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Autore: Exentia_dream    16/04/2011    6 recensioni
Non gli piaceva solo perché aveva un bel corpo o perché era bella. Gli piaceva perché la conosceva bene, anche se non avevano mai avuto un gran bel rapporto e perché era saccente e conosceva le risposte a tutte le domande, ma a volte era così presa dal suo mondo che perdeva l’occasione di dimostrarsi e rispondere.
E, poi, Rose mangiava tanto: era un pozzo senza fondo e faceva venir fame anche a lui!
E gli piaceva le lentiggini che aveva sul naso. Gli piaceva anche quando lei lo guardava e abbassava lo sguardo, arrossendo.
Non aveva mai saputo spiegarsi quel comportamento: all’inizio, aveva creduto di piacergli, poi, però, quando gli lanciava le sue sfrecciatine sadiche, Scorpius scartava quel pensiero.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Uno.
L’aveva vista per la prima volta, mentre aspettava il treno del binario 9 e ¾ insieme ai suoi genitori.
I capelli rossi erano sciolti sulle spalle, gli occhi erano lucidi per l’emozione e il sorriso era innocente, com’era giusto che fosse alla sua età.
Si voltò a guardare suo padre e gli sorrise: gli aveva raccontato tante volte dei sui anni alla scuola di magia, delle cose che aveva imparato lì e dei nemici che aveva avuto in quegli anni. Il primo tra tutti era stato Harry Potter, seguito a ruota da Ronald Weasley e da Hermione Granger.
Secondo suo padre, quella gente erano la piaga del mondo magico. Scorpius, invece, sorrise di più guardando ancora quella bambinetta che sedeva accanto ai due nemici giurati del padre. Gli sembrava strano che lui la pensasse così, visto che chiunque parlava bene del famoso Trio Miracoli e delle grandi gesta che avevano compiuto per salvare il Mondo Magico dalla minaccia di Voldemort.
Scrollò le spalle, nel momento preciso in cui il treno fermò la sua corsa.
Si sentiva emozionato e pronto per cominciare la sua nuova avventura, quindi si voltò nuovamente a guardare i suoi genitori e li salutò con un abbraccio.
Prese la valigia e salì i tre scalini che lo avrebbero condotto nel vagone che aveva scelto.
Guardò a lungo i visi dei suoi compagni di viaggio, aveva sorriso a qualcuno dall’aria simpatica e si era seduto accanto ad un ragazzino dai capelli scuri e gli occhi verdi.
-Ciao.
-Ciao, io sono Albus Potter.
-Scorpius Malfoy.- e gli strinse la mano.
Quando qualcuno gli era crollato addosso di peso, si era immediatamente prodigato ad aiutarlo, poi era stato sommerso da una cascata di capelli rossi.
-Rose!-disse il suo vicino di posto.
-La conosci?
-Ciao, io sono Rose Weasley.- tese la mano verso di lui, piccola e pallida.
 
Due.
Aveva corso per mettersi al riparo dalla pioggia e si era fermata sotto l’enorme arcata del portone di ingresso.
Stava legando i capelli in una coda e, nel farlo, tese i muscoli delle braccia tanto che la maglietta bagnata le salì sui fianchi, lasciando scoperti lembi di pelle.
Era cambiata dall’anno precedente, Rose: era cresciuta un po’ in altezza e cominciavano a vedersi le prime forme.
Da quella volta nel treno, non si erano dati molta confidenza perché lei lo riteneva colpevole dello smistamento di Albus a Serpeverde, ma in fondo, lui le voleva bene e non solo perché era la cugina del suo migliore amico. Insomma, come si faceva a non trovare adorabile Rose?
Mentre mangiava, gonfiava le guance e le labbra si muovevano ad un ritmo lento e divertente e, inoltre, i suoi insulti facevano ridere: nessuno lo aveva mai paragonato ad un cavolfiore sbucato in un campo di fragole!
Quando si era voltata per tornare al suo dormitorio, era arrossita, diventando un tutt’uno con i capelli. –Che hai da guardare?
-Niente, Weasley.
Ed era andata via, con il capo chino.
Il suo profumo era ancora sospeso in quel luogo e Scorpius ne respirò fino a che non sentì i polmoni pieni, poi, andò via anche lui.
 
