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Autore: FraRose    16/04/2011    8 recensioni
[Crossover The Vampire Diaries & Twilight]
Avete mai pensato al vampiro più sexy di Mystic Falls che prende il posto di Edward Cullen a Forks? E al povero Edward che è costretto a lasciare la sua Nessie e la sua Bella per prendere il posto di Damon? E se poi anche Jacob si materializzasse dall'altra parte degli Stati Uniti? E che faranno Elena e Bella per riprendersi ciò che le appartiene? Leggete e scopritelo...
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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15. BUGIE

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Bonnie, Jeremy e Elena entrarono in casa Cullen guardandosi attorno, leggermente intimoriti da quei vampiri così pallidi e da quelle pareti che sembravano non avere una fine. Quella villa era a dir poco immensa.

Elena lanciò uno sguardo fugace a Jacob, che però sembrava tranquillo e a proprio agio. Effettivamente lui passava in quella casa gran parte del suo tempo; sicuramente non aveva più problemi ad entrarci e riusciva a rimanere rilassato con un vampiro alle proprie spalle. Ma il trio di Mystic Falls aveva immediatamente cambiato idea riguardo all’entrare in casa, e in quel preciso momento avrebbe tanto preferito rimanere nel giardino a parlare.

Si era creata una certa tensione che Elena avrebbe tanto voluto rompere, peccato che avesse perso l’uso della parola.

"Esme fa il tè più buono del mondo!", scherzò Emmett. Ecco: un'altra ragione per aver paura: quel vampiro era delle dimensioni di un bisonte che poteva tranquillamente sbriciolarti con un pugno. E poi aveva stampato quel sorriso giocherellone che spaventava a morte chiunque non avesse molta confidenza con lui. Come Elena, Bonnie e Jeremy.

“Ehi, amico. Come ti chiami?”, domandò ancora lo scimmione rivolto a Jeremy, vedendo che la sua battuta non aveva avuto molto successo.

Jeremy impiegò un po’ di tempo di troppo per rispondere, visto che non aveva nemmeno capito che la domanda era indirizzata proprio a lui. “Jeremy”, farfugliò lui dopo qualche secondo.

Emmett sorrise divertito: “Non mordo mica, tranquillo”, lo rassicurò il vampiro sghignazzando. Jeremy annuì lievemente e seguì Bonnie, sperando di sfuggire a quel sadico. Sarebbe stato più tranquillo vicino a Damon arrabbiato e affamato.

“Ehi, Jer! È la tua ragazza?”, chiese ancora Emmett, senza preoccuparsi troppo di essere invadente.

Jeremy si sentì avvampare e abbassò lo sguardo, timoroso che qualcuno lo notasse. Forse davvero stava iniziando a provare qualcosa per Bonnie? Elena si voltò, incuriosita dalla domanda di Emmett: “Che cosa?”, chiese lei, incredula.

“No, noi… non, niente. Siamo solo amici”, biascicò Jeremy.

“Meglio così”, commentò Elena, lanciando uno sguardo omicida alla sua ex migliore amica, che si era voltata improvvisamente interessata ad un quadro ottocentesco.

“Davvero molto bello!”, esclamò la strega.

Carlisle notò il suo interessamento e cominciò a blaterare qualcosa sui pittori del secolo, fino a quando Esme li salvò, chiamandoli in cucina.

"Allora... volete un infuso o un tè normale?", domandò la vampira, premurosa.

Elena non aveva nemmeno capito la domanda, era un tantino terrorizzata da Jasper che stava facendo dei respiri molto profondi: "Ehm... va bene tè", disse. Bonnie e Jeremy la imitarono a ruota.  Esme annuì e si mise ad armeggiare con il bollitore.

Nel frattempo, il dottor Cullen li aveva raggiunti e si era seduto di fronte a loro. Voleva sapere tutta la storia, era evidente. La sua curiosità traspariva chiaramente dal suo volto. "Allora: spiegate tutto dall'inizio", sottolineò.

