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Autore: WhiteRaven_sSR    16/04/2011    2 recensioni
Cosa succederbbe se per una volta anche l'organizzazione XIII decidesse di prendersi un giorno di ferie? E se a disturbarli si mettessero anche pirati, fatine e indiani?
Lo scoprirete solo leggendo...
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Organizzazione XIII
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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capitolo2 Come gli altri membri, anche Zexion e Demyx stavano camminando ed erano alla ricerca della tanto sospirata cascata di cui il Notturno Melodico continuava a parlare.
Zexion, ancora con il cappotto indosso, era intento a sfogliare uno dei suoi libri, lasciando che il compagno chiacchierasse praticamente da solo.
“…non sei d’accordo anche tu Zexion?” chiese il biondino.
L’altro era tanto immerso nella lettura che non fece nemmeno caso alla voce dell’amico e fu solo quando lo chiamò una seconda volta che si rese conto di essere stato interpellato.
“Cosa? Dicevi a me?” chiese, timido.
“Beh, è ovvio, non c’è nessun altro” scherzò Demyx prima di aggiungere “Stavo dicendo: secondo me se giriamo a sinistra dovremmo arrivare dritti sul corso d’acqua che cerchiamo, non sei d’accordo anche tu?”
In effetti erano arrivati ad un buon punto, seppure avessero camminato poco e dopo aver attraversato la vegetazione presente dalla spiaggia fin dove si trovavano in quel momento, gli sarebbe bastato continuare leggermente sulla sinistra per arrivare alla cascata.
“Ah, si…cioè…forse basta tenerci in direzione sud-est, ma non troppo, altrimenti rischiamo di tornare sulla spiaggia. Ma toglimi una curiosità: perché vuoi raggiungere la cascata?” domandò il Burattinaio Mascherato al compagno.
“Perché c’è tanta tanta acquaaaaaaaaaaa!!!”
“Beh, ma ce n’e anche in mare”
Ci furono trenta secondi di silenzio. Effettivamente Demyx non ci aveva pensato.
“Comunque sia, almeno facciamo un giro no? E poi è così divertente!” esclamò il numero nove, proseguendo per la direzione concordata poco prima.
Mentre continuavano a camminare, Demyx iniziò a parlare di quanto era contento di essere li in vacanza, del suo costume ancora un po’ bagnato dall’acqua marina da cui era uscito poco prima e del nuovo i-pod che si era comprato su cui aveva già messo tutte le canzoni di Lady Gaga.
E nel frattempo il moro era distratto dal suo libro, intento a leggere, perso completamente nei suoi pensieri.
Fu solo dopo una decina di minuti che entrambi udirono lo scroscio dell’acqua provenire da un punto non troppo lontano rispetto a dove si trovavano.
Demyx, tutto preso dall’euforia, corse in avanti, sicuro che avrebbe trovato ciò che cercava e Zexion non poté fare altro che seguirlo o quel tonto si sarebbe perso chissà dove.
Quando raggiusero il rumore, si ritrovarono davanti un’enorme cascata color lapislazzuli che infrangendosi sulle rocce, creava una spuma candida e vaporosa, mentre ai suoi piedi formava un bacino naturale. Dato che il clima tutt’attorno era umido e in cielo splendeva il sole, tra l’acqua e il terreno si creava un arcobaleno splendente.
“Guarda! Guarda Zexion! Com’e bella…”
Il biondino era già saltellato in giro e si era avvicinato alla riva del bacino per toccare l’acqua, quando da dietro ad un albero era uscita una strana figura, che gridando a squarciagola e correndo senza guardare dove andava, gli era finita addosso ed assieme ci erano caduti dentro.
Fortunatamente in quel punto l’acqua era bassa e quando Demyx si riprese dalla botta ricevuta, si alzò in piedi per gridare addosso alla figura, ma nel farlo vide che questa si era ripresa prima di lui e stava ancora correndo in giro, inseguita da qualcosa.
Non lo riconobbe subito, così fu Zexion a parlare: “Scusa Vexen ma tu che ci fai qui?”
Il numero quattro, senza smettere di correre imprecò: “Se non fosse stato per queste maledette fatine non sarei qui a correre! E diamine, sono troppo vecchio per certe cose!”
In effetti ciò che lo stava inseguendo sembrava uno sciame di api e solo dopo anche gli altri due capirono che si trattava di fate. Inoltre notarono poi che il loro compagno aveva un barattolo di vetro sotto braccio ed all’interno c’era una piccola creaturina alata, probabilmente parente di quelle fuori.
“Lancia qui Vexen!” esclamò Demyx contento, sperando che l’altro gli lanciasse il barattolo.