Tre.
Aveva invitato una sua compagna di casata al Ballo del Ceppo, perché la sua timidezza gli aveva impedito di chiederlo alla persona che realmente gli interessava.
Albus, invece, era accompagnato proprio da colei che voleva avere affianco.
L’intera sala era già gremita di ragazzi in giacca e cravatta e ragazze coperte da bellissimi vestiti di ogni colore.
Non aveva ancora visto Rose, ma sapeva che avrebbe presenziato insieme al suo fantomatico ragazzo, uno di cui non aveva mai sentito parlare, perciò non ne ricordava neanche il nome.
Quando la musica riempì la sala, Scorpius accompagnò la sua dama al centro della pista da ballo, le mise le mani dietro la schiena e la condusse in quel ballo di cui conosceva benissimo i passi, a causa delle lezioni di bon ton a cui lo avevano sottoposto i genitori. –Balli benissimo, Scorpius.
-Grazie.- e solo a distanza di anni, aveva capito a cosa servissero quelle torture.
Nel girò che invertì le posizioni del ballerini, il giovane si trovò a guardare le scale e, quando la vide, dimentico immediatamente i passi del valzer.
Rose aveva i capelli sistemati in boccoli morbidi che scendevano delicati ad incorniciarle il collo e a coprirle le spalle. Il vestito era senza spalline, di un tenue grigio perla; portava una fascia di stoffa, di una tonalità più scura sotto al seno e la gonna scendeva morbida dai fianchi. Le cosce erano coperte fino a poco più su del ginocchio ed erano bellissime.
Quando una mano si posò sulla spalla della rossa, Scorpius sentì uno strano fastidio allo stomaco, allora, si congedò alla sua accompagnatrice e si avvicinò a Rose. –Hey…
-Malfoy.
-Devo… devo parlarti.
-Sono in compagnia.
-E’ urgente.
-Malfoy…
-Si tratta di Al.- sapeva che Rose era sensibile ed iper protettiva nei confronti del cugino, per questo, aveva giocato con sicurezza quella carta: le aveva mentito, certo, ma gli dava fastidio vederla con quello.
 
Quattro.
-La smetti di guardarla?
-Chi?
-Mia cugina, Scorp.
-Non la sto guardando.
-No, certo.
Eppure, i suoi occhi erano incollati alla figura della piccola Weasley che, stesa poco lontano da loro, all’ombra di un albero, era intenta a leggere un libro qualsiasi.
-Passa tutto il tempo libero così…
-Cosa?
-Leggendo.
-Capisco. Quindi, non la guardi.
-No.
-Tu la osservi, la studi.
-Ma cosa dici, Al? Sei impazzito?
-Ti piace, vero?
-No.
-Dai…
-No.
-Dai…
-No.
-Dai…
-Oh, e va bene: mi piace Rose.
Non gli piaceva solo perché aveva un bel corpo o perché era bella. Gli piaceva perché la conosceva bene, anche se non avevano mai avuto un gran bel rapporto e perché era saccente e conosceva le risposte a tutte le domande, ma a volte era così presa dal suo mondo che perdeva l’occasione di dimostrarsi e rispondere.
E, poi, Rose mangiava tanto: era un pozzo senza fondo e faceva venir fame anche a lui!
E gli piaceva le lentiggini che aveva sul naso. Gli piaceva anche quando lei lo guardava e abbassava lo sguardo, arrossendo.
Non aveva mai saputo spiegarsi quel comportamento: all’inizio, aveva creduto di piacergli, poi, però, quando gli lanciava le sue sfrecciatine sadiche, Scorpius scartava quel pensiero.
-Diglielo.
-Cosa? Hai perso qualche rotella?
-No, davvero… magari piaci anche a lei.
-Certo… come no! Mi dà del coglione ad ogni ora della giornata.
-Non le do torto.
-Hey!
-Dovresti dirglielo.
 
