Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: raimoldatolda    17/04/2011    0 recensioni
Ally viene spedita come un pacco postale in vacanza al paese dei suoi parenti, anche se controvoglia.
Poi si ritrova con una cugina che le organizza appuntamenti al buio disastrosi e due amiche svampite, con il risultato del puro delirio.
Ma se poi cominciasse a divertirsi? ma se poi trovasse l'amore?
seguitela per scoprirlo!
dal 7° capitolo:
"Fatto sta che Meg rimette il cellulare in tasca e si affaccia alla ringhiera del terrazzo. Oddio si vuole buttare! Dobbiamo intervenire! Guardo Cassie allarmata e anche lei, noto dalla faccia, che ha avuto la mia stessa idea.
- non lo fare! – urliamo in sincrono correndo verso di lei. Meg si gira di scatto verso di noi spaventata.
- fare cosa? – ci chiede.
- non ti devi buttare solo perché hai discusso con quell’idiota! Scendi da lì! – esclamo e lei mi guarda male poi scuote la testa e scoppia a ridere.
- ma siete due cretine! Secondo voi mi sarei buttata sul serio?"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Surfin' USA'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
C.1 “I make her say: Oh-oh-oh-oh-ooh po-po-po-poker face, po-po-poker face”


Image Hosted by ImageShack.us
By dodo_ludo at 2011-04-22
Salutati tutti quanti, la nonna mi porta nella mia provvisoria stanza.
- te l’abbiamo sistemata... era quella di tua madre – mi dice con un sorriso triste sulla faccia. Ecco un’altra cosa che odio: che si parli di mia madre come se fosse un dolore. Lo è stato per tanto tempo, basta piangere ora. Entro nella camera con un’espressione meravigliata. La prima cosa che vedo è la mia immagine in un grande specchio: io con la bocca aperta dallo stupore. Ogni tanto non mi accorgo di stare a bocca aperta. La chiudo immediatamente appena mi rendo conto della mia faccia da pesce lesso. È una stanza semplice e ordinata. Ci sono delle foto sul comodino e dei poster al muro. Dei Take That. “Ehi, mamma” penso fingendo che lei mi possa ascoltare “ma che cacchio ascoltavi da giovane?”. Che poi giovane magari era l’altro ieri. Aveva 16 anni quando sono nata io, e 25 quando se n’è andata per sempre. E ora anche io ne ho 16. Avrei dovuto avere un figlio a quest’ora. Mio padre tra i miei 15 e 16 anni aveva il batticuore ogni volta che tardavo a tornare a casa.
- guarda che è anche colpa tua in parte se io sono qui - gli rispondevo sempre, alle sue assillanti domande su cosa facevo, dov’ero, con chi ero. Da una parte lo compatisco: seguire una figlia adolescente da solo era sicuramente difficile. Soprattutto se la figlia sono io.
Continuo a guardare la camera, mi avvicino alle foto sorridendo, vedendo la mamma con papà alla mia età forse, con una chitarra che suonano e cantano contenti. Fino all’anno scorso quando venivo in vacanza qua, e allora mi piaceva ancora venire, andavamo nella casa al mare di mia zia, la sorella di mia mamma. In questa casa c’ero venuta spesso da piccola, a salutare la nonna, che piangeva ogni volta che mi vedeva, ma non mi avevano mai fatto entrare in questa stanza. Pensavano forse che mi sarei impressionata di mia madre?
- sei veramente uguale a tua mamma. – mi dice la nonna, dietro di me, ancora sulla soglia della porta. Mi volto e le sorrido. – sapevi che tanti ragazzi parlano del tuo arrivo? Non pensavo che mia nipote fosse tanto conosciuta qua.
- sì l’ho sentito dire... – rispondo pensando ancora alle due pazze che mi avevano fatto paura poco prima.
- tua cugina Sarah ha detto di andarla a trovare appena sistemata.
- certo. Allora tra un po' vado
Mia nonna si ferma e mi guarda, poi mi si avvicina e mi bacia stritolandomi in un abbraccio.
- tu sei forte. Forte come lei. Non cambiare mai.