Tuttavia, sapendo quanto ci teneva ai suoi esperimenti, quasi avrebbe dovuto aspettarselo che non l’avrebbe lanciato per nulla al mondo…e fortunatamente per le fate, ma sfortunatamente per Vexen, questo inciampò in una pietra. Così il barattolo gli volò letteralmente dalle mani, finendo tra le braccia di Zexion e facendo cadere il libro che stava reggendo fino a poco prima, a terra.
In pochi secondi, tutte le fate lo avevano accerchiato e lo stavano fissando, arrabbiatissime.
Zexion, che non voleva fraintendessero ed era completamente indifferente alla situazione, cercò di tirarsene fuori: “Ehi, calma ragazze, i-io…io non sono in cerca di guai” ed aprì il coperchio del barattolo, liberando la fatina rinchiusa all’interno.
Ne uscì una ragazzina in miniatura con dei lunghi capelli castani che si posò sulla mano di Zexion e guardandolo in viso arrossì.
Sbatteva le alucce trasparenti liberando nell’aria della polvere di fata color oro che brillava illuminata dai raggi del sole.
Anche Demyx raggiunse l’amico e guardando la fatina, commentò: “Oh, com’e carina”
Inizialmente la piccola rimase li con i ragazzi ad osservarli e a farsi osservare a sua volta, ma quando il resto del gruppo la chiamò con un tintinnio, invitandola ad andare con loro, questa si avvicinò alla guancia del Burattinaio Mascherato e gli scoccò un sonoro bacio prima di andarsene.
“Zexion hai fatto colpo!” scherzò Demyx, poco prima di girarsi per vedere cosa stava succedendo alle sue spalle. Vedendo un ammasso di fango e rami alzarsi in piedi, lo scambiò per un mostro e saltò in braccio a compagno urlando: “Aaaah, un demone!”
“Demyx, ma quello è Vexen”
“A me sembra più Larxene appena alzata la mattina!”
Così, cercando di aiutare il compagno, Demyx (sceso dalle braccia di Zexion, che nel frattempo raccoglieva il suo libro ancora in terra), estrasse dal nulla il suo Sitar ed impiegando il suo potere acquatico, investì il numero quattro con un’ondata…forse un po’ troppo forte.
Una volta rimessosi in piedi, Vexen cominciò: “Dico io, ma vi siete impazziti?! Avete la benché minima idea di quanto ci abbia messo a recuperare quelle fatine? E ora voi le avete fatte scappare! Sciagurati giovani d’oggi!”
I due cercarono di trovare delle scuse da utilizzare, ma quando furono entrambi sul punto di aprir bocca, videro una freccia con la punta di gomma piantarsi sulla tempia destra di Vexen.
Poco dopo un’ “all’attacco” riecheggiò nell’aria ed un gruppo di bambini travestiti da animaletti, assaltarono il povero Freddo Accademico.
“Sembra divertente!” esclamò Demyx, unendosi al gruppo.
Ci fu il caos generale: bambini che schiamazzavano, che lanciavano pigne e piccoli sassi con le fionde sul sedere del povero numero quattro, che con dei colori naturali gli stavano dipingendo il viso ed un tontissimo Demyx in mezzo alla bolgia.
Il tutto durò finché Vexen non si mise a gridare: “Ora basta!”
Tutti si bloccarono all’istante e Vexen cominciò ad infuriare contro ai bambini: “Razza di marmocchi sciagurati, chi si è divertito a colorarmi la faccia?!”
Demyx nascose il pennarello azzurro che aveva in mano…
“Ed ora tornatevene a casa dai vostri genitori!” riprese l’anziano biondo “Sono stufo dei vostri giochi!”
I bambini, leggermente rattristati abbassarono il capo. Poi uno di loro vestito da volpe, disse: “Ma signore, noi siamo orfani, siamo i Bimbi Sperduti”
Zexion gli si avvicinò leggermente: “Dovete pur avere un luogo in cui tornare”
“Si, si, viviamo all’Albero dell’Impiccato!” esclamarono altri due gemellini, in coro, vestiti da procione.
“Possiamo accompagnarvi a casa se volete” rispose Demyx, sorridendo.
“Ma che cosa dici? Non siamo mica dei babysitter!” sbottò Vexen, indignato.
Così i due biondi e Zexion iniziarono a discutere tra di loro. Il Freddo Accademico non ne voleva sapere di accompagnarli, mentre il numero nove ne sarebbe stato solo contento e Zexion era del tutto indifferente, come al solito.
Impiegarono ben dieci minuti per decidere cosa fare e quando finalmente ebbero trovato una soluzione, Demyx si rivolse ai bambini, sorridendo: “Abbiamo deciso che vi accompagniamo”
I ragazzini furono entusiasti della cosa, tanto che ripresero a saltellare in giro e chi prendendo per un braccio i tre, chi spingendoli leggermente da dietro, iniziarono a spostarsi sempre di più verso la zona ovest dell’isola.
