Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: Valerie_Laichettes    16/04/2011    3 recensioni
[Missing moment di "Princess of Pain - Escape"]
Quella sera, avvolto dal gelo di Moon, Hidari ha capito che niente, niente lo legava più a quel mondo insanguinato.
Perché in ogni rivoluzione c'è sempre un punto di non ritorno.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Break my fall


Border line,
Dead inside
I don't mind,
Falling to pieces
Count me in, violent
Let's begin, feeding the sickness
How do I simplify,
Dislocate - the enemy's on the way


Uno non sa quanto ami una persona finché questa non è lontana.
Quando si è soli si capiscono molte cose. Ma quando si è inermi si finisce per contemplare una vita intera, scoprendo quello che davvero si è diventati.
E camminando per quelle vie insanguinate, iniziai a conoscere l’uomo in cui mi ero trasformato.

- Hidari, esigo che tu faccia un’ottima figura stasera.
La voce ruvida di mio padre non aveva mai rappresentato un conforto per me. Nemmeno in quel momento, quando il freddo e l’oscurità sembravano avvolgerci come una prigione, isolandoci dal resto del mondo.
- Ma quale ottima figura. Sei troppo accondiscendente con tuo figlio.
Un demone del nostro gruppo avvicinò la bocca al mio orecchio, sibilando.
- Ti giuro che se fai una delle tue scenate te ne pentirai. Sei solo un debole umano. – rise, crudele.
Strinsi i pugni. Il battito frenetico del mio cuore mi assordava.
Ci ero abituato. I demoni che vivevano sull’isola con noi sapevano che io non mi comportavo come mio padre. Avevano intuito che quella vita mi ripugnava.
Ero il peggio del peggio, io. Un disgustoso, sporco ragazzino che puzzava di smielata bontà e nauseante rimorso. Appartenevo alla categoria infima degli umani, quelli incapaci di uccidere una persona guardandola negli occhi. Ero il più vulnerabile perché preda di quei sentimenti che infettavano il cuore umano.
Ma loro mi avrebbero corretto. Mi avrebbero istruito come un Ashura.
D’altronde, era tutta una vita che lo facevano.

Quella sera Moon era fredda e viscida, avvolta da una nebbia opprimente. L’odore di marcio sembrava aver invaso ogni vicolo. Nessuno, oltre ai clan Ashura, osava percorrere le strade a quell’ora.
La città si era trasformata in un deserto spettrale, dove gli unici suoni che si udivano erano quelli di spari, vetri rotti e risate sinistre. Gli abitanti erano ridotti a prigionieri nelle loro stesse case. Nessuno riusciva a vivere, in quel modo.