Ma questo lo dicono i compagni di classe nelle dediche sul diario! Nonna, tieniti a passo con i tempi! E basta piangere per la mamma. Chi è che ce la riporta indietro? Lo spirito dei Take That? Guardo mia nonna che cominciando a piangere se ne va chiudendomi la porta. Pensandoci bene, un po' mi spaventa stare nella stanza di mia madre da giovane. Io sono in pratica un suo doppione, vista la sua stanza, praticamente identica alla mia. Pareti arancione acceso e scrivania piena di cianfrusaglie, peluche, libri, quaderni, portapenne, foto, lampade varie. Di tutto e di più. Esattamente come la mia, solo più in ordine.
Decido di uscire di nuovo, nonostante siano le 7 di sera, e mi godo il cielo estivo,un tramonto lungo un’ora. Cerco di non sbagliare strada per andare verso il mare. Magari al ritorno passo anche da Sarah. Attraverso la strada e mi ritrovo davanti al campo da calcio. Curiosa mi avvicino alla recinzione per guardare. Ecco i paesani, mi verrebbe da dire. Ma meglio risparmiarmi i commenti. Pensavo che anche Jimmy giocasse a calcio, l’anno scorso venivo sempre a vedere le sue partite. Chiedo a me stessa perché mi sia fermata, mi ero già ripromessa di non voler più vedere Jimmy eppure è tre ore che sono arrivata e l’ho già sentito nominare due volte e di mio ci ho pensato altrettante volte. Passo oltre il campo e continuo la strada. Arrivo finalmente in spiaggia, dove ci sono tre ombrelloni e circa cinque persone di numero sedute a guardare il tramonto. A me basta guardare il mare.
- menomale che venivi subito a trovarmi – sento una voce dietro di me, una voce familiare. Mi giro a guardare e mi trovo davanti una ragazza alta, con i capelli neri, i lineamenti da pantera, le braccia conserte. Apro la bocca cercando di dire qualcosa ma mi scappa da ridere. - preferisci il mare a me! Ti odio sai?
- colpa mia – alzo le mani in segno di sconfitta. Mi avvicino per abbracciarla. Mia cugina Sarah.
- sono stanchissima – si lamenta – ti ho vista dalla finestra dal campo da calcio. Mi sono dovuta vestire in meno di due minuti per colpa tua e venire di corsa a cercarti, non si sa mai dove ti vai a imboscare. Non sai neanche orientarti!
- no in effetti non so come abbia fatto ad arrivare fin qui senza perdermi... – commento divertita. Sarah che si veste in due minuti è uno spettacolo che non dovevo perdermi.
- qui per pensare? Per ricordare? Per prendere aria? Cosa sei venuta a fare? – mi chiede curiosa. La guardo sovrappensiero.
- un po' tutto quello che hai detto. E anche perché il mare mi piace e domani tu vieni con me a fare il bagno.
- sì ma lo faccio solo per te! – mi avvisa puntandomi un dito contro. – tu invece? Cosa fai per me?
- quello che vuoi – dico pentendomi immediatamente di quello che ho detto.
- bene. – commenta – allora stasera usciamo! – dice sorridendo sarcastica. Io le faccio un sorriso beffardo. Me lo fa apposta. Lo sa che non mi piace uscire di sera in quel posto. Soprattutto là.



Di sera il paese è ancora peggio del normale. Per non parlare del lungomare. Una ha persino un vestito da cerimonia. Io sono l’unica meno eccentrica di tutte: t-shirt rossa, shorts ricavati da un paio di jeans consunti, e scarpe da tennis. E nonostante tutto, mentre Sarah ed io passeggiamo come comari, tutti i ragazzi si fermano a guardarmi. Inizialmente pensavo di essere una nuova scoperta, visto che mi faccio vedere solo d’estate la gente è stupita perché c’è un nuovo personaggio mai visto in paese. Poi però loro continuano a guardarmi e poi girarsi a parlare con quello più vicino e commentare continuando a guardarmi.
- cos’ho che non va? – chiedo a un certo punto a Sarah, che cammina come se niente fosse.
- niente, cos’hai che non va? – mi ripete ignara dei fatti.
- tutti mi guardano! Cos’ho fatto?
- non lo sai che la gente qua ti sta aspettando?
- e per fare cosa? Così mi spaventi...
- i ragazzi non vedono l’ora di conoscerti e le ragazze di odiarti perché ti prendi i loro ragazzi.
- cosa stai dicendo?! – la riprendo.
- te lo giuro. Hanno anche aperto un dibattito su internet. Io l’ho letto lì.
- questa gente è pazza – commento guardandomi intorno. E lo è veramente.
