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Autore: DarknessIBecame    16/04/2011    4 recensioni
Prendiamo una Rachel Berry rinnovata, un Noah Puckerman alle prese con tanti ragazzacci che le corrono dietro, un Finn Hudson sempre più impacciato e mescoliamo con qualche nuovo e vecchio personaggio. Aggiungiamo un paio di Dive e cerchiamo di capire cosa ne viene fuori.
Dal primo capitolo: "La sua decisione sembrava essere presa. Stava chiaramente dicendo che si sarebbe lasciata il ragazzo alle spalle, non voleva più tornare indietro. Non sarebbe più tornata indietro. Neanche il tempo di assimilare il pensiero che la canzone era finita, lasciandola spossata. Ed era cominciato l’applauso."
[Puck&Rachel/Puckleberry]
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Finn Hudson, Noah Puckerman/Puck, Rachel Berry, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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A.D.I.D.A.S.

A.D.I.D.A.S.

Alexander Gabriel Heinze non sprecava le sue serate due volte con la stessa ragazza. Il suo fisico muscoloso ed asciutto, gli occhi cerulei ed i capelli biondissimi, retaggio tedesco della famiglia paterna, gli permettevano di spopolare, attirando gli sguardi dell’intero mondo femminile. Beh, tranne lei. Lei era sempre troppo presa a guardare Puck, a parlare con Oliver, a cantare e parlare e chissà cos’altro. Per questo ormai era diventata un chiodo fisso.

-Bene, siamo arrivati. E’ stato bello. Ti chiamo io, eh!- il ragazzo aspettò che la bionda, di cui non ricordava il nome, scendesse dal suo SUV per ripartire sgommando. “Neanche per sogno! Se spera che sprechi i soldi per una sciacquetta come lei si sbaglia.” si era ritrovato a pensare subito dopo.
Durante il ritorno a casa si era soffermato ancora una volta sull’incredibile ingenuità di quella ragazzina, Rachel Berry, mentre le note della sua canzone preferita riempivano l’abitacolo della macchina. Racchiudeva i suoi pensieri, anche quelli su di lei. Prima o poi gliel’avrebbe fatta ascoltare, magari dopo una nottata infuocata, giusto per farla ammutolire. Altro che tutte quelle canzoni zeppe di sentimentalismi e di ragazzine arrabbiate che avrebbe voluto suonassero.

I will always be the pimp that I see in all of my fantasies 
I don't know your fucking name, so what, let's...
(have sex)

 

Non gli interessava chi fosse, quale fosse la sua storia, perché fosse così petulante e piagnucolona, voleva soltanto averla sotto di sé.

Screaming to be the only way 
that I can truly be free from my fucked up reality 
So I dream and stroke it harder, 
'cause it's so fun to see my face staring back at me 
I don't know your fucking name, so what, let's fuck.

Oh, si, l’avrebbe fatta urlare, l’avrebbe usata, giusto per provare che era capace di tutto, anche di irretire una ragazza casa e chiesa come lei. E poi sarebbe tornato ad occuparsi di ciò che più lo interessava. Sé stesso. Perché, come diceva sempre suo padre, niente è più importante che prendersi cura di se stessi. Anche se per farlo bisogna schiacciare gli altri. La faccenda però si stava facendo complicata, perché lei non dava segni di voler stare al gioco. E sapeva per certo che Puck si sarebbe messo in mezzo. Si conoscevano bene, frequentavano gli stessi posti, avevano gusti simili e probabilmente l’avevano fatto con le stesse donne. Pensava che fossero uguali anche nel modo di pensare, ma quella ragazzina tirava fuori un lato di Puckerman estremamente protettivo, e questo non era stato calcolato. Rimuginò sugli ultimi avvenimenti e sul modo di raggirare il controllo vigile del ragazzo anche dopo essere rientrato in casa. Non si dava per vinto così facilmente. Fin quando non avesse deciso che non ne valeva più la pena, almeno.

 

