inglese.
“Prendi la Nonna e Den e scappate in un’altra nazione” –Salvati almeno tu Winry.-
“Mi stai chiedendo di fuggire?” dicendo così sembra quasi che ti sia già arreso  –come posso abbandonarti?-
“Io li fermerò, ma c’è una possibilità su un milione che non possa funzionare!” –non permetterò che tu muoia-
“Allora sii sicuro al 100%! Faranno qualcosa di terribile al nostro Paese, non è vero? Allora fermali, recuperate i vostri corpi e tornate a casa sani e salvi!  Io farò il possibile per far si che succeda!”  -mi fido di te Edward, tu ce la puoi fare-
“ La fai sembrare come se fosse una passeggiata in un parco” –non capisci che potresti morire?-
Ora che era a conoscenza dei loro sentimenti tutto quello che si erano detti era molto più chiaro.
Com’era possibile che non se ne fosse accorto prima?
Tutto ciò che era successo in quegli anni, gli stava apparendo chiaro soltanto quella notte. Forse in quel periodo era troppo occupato a pensare a come ridare il corpo ad Al, a salvare la nazione, a sbrogliare intrighi politici e cospirazioni nazionali. Non si era accorto che lei l’aveva aspettato tutto quel tempo a casa, che era corsa da lui ad ogni sua chiamata, non si era accorto di come si prendesse cura di lui. Solo adesso che era lui ad aspettare lei, impotente, si era accorto di quanto terribile fosse stata l’esistenza della ragazza durante quegli anni. I suoi genitori erano morti e aveva convissuto con lo spettro della sua morte e di quella di Al. Si era definita milioni di volte una sciocca egoista; ma quanto erano stati egoisti loro, a non pensare a quanto soffrisse lei? Giovane e bella, un fiore di campo appena sbocciato, una bellezza semplice e genuina, che comunque andasse resisteva a tutto, rimanendo bella anche durante i tempi più bui.
No, lei non era una di quelle bellone dell’alta società, non era un fiore prezioso, un’orchidea esotica. Era un fiore di campo, resistente, perfetto, semplice e genuino. Questo era la sua Winry. Chi aveva potuto portare via quel fiore dal suo quadro di perfezione? Come poteva lui, il piccolo alchimista lasciarla andare così? Senza fare niente per lei? Stando lì seduto con le mani in mano? Aveva salvato la nazione e non poteva fare  niente per salvare la ragazza che amava.
“Senza l’alchimia sono… inutile.” Disse in un sospiro.
Era quasi mattina, l’alba sarebbe arrivata da lì a poco.

 
__________________________________________________________________________________________________________________________________



Non sapeva che ore fossero, da quanto tempo fosse li dentro. Aveva smesso di preoccuparsene quando aveva fatto quella terribile scoperta. Riusciva solamente a pensare ad Edward e alla nonna Pinako. Dovevano essere molto preoccupati per lei. I suoi rapitori non si facevano vedere da molto tempo, dovevano essere impegnati a fare qualcosa di molto importante, li poteva sentire parlottare e a spostare qualche mobile.
Si chiedeva quale fosse la mossa giusta da fare per rimandare l’ora della sua fine. Perché nessuno veniva a cercarla? Possibile che ne Ed ne la nonna avessero chiamato qualcuno? Cosa aspettavano, che passassero dei giorni?
Winry passava il tempo guardando l’album di fotografie che le era stato messo a disposizione, cercando di capire qualcosa del piano che avevano in mente i due uomini. Sfogliava le pagine accarezzando i volti delle donne che ora riposavano nello stanzino accanto a lei, tutte donne meravigliose, giovani e belle. Tutte bionde come lei, tutte con gli occhi azzurri, come i suoi, tutte truccate e pettinate per somigliare a quella donna in prima pagina, anch’essa bionda, con gli occhi azzurri. Riflettendo su ciò Winry ebbe la sensazione di conoscere quella donna dalla bellezza quasi eterea, la conosceva davvero? L’aveva vista da qualche parte? Scosse la testa. Forse aveva sfogliato per troppo tempo l’album e ora aveva la sensazione di conoscere tutte quelle donne. Appoggiò l’album sul tavolo, per poi avvicinarsi alla parete dalla quale provenivano le voci dei suoi aguzzini.
“…nipote!”
“…È perfetta!”
“…tu per me”
“…come?”
“…capisci?”
“capisco.”
“…non deludermi”
Nipote? Cosa volevano dire? Erano zio e nipote? O nonno e nipote? O lei era la nipote di qualcuno? Perfetta per cosa? Cosa dovevano fare l’uno per l’altro? In cosa non doveva deluderlo?
Non era stata una buona idea ascoltare la conversazione, ne era uscita con le idee ancora più confuse. Si sedette sul divano, pensando che la cosa migliore da fare era addormentarsi per far smettere di funzionare il cervello e aspettare così che qualcuno arrivasse a prenderla. La stanchezza prese il sopravvento e Winry scivolò in un sonno buio, senza sogni.
La tregua durò qualche ora, quando i due uomini entrarono nella stanza.
 
 
Eccomi qua, il capitolo è arrivato! Queste son tutte mie riflessioni che saltano fuori guardando (per la millesima volta) la serie brotherhood.
Intanto colgo l’occasione per farvi una domanda: nella sigla la scena in cui Winry è tutta bianca, disegnata come se fosse la verità (e nuda) e apre le braccia ed Edward l’abbraccia ma lei sparisce… non trovate quella scena romanticissima? <3
 
Ultima, ma il meglio si lascia sempre alla fine…
Grazie mille per la recensione Kariri97!
Gentile, troppo gentile! =)