Avevamo camminato per quasi mezz'ora, dal porto al centro cittadino. I demoni rifiutavano le automobili, considerate rozzi strumenti umani. Spesso amavano osservare come noi procedevamo lentamente. Il loro passo era agile e spedito, per nulla comparabile al nostro.
Giunti in centro, entrammo in una via stretta, dove un gruppo di demoni armati sostava davanti a un edificio.   
- Ecco la base. Memorizzala bene, perché in futuro ci tornerai.
Mio padre mi guardava fiducioso, sicuro che avrei compreso quanto fosse importante quel momento.
Per lui era una tradizione, un insegnamento fondamentale da trasmettersi di padre in figlio, di generazione in generazione. Era un’eredità, un’usanza da tramandare ai propri figli, orgogliosi di quel che si è fatto e onorati di passare il testimone al sangue del proprio sangue.
- Questo è uno dei più importanti luoghi d’incontro per tutti i clan della provincia di Moon. – continuò mio padre, fiero - E stasera avrai modo di conoscere alcuni grandi demoni.
Annuii debolmente. Davanti a me si ergeva un palazzo piuttosto alto in stile moderno, con le pareti a specchio di acciaio e vetro. Era costruito in un angolo, isolato dagli altri edifici, quasi fosse maledetto.
La presenza di una base Ashura rendeva quella via davvero pericolosa. Non volli domandarmi che tipo di crimini si commettessero in quel luogo, forse per mano di alcuni fra i demoni più temibili della zona. Tirai un respiro di sollievo, pensando che quella sera avremmo solo dovuto partecipare a una riunione.
Uno dei demoni al nostro fianco - un energumeno alto più di due metri e dal fisico possente – si volse verso di noi, sfoggiando un sorriso gelido.
- Entriamo. – ordinò – E controlla tuo figlio.
All’ingresso, i demoni armati riconobbero il nostro gruppo e ci lasciarono passare. Varcammo la soglia, in silenzio.
Il palazzo, lussuoso e illuminato, contrastava con le vie buie di Moon. A prima vista, poteva sembrare uno di quegli alberghi eleganti, frequentati da gente abbiente. Ma la base Ashura era ben diversa. Quella sera, ogni stanza era gremita di demoni e criminali.
Mi guardai intorno, disgustato. Avrei voluto scappare, lontano da quell’inferno e da quegli assassini.
Avrei voluto tornare da mia sorella, per prenderla con me. E portarla via, dall’altra parte del pianeta.
Via da Moon, via dagli Ashura. Via da quella realtà.
Sulla parete di fronte a me era appeso un orologio d’oro. Segnava le dieci e cinquantuno.
Hime era già sotto le coperte, lontana da Eris e da tutti coloro che le potevano fare del male. Ringraziai il Cielo, con l’unico rimpianto di non poter essere al suo fianco.
La sua assenza rendeva doloroso ogni mio respiro. Sapevo quanto avessi bisogno di mia sorella, e quanto lei avesse bisogno di me. Sapevo quanto le volessi bene e quanto il mio cuore si riempisse di gioia semplicemente nominandola. Ero riconoscente a quella vita solo per un dono che mi aveva concesso, ed era Hime. Desideravo solamente fuggire, per liberare prima di tutto lei. Conoscevo ciò che l’avrebbe attesa di lì a sette anni, l’avevo provato sulla mia pelle e lo stavo provando in quell’istante – e non avrei mai voluto che mia sorella vivesse quegli stessi momenti. In un modo o nell’altro, non l’avrei permesso.