Elena prese un profondo respiro, esausta di dover ripetere tutto quel romanzo per l'ennesima volta. Raccontarlo le faceva pensare a Damon, e pensare a Damon la faceva soffrire tanto da farle male il cuore. Si sentiva completamente idiota per non essersi dichiarata prima a lui. Poi si sentiva stupida solamente per aver pensato che Damon potesse realmente ricambiare i suoi sentimenti.

Ma nonostante questo, cominciò: "Allora... io e Damon eravamo nella mia stanza qualche giorno fa. Improvvisamente, Damon è uscito, sparito. L’ho cercato, ma non c’era più. E poco dopo è apparso quello che poi si è presentato come Edward Cullen".

Carlisle aveva il volto contratto per lo sforzo di non perdersi nemmeno un dettaglio: "Ok... tutto combacia. Insomma... noi invece abbiamo visto sparire Edward ed è arrivato quello che poi si è rivelato Damon", rifletté.

Bonnie, mentre la sua ormai ex migliore amica e uno dei protagonisti dei libri che più amava parlavano, si crogiolava nel suo senso di colpa divorante e crescente parola dopo parola di Elena e Carlisle. Come poteva starsene zitta mentre i suoi amici si scervellavano per trovare una motivazione a quell'assurdità? Non si sarebbe sorpresa se  l'avessero smascherata senza alcun indizio da parte sua. Probabilmente la sua faccia lasciava trasparire tutto, o buona parte. Non le piaceva mentire e non ci riusciva nemmeno bene. E comunque in quel casino era coinvolta pure lei; presto le avrebbero fatto delle domande. E lei che avrebbe risposto?

"Il giorno dopo Edward è arrivato alla mia scuola e ha fatto finta di essere Anthony Masen. Era davvero un idiota patentato", aggiunse Elena, sapendo perfettamente che la sua precisazione era inutile, ma sperava che riuscisse ad alleggerire l'atmosfera di quel momento.

Emmett non rinunciò alla sua solita battuta: "Edward il santo va alla ricerca di pollastrelle?", domandò stupito.

Elena scosse la testa: "Faceva semplicemente il cocco del prof", spiegò divertita.

"Oh, per questo non finirò mai di prenderlo in giro. Hai fatto un video, Elena?", chiese ancora lo scimmione.

Elena aveva bisogno di sollevarsi il morale e andava bene anche quel vampiro spaventosamente divertente; si mise la mano sulla bocca, stando al gioco di Emmett e fingendosi dispiaciuta: "Oh, no! Non ci ho pensato! Peccato, ma posso convincerlo a farlo di nuovo", aggiunse con un occhiolino. Emmett scoppiò a ridere: "Contaci sorella!", esclamò.

I due si diedero un cinque, ma poi Carlisle li interruppe: "Avanti ragazzi! Non siate così stupidamente scemi! Dicevamo... quando Damon è arrivato da noi io… ehm, ho perso il controllo e poi... Damon è fuggito con Bella. Non so dove siano andati, sta di fatto che il giorno dopo Nessie ci ha raccontato che si sono presentati a casa sua per dirle che andavano a Mystic Falls. E poi sono partiti", spiegò il dottore.

Elena ritornò seria: "Ecco. Poi c'è stata la festa dei Fondatori di Mystic Falls e Edward è andato a dare una mano, ve l'ho detto: era davvero cretino. Un autentico esemplare di cretino. Avrebbe dato una mano solamente perché voleva infastidirmi, visto che gli avevo detto che avevo una certa urgenza di andare a Forks. Mi disse che saremmo partiti quella sera”, continuò a spiegare Elena.

“Ma Jacob arrivò prima di lui”, intervenne Carlisle.

“Esatto”, confermò Elena. “Non ragionavo. Volevo solamente ritrovare Damon, così accettai di partire prima insieme a Jake”, disse con un sospiro lei.

“Inutile dire che abbiamo fatto un grande errore”, sospirò Jacob.

