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Autore: Ila96    16/04/2011    2 recensioni
Questa storia parla in breve di una ragazza, non nobile, che ritorna a Camelot dopo molto tempo. Da piccola era amica di Artù, ma ora condivide l'alloggio con Merlin e Gaius.
Cosa succederà?
Se siete curiosi/e cliccate e leggete!
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ecco a voi il nuovo capitolo. Scusate per i dialoghi con le virgolette.

 

La Profezia

 
Nuovo Giorno

Un raggio di sole entrò dalla minuscola finestra in pietra e si posò sul viso di Juliana. La ragazza strinse le palpebre e si girò dall’altro lato, mugugnando.
Proprio quando stava per riaddormentarsi qualcuno bussò alla porta, svegliandola definitivamente.
Si alzò, sbadigliando e sorridendo al nuovo giorno. Appena si era resa conto di dove si trovasse il suo umore si era capovolto completamente. Con voce impastata diede il permesso di entrare.
“Avanti…”
Da dietro la porta sbucò il viso magro e allegro di Merlino.
“Buon giorno! Dormito bene?”
Juliana sorrise, grata.
“Benissimo, grazie. Non sai quanto ho sognato un letto o quanto meno un giaciglio come questo.”
“Bene. Cosa vuoi per colazione?”
“Ho scelta?” rispose lei con voce ironica.
Merlino sorrise furbo “Oh, ma certo. Latte di capra o latte di vacca. Sta’ a te decidere.”
“Ah ah, molto divertente. Tu cosa bevi?”
“Latte di vacca”
“Allora latte di capra, così verranno consumati in parti uguali e domani ce ne saranno ancora di tutte e due i tipi”
Il ragazzo annui. La sua logica non faceva una piega.
Juliana si girò, prendendo il lavabo con l’acqua.
“Devi stare proprio lì a guardarmi?” disse con voce scherzosa.
Merlino uscì velocemente, vergognandosi della sua brutta figura.
 
Cinque minuti dopo…
 
Gaius, Juliana e Merlino erano seduti al tavolo e si gustavano la loro tazza di latte con un unico tozzo di pane.
La ragazza era impaziente di sapere che mansione avrebbe svolto a Camelot. Sapeva che non poteva restare senza rendersi utile, quindi si rivolse a Gaius, cercando di non far trapelare la sua agitazione.
“Gaius?”
“Si?”
“Ehm… Cosa farò nella giornata?”
“Intendi dire quale compito avrai?”
“Si, esattamente.”
“Beh… Se Re Uther non ti ha affidato nulla pensavo che, viste la tua esperienza con erbe e medicinali, potresti essere la mia assistente”
Juliana quasi non ci credeva e rivolse uno enorme sorriso ai due.
“Oh, si. Ti prego. Sarei molto utile e non ti sarò d’impiccio.” incalzò con voce concitata.
“Ne sono certo. Ma ora finiamo la colazione, non possiamo arrivare in ritardo”
“Oh, grazie, grazie!” esclamò abbracciandolo.
Merlino sorrideva tra se, felice per la gioia della nuova amica. Era stato lui a suggerire a Gaius, la sera prima, di prendere Juliana come sua assistente, sapendo quanto ne sarebbe stata felice.
Tutti finirono in fretta per non arrivare in ritardo ai propri compiti.
Merlino doveva portare la colazione ad Artù e Gaius e Juliana dovevano andare a comprare erbe per le varie pozioni, in caso di necessità.
 
