15. BUGIE
Bonnie,
Jeremy e Elena
entrarono in casa Cullen guardandosi attorno, leggermente intimoriti da
quei vampiri
così pallidi e da quelle pareti che sembravano non avere una
fine. Quella villa
era a dir poco immensa.
Elena
lanciò uno sguardo
fugace a Jacob, che però sembrava tranquillo e a proprio
agio. Effettivamente
lui passava in quella casa gran parte del suo tempo; sicuramente non
aveva più problemi
ad entrarci e riusciva a rimanere rilassato con un vampiro alle proprie
spalle.
Ma il trio di Mystic Falls aveva immediatamente cambiato idea riguardo
all’entrare in casa, e in quel preciso momento avrebbe tanto
preferito rimanere
nel giardino a parlare.
Si
era creata una certa
tensione che Elena avrebbe tanto voluto rompere, peccato che avesse
perso l’uso
della parola.
"Esme
fa il tè più buono
del mondo!", scherzò Emmett. Ecco: un'altra ragione per aver
paura: quel
vampiro era delle dimensioni di un bisonte che poteva tranquillamente
sbriciolarti
con un pugno. E poi aveva stampato quel sorriso giocherellone che
spaventava a
morte chiunque non avesse molta confidenza con lui. Come Elena, Bonnie
e
Jeremy.
“Ehi,
amico. Come ti
chiami?”, domandò ancora lo scimmione rivolto a
Jeremy, vedendo che la sua
battuta non aveva avuto molto successo.
Jeremy
impiegò un po’ di
tempo di troppo per rispondere, visto che non aveva nemmeno capito che
la
domanda era indirizzata proprio a lui. “Jeremy”,
farfugliò lui dopo qualche
secondo.
Emmett
sorrise divertito:
“Non mordo mica, tranquillo”, lo
rassicurò il vampiro sghignazzando. Jeremy
annuì lievemente e seguì Bonnie, sperando di
sfuggire a quel sadico. Sarebbe
stato più tranquillo vicino a Damon arrabbiato e affamato.
“Ehi,
Jer! È la tua
ragazza?”, chiese ancora Emmett, senza preoccuparsi troppo di
essere invadente.
Jeremy
si sentì avvampare e
abbassò lo sguardo, timoroso che qualcuno lo notasse. Forse
davvero stava
iniziando a provare qualcosa per Bonnie? Elena si voltò,
incuriosita dalla
domanda di Emmett: “Che cosa?”, chiese lei,
incredula.
“No,
noi… non, niente. Siamo
solo amici”, biascicò Jeremy.
“Meglio
così”, commentò
Elena, lanciando uno sguardo omicida alla sua ex migliore amica, che si
era
voltata improvvisamente interessata ad un quadro ottocentesco.
“Davvero
molto bello!”,
esclamò la strega.
Carlisle
notò il suo
interessamento e cominciò a blaterare qualcosa sui pittori
del secolo, fino a
quando Esme li salvò, chiamandoli in cucina.
"Allora...
volete un
infuso o un tè normale?", domandò la vampira,
premurosa.
Elena
non aveva nemmeno
capito la domanda, era un tantino terrorizzata da Jasper che stava
facendo dei
respiri molto profondi: "Ehm... va bene tè", disse. Bonnie e
Jeremy
la imitarono a ruota. Esme
annuì e si
mise ad armeggiare con il bollitore.
Nel
frattempo, il dottor
Cullen li aveva raggiunti e si era seduto di fronte a loro. Voleva
sapere tutta
la storia, era evidente. La sua curiosità traspariva
chiaramente dal suo volto.
"Allora: spiegate tutto dall'inizio",
sottolineò.
Elena
prese un profondo
respiro, esausta di dover ripetere tutto quel romanzo per l'ennesima
volta.
Raccontarlo le faceva pensare a Damon, e pensare a Damon la faceva
soffrire
tanto da farle male il cuore. Si sentiva completamente idiota per non
essersi
dichiarata prima a lui. Poi si sentiva stupida solamente per aver
pensato che
Damon potesse realmente ricambiare i suoi sentimenti.