“Ma cosa è successo? Voglio dire, tu eri in casa con Nessie e poi, puf?”, esclamò Elena incredula. Jacob alzò le spalle: “Non saprei, a dir la verità. So solo che ero andato a prendere dei popcorn in cucina e non sono mai tornato indietro perché… quasi non me ne sono accorto, è stato così veloce. Davvero, non ricordo”, mugolò sconsolato Jake.

Tutti in quella stanza stavano facendo sforzi immensi per capire cose che per Bonnie, l’artefice di tutto, erano banali e elementari. Se solo si fosse decisa a dire la verità…

“Non importa, Jake”, lo consolò Esme.

“Bene. Poi voi due siete partiti. Nessun altro dettaglio?”, domandò Carlisle. Sembrava un interrogatorio poliziesco.

Elena fece per scuotere la testa in cenno negativo, ma poi si bloccò e guardò Bonnie: “Sì. Lei” e la indicò in modo accusatorio.  Bonnie si sentì talmente osservata che abbassò lo sguardo.

“Non serve essere così diretti”, le fece notare seccato Jeremy.

“Sta zitto, Jeremy!”, ordinò Elena. “Lei! appena stavo partendo assieme a Jacob si è presentata e mi ha pregato di non andare, che era la cosa più sbagliata che potessi fare e tutte cose del genere. E poi… poi ci avete seguiti!”, esclamò Elena, arrivando solo in quel momento alle conclusioni di quel labirinto.

Bonnie scosse la testa: “No! Non è vero, io… Jeremy era ad aiutare per la festa, come potevo trascinarlo con me se non si trovava neppure a casa tua? Sono andata a scuola e ho parlato con Edward e poi ho deciso di seguirvi, trascinando Jeremy con me”, concluse colpevole Bonnie.

Carlisle sobbalzò alle parole della strega: “Ma tu hai parlato con Edward?”, esclamò stupito.

Lei annuì, rendendosi conto che forse avrebbe dovuto dirlo prima.

“Che ti ha detto?”, continuò lui con gli occhi spalancati, eccitati all’idea di scoprire qualche notizia del figlio a cui teneva di più.

“Niente di importante. Gli ho detto che Jacob era arrivato e che avevo litigato con Elena. Lui non è rimasto troppo dispiaciuto alla notizia, visto che doveva essere lui l’accompagnatore di Elena a Forks”, spiegò Bonnie. “Evidentemente non ne aveva voglia di trascinarsi dietro Elena. Comunque, davvero, non mi ha detto niente di importante”, aggiunse.

“Figurati”, borbottò Elena diffidente.

Bonnie la ignorò, sentendo di meritare ogni singola offesa e insulto che Elena le stava rivolgendo.

Carlisle, felice di avere avuto qualche insignificante ma preziosa notizia del figlio, continuò ad indagare: “Bene… da quel punto lì non sappiamo  più niente di quello che è successo a Mystic Falls se non che Rosalie, Nessie e Alice sono andate là”, rifletté il dottore.

A quelle parole Jacob sobbalzò; Nessie era a Mystic Falls?

“Non ci posso credere!”, esclamò furioso. Prese un vaso di fiori e lo lanciò dall’altra parte della stanza. Ringhiava, terrorizzato al pensiero che non si trovava dove la sua anima gemella era in quel momento.

“Calmati, Jake”, ordinò Jasper. Il vampiro se ne era stato in disparte fino a quel momento, con l’aria leggermente annoiata. Questa era la prima volta che interveniva, utilizzando il suo potere del controllo dell’umore per calmare il lupo, che si sedette di nuovo sul divano senza protestare.

“In teoria loro sono arrivate. Anzi sono sicuramente arrivate. Probabilmente ci aspettano là. Avranno parlato con Bella, chissà che è successo!”, esclamò esasperato Carlisle.

Esme lo guardò preoccupata; perdere la calma non era da suo marito. Capitava un po’ troppo spesso ultimamente.