Mio padre si avvicinò a un gruppo di uomini dall'aria indifferente. Mentre li salutava, io rimasi in disparte, ben attento a non farmi notare. Mi rifiutavo di parlare con quella gente, e nessuno sentiva la mia mancanza. Avevo il netto presentimento che, se mi avessero coinvolto nei loro discorsi, avrei usato volontariamente la pistola.
Qualche attimo dopo, un demone alato entrò nella stanza, ordinandoci di seguirlo. Ci dirigemmo verso un salone enorme, dove un grande tavolo occupava la maggior parte dello spazio. Tutto intorno erano disposte una settantina di sedie. A poco a poco, i presenti si accomodarono. Guardai alla mia destra e mi accorsi che uno dei lati più corti della stanza era formato interamente da una finestra. Mi fermai ad osservare l’esterno e riconobbi la via di poco prima, buia e desolata.
- Siediti, Hidari.
Mio padre era in piedi, serio, che mi indicava una sedia vicino alla sua. Per lui, quello era un momento solenne e occorreva comportarsi di conseguenza. Dovevamo sederci, muti, ed ascoltare quelli che sarebbero stati dei veri e propri ordini. Si trattava di una riunione di massima urgenza - o almeno così avevo sentito all’isola.
Alla mia destra sedevano alcuni criminali dallo sguardo minaccioso. I demoni, invece, si trovavano dall’altra parte del tavolo, nettamente separati da quella che era una specie inferiore alla loro. Li osservai mentre discutevano sottovoce e mi accorsi che ognuno di loro era particolarmente eccitato. Si agitavano sulle sedie, nervosi, ogni fibra del loro essere fremente, quasi fossero animali in caccia.
Mio padre mi lanciò uno sguardo severo. Ricambiai l'occhiata, vacuo.
Un attimo dopo la folla fu percossa da un tremito. Tutti i presenti si volsero verso l'entrata, mentre su di loro calava un silenzio assoluto.
Una figura imponente fece il suo ingresso nella sala. Il capo della riunione era arrivato.
Lo osservai mentre varcava l'ingresso, seguito da due compagni. Non avevo mai visto un demone così particolare. La sua pelle era scurissima e il corpo muscoloso e potente, tuttavia il volto aveva qualcosa di diverso: gli occhi di ghiaccio sembravano brillare, ma nel suo sguardo non c'era il disgusto normalmente riservato agli umani.
Bastava quell'aspetto per comprendere quanto fosse grande il carisma di quel demone. Mettersi contro di lui sarebbe stato un suicidio.
- Benvenuti, Ashura. - iniziò, con voce ferma e profonda - Penso che abbiate già capito il motivo per cui siamo qui.
Mio padre sorrise, nervoso. C'era un misto di contentezza e agitazione nel suo sguardo.
- Arioch. - bisbigliò, riverente - Impara, Hidari: non tutti i demoni sono teneri come Eris.
- Andrò subito al dunque. - proseguì il demone, ma i suoi occhi erano puntati su di noi. Su di me. Mi chiesi se avesse sentito persino quel fievole commento - Molti di voi si ricorderanno che cosa accadde circa un secolo fa. Certamente avrete intuito che quest'anno segna un passaggio fondamentale per la nostra storia. Un passaggio che permetterà agli eventi di ripetersi. Ed è per questo che sono qui, ad annunciarvi che le nostre previsioni erano esatte.
A quelle parole, mi si attorcigliò lo stomaco. Iniziavo a capire il motivo di quella riunione.
Su tutta la sala calò una tensione quasi palpabile. Mi accorsi che ognuno dei presenti, nessuno escluso, aspettava di sentire la stessa, identica frase.
Per un attimo tutto sembrò immobile, senza vita. Poi Arioch sfoggiò un sorriso soddisfatto, pronto a fare il suo annuncio.
- Il potere Hi si è risvegliato. La sua prima incarnazione si è manifestata una settimana fa, nel corpo di una ragazzina. - sorrise - Carne tenera, per ora.
In un istante, un coro di voci entusiaste esplose in sala, frantumando il rigore di poco prima.
Abbassai lo sguardo. Ero incapace di pensare, troppo preso da ciò che avevo appena sentito.  
- Lo sapevo. - mormorò mio padre, euforico - E' questo il momento. E noi siamo qui, a godercelo. E' la nostra occasione. Vedrai, Hidari, è la nostra occasione.
Mi strinse il braccio, emozionato. Riconoscevo ancora un filo di ansia nei suoi occhi, ma non me ne preoccupai. Tentai di ricambiare il suo sguardo con uno altrettanto entusiasta, ma con scarso successo.
- Questa notizia è tra le più importanti in assoluto - continuò Arioch, con voce un po' più potente - e nulla, nulla al mondo dovrà ostacolarci, questa volta. Tutti voi ben sapete che finora nessuno ha avuto successo. Nessuno ha ucciso nemmeno una reincarnazione. E questo non dovrà ripetersi.
