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Autore: Scarecrow_    17/04/2011    1 recensioni
In quel preciso momento si convinse che quelle, senza alcun dubbio, si sarebbero rivelate le vacanze peggiori della sua vita.
Davvero non poteva immaginare che /quello/ era solo l'inizio.
Ah, povero inglese.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Ma chi ti credi di essere? Come ti permetti!?-
-Oh, calmati Arthùr. Mi sto offrendo solo di farti passare una giornata diversa dalle altre!-
-...Chi mi dice che non sei una qualche specie di maniaco francese, pronto ad abusare di me o mio cugino da un momento all'altro?-
-Nessuno. Perché non mi metti alla prova?-
-...Uhm, penso che mi fiderò. Ma ti tengo d'occhio, francese.-

Infondo poteva essere una buona occasione per divertirsi, pensò l'inglese. Non l'avrebbe di certo ammesso, però.

Arthur raccolse quello che, nella collutazione con il mastodontico cane, si era rovesciato dalla sua borsa. Fortunatamente non s'era rotto nulla, a parte qualche angolo di libro ammaccato. L'inglese non ci pensò due volte a farlo presente al francese, che per tutta risposta gli sorrise, promettendogli una visita alle migliori librerie francesi. E poi si sedettero entrambi, aspettando che il piccoletto che tanto somigliava al suo cugino dalle folte sopracciglia avesse finito di demolire il pacro giochi.
S'era andato a creare un silenzio abbastanza imbarazzante, però, e Francis pensò bene di aprire qualche argomento, invece di continuare a fissare il cielo e sorridere sporadicamente all'altro. Ma proprio quando fece per dir qualcosa, subito l'inglese si alzò di scatto, avanzando con passo spedito verso quello che doveva essere il suo piccolo parente.
-Vado a recuperare quel marmocchio. Vieni con me, non mi fido dei francesi. Per quanto ne so potresti anche dartela a gambe e non restituirmi i soldi.-
E Franicis, allora, riagganciò il collare al cane, seguendo il ragazzo che s'avvicinava ad una grande giostra dove i bambini potevano arrampicarsi davvero come delle scimmie.
Arthur si mise proprio ai piedi di quest'enorme muro, poggiando le mani sui fianchi, nel tentativo di darsi un'aria da autoritario.
-Peter Kirkland!- cominciò, urlando com'era suo solito fare. -Se non ti muovi e scendi da questa cosa ti giuro che darò fuoco alla tua intera collezione di pupazzi di pezza!- ah, che minaccia da fare ad un povero bimbo.
-Taci, vecchietto! Sono il padrone del mondo, in questo momento! Non puoi rubarmi il mio momento di gloria, e sei solo geloso perché finalmente sono più alto di te!- rispose a tono il piccoletto, preso da un momento di egocentrismo acuto, proprio mentre era sulla sporgenza più alta della giostra.
-V-vecchietto!? Ti... TI FACCIO VEDERE IO CHI E' IL VECCHIETTO!-
Mai, dico mai, insultare o sfidare un inglese. Specialmente se si parla di un ragazzo inglese come Arthur.
E urlando frasi sconnesse, minacciose nei confronti del cuginetto che ancora se la rideva, prese ad arrampicarsi anche lui sulla giostra, sotto lo sguardo shockato del povero francese.
-Sono stato io a passare per un maniaco... Quando lui sembra uscito da un manicomio?- chiese infatti rivolto alla cagnetta, grattandosi distrattamente una guancia.
-Tu stai zitto, francese! Quando finisco con lui, ucciderò anche te!- ringhiò in risposta Arthur, che fortunatamente non era arrivato tanto lontano nella sua scalata.
E il fatto che si fosse pure dimenticato di soffrire le altezze lo rendeva più ridicolo.
-Arthur! Non salire! Scendo io, ma non mi picchiare! Aspetta!-
Peter, finalmente ripresosi da quel suo momento che tanto lo faceva somigliare ad un certo albino di conoscenza del francese, cominciò però ad allarmarsi viste le parole del cugino.
-Troppo tardi. Tu scendi, ma ti pesto lo stesso, piccolo sfrontato!-
Beh, Arthur non era di certo il tipo che ci sapeva fare con i bambini, questo è certo.
-M-ma... Lo dico a papà! Smettila!-
-Ah, adesso mi minacci pure!?-
-Arthur, ti prego, farò il bravo! Non lo faccio più!-
L'inglese era tutto fumo e niente arrosto, non avrebbe mai picchiato suo cugino, non ne aveva realmente intenzione. Infatti stava per dirgli proprio questo, di scendere tranquillo, ma non fece in tempo. Peter, scosso dai singhiozzi e per la paura, scivolò in meno di un secondo dall'alta giostra.
Per un momento non si sentì nulla, solo il rimbombo nelle orecchie delle grida appena passate del piccolo. Francis si era affrettato ad avvicinarsi, ma non aveva fatto in tempo. Il cane, anche lui, si era fiondato in loro aiuto, ma cosa poteva fare se non abbaiare?

E fu proprio la voce di Maddie a rompere quel silenzio, seguita da un piccolo rantolo di dolore.

-...Peter, alzati dalla mia schiena. Adesso.-

Già, gli era piombato addosso. E adesso il povero Arthur si ritrovava spiaccicato per terra, con il peso del cugino addosso.
Peter non riuscì neanche a chiedere scusa, piangeva come una fontana, rosso in viso e con il naso gocciolante. Povero cucciolo, non era bastato lo spavento per le minaccie? Adesso si sentiva anche in colpa, con il ginocchio sbucciato e sanguinante.
L'inglese, dopo che il piccolo si sedette per terra, con le spalle contro la giostra, si rialzò a fatica, spolverandosi i vestiti.
-Oh, adesso non fare la vittima e smettila di piangere. Quello che s'è fatto più male sono stato io. E' solo un graffietto il tuo.- sbottò Arthur, fissandolo mentre si rannicchiava ancor più su se stesso.
Ma come risultato ottenne solo lacrime ancora più grandi e un faccino sempre più triste.
In quel momento, allora, Francis si sentì di dover entrare in scena. Certo.
-Petit Petér, non c'è bisogno di piangere. Arthur non si è fatto male e non ha intenzione di farne a te. E stanne certo, non dirà niente al tuo papà o alla tua mamma. E anche io terrò la bocca chiusa per quanto riguarda la tua birbateria di oggi. Su, per farsi perdonare, tuo cugino, sicuramente ti comprerà tante caramelle!- prese a dire al piccolo, il francese, chinandosi su di lui e asciugandogli le lacrimuccie che avevano imperlato le ciglia dorate. -Io sono Francis, ometto, e lei è Maddie. Sono sicuro che diventerete ottimi amici.-
Il bambino sorrise raggiante nel vedere la cagnolona avvicinarsi a lui, e tirando su col naso si aggiustò il cappellino, gettandosi praticamente su di lei e riempendola di coccole, per la sua immensa gioia.
Arthur sospirò sollevato, nel vedere che il cugino aveva smesso di frignare e adesso sorrideva. Lui certamente non sarebbe riuscito a chiudere quella fontana, al contrario del francese, che adesso gli