 “Dobbiamo fare qualcosa”, intervenne improvvisamente Emmett. Era stato zitto quasi tutto il tempo, e sentire la sua voce potente in quella conversazione così intima fece uno strano effetto a tutti. “Sì, è ovvio”, sbottò Elena. Tutto quello che si pensava di fare non andava mai a buon fine. Sempre. Dio, se scopriva chi aveva combinato tutto questo casino…

“Ma che cosa?”, domandò Jeremy. Avrebbe fatto di tutto pur di aiutare la sorella, nonostante la colpa fosse di Bonnie; Damon non gli piaceva poi così tanto, ma amava Elena e avrebbe dato la propria vita per la sua.

“Intanto dobbiamo stare calmi”, disse Carlisle, per convincere per primo se stesso, poi gli altri membri della famiglia e infine tutti gli altri coinvolti nel caos.

“E poi?”, continuò a chiedere Emmett. Era davvero sempre pronto all’azione.

“Calmati, Emmett”, ordinò Jasper e le pupille dei suoi occhi si dilatarono leggermente.  All’improvviso Emmett si afflosciò sul divano, molto meno agitato.

“Potremmo mandare qualcuno di voi a Mystic Falls per evitare che le ragazze tornino indietro o cose del genere. Intanto noi aspetteremo qui e il gioco è fatto. Prima o poi, tutti ci ritroveremo qui a Forks e sarà tutto molto più semplice. Elena, Damon, Jeremy e Bonnie torneranno a Mystic Falls mentre gli altri rimarranno qui e le nostre vite ritorneranno normali”, propose impeccabilmente Esme. Donna brava in cucina e nei lavori domestici e con un’intelligenza davvero niente male.


Elena scosse la testa: “Questo è l’errore più grande che potremmo fare”, sbuffò.

Esme la guardò un attimo, tentando di capire quale fosse la pecca nel suo piano: “Cos’ha che non va la mia idea?”, chiese stupita.


Elena sospirò e spiegò: “Finora non abbiamo fatto altro che rincorrerci da una parte all’altra dell’America. Questo perché ci siamo fatti guidare dai nostri sentimenti e volevamo essere certi che i nostri amici e parenti stessero bene. Ma questo non ha fatto altro che separarci e creare ancora più confusione. Quello che faremo è stare qui, fermi in questa casa fino a quando loro non si decideranno a venire qui e solamente a quel punto avremo risolto la questione”, concluse Elena senza fiato.

Esme ragionò su quello che aveva detto la ragazza ma poi scosse la testa: “Gli altri avranno ragionato nel tuo stesso modo; aspetteranno che noi andiamo da loro, ma se noi facciamo come hai detto tu, non andremo mai da loro. E finiremo bloccati qui per sempre. Non è una cosa molto positiva, non trovi? Qualcuno di noi deve agire, altrimenti non finiremo mai”, constatò Esme.


Elena capì che la vampira centenaria aveva vinto la gara di cervelli e si lasciò cadere sul divano, abbattuta dal pensiero che non riusciva mai a vincere contro le vampire centenarie. Erano vecchie e anziane; perché lei, giovane e bella, non vinceva mai contro di loro? Forse proprio per il fatto che loro erano vampire, esseri immortali e (quasi) indistruttibili. Mentre lei era mortale e fragile. Sognava spesso il momento in cui Damon l’avrebbe trasformata; se lo immaginava come un punto di svolta, dove la sua vita sarebbe radicalmente cambiata e non avrebbe più avuto possibilità di ritornare come prima. Sarebbe stato un momento perfetto, assolutamente unico. La svolta, il momento in cui avrebbe detto addio a tutto e a tutti per amore. Solo per amore.



E, anche se molto meno importante, la trasformazione le avrebbe donato la forza immensa, la bellezza disarmante e il poter considerarsi all’altezza di Damon.

“Bene, allora. Faremo a modo tuo”, concluse Elena, sconfitta.


Vedendo la sorella così demoralizzata, Jeremy aggiunse: “Forse è davvero l’idea migliore, Elena”, tentò. Bonnie fece la sua timida presenza con un “Sì, Elena. Forse è davvero meglio così”, che a Elena non sfuggì.

“Te! Come hai potuto coinvolgere mio fratello in questo casino!”, urlò d’improvviso la ragazza.