Un nuovo silenzio calò sui presenti.
- Quest'anno, Ashura, sarà diverso. Per ordine della grande Arashi, tutti gli allenamenti saranno intensificati. In particolare, quelli dei demoni. Abbiamo deciso di puntare molto soprattutto su di loro. E voi sapete che noi siamo gli unici che possano fronteggiare un potere così terribile come l'Hi. Ma non per questo voi, e mi rivolgo agli umani in sala, sarete inutili. Nostro malgrado, ogni Ashura dovrà fare un gioco di squadra. L'interesse di Arashi deve diventare l'interesse di tutti. E noi, tutti noi, dobbiamo mettere da parte il vantaggio personale. Solo così potremo vincere.
Il demone sorrise, scoprendo i denti candidi.
- Credetemi, la ricompensa sarà grande. Dopo secoli di tentativi, questo periodo ci arriderà.
Un coro di assenso si levò dalle schiere dei demoni, seguiti dagli umani. Era come se qualcuno li avesse appena liberati da una gabbia.
Capii solo in quel momento a che cosa stavamo andando incontro. Finora tutti avevano solo giocato. Finora si trattava di divertirsi con le poche, deboli marionette che abitavano a Moon. Ma ora stava per scoppiare una vera e propria guerra. Di lì a un anno, quando il potere Hi si sarebbe insediato in tutte e sette le reincarnazioni, nessuno avrebbe potuto tirarsi indietro. La lotta per il possesso di quel potere durava ormai da troppo tempo. Mano a mano che si andava avanti, l'odio di Arashi e di tutti gli Ashura accresceva. La voglia di vincere si faceva sempre più forte, e in quel momento sembrava voler arrivare al culmine. Ed era solo l'inizio.
- Prima di tutto, bisogna che io precisi una cosa. - proseguì Arioch, che era rimasto calmo e composto per tutto il tempo - Non perderemo, non stavolta. Eseguirete alla perfezione gli ordini di Arashi, qualsiasi essi siano. Entro quest'anno tutte e sette le reincarnazioni saranno a nostra disposizione, e finora il vostro compito è aspettare, allenandovi come vi sarà comandato. - fece una pausa, per accertarsi che tutti avessero recepito l'ordine - Niente pietà. Niente scuse.
Mio padre annuì, deciso. Sapevo qual era il suo più grande desiderio. Voleva essere all'altezza della situazione, voleva meritarsi quel poco di orgoglio che i clan Ashura gli promettevano. Quello era lo scopo di tutta la nostra famiglia. Da sempre.
Arioch riprese a sorridere.
- Abbiamo già qualche notizia sulla prima reincarnazione. Deve avere diciotto o diciannove anni. Un moscerino, per ora. Comunque, le nostre spie sono sempre in attività, per fornirci giorno dopo giorno preziose informazioni. Entro un anno sapremo l'essenziale per cogliere i punti deboli di ogni reincarnazione. Nonostante questo, nessuno di noi dovrà sottovalutare l'abilità del nemico. Non dimentichiamoci che il potere Hi cresce di continuo.
Davanti a me, un gruppo di demoni annuiva convinto. Era impressionante vedere come, di fronte a un superiore, quelle creature terribili divenivano docili e obbedienti.
Arioch aprì nuovamente la bocca, per aggiungere qualcos'altro. Ma si interruppe un istante dopo.
Un urlo di donna sembrava provenire dal piano terra. Mi voltai di scatto verso la porta, allarmato.
Mio padre mi afferrò il braccio una seconda volta. Il suo sguardo mi ordinava di non muovermi.
Un attimo più tardi, la porta si spalancò. Entrarono due demoni, feroci e possenti.
Ebbi un tuffo al cuore, quando vidi che uno dei due teneva stretta una donna.
- Perdonate l'irruzione, ma abbiamo trovato questa. - sibilò l'altro demone - Girava da sola qui vicino e non potevamo ignorarla.
Arioch sorrise ancora, ma stavolta sul suo viso c'era qualcosa di inquietante.
- Certo che no. Avete fatto bene a portarla qui. Almeno imparerà la lezione.
Strinsi i pugni, lottando contro me stesso per cercare di trattenermi.
Arioch si avvicinò alla donna, che era ancora bloccata tra le braccia del demone. La vidi tremare, terrorizzata, senza nemmeno la forza di dimenarsi.
La stanza fu invasa per la terza volta da un silenzio assordante. Tutti volevano godersi lo spettacolo.
- Dimmi, - iniziò Arioch - che ci facevi da queste parti?
Il volto della donna era imperlato di sudore. Solo allora mi accorsi che ansimava. Cercai di non guardarla in quegli occhi impregnati di orrore.
- Non vuoi rispondermi? Preferisci che sia io a indovinare?