Quattro.
Era passato un anno dalla conversazione che Scorpius aveva avuto con Albus riguardo a sua cugina, ma non aveva mai avuto il coraggio di dichiararsi.
In compenso, era riuscito ad avvicinarsi, facendo il suo stesso gioco e, dopo tutto, prenderla in giro era pure divertente. Ed aveva scoperto lati di lei che non aveva mai pensato.
Come quando l’aveva vista piangere.
-E’ successo qualcosa?
-No.
-E perché piangi?
-Non ho nulla, Malfoy, vai via.
Ma lui si sedette accanto a lei ed attese. Quando Rose lo guardò di sbieco, lui sorrise, tenendo gli occhi fissi davanti a lui. –Quando hai voglia di parlarne…
-Non lo farei di certo con te.
-D’accordo.
-Bene.- poi, aveva poggiato la testa sulle ginocchia e il suo pianto era diventato più forte.
-E’ mia madre.
-Chi?
Aveva alzato la testa per guardarlo e gli aveva dato una gomitata al braccio. –Stupido.
-Stai ridendo!
-Sì.
-Su, cos’è successo?
-Non lo so, le ho mandato un gufo tre giorni fa e ancora non mi ha risposto.
-Magari è impegnata.
-A fare cosa?
-Non oso immaginarlo, Weasley.
Quando Rose aveva poggiato la testa sulla spalla, Scorpius aveva capito che il suo compito era quello: asciugarle le lacrime e farla ridere.
E lo avrebbe fatto sempre.
Sarebbe diventato il suo migliore amico, il suo punto di riferimento e tutto ciò di cui avrebbe avuto bisogno in ogni attimo della sua vita.
Si sarebbe accontentato di quello.
Si levò dal pavimento e sistemò le pieghe dei suoi pantaloni, poi stese la mano verso la rossa che lo guardava. –Voglio restare qui.
-Ok, so che, anche se ti alzassi, la tua statura non cambierebbe di molto.
-Malfoy!
-Sei bassa, Weasley.
-No, sei tu ad essere alto.
-D’accordo. Allora, ti alzi?
Rose gli prese la mano e si levò su con un piccolo slancio delle gambe e Scorpius la strinse forte al suo petto. –Grazie.- gli disse lei.
-Figurati…
 