Ma
nonostante questo,
cominciò: "Allora... io e Damon eravamo nella mia stanza
qualche giorno
fa. Improvvisamente, Damon è uscito, sparito. L’ho
cercato, ma non c’era più. E
poco dopo è apparso quello che poi si è
presentato come Edward Cullen".
Carlisle
aveva il volto
contratto per lo sforzo di non perdersi nemmeno un dettaglio: "Ok...
tutto
combacia. Insomma... noi invece abbiamo visto sparire Edward ed
è arrivato
quello che poi si è rivelato Damon", rifletté.
Bonnie,
mentre la sua ormai
ex migliore amica e uno dei protagonisti dei libri che più
amava parlavano, si
crogiolava nel suo senso di colpa divorante e crescente parola dopo
parola di
Elena e Carlisle. Come poteva starsene zitta mentre i suoi amici si
scervellavano per trovare una motivazione a quell'assurdità?
Non si sarebbe
sorpresa se l'avessero
smascherata senza
alcun indizio da parte sua. Probabilmente la sua faccia lasciava
trasparire
tutto, o buona parte. Non le piaceva mentire e non ci riusciva nemmeno
bene. E
comunque in quel casino era coinvolta pure lei; presto le avrebbero
fatto delle
domande. E lei che avrebbe risposto?
"Il
giorno dopo Edward è
arrivato alla mia scuola e ha fatto finta di essere Anthony Masen. Era
davvero
un idiota patentato", aggiunse Elena, sapendo perfettamente che la sua
precisazione
era inutile, ma sperava che riuscisse ad alleggerire l'atmosfera di
quel
momento.
Emmett
non rinunciò alla sua
solita battuta: "Edward il santo va alla ricerca di pollastrelle?",
domandò stupito.
Elena
scosse la testa:
"Faceva semplicemente il cocco del prof", spiegò divertita.
"Oh,
per questo non
finirò mai di prenderlo in giro. Hai fatto un video,
Elena?", chiese
ancora lo scimmione.
Elena
aveva bisogno di
sollevarsi il morale e andava bene anche quel vampiro spaventosamente
divertente; si mise la mano sulla bocca, stando al gioco di Emmett e
fingendosi
dispiaciuta: "Oh, no! Non ci ho pensato! Peccato, ma posso convincerlo
a
farlo di nuovo", aggiunse con un occhiolino. Emmett scoppiò
a ridere:
"Contaci sorella!", esclamò.
I
due si diedero un cinque,
ma poi Carlisle li interruppe: "Avanti ragazzi! Non siate
così
stupidamente scemi! Dicevamo... quando Damon è arrivato da
noi io… ehm, ho
perso il controllo e poi... Damon è fuggito con Bella. Non
so dove siano
andati, sta di fatto che il giorno dopo Nessie ci ha raccontato che si
sono
presentati a casa sua per dirle che andavano a Mystic Falls. E poi sono
partiti", spiegò il dottore.
Elena
ritornò seria:
"Ecco. Poi c'è stata la festa dei Fondatori di Mystic Falls
e Edward è
andato a dare una mano, ve l'ho detto: era davvero cretino. Un
autentico esemplare
di cretino. Avrebbe dato una
mano solamente perché voleva
infastidirmi, visto che gli avevo detto che avevo una certa urgenza di
andare a
Forks. Mi disse che saremmo partiti quella sera”,
continuò a spiegare Elena.
“Ma
Jacob arrivò prima di
lui”, intervenne Carlisle.
“Esatto”,
confermò Elena.
“Non ragionavo. Volevo solamente ritrovare Damon,
così accettai di partire
prima insieme a Jake”, disse con un sospiro lei.
“Inutile
dire che abbiamo
fatto un grande errore”, sospirò Jacob.
“Ma
cosa è successo? Voglio
dire, tu eri in casa con Nessie e poi, puf?”,
esclamò Elena incredula. Jacob
alzò le spalle: “Non saprei, a dir la
verità. So solo che ero andato a prendere
dei popcorn in cucina e non sono mai tornato indietro
perché… quasi non me ne
sono accorto, è stato così veloce. Davvero, non
ricordo”, mugolò sconsolato
Jake.