- a questo proposito... ci sarebbero due miei amici che ti vorrebbero conoscere – azzarda a dirmi, rischiando che gli ringhi addosso. Ma sorride quando gli si avvicina un bruttone con i capelli sparati e gli occhialetti tondi.
- ciao Sarah!
-  Willy! Conosci mia cugina?
- no, ma lieto di conoscerti!
- ciao sono...
- Allyson! Ora ti riconosco! Vieni qua, fatti dare un bacio – dice dandomi un bacio sulla guancia, e poi un altro ancora. Ma cosa sta facendo questo qua? Guardo Sarah allarmata e lui alza le spalle. – perché non lasciamo tua cugina da sola e andiamo a fare un giro in riva al mare io e te? – mi chiede ammiccante. A quel punto spalanco nuovamente la bocca e allo stesso tempo strabuzzo gli occhi.
- ehm... veramente mi dispiace lasciarla da sola... – invento al momento. La prima cosa che vorrei fare è uccidere Sarah, ma non posso farlo, almeno finché non farò amicizia con qualcuno.
- eh va beh... allora sarà per la prossima volta! – dice dandomi un altro bacio sulla guancia e poi sparendo. Sarah guarda la mia faccia e scoppia a ridere. Non è divertente Sarah!
- scusami...
- non sono qua per andare con il primo che capita! – mi discolpo parlando troppo a voce alta.
- sì ma con Jimmy...
- ma Jimmy è stato l’anno scorso. È per questo. Perché ho imparato!
- senti, se ce ne andiamo a casa mi racconti cos’è successo veramente? – mi chiede apprensiva. Non posso mica dirle di no. È l’unica persona di cui al momento mi posso fidare. Mi porta via, corriamo veloce, con le mie scarpe da tennis rosse e i suoi sandali nuovi, scappiamo a casa della nonna, in camera di mia madre. Le racconto tutto, per filo e per segno, come mi ricordo io. E io mi ricordo bene.

Ho visto per la prima volta Jimmy  un giorno al mare, l’anno scorso e subito mi ha stregato. Era bellissimo sotto al sole. I capelli neri corti e gli occhi ambrati. Le fossette quando sorrideva e lo sguardo profondo. Il fisico scultoreo e la collana di caucciù con la tartaruga come ciondolo. L’avevo notato per bene. Ma non avevo ancora nessun amico, e Sarah odia il mare, e quindi ero sempre da sola in spiaggia, con mio padre e mio zio, che parlavano di motori e gare e lavoro. Così mi ero messa a guardarmi intorno mentre fingevo di abbronzarmi, con una crema solare 50+ addosso, data da mia zia, che “è bene metterla, tua madre ricorda che sarebbe stata peggio di me!”. Eh certo, intanto ogni anno tornavo in città bianca latte e tutti mi chiedevano com’erano andate le mie vacanze in montagna. E vallo dire tu a loro che era la zia e la sua crema 50+. Ma stavamo parlando di come avevo guardato per benino Jimmy e la sua combriccola. No, avevo notato solo Jimmy perché era il più bello della spiaggia. E quando il suo pallone per sbaglio o apposta era finito sotto il mio ombrellone, invece di venirselo a prendere e tornare a giocare, era venuto da me e lanciando il pallone ai suoi amici si era seduto sul mio asciugamano a farmi cento, mille domande su chi sei, da dove vieni, come ti chiami, e io sono James ma chiamami Jimmy, perché sei da sola, chi conosci del posto, davvero sei la cugina di Sarah Tanner e ti va di uscire stasera. Quando mi ha chiesto quello sono rimasta quasi paralizzata. Una mummia proprio. Non riuscivo a rispondere. Poi mi aveva guardato e allora mi ero accorta che aspettava un mio sì o un mio no. Di fretta avevo risposto un “certo” che forse mi avevano sentito anche gli alieni, o forse avevano sentito il mio stomaco rivoltarsi dalla felicità. E da lì era nato tutto. Noi in spiaggia la prima sera, io con il vestito blu di tela prestato da Sarah perché “così fai figura cugina”, lui con la polo nera con i bicipiti sporgenti. Il primo bacio dato in spiaggia al tramonto tre giorni dopo esserci conosciuti e tutte le sere stavamo insieme. Ormai lo sapeva tutto il paese. E poi la sera prima di ripartire me l’aveva chiesto. Sì mi aveva chiesto se volevamo fare l’amore. Così aveva detto lui. Pèntiti Jimmy di avere detto una cosa del genere, anzi risparmiati, se avessi detto sesso sarebbe stato meglio. E io avevo detto “sì perché no, io ti amo”, scema di guerra che non sono altro. E la delusione nei miei occhi perché non sapevo niente del sesso ma di lui mi fidavo e immaginavo chissà cosa, invece era un’illusione perché fare l’amore non è disegnare cuoricini e stelle che danzano insieme. È una cosa seria, e fa male. Ma la promessa era stata “io ti amo e per me il mondo si ferma a quando tornerai l’anno prossimo”. E magari convincere mio padre a rimanere un solo altro giorno. No perché inizia la scuola e inizia il lavoro. Così l’avevo salutato felice facendo il conto alla rovescia per il ritorno l’anno dopo. Poi la telefonata stupenda due settimane dopo:
- chi sei? – mi aveva chiesto una voce femminile, il numero di cellulare era proprio quello di Jimmy.