-o-
 
Merlino entrò in punta di piedi nelle stanze del suo signore, tenendo in bilico su una mano il vassoio con la colazione e reggendo con l’altra alcuni vestiti puliti.
Appoggiò il tutto sul tavolo accanto all’enorme letto a baldacchino, dove ronfava sonoramente Artù, un braccio a penzoloni che sfiorava il pavimento e il piede destro che faceva capolino da sotto le coperte soffici.
Ridacchiò tra se. Il valoroso principe Artù! In verità Merlino sapeva benissimo che straordinario uomo fosse il principe, ma era troppo divertente prenderlo in giro.
Con uno scatto deciso spalancò le pesanti tende di velluto, permettendo alla violenta luce del sole di inondare tutta la stanza.
“Sveglia!”
Artù borbottò parole incomprensibili e si girò dall’altra parte.
Merlino sbuffò. Odiava doverlo fare.
“Artù, se non vi alzate farete tardi all’allenamento che vi aspetta questa mattina con le guardie. Che esempio darete all’esercito?”
A quelle parole il biondo si tirò a sedere, sbadigliando.
“Merlino, sono perfettamente sveglio, non c’è bisogno di farmi la predica…”
“Ah, certamente…” replicò l’altro con tono ironico.
Artù lo guardò, irritato.
“Ti ricordo che oggi mi dovrai fare da bersaglio per il tiro con l’arco e se mi sveglio di mal’umore potrei non avere una buona mira”
Merlino sbuffò, lasciando correre. Era abituato alle lamentele del principe.
 “Muoviti con quegli stivali! Non ho tutto il giorno per vestirmi”
Appunto. La colpa è mia se lui si alza tardi. Ovvio.
Una volta finito di vestirsi, Artù iniziò a gustare la colazione, che era tutto il contrario di quella di Merlino.
Uova, formaggio e qualche fetta di pane bianco. Una delizia.
Merlino aveva alcune domande che gli ronzavano per la mente e stava per porgerle ad Artù, quando fu proprio quest’ultimo a toccare l’argomento.
“Allora, com’è Juliana?”
“Juliana?”
“Non vive forse con te e Gaius?”
“Si. Le abbiamo ceduto la mia stanza. Con molta fatica a dir la verità”
Ad Artù scappò un mezzo sorriso.
“E’ sempre stata molto testarda – fece una pausa per poi riprendere con finta noncuranza – non che questo mi interessi, ovviamente…”
“Eravate molto legati?”
Artù si rifugiò nella la sua solita aria altezzosa e rispose con un’altra domanda “Perché non stai mai zitto? Sai quanti ce ne sono che starebbero volentieri al tuo posto senza parlare o impicciarsi degli affari che non li riguardano?”
Merlino trattenne a stento una risata e cercò di rispondere, inutilmente, con un tono di voce fermo.
“Quanti?”
“A centinaia!”
“Non credo che riuscirebbero a sopportarvi tutto il giorno…” mormorò l’altro, soffocando la frase con un colpo di tosse. Artù aggrottò la fronte.
“Prego? Credo di aver sentito male…”
“No, ho detto che di sicuro vi riverirebbero tutto il giorno”
“Ah, certo…”
Quel “Ah, certo…” laconico non passò inosservato a Merlino, che guardò il principe stupito.
“State bene?”
Artù non fece nemmeno caso alla domanda e si alzò di colpo dalla sedia che cadde a terra con un sonoro schianto.
Merlino si alzò a sua volta, alquanto preoccupato dal comportamento e dall’espressione di Artù. Sembrava quasi in preda al panico. Con occhi sgranati e indice tremante indicava qualcosa davanti a se.
“Artù?! Che succede?” sollecitò Merlino con voce spaventata, ma calma.