Tutti
in quella stanza
stavano facendo sforzi immensi per capire cose che per Bonnie,
l’artefice di
tutto, erano banali e elementari. Se solo si fosse decisa a dire la
verità…
“Non
importa, Jake”, lo
consolò Esme.
“Bene.
Poi voi due siete
partiti. Nessun altro dettaglio?”, domandò
Carlisle. Sembrava un interrogatorio
poliziesco.
Elena
fece per scuotere la
testa in cenno negativo, ma poi si bloccò e
guardò Bonnie: “Sì. Lei” e la
indicò in modo accusatorio. Bonnie
si
sentì talmente osservata che abbassò lo sguardo.
“Non
serve essere così
diretti”, le fece notare seccato Jeremy.
“Sta
zitto, Jeremy!”, ordinò
Elena. “Lei! appena stavo partendo assieme a Jacob si
è presentata e mi ha
pregato di non andare, che era la cosa più sbagliata che
potessi fare e tutte
cose del genere. E poi… poi ci avete seguiti!”,
esclamò Elena, arrivando solo
in quel momento alle conclusioni di quel labirinto.
Bonnie
scosse la testa: “No!
Non è vero, io… Jeremy era ad aiutare per la
festa, come potevo trascinarlo con
me se non si trovava neppure a casa tua? Sono andata a scuola e ho
parlato con
Edward e poi ho deciso di seguirvi, trascinando Jeremy con
me”, concluse
colpevole Bonnie.
Carlisle
sobbalzò alle parole
della strega: “Ma tu hai parlato con Edward?”,
esclamò stupito.
Lei
annuì, rendendosi conto
che forse avrebbe dovuto dirlo prima.
“Che
ti ha detto?”, continuò
lui con gli occhi spalancati, eccitati all’idea di scoprire
qualche notizia del
figlio a cui teneva di più.
“Niente
di importante. Gli ho
detto che Jacob era arrivato e che avevo litigato con Elena. Lui non
è rimasto
troppo dispiaciuto alla notizia, visto che doveva essere lui
l’accompagnatore
di Elena a Forks”, spiegò Bonnie.
“Evidentemente non ne aveva voglia di
trascinarsi dietro Elena. Comunque, davvero, non mi ha detto niente di
importante”,
aggiunse.
“Figurati”,
borbottò Elena
diffidente.
Bonnie
la ignorò, sentendo di
meritare ogni singola offesa e insulto che Elena le stava rivolgendo.
Carlisle,
felice di avere
avuto qualche insignificante ma preziosa notizia del figlio,
continuò ad
indagare: “Bene… da quel punto lì non
sappiamo
più niente di quello che è successo
a Mystic Falls se non che Rosalie,
Nessie e Alice sono andate là”,
rifletté il dottore.
A
quelle parole Jacob
sobbalzò; Nessie era a Mystic Falls?
“Non
ci posso credere!”,
esclamò furioso. Prese un vaso di fiori e lo
lanciò dall’altra parte della
stanza. Ringhiava, terrorizzato al pensiero che non si trovava dove la
sua
anima gemella era in quel momento.
“Calmati,
Jake”, ordinò
Jasper. Il vampiro se ne era stato in disparte fino a quel momento, con
l’aria
leggermente annoiata. Questa era la prima volta che interveniva,
utilizzando il
suo potere del controllo dell’umore per calmare il lupo, che
si sedette di
nuovo sul divano senza protestare.
“In
teoria loro sono
arrivate. Anzi sono sicuramente arrivate. Probabilmente ci aspettano
là. Avranno
parlato con Bella, chissà che è
successo!”, esclamò esasperato Carlisle.
Esme
lo guardò preoccupata;
perdere la calma non era da suo marito. Capitava un po’
troppo spesso
ultimamente.
“Dobbiamo fare
qualcosa”, intervenne improvvisamente
Emmett. Era stato zitto quasi tutto il tempo, e sentire la sua voce
potente in
quella conversazione così intima fece uno strano effetto a
tutti. “Sì, è
ovvio”, sbottò Elena. Tutto quello che si pensava
di fare non andava mai a buon
fine. Sempre. Dio, se scopriva chi aveva combinato tutto questo
casino…
“Ma
che cosa?”, domandò
Jeremy. Avrebbe fatto di tutto pur di aiutare la sorella, nonostante la
colpa
fosse di Bonnie; Damon non gli piaceva poi così tanto, ma
amava Elena e avrebbe
dato la propria vita per la sua.