Bonnie balbettò qualcosa di incomprensibile.

“No, non rimuginarti nei tuoi sensi di colpa, perché non ha alcun senso. Potevi chiedere a chiunque e tu vai a chiedere a mio fratello. Ti avevo detto che detesto che sia coinvolto in questi fatti soprannaturali!”, gridò Elena, iniziando a cedere delle lacrime.

“Scusami Elena. Io…”, balbettò Bonnie. Voleva dirglielo, davvero, tutto quello che aveva combinato, ma non ne aveva la forza. Aveva paura di Elena, nonostante si conoscessero da una vita. Ma qui c’era in ballo il codice dell’amicizia: Bonnie non si era per niente comportata da amica con Elena in quell’ultimo periodo. Sperava davvero che la sua amica capisse, perché le amiche devono capire gli errori dell’altra. Vero?

“Non dire una sola parola di più!”, urlò Elena e corse su per le scale, senza bene sapere dove stesse andando.

Si sentì una porta sbattere, ma i Cullen non si curarono di andare a vedere in che stanza Elena si fosse rifugiata. Probabilmente non avevano particolari segreti da nascondere, se non il fatto che fossero vampiri.

“Lasciatela sfogare”, disse solamente Carlisle, “ne ha bisogno. Povera ragazza”, aggiunse con un sospiro. “Bene, faremo come ha detto Esme”, annunciò.

“Ma come? Non possiamo andare tutti a Mystic Falls. E se qualcuno di loro stesse venendo qui?”, obiettò Emmett. L’effetto calmante di Jasper era purtroppo terminato.

“Infatti andrà solamente qualcuno di noi…”, spiegò paziente Carlisle.

Bonnie riusciva solamente a pensare al disastro che aveva combinato, doveva dirlo a Elena. Il prima possibile; stava disperatamente cercando di comunicare ai suoi piedi di muoversi verso il piano di sopra, ma loro non ne volevano proprio sapere.

“Chi?”, esclamò entusiasta Emmett. Jasper assunse uno sguardo più interessato; probabilmente aveva pensato alla possibilità di rivedere Alice, la sua amata Alice.

Carlisle li fissò per un attimo, riflettendo: “Andranno Jacob e Emmett”, annunciò.

Emmett quasi saltò sul divano dalla contentezza, mentre Jasper ritornò quello di prima, senza quella luce di speranza negli occhi. Era perso della sua Alice.

“Suvvia Jazz!”, lo consolò il fratello scimmione. “Vedrai che troverai da divertirti”, aggiunse sornione fissando Bonnie. Era incredibile come riuscisse a trovare dei lati positivi in quella situazione così assurdamente disastrosa.

Jasper annuì; a volte era meglio assecondare Emmett se volevi evitare di alzarti dal divano per fare a botte.

“Andiamo, lupo! Abbiamo una missione di salvataggio!”, urlò Emmett, entusiasta del suo compito. Jacob sbuffò, esausto di andare avanti e indietro. Ma quando pensò che avrebbe rivisto Nessie cambiò idea e corse da Emmett, pronto a fare tutto quello che Carlisle avrebbe detto. Non aveva idea di cosa avrebbe trovato a Mystic Falls, proprio no.

“Bene. Voi due dovete andare semplicemente a Mystic Falls a dire a Bella e a chiunque sia coinvolto di stare là fermi e di non muoversi. Vi daremo tre giorni: allo scadere dei tre giorni vi raggiungeremo”, spiegò il vampiro Carlisle. I due annuirono, pronti a memorizzare tutte le sue sagge parole, colme di secoli di esperienza.

“Bene, ora partiamo”, annunciò Emmett strofinandosi le mani. Adorava le missioni, soprattutto quelle di salvataggio, perché poi avrebbe potuto interpretare la parte dell’eroe della situazione.

Aprirono la porta d’ingresso e cominciarono a correre; dopo cinque minuti furono così lontani che nemmeno l’orecchio potente dei vampiri fu più in grado di percepire il loro passo.