- no, ma chi sei tu che telefoni? E cosa vuoi da me?
- io sono la fidanzata di Jimmy.
- ah sì? E da quando? – avevo chiesto impertinente. Figurati se era vero, mi ripetevo in testa.
- da giugno, ma ci eravamo lasciati per l’estate. Ora stiamo di nuovo insieme. – e io a chiudere in fretta la chiamata, aspettando una seconda chiamata, che mi diceva che era uno scherzo, una prova d’amore. Invece tutto vero, confermato dal suo migliore amico Julian.

- ma sul serio? – mi chiede Sarah, non credendo alle sue orecchie. Eh no per finta. Sì Sarah, non mi sono inventata niente. Annuisco in silenzio. – dormo qua con te se non ti dispiace – e no, anzi, poco ci mancava e te l’avrei chiesto io cugina mia. Ci infiliamo sotto le coperte, anzi sopra, perché fuori è caldo e sotto le coperte si potrebbe fare una sauna doppia.
- Io penso che i rapporti tra le persone e tutto ciò che ci sta intorno è basato unicamente e solamente sull’ipocrisia. – dico a un certo punto, sistemate nel letto. Sarah mi ascolta - È ipocrita il fatto che lui essendo fidanzato ufficialmente con un’altra persona, alla prima occasione venga a letto con me. Ora non dico di essere la migliore del mondo e di non avere difetti perché anche io ne combino delle mie, però cerco il più delle volte di chiedere a me stessa il perché delle azioni che faccio. Ammetto anche di non averci capito niente dell’amore. Innamorata non lo sono mai stata veramente quindi non posso parlare. Non so neanche di che forma sia fatta l’amore, cosa suscita e queste menate varie.
- sì che lo sai. con lui è stato importante.
- ma non è bastato. Di mio posso solo dire che non credo fermamente in quel che si chiama “amore”. E lo posso sostenere fortemente. Poi magari un giorno mi dovrò ricredere, però finché non vedo, non credo.
- e in cosa credi se non credi nell’amore? – mi chiede Sarah, curiosa. Sì lei ci crede nell’amore, se mi fa una domanda del genere.
- Credo in quella che si chiama “doppia faccia” delle persone, che da una parte sono brave a parlare e a usare dialettica e retorica, dall’altra quando vanno a mettere in pratica quelle menate di cui hanno perso tempo a parlare si trovano con le idee più confuse di quando ancor prima non avevano deciso di tenere tappata quella boccaccia che si ritrovano in mezzo alla faccia. Il fatto è che secondo me il mondo alla fine non esisterebbe senza l’ipocrisia, perché le persone non sarebbero in grado di avere la loro doppia faccia, e quindi sarebbero in grado di sapere in anticipo quello che vogliono fare e non agirebbero mai. Forse l’ipocrisia tutto sommato è necessaria. In tal caso dovrò prenderne atto e cominciare un po' anche io a parlare in un modo e comportarmi nel modo inverso. Però a questo ci devo lavorare.
- parli così perché sei ancora arrabbiata
- no ti giuro che mi è passato. Mi sono divertita anche durante l’anno, ma nessuna implicazione sentimentale. Me lo sono ripromessa, e infatti non sono stata male per niente fino ad ora. Basta non avere sentimenti.
- fare la faccia da poker?
- esatto, proprio così. – dico. E poi non aggiungo altro perché mi cala il sonno, e neanche Sarah mi risponde, quindi anche lei si sarà addormentata.
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: raimoldatolda