Mentre camminavano nella foresta, non si poteva non notarli: passabili ancora Zexion e Demyx, il primo alto come i bambini più grandi, l’altro che nonostante la stazza, si comportava in modo uguale a quei ragazzini, ma Vexen era decisamente fuori luogo.
In breve si ritrovarono a saltare fiumiciattoli, attraversare zone paludose con l’ausilio di liane o rami d’albero sporgenti ed ogni volta non poteva mancare uno “splash”, segno evidente che qualcuno era caduto in una qualche zona melmosa.
Alla fine, dopo cadute, lavate e salti in giro per il luogo, arrivarono al tanto sospirato Albero dell’Impiccato.
I bambini (e Demyx) ancora felici e contenti, pieni di vitalità, Vexen appoggiato ad un ramo che aveva trovato chissà dove, con rami nei capelli e punture d’insetto ovunque, nonostante avesse ancora il cappotto indosso.
“Venite è di qua l’entrata!” gridò uno dei bambini vestito da orsacchiotto.
I tre membri dell’organizzazione si stavano dirigendo verso l’entrata “principale”, costituita da una buca scavata nel terreno al di sotto di quello strano albero morto, quando un altro ragazzino, esclamò: “Ma è più divertente passare di qua!” e saltò sopra l’albero, infilandosi nel tronco cavo.
“Si, si che bello, io voglio passare per di là!” commentò Demyx allegro.
Nel frattempo Vexen, poco distante, stava assistendo alla scena.
“Non ci penso neanche a passare ne per un albero, ne tantomeno per un buco puzzolente” disse, senza accorgersi che dietro di lui un bambino si stava avvicinando con un cactus preso alla spiaggia…
“Ragazzi, guardate che ho trovato!” esclamò, e senza volere finì dritto sul sedere del malcapitato numero quattro.
Questo reagì facendo un salto altissimo e Demyx, poco distante, lo fraintese: “Si, andiamo Vexen!” ed assieme a lui saltò dentro al tronco.
I due scesero per una specie di scivolo, probabilmente creato dai bambini ed una volta arrivati alla fine, Demyx si fermò contentissimo.
“Siiiiii, facciamolo di nuovo Vexen!” non udì nessuno “Vexen?” ripeté.
Solo dopo si accorse di averlo schiacciato e di esservisi seduto sopra.
Così si scusò con il compagno, lo aiutò a rialzarsi e nel frattempo anche gli altri li raggiunsero.
I bambini cominciarono ad arrampicarsi sulla mobilia antiquata che avevano e a saltare sui materassi, gridando a squarciagola.
Poi uno di loro, esclamò: “Facciamo un gioco! Facciamo un gioco!” si levarono delle grida ancora più forti.
“E che gioco facciamo?” domandò Demyx già immedesimato.
“Giochiamo agli indiani!” esclamò qualcuno, ed in men che non si dica i tre ospiti si ritrovarono con indosso delle maschere come quelle dei bambini: con orecchie sulla testa, che lasciavano fuori solamente il viso. Ne misero una a Demyx da coniglietto bianco, una a Zexion, ancora intento a leggere, da volpe e una a Vexen da orso bruno.
Poi a tuti e tre dipinsero la faccia con linee verdi, blu, rosse e gialle, a Vexen un po’ meno perché aveva ancora quelle che gli erano state disegnate alla cascata e, dopo essere usciti all’aperto, assegnarono i ruoli.
Demyx fu scelto per fare l’indiano guerriero, a Vexen fu assegnato il titolo di sciamano, l’unica cosa che aveva apprezzato nel corso di tutta la giornata e Zexion doveva interpretare lo straniero che dava la caccia agli indiani.
Il moro era distratto e delle strane regole di quel gioco non aveva recepito praticamente nulla, mentre Vexen si stava organizzando per farsi una postazione “da sciamano”, in modo che potesse accontentare quei marmocchi e finalmente sedersi tranquillo.
L’unico che prese parte fin da subito al gioco era Demyx che iniziò a correre in giro, prendendo anche in braccio i bimbi, felicissimi di aver trovato un nuovo compagno di giochi.
Tuttavia, pensarono di rendere il gioco ancora più divertente…
Così un bambino si avvicinò timidamente a Zexion, anche lui come Vexen, seduto poco distante: “L’ hai visto anche tu quello?” chiese preoccupato, indicando il cielo.
“Q-quello cosa?”
Il Burattinaio Mascherato aveva alzato lo sguardo, allarmato …quando lo riabbassò, al posto del libro aveva in mano due assi di legno.
“Cercavi questo? Veni a catturarci straniero, se ne sei capace!” esclamò un bambino recitando bene la sua parte da indiano.
Così mentre i bambini si divertivano a passarsi e/o lanciarsi il libro di Zexion uno con ‘altro, Demyx compreso, il numero sei stava diventando matto a corrergli dietro e già sapeva che in quel modo avrebbe impiegato l’intero pomeriggio.
   
 
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