“Se ne sono andati”, annunciò Carlisle ritornando sul divano. “Ma voi non avete idea di come possa essere successo?”, chiese ancora.

“Staranno bene?”, domandò interrompendoli Esme, con la sua solita premura esagerata.

Carlisle la tranquillizzò con un abbraccio e le disse: “Certo che staranno bene, tranquilla”.

Con lo sguardo poi incitò Jeremy e Bonnie a dire tutto quello che sapevano. Jeremy non sapeva cosa aveva intenzione di fare Bonnie, ma lei non parlava. Sembrava che avesse la bocca cucita con il filo, così decise di dire qualche bugia clamorosamente falsa: “Noi no, non ne sappiamo proprio niente. Siamo venuti a sapere di questa cosa con l’arrivo di Edward e con qualche soffiata di Elena quando ci trovavamo ancora a Mystic Falls. Ci siamo uniti nelle ricerche, non pensavamo che il nostro aiuto sarebbe stato così insignificante e che avrebbe aggravato ancora di più la situazione”, spiegò tranquillo il fratellino di Elena.

Carlisle sospirò: “A volte abbiamo buoni intenti, ma poi va tutto a finire nel peggior modo possibile”, disse sconsolato.

Bonnie sobbalzò a quella frase tremendamente vera. Non ce la faceva più, non poteva sopportare di rimanere ancora in quella stanza. Non poteva stare a sentire Jeremy che la copriva con storielle inventate lì sul momento. Prima o poi sarebbe venuta a galla la verità, e più tardi sarebbe arrivata, più Elena si sarebbe arrabbiata.

Forse era davvero ora di agire.

Questa volta il tentativo di comunicazione con i piedi funzionò: Bonnie si alzò suscitando l’attenzione dei Cullen. Decisa, si diresse verso le scale, guardò un attimo in su e poi corse, fino ad aprire tutte le porte del piano.

All’ultimo tentativo, riuscì ad aprire quella giusta, dove si trovava Elena in lacrime, sul letto.

Bonnie si avvicinò, lentamente e timorosa di quello che sarebbe potuto succedere. Perché non aveva una garanzia che Elena non le avrebbe staccato la testa o chissà cos’altro.

Un passo, un altro, un altro ancora.

Bonnie arrivò a toccare la mano dell’amica, la strinse forte e con suo stupore Elena non la respinse. Forse si è sempre pronti a perdonare, perché l’amicizia va sopra ad ogni altra cosa.

Ma si può perdonare la menzogna?

 

Angolino della Matta Fra o.O

Ciao!

Ma lo sapete che vi amo? Vi amo vi amo vi amo! Siete dei tesori preziosi come… non so che cosa. Come la mia colazione la mattina (vi assicuro che lo è), come il mio computer (importantissimo), come il mio letto (fondamentale).

Vi ringrazio una ad una per tutto il sostegno che continuate ininterrottamente a darmi, siete degli angeli con le ali. Che poetica che sono, o no?

Vi informo che per le vacanze di Pasqua scappo a Londra e dubito che riuscirò ad aggiornare, ma ho già scritto parecchia roba quindi tenetevi pronte che appena torno vi massacro. Beh una volta tanto è bello che succeda o no?

Questo capitolo non è una gran cosa. Incasiniamo ulteriormente ma vedrete che fa la nostra Bonnie. Qualche idea magari? Vi dico solo che manca pochissimo, ormai. Se non dovessi raccontare quello che succede a Mystic Falls, già il prossimo capitolo sarebbe quello decisivo per i Delena. Grazie per essere arrivate fino a qui, ormai stiamo venendo a capo del labirinto. Ma mi dovrete sopportare ancora un po’, infatti dovrà nascere il piccolino o la piccolina.

Vi saluto tutte quante, grazie a chi ha aggiunto la storia tra le seguite, le preferite, le ricordate, grazie particolari a chi ha recensito e grazie anche a chi legge in silenzio. Sappiate che anche due parole sono gradite per dirmi quello che pensate, bacioni

Fra

 

 

   
 
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