Il biondo non rispose, ma anzi, seguitò ad indicare davanti a se. L’altro cercò di capire che dove indicasse precisamente, perché davanti a loro, a neanche un metro, c’era solo la finestra.
“Artù, mi volete rispondere?!” ora era agitato. Non era normale che Artù si comportasse in quel modo. Non c’era nulla di strano alla finestra o per strada. Merlino scosse la testa, confuso. Non capiva. Cercò di scuotere l’amico, ma nulla, quello sembrava assente, imbambolato a guardare davanti a sé col dito puntato a indicare chissà che.
“Artù! Rispondetemi! Artù!”
Finalmente il principe diede un segno di vita, ma non quello che sperava. Chiuse gli occhi e urlò, buttandosi in ginocchio e premendosi le mani sulla testa. Sembrava impazzito.
Merlino cercò di calmarlo, di capire cosa succedeva.
“Artù! Che avete?! Artù! Rispondetemi! Che vi succede?!”
Le guardie arrivarono di corsa per controllare cosa accadeva.
Artù continuava a gridare, ma a poco a si calmò e scoppiò a piangere in silenzio, le braccia stese lungo i fianchi.
Le guardie si guardavano senza dire nulla. Non sapevano che fare.
Merlino prese il comando della situazione.
“Andate a chiamare Gaius e avvertite il Re. Presto!” ordinò con voce decisa.
Ma deciso non lo era affatto. Non aveva mai visto Artù in quella condizione e questo… lo spaventava. Per questo cercò di non rifletterci troppo, ma piuttosto preoccuparsi delle cose pratiche, come per esempio farlo alzare.
Gli appoggiò delicatamente una mano sulla spalla sinistra. “Artù?”
Il principe smise di piangere, ma non rispose, ne lo guardò in faccia. Merlino si inginocchiò a sua volta, sempre tenendo una mano sulla spalla del principe.
“Artù, vi prego, alzatevi. Da qui a pochi secondi arriveranno tutti. Credetemi. Non vorreste farvi vedere in questo stato”
Artù si passò una mano sul viso arrossato dal pianto e si alzò, ma sempre tenendo lo sguardo basso.
Merlino sorrise, confortato. Artù sembrava essere ritornato quello di una volta.
“State bene? Che vi è successo?”
L’altro scosse la testa, riacquistando quel poco di lucidità che gli permise di rendersi conto di dove fosse.
In quel momento arrivarono Il Re e Gaius, alquanto agitati. Uther scrutò il figlio ansioso.
“Artù, che succede? Cos’è questa storia che sei impazzito?”
Il ragazzo guardò il padre, il quale indietreggiò di un passo, colpito. Suo figlio sembrava davvero fuori di sé. Il colorito pallido e gli occhi rossi gli davano un aspetto terribile. 
“Artù, parla. Che ti è successo?”
Il biondo si sedette velocemente sul letto. Ormai era tornato perfettamente in sé e aggrottava la fronte per ricordare cosa aveva visto. Perché era di questo che si trattava, di una visione.
“Io…io non ricordo molto. E’ tutto confuso.”
Gaius e Merlino si scambiarono un’occhiata, poi il primo parlò con voce pacata.
“Principe, credo che dovreste riposare. Dopo un buon sonno ristoratore si ragiona meglio”
Artù annuì, ma continuò a parlare.
“Gaius, io sono certo di aver visto qualcosa, solo che non so cosa. Ricordo solo che c’erano dei bambini…tanti bambini druidi…”
“Druidi, sire?”
“Si…Prima ridevano e scherzavano in un bosco e subito dopo erano tutti morti. Una montagna di bambini morti, completamente nudi… e poi…”
“E poi?!” incalzarono gli altri.
“E poi più nulla. Non ricordo altro.” Concluse con voce decisa.
 