“Intanto
dobbiamo stare
calmi”, disse Carlisle, per convincere per primo se stesso,
poi gli altri
membri della famiglia e infine tutti gli altri coinvolti nel caos.
“E
poi?”, continuò a chiedere
Emmett. Era davvero sempre pronto all’azione.
“Calmati,
Emmett”, ordinò
Jasper e le pupille dei suoi occhi si dilatarono leggermente. All’improvviso
Emmett si afflosciò sul
divano, molto meno agitato.
“Potremmo
mandare qualcuno di
voi a Mystic Falls per evitare che le ragazze tornino indietro o cose
del
genere. Intanto noi aspetteremo qui e il gioco è fatto.
Prima o poi, tutti ci
ritroveremo qui a Forks e sarà tutto molto più
semplice. Elena, Damon, Jeremy e
Bonnie torneranno a Mystic Falls mentre gli altri rimarranno qui e le
nostre
vite ritorneranno normali”, propose impeccabilmente Esme.
Donna brava in cucina
e nei lavori domestici e con un’intelligenza davvero niente
male.
Elena scosse la testa: “Questo è l’errore più grande che potremmo fare”, sbuffò.
Esme la guardò un attimo, tentando di capire quale fosse la pecca nel suo piano: “Cos’ha che non va la mia idea?”, chiese stupita.
Elena sospirò e spiegò: “Finora non abbiamo fatto altro che rincorrerci da una parte all’altra dell’America. Questo perché ci siamo fatti guidare dai nostri sentimenti e volevamo essere certi che i nostri amici e parenti stessero bene. Ma questo non ha fatto altro che separarci e creare ancora più confusione. Quello che faremo è stare qui, fermi in questa casa fino a quando loro non si decideranno a venire qui e solamente a quel punto avremo risolto la questione”, concluse Elena senza fiato.
Esme
ragionò su quello che
aveva detto la ragazza ma poi scosse la testa: “Gli altri
avranno ragionato nel
tuo stesso modo; aspetteranno che noi andiamo da loro, ma se noi
facciamo come
hai detto tu, non andremo mai da loro. E finiremo bloccati qui per
sempre. Non
è una cosa molto positiva, non trovi? Qualcuno di noi deve
agire, altrimenti
non finiremo mai”, constatò Esme.
Elena capì che la vampira centenaria aveva vinto la gara di cervelli e si lasciò cadere sul divano, abbattuta dal pensiero che non riusciva mai a vincere contro le vampire centenarie. Erano vecchie e anziane; perché lei, giovane e bella, non vinceva mai contro di loro? Forse proprio per il fatto che loro erano vampire, esseri immortali e (quasi) indistruttibili. Mentre lei era mortale e fragile. Sognava spesso il momento in cui Damon l’avrebbe trasformata; se lo immaginava come un punto di svolta, dove la sua vita sarebbe radicalmente cambiata e non avrebbe più avuto possibilità di ritornare come prima. Sarebbe stato un momento perfetto, assolutamente unico. La svolta, il momento in cui avrebbe detto addio a tutto e a tutti per amore. Solo per amore.
E, anche se molto meno importante, la trasformazione le avrebbe donato la forza immensa, la bellezza disarmante e il poter considerarsi all’altezza di Damon.
“Bene,
allora. Faremo a modo
tuo”, concluse Elena, sconfitta.
Vedendo la sorella così demoralizzata, Jeremy aggiunse: “Forse è davvero l’idea migliore, Elena”, tentò. Bonnie fece la sua timida presenza con un “Sì, Elena. Forse è davvero meglio così”, che a Elena non sfuggì.
“Te!
Come hai potuto
coinvolgere mio fratello in questo casino!”, urlò
d’improvviso la ragazza.
Bonnie
balbettò qualcosa di
incomprensibile.