Cinque.
Rose si era fidanzata con un tipo di Corvonero che a lui non piaceva per niente, non solo perché poteva fare quello che lui aveva sempre desiderato fare e di cui si era privato da solo, senza neanche provare ad averlo, ma anche perché non gli piacevano i tipi con i capelli lunghi e neri.
Insomma, cosa ci trovava Rose in uno come quello? Era anonimo, scialbo e vestiva male. Inoltre, non le dava mai la precedenza: era pure maleducato!
-Ti esce il fumo dalle orecchie, Scorp.
-Smettila.
-Ma è vero.
-Lo so!- aveva urlato e tutti presenti nella Sala Grande si voltarono a guardarlo. Persino Rose.
Quando il nuovo fidanzato della Weasley scoppiò in una risata squallida che riempì l’intero stanzone, l’attenzione dirottò su di lui. La rossa gli diede una gomitata che lo lasciò senza fiato, ma questi continuò a ridere. –Smettila!
L’attenzione passò su un’altra persona ancora e così via.
Rose andò via dalla Sala, seguita a ruota da Scorpius. Si guardarono e risero di gusto, fino a lacrimare e tenersi la pancia con le mani.
Continuarono per un tempo indefinito. –Mi fanno male le mascelle, Malfoy.
-Oh, per Salazar, Weasley… non ho mai riso così tanto.
-Mi spieghi perché stiamo ridendo?
-Non lo so.
Rose tornò seria. Anche i suoi sbalzi d’umore erano una parte di lei che Scorpius aveva imparato ad amare: il più delle volte, la rossa passava da uno stato d’animo all’altro con la facilità con cui avrebbe bevuto un bicchiere d’acqua, ma anche questo la rendeva speciale.
Ricominciò a ridere.
Niente e nessuno lo avrebbe stupito più di lei. Per questo l’amava.
Sì, ci aveva messo tempo a capirlo, ma quel dolore allo stomaco, quel fastidio alla testa che provava ogni volta che la pensava con un altro era gelosia. E la gelosia si provava solo quando c’era interesse.
Quello che Scorpius provava per lei, non era solo piacere fisico: era qualcosa che andava oltre, qualcosa che aveva un nome e che faceva male.
-Andiamo, dai.
-Dove?
-Passeggiamo un po’… non lo facciamo da tanto.
Le loro passeggiate non prevedevano giri turistici della Foresta Nera o pic-nic il riva al Lago Nero; loro si divertivano a seguire le scale magiche e scoprire in che ala del castello li avrebbero condotti.
Si ritrovarono nel corridoio che portava alla Guferia. –Rose?
-Sì?
-Perché non lo molli quello lì?
-Sei geloso?- le guance le si erano colorate di u delizioso rosa ed un sorriso dolce si era disegnato sulle sue labbra.
-No, ma non mi piace.
-Hai ragione: dovrei proprio farlo. Gli mando un gufo?
-Fa un po’ tu!
-Accio foglio.- e un foglio di pergamena riempì il palmo della sua piccola mano. –Accio piuma.- aveva così cominciato a scrivere poche righe, in cui spiegava quanto lei stesse bene con lui, ma che, per forza di cause maggiori, doveva chiudere la loro meravigliosa storia d’amore. Poi, avvolse la pergamena e attribuì ‘arduo compito ad un gufi rossiccio.
-Cosa gli hai scritto?
-Vuoi dirmi che non hai letto niente?
-Parola mia, Weasley.
-Beh, sono affari miei, Malfoy.
-Andiamo via.- e gli aveva cinto le spalle con un abbraccio.
 
Sei.
-Insomma, quando ti deciderai a dirglielo?
-Lascia perdere, Al… non è il momento.
-Non è il momento? Sono passati  quattro anni, amico e sei ancora ad un punto morto.
-Ci vuole tempo per queste cose.
-Certo, ma non tutto questo tempo.
-Non è facile, sai?
-Sì, lo immagino.
-Quando le sono vicino, mi dimentico che per lei sono solo un amico ed imbarazzante trovarmi ad un millimetro dal suo viso e ridere come un demente.
-In effetti… però, credo che lei non lo abbia capito.
-No?
-Nah, sei demente anche con me… Oddio, non dirmi che sei innamorato anche di me, eh?
-Quanto sei idiota, Al.
-Sono felice che tu sia innamorato di Rose…
-Ne sono felice anche io.
-Come fai, se non è la tua ragazza?
-Mi basta starle vicino. Aspetta…
-Che c’è?
-Cos’è questo odore?
-Non sono stato io!
-Scemo… è il profumo di Rose.
-Sei paranoico, Scorp.
Corse di scatto alla porta e vide la rossa, di cui poco prima aveva parlato, scappare velocemente.
Quando giorni dopo l’aveva incontrata e l’aveva salutata, lei lo aveva evitato come se aveste avuto la peste. Rose non rispondeva ai bigliettini che lui le lanciava nelle ore di lezione in comune, non rispondeva ai gufo che lui le inviava, né gli rispondeva quando lui passava ore intere fuori la porta del suo dormitorio.
Dopo una settimana, era davvero stanco dello strano comportamento della sua migliore amica: il suo essere lunatica gli era sempre piaciuto, ma ora cominciava a dargli sui nervi.
Perciò era rimasto lì ed aveva inveito contro il legno massiccio che li separava, allora Rose aveva aperto la porta e lo aveva guardato dritto negli occhi. –Sparisci, Malfoy.
Aveva sentito il mondo sgretolarsi sotto ai piedi e il cuore battere sempre più lentamente e, in quello stesso momento, aveva capito che Rose non gli avrebbe mai dato spiegazioni: forse, si era stancata di essere sua amica, perché aveva visto che le giornate in sua compagnia erano noiose. O perché, forse, passare del tempo con lui era un modo come un altro di non affrontare i problemi della sua vita.
Non lo sapeva e non lo avrebbe mai saputo.
Tornò al suo dormitorio e si buttò di peso sul letto, schiacciando la faccia sul cuscino.
-Allora?- gli chiese Albus.
-Cosa?
-Come va?
-Va di merda: non mi parla da una settimana.
Era una scena che si era ripetuta per un mese, ma Scorpius non si era dato per vinto, finchè Rose non gli aveva scritto che sarebbe stato meglio non averlo mai conosciuto.
Gli occhi gli si erano riempiti di lacrime, ma non aveva pianto perché, secondo gli insegnamenti del padre, gli uomini non piangevano mai.
Aveva solo dato un pugno al muro, massaggiandosi subito dopo la mano e gemendo dal dolore.
 