-o-
 
Juliana camminava a passo veloce per i corridoi in pietra del castello, in cerca di Gaius. L’aveva spedita a comprare qualche mazzetto di valeriana e quando era tornata non c’era più.
Aveva chiesto in giro, ma nessuno le sapeva dire nulla. Nessuno sapeva niente, o se lo sapeva diceva che erano informazioni private, riservate solo ai membri più fidati del Re. La frustrazione ormai le usciva perfino dalle orecchie.
Ma che diavolo era successo?
Svoltò l’ennesimo angolo, ma questa volta, invece del solito passaggio vuoto si ritrovò a faccia a faccia con Morgana. Subito un enorme senso di sollievo la pervase, calmandole il cuore.
Lady Morgana indossava uno splendido vestito viola scuro, in prezioso velluto. Le stava divinamente, come tutto, del resto.
Juliana si affrettò ad inchinarsi e a salutarla col dovuto rispetto.
“Oh, Lady Morgana! Sono proprio felice di vederla in questo momento”
La dama sorrise composta e ricambiò il saluto.
“Juliana! Da quanto… Ci sei mancata tantissimo, a me ed ad Artù, intendo. Come ti trovi di nuovo qui a Camelot?”
“Molto bene, mia signora. Sono tutti molti gentili con me, soprattutto Marlino e Gaius”
“Ah, Merlino. L’hai conosciuto?”
“Si, trovo che sia un ragazzo molto simpatico”
“Credo anch’io… Ora se vuoi scusarmi devo andare…” concluse Morgana con voce affrettata.
Juliana sorrise, ma prima che Lady Morgana se ne andasse le fece un’ultima domanda “Ah, sapete per caso dove sia andato Gaius?”
L’altra scosse la testa e continuò a camminare veloce, lanciandole solo un rapido sorriso.
Che cosa strana…
Morgana era davvero cambiata. In passato era una ragazza molto dolce e buona, ora sembrava indossare una maschera.
Juliana scosse la testa e fece per riprendere il percorso, ma proprio in quel momento dietro di lei sentì una voce che la chiamava. Si voltò e vide che Merlino si dirigeva a passo svelto verso di lei, scuro in volto. Senza volerlo un lieve sorriso le affiorò in volto.
Quando le fu abbastanza vicino per parlarle si fermò. Sembrava agitato.
“Merlino, tutto bene? Sai dov’è Gaius?”
Lui si guardò in torno, per controllare che nessuno fosse in ascolto.
“Gaius è nelle stanze di Artù. C’è stato un incidente questa mattina”
Juliana gli si avvicinò, preoccupata.
“Che incidente? Artù sta bene?”
Merlino abbassò lo sguardo.
“Beh… Non proprio…”
“In che senso non proprio?!”
Gli raccontò tutto e quando ebbe finito la ragazza era davvero spaventata.
“Oddio. Ma adesso sta bene? La visione è finita?”
“Si, si. E’ finita. – fece una pausa scuotendo la testa – Ma dovevi vederlo… Non sembrava più lui! Ti giuro, sembrava… Non l’ho mai visto così”
Juliana camminò lentamente verso la finestra più vicina. Aveva bisogno di vedere il cielo. Merlino sospirò.
“Adesso io vado da lui…”
Juliana lo guardò speranzosa, ma dallo sguardo del ragazzo capì che non poteva accompagnarlo.
“Gaius ha detto che Artù non vuole vedere nessuno e che ha bisogno di riposo”
“Oh…Certo, capisco”
Merlino le si avvicinò di nuovo, mettendole una mano su una spalla. Era un gesto da poco, eppure la confortò enormemente.
“Non ti preoccupare, vedrai che non è niente di grave, probabilmente solo stress…” ma ci credeva poco anche lui.
Juliana gli sorrise triste e poi, guardandolo profondamente negli occhi lo ringraziò con il tono più sincero che conoscesse.
“Grazie Merlino”
Lui fece un mezzo sorriso, imbarazzato.
“Beh… Io vado allora…”
“Certo. Salutami Artù, se puoi”
Il ragazzo annuì e successivamente si incamminò a passo deciso verso le sale del principe, lasciandola sola con i suoi pensieri.
 
Papà, se solo potessi vedermi in questo momento... Sono tornata a Camelot. Ora aiuto Gaius in infermeria. Ho tanti nuovi amici, tra cui un ragazzo molto gentile. Si chiama Merlino. Dormo nella sua stanza. E’ un ottimo confidente.
Vorrei che fossi qui con me. Sai, Artù sta male. Ha avuto una visione terrificante. C’erano dei bambini morti. Tutti morti. Mio Dio…
Un momento!
Ma se Gaius è ad occuparsi di Artù non c’è nessuno in infermeria. E se le persone avessero bisogno di cure? Devo rientrare immediatamente.
 
Ogni scusa era valida per non pensare.
Così si volatilizzò anche lei, come Merlino, ma dalla parte opposta, lasciando il corridoio in pietra vuoto.
Fuori dalla finestra il cielo era grigio. Una nuvola aveva oscurato il sole. Un vento freddo fischiava da est.
Camelot era in ombra.
Il conto alla rovescia era iniziato. 

   
 
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