Finito il concerto, Alex si era stampato un sorriso smagliante in volto, aveva sbottonato un paio di bottoni della camicia e si era diretto verso Rachel, ricordandosi di non fissare troppo la sua scollatura. Anche se sfoggiava quel look da mangiatrice di uomini, non significava che fosse una poco di buono. O almeno, lui non sapeva se lo fosse davvero. Magari quei vestiti da sfigata potevano essere soltanto una copertura. Senza troppi indugi le aveva posato una mano sulla spalla nuda, facendola scivolare sulla schiena fino ad un fianco. Erano nel corridoio che portava ai “camerini”, e nessuno stava passando. Perfetto. La brunetta l’aveva osservato con occhi sbarrati dalla sorpresa. Non erano ancora entrati in confidenza, e lui sperava che quel gesto la mettesse sulla sua stessa lunghezza, era stata una carezza languida, un chiaro segnale per lei.
-Ehi, principessina. Complimenti. Sei stata una belva su quel palco.- aveva ammiccato, spostandosi una ciocca di capelli dagli occhi e mantenendo il contatto sul fianco della ragazza. Fortunatamente lei non si era spostata, e lo guardava con aria soddisfatta. Che fosse tutto così semplice? Forse davvero la Berry non era la santa che voleva far credere.
-Senti dolcezza…cosa ne diresti se domani sera ci vedessimo da me, per un film? Ho casa libera, e magari dopo potremmo ordinare qualcosa da spizzicare…- aveva lasciato che la mano scivolasse leggermente sotto la maglietta fina, creando piccoli cerchi concentrici con le dita, quasi massaggiandola. L’aveva vista spalancare ancora di più quegli occhioni nocciola ed aveva sorriso sicuro.
-Ehm…Alex, io...cioè, sono davvero lusingata dalla tua proposta…-la ragazza faticava a trovare le parole, ed aveva abbassato gli occhi a terra. Non passava nessuno, quindi Alex si decise ad osare di più. Tanto una sberla da quello scricciolo lì non l’avrebbe neanche sentita. E poco gli importava se lei si fosse offesa. Quindi, approfittando di quel contatto, la strinse di scatto a sé, costringendola ad alzare lo sguardo. Sembrava un cerbiatto abbagliato dai fari di una macchina. Ricordava la leggera pressione di lei sul torace, che cercava di scostarsi con entrambe le mani. Quasi non se ne accorse.
-Dai, Alex, basta scherzare. Ci aspettano fuori, devo vedere i miei genitori, i ragazzi del Glee…- continuava a blaterare. Ma non stava mai zitta quella?
-Su, non dirmi che non ti piaccio, babe. Potremmo anche nasconderci nel tuo camerino per un po’. Sono sicuro che nessuno si accorgerà della nostra assenza.- le aveva preso il mento tra le mani, mentre lei cercava ancora di divincolarsi. Doveva ricordare di non farle troppo male, i suoi due papà gay erano parecchio influenti, a quanto aveva capito. Quello che non si era aspettato erano due mani grandi e grosse che lo strattonavano con forza e lo sbattevano al muro del corridoio proprio mentre stava cercando di baciare Rachel. Sputò l’aria fuori dai polmoni appena arrivò il cazzotto. L’aveva preso in pieno stomaco. Puck lo fissava con rabbia e disgusto, una mano sul colletto della camicia, l’altra piantata sul petto per tenerlo attaccato al muro.
-Cosa diamine stavi facendo, imbecille?- sibilò il moro, scandendo fin troppo lentamente le parole.
-Ehi, fratello, sta calmo! Stavo solo facendo una chiacchieratina con la nostra stella. Vero Rach?- le aveva domandato osservandola da sopra la spalla di Puck. Era bianca in volto e stava tremando. Maledetta, sciocca ragazzina! Il moro lo spinse di nuovo contro il muro e gli si avvicinò all’orecchio.
-Prova ad avvicinarti ancora a lei e dovrai pregare Dio di poter usare di nuovo le gambe. Intesi?- ringhiò Puck, prima di lasciarlo andare ed avvicinarsi velocemente a Rachel.
-Sta tranquillo amico. Sarà lei a venire da me, prima di quanto pensi.- ridendo in modo sguaiato si era allontanato da quei due sfigati, pensando a quale delle ragazze viste al locale quella sera poteva riaccompagnarlo a casa.

 

Il biondino continuava a rigirarsi nel letto, lo stereo sparava i Metallica a piena potenza, così da coprire le urla dei genitori di sotto. Solito litigio serale. Doveva escogitare qualcosa per rimediare a quella défaillance, e riconquistare un certo livello di fiducia da parte di Rachel. Ne andava anche della band. Gli piaceva suonare e starla ad ascoltare mentre si lasciava trasportare dalla musica. Era un momento di svago per lui, e non era disposto a farselo portare via. Quindi doveva muoversi in modo più accorto, e cercare di farsela amica. Era sicuro che il resto sarebbe venuto da sé. Nessuna resisteva ad Alexander Gabriel Heinz.

 

Innanzitutto vi chiedo scusa per due cose…la pochezza del capitolo ed il mostruoso ritardo nel pubblicarlo. E’ più difficile di quanto immaginassi scrivere di un personaggio completamente nuovo, dargli forma senza farlo assomigliare troppo a quelli già presenti. Da qui il capitolo estremamente corto. Q_Q
Per il ritardo, beh, ho passato una settimana decisamente poco simpatica, con uno strano mal di testa dovuto ad un occhio dolorante. Prometto però che mi farò perdonare presto!!

La canzone è A.D.I.D.A.S. dei Korn, gruppo che adoro e mi sembrava perfetta per rappresentare i pensieri di Alex.
Spero comunque che il capitolo sia di vostro gradimento!
J

Mi scuso per i vari orrori di ortografia e battitura.

BascioCascio
Vevve

   
 
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