Sette.
Se lo avessero spedito ad Azkaban, sarebbe stato molto meglio, ma Al su di lui aveva un potere sconosciuto: riusciva sempre a convincerlo e non accettava mai un “No.” come risposta.
Per questo, Scorpius era appena stato smaterializzato nel cortile della Tana. –Vieni, Scorp, dai.
Rose stava correndo, ma il viso era voltato dalla parte opposta, perché stava salutando Al, per questo cadde di peso su Scorpius. Quando lo riconobbe, i suoi occhi si riempirono di indignazione. –Cosa ci fai tu qui?
-Mi ha invitato Al…
-Và via.
-Senti, Weasley, spiegami perché non mi parli più.
-Sono arrabbiata con te.
-Sei arrabbiata da un anno con me e non hai mai voluto chiarire.
-Cosa c’è da chiarire, Malfoy?
-Non lo so.
-Mi hai tenuto nascosto i tuoi sentimenti! Hai detto a mio cugino che mi amavi e non l’hai mai detto a me,pur sapendo che ti morivo dietro.
-Frena!
-Cosa?
-Io… ti piaccio?
-Ah, certo… fai il finto tonto.
-No, davvero: non l’ho mai saputo, altrimenti…
-Al te l’ha detto. Te l’ha detto al terzo anno.
-Non ho mai creduto di piacerti, Rose: credevo che ti bastasse il rapporto che avevamo.
-Non che non mi bastava.
-Ma ti sei anche fidanzata!
-Che importanza hanno avuto quei due ragazzi, secondo te, se li scaricavo con la facilità con cui tiro lo sciacquone del water? Io ti amo, Scorpius e tu…
Non le diede il tempo di terminare la frase, perché si piegò su di lei e la baciò.
Un bacio che sapeva di buono, di desiderato, di un’attesa troppo lunga.
Quando Rose si alzò sulle punte e gli strinse le mani al collo, lui rischiò seriamente di caderle addosso e schiacciarla con il suo peso. –Ti amo anche io, Rose… da sempre.
 
 
 
Sette anni erano serviti per trovare il coraggio di dichiararsi.
A piccoli passi, era entrato nella vita di quella che adesso era sua moglie. Le aveva accarezzato il pancione e si era posato su di esso per sentire il suo bambino calciare.
-E’ decisamente un maschio.
-E’ una femmina, Scorpius!- aveva detto lei, esasperata.
Allora lui l’aveva baciata ed aveva portato la sua testa, con i capelli legati in una cosa alta, vicino al suo viso.
 
Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette passi… poi, avevano imparato a camminare insieme.
 
 
 
 
Angolo autrice:
Una storiella senza pretese, su una coppia che a me piace davvero tanto.
E’ veloce, forse troppo, ma credo che non basti una shot per spiegare l’amore che lega questi due, nei miei pensieri.
E, a quest’ora, non ho proprio fantasia.
Beh, spero che vi piaccia.
Alla prossima, la vostra Exentia_dream 

   
 
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