“No,
non rimuginarti nei tuoi
sensi di colpa, perché non ha alcun senso. Potevi chiedere a
chiunque e tu vai
a chiedere a mio fratello. Ti avevo detto che detesto che sia coinvolto
in
questi fatti soprannaturali!”, gridò Elena,
iniziando a cedere delle lacrime.
“Scusami
Elena. Io…”,
balbettò Bonnie. Voleva dirglielo, davvero, tutto quello che
aveva combinato,
ma non ne aveva la forza. Aveva paura di Elena, nonostante si
conoscessero da
una vita. Ma qui c’era in ballo il codice
dell’amicizia: Bonnie non si era per
niente comportata da amica con Elena in quell’ultimo periodo.
Sperava davvero
che la sua amica capisse, perché le amiche devono capire gli
errori dell’altra.
Vero?
“Non
dire una sola parola di
più!”, urlò Elena e corse su per le
scale, senza bene sapere dove stesse
andando.
Si
sentì una porta sbattere,
ma i Cullen non si curarono di andare a vedere in che stanza Elena si
fosse
rifugiata. Probabilmente non avevano particolari segreti da nascondere,
se non
il fatto che fossero vampiri.
“Lasciatela
sfogare”, disse
solamente Carlisle, “ne ha bisogno. Povera
ragazza”, aggiunse con un sospiro.
“Bene, faremo come ha detto Esme”,
annunciò.
“Ma
come? Non possiamo andare
tutti a Mystic Falls. E se qualcuno
di
loro stesse venendo qui?”, obiettò Emmett.
L’effetto calmante di Jasper era
purtroppo terminato.
“Infatti
andrà solamente
qualcuno di noi…”, spiegò paziente
Carlisle.
Bonnie
riusciva solamente a
pensare al disastro che aveva combinato, doveva dirlo a Elena. Il prima
possibile; stava disperatamente cercando di comunicare ai suoi piedi di
muoversi verso il piano di sopra, ma loro non ne volevano proprio
sapere.
“Chi?”,
esclamò entusiasta
Emmett. Jasper assunse uno sguardo più interessato;
probabilmente aveva pensato
alla possibilità di rivedere Alice, la sua amata Alice.
Carlisle
li fissò per un
attimo, riflettendo: “Andranno Jacob e Emmett”,
annunciò.
Emmett
quasi saltò sul divano
dalla contentezza, mentre Jasper ritornò quello di prima,
senza quella luce di
speranza negli occhi. Era perso della sua Alice.
“Suvvia
Jazz!”, lo consolò il
fratello scimmione. “Vedrai che troverai da
divertirti”, aggiunse sornione
fissando Bonnie. Era incredibile come riuscisse a trovare dei lati
positivi in
quella situazione così assurdamente disastrosa.
Jasper
annuì; a volte era
meglio assecondare Emmett se volevi evitare di alzarti dal divano per
fare a
botte.
“Andiamo,
lupo! Abbiamo una
missione di salvataggio!”, urlò Emmett, entusiasta
del suo compito. Jacob
sbuffò, esausto di andare avanti e indietro. Ma quando
pensò che avrebbe
rivisto Nessie cambiò idea e corse da Emmett, pronto a fare
tutto quello che
Carlisle avrebbe detto. Non aveva idea di cosa avrebbe trovato a Mystic
Falls,
proprio no.
“Bene.
Voi due dovete andare
semplicemente a Mystic Falls a dire a Bella e a chiunque sia coinvolto
di stare
là fermi e di non muoversi. Vi daremo tre giorni: allo
scadere dei tre giorni
vi raggiungeremo”, spiegò il vampiro Carlisle. I
due annuirono, pronti a
memorizzare tutte le sue sagge parole, colme di secoli di esperienza.
“Bene,
ora partiamo”,
annunciò Emmett strofinandosi le mani. Adorava le missioni,
soprattutto quelle
di salvataggio, perché poi avrebbe potuto interpretare la
parte dell’eroe della
situazione.
Aprirono
la porta d’ingresso
e cominciarono a correre; dopo cinque minuti furono così
lontani che nemmeno
l’orecchio potente dei vampiri fu più in grado di
percepire il loro passo.
“Se
ne sono andati”, annunciò
Carlisle ritornando sul divano. “Ma voi non avete idea di
come possa essere
successo?”, chiese ancora.