Quella voce metteva i brividi. La dolcezza apparente nascondeva a fatica una terribile ferocia.
- Sei una prostituta. Ho indovinato?
Guardai la minigonna luccicante della vittima, troppo corta per sopportare il freddo di febbraio, e gli stivali alti e bianchi.
Arioch ritrasse appena le labbra ed emise un ringhio feroce.
- Ho indovinato? - incalzò.
La donna annuì debolmente. Era pallida.
- Ma guarda, la stupidità di certi umani si spinge al punto tale da sfidare la sorte, solo per guadagnare qualche moneta. - commentò.
- Io… - mormorò a fatica la donna - io devo… so- sono gli ordini del capo…
- Allora di' al tuo capo di cambiare città. - sentenziò.
Abbassai lo sguardo. Dovevo fare qualcosa. Non potevo stare a guardare.
Il demone si rivolse verso i presenti, sorridendo.
- Che dite, Ashura, le insegniamo il significato di coprifuoco?
Un coro di risate fece trasalire la donna.
- Devi sapere - continuò - che dopo le dieci Moon diventa nostra. Se voi, luride femmine, volete praticare la vostra professione, dovete anticipare gli orari.
La donna scoppiò in lacrime.
- Volevo… volevo scappare… - singhiozzò.
- Oh, certo. E ti sei rifugiata proprio nel posto giusto.
Le risate aumentarono.
- Ashura, trattiamo come si deve questa seria lavoratrice.
Il caos creato dalle risate dei presenti mi rimbombava in testa, impedendomi di pensare.
Arioch rimase un attimo in silenzio, osservandoci.
- Allora, - chiese poi - chi mi dà una mano?
La confusione aumentava ancora. Arioch si avvicinò al tavolo, esaminando uno per uno tutti i partecipanti.
Mi voltai verso la donna, evitando a tutti i costi di incrociare lo sguardo di quel demone.
- Ragazzino, non sei un po' giovane per essere qui?
Sussultai, mentre il sangue mi si congelava a poco a poco. Sentivo addosso gli occhi di tutti.
Mio padre mi diede una gomitata sulle costole. Inevitabilmente, mi voltai, incontrando uno sguardo glaciale.
- Perché non mi mostri la tua forza?
I battiti del cuore si fecero più veloci. Si stava davvero rivolgendo a me.
Mio padre mi diede una seconda gomitata.
- Alzati, Hidari. - sussurrò a denti stretti.
- Ragazzo, non so se hai capito. Non ti ho chiesto di venire, te l'ho ordinato.
Mi alzai, cercando di raccogliere tutte le forze possibili per restare in piedi. Mi avvicinai verso il demone, i suoi occhi di ghiaccio puntati addosso come pugnali.
- Hai la pistola come gli altri umani, vero?
Avrei voluto negare. E lo avrei fatto, se Arioch non avesse avuto lo sguardo rivolto verso la fondina.
Mi si avvicinò, finché il suo viso non fu a pochi centimetri dal mio orecchio.
- Non voglio sporcarmi le mani col sangue di una prostituta. - bisbigliò - Fallo tu al mio posto.
Non sapevo cosa rispondere. Per nulla al mondo avrei voluto eseguire il suo ordine.
Mi voltai verso la donna. Era lì, a pochi passi da me.
- Uccidila. - comandò Arioch.
La donna urlò, atterrita. La guardai negli occhi, incapace di fare altro.
Nel suo sguardo si leggeva un'enorme sofferenza. Vidi le lacrime rigarle il volto, lasciando tracce di trucco nero.
- Ti prego, non... non uccidermi. - implorò - Ti prego.
Mi guardava, ansimando.
- Zitta. - intervenne Arioch - Ragazzo, muoviti.
La donna mi fissò, terrorizzata.
- Ti prego… - mormorò, piangendo - Sono incinta, ti prego…
Quelle parole mi pugnalarono il cuore. Il mondo mi era piombato addosso, quel mondo che mi divorava l'esistenza, mostrandomi ancora una volta la sua crudeltà. Avevo già ucciso, ma mai avevo tolto la vita a una futura madre.
- Ragazzo, uccidila. Ora.
Arioch iniziava a spazientirsi. Il demone che teneva la donna le mise una mano sulla bocca, impedendole di aggiungere altro. Ma i suoi occhi bastavano a parlare.
Vedevo la sua disperazione. Vedevo il suo terrore.
Estrassi la pistola dalla fondina, senza davvero rendermene conto.
Allungai le braccia e puntai verso la vittima.
Non sparai. Non trovavo la forza.
- Se non le trapassi il cuore immediatamente, domani tua sorella non aprirà gli occhi.
Udii appena quel sussurro, ma riconobbi subito la voce di uno dei demoni del nostro gruppo. Sentivo il suo respiro sul mio collo. Si era avvicinato apposta, per avvertirmi.
Sapeva che era l'unico modo per convincermi.
Guardai la donna negli occhi. Il demone che la teneva non si sarebbe ferito.
Le pallottole non potevano nulla contro quei mostri. Lui sarebbe sopravvissuto. Senza problemi.

Caricai la pistola, con la consapevolezza di essere stato sconfitto un'altra volta.

***

Entrai in camera. Le luci erano spente.
Hime dormiva, ignara di tutto.
Mi avvicinai a lei e mi sedetti sul suo letto.
Le baciai la fronte, piano. Ma non sorrisi.
- Oggi ho ucciso una donna, Hime. Portava in grembo un bambino. - sussurrai.
Mi guardai le mani, sporche di un sangue che non sarebbe mai scomparso.
Non accarezzai mia sorella. Non trovai la forza.

***

- Spara, ragazzo. - intimò Arioch.
Avevo la sua vita in mano. Dipendeva tutto da me. Dal mio coraggio.
Dalla mia forza.

Respirai a fondo.
E premetti il grilletto.


Full of fear,
Ever clear
I'll be here,
Fighting forever
Curious,
Venomous,
You'll find me
Climbing to heaven
Never mind,
Turn back time

You'll be fine
I will get left behind



*** Note dell'autrice ***

Come potete vedere, sono ancora viva. :)
Perdonate questa mia lunghissima assenza da Efp, ma questo periodo è stato davvero pieno, pieno di impegni. Purtroppo il quarto anno richiede molta fatica, ma spero di rimettermi in pari tra un po' di tempo.
Nelle ultime settimane (oltre agli impegni che mi hanno tenuta occupata da novembre in poi) il pc ha avuto dei problemi allo schermo e mio padre l'ha portato in negozio per farlo riparare - ma senza avvisarmi. Quindi non ho potuto salvare il capitolo dieci su una chiavetta... x.x Morale della favola, ho usato il mio vecchio pc per scrivere questa piccola one-shot, sperando che voi possiate perdonare questo grande ritardo nell'aggiornare "Princess of Pain".
Ho pensato di incentrare la one-shot su Hidari, visto che molti di voi mi hanno detto di preferirlo a Hime. Poi, dopo il capitolo 8, era d'obbligo scrivere qualcosa in più su di lui.
Questo episodio si svolge a febbraio, pochi mesi prima della storia effettiva (che è ambientata durante il periodo di aprile - maggio). Ma attenzione: la ragazza di cui Arioch parla, quella in cui si è insediato il potere Hi, non è Hime. Diciamo che, in generale, questa one-shot non è essenziale per capire la trama di "Princess of Pain". E' solo un episodio di riempimento, che magari può servire a capire come si svolgevano le missioni a Moon - anche perché Hime, che non vi ha mai partecipato, non le descrive.
La canzone che ho usato stavolta è sempre dei Breaking Benjamin (ebbene sì, ormai sono fissata XD). All'inizio ho inserito il testo di "Break my fall", ma poi la mia beta reader - nonché amica - mi ha consigliato di usare "Unknown soldier", sempre dei BB, che è più adatta. Il titolo, però, è rimasto tale a prima.
Per quanto riguarda il capitolo 10, ne ho scritto metà. Durante le vacanze di Pasqua non potrò ultimarlo per alcuni impegni personali, ma alla fine delle vacanze proverò a finirlo. In ogni caso, d'estate tornerò molto più operativa. Dovrò anche sistemare bene "Princess of Pain", perché la trama della seconda parte è ancora in lavorazione.
Ringrazio tutti coloro che, eventualmente, leggeranno questa one-shot. Grazie davvero.
Sono anche grata a tutti coloro che porteranno pazienza e continueranno a leggere "Princess of Pain", quando la posterò (diamine, speriamo il prima possibile!). E scusate ancora, ma proprio non sono capace di gestire la marea di impegni giornalieri.
Comunque, spero che questa one-shot sia di vostro gradimento. Non fatevi alcun problema a segnalarmi eventuali sviste o cose che non vi piacciono. ^^

Un saluto a tutti voi,

Valerie :D


 




  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Valerie_Laichettes