“Staranno
bene?”, domandò
interrompendoli Esme, con la sua solita premura esagerata.
Carlisle
la tranquillizzò con
un abbraccio e le disse: “Certo che staranno bene,
tranquilla”.
Con
lo sguardo poi incitò
Jeremy e Bonnie a dire tutto quello che sapevano. Jeremy non sapeva
cosa aveva
intenzione di fare Bonnie, ma lei non parlava. Sembrava che avesse la
bocca
cucita con il filo, così decise di dire qualche bugia
clamorosamente falsa:
“Noi no, non ne sappiamo proprio niente. Siamo venuti a
sapere di questa cosa
con l’arrivo di Edward e con qualche soffiata di Elena quando
ci trovavamo
ancora a Mystic Falls. Ci siamo uniti nelle ricerche, non pensavamo che
il
nostro aiuto sarebbe stato così insignificante e che avrebbe
aggravato ancora
di più la situazione”, spiegò
tranquillo il fratellino di Elena.
Carlisle
sospirò: “A volte
abbiamo buoni intenti, ma poi va tutto a finire nel peggior modo
possibile”,
disse sconsolato.
Bonnie
sobbalzò a quella
frase tremendamente vera. Non ce la faceva più, non poteva
sopportare di
rimanere ancora in quella stanza. Non poteva stare a sentire Jeremy che
la
copriva con storielle inventate lì sul momento. Prima o poi
sarebbe venuta a
galla la verità, e più tardi sarebbe arrivata,
più Elena si sarebbe arrabbiata.
Forse
era davvero ora di
agire.
Questa
volta il tentativo di
comunicazione con i piedi funzionò: Bonnie si
alzò suscitando l’attenzione dei
Cullen. Decisa, si diresse verso le scale, guardò un attimo
in su e poi corse,
fino ad aprire tutte le porte del piano.
All’ultimo
tentativo, riuscì
ad aprire quella giusta, dove si trovava Elena in lacrime, sul letto.
Bonnie
si avvicinò,
lentamente e timorosa di quello che sarebbe potuto succedere.
Perché non aveva
una garanzia che Elena non le avrebbe staccato la testa o
chissà cos’altro.
Un
passo, un altro, un altro
ancora.
Bonnie
arrivò a toccare la
mano dell’amica, la strinse forte e con suo stupore Elena non
la respinse.
Forse si è sempre pronti a perdonare, perché
l’amicizia va sopra ad ogni altra cosa.
Ma si può
perdonare la
menzogna?
Angolino
della Matta Fra o.O
Ciao!
Ma
lo sapete che vi amo? Vi
amo vi amo vi amo! Siete dei tesori preziosi come… non so
che cosa. Come la mia
colazione la mattina (vi assicuro che lo è), come il mio
computer
(importantissimo), come il mio letto (fondamentale).
Vi
ringrazio una ad una per
tutto il sostegno che continuate ininterrottamente a darmi, siete degli
angeli
con le ali. Che poetica che sono, o no?
Vi
informo che per le vacanze
di Pasqua scappo a Londra e dubito che riuscirò ad
aggiornare, ma ho già
scritto parecchia roba quindi tenetevi pronte che appena torno vi
massacro. Beh
una volta tanto è bello che succeda o no?
Questo
capitolo non è una
gran cosa. Incasiniamo ulteriormente ma vedrete che fa la nostra
Bonnie.
Qualche idea magari? Vi dico solo che manca pochissimo, ormai. Se non
dovessi
raccontare quello che succede a Mystic Falls, già il
prossimo capitolo sarebbe
quello decisivo per i Delena. Grazie per essere arrivate fino a qui,
ormai
stiamo venendo a capo del labirinto. Ma mi dovrete sopportare ancora un
po’,
infatti dovrà nascere il piccolino o la piccolina.
Vi
saluto tutte quante,
grazie a chi ha aggiunto la storia tra le seguite, le preferite, le
ricordate,
grazie particolari a chi ha recensito e grazie anche a chi legge in
silenzio.
Sappiate che anche due parole sono gradite per dirmi quello che
pensate,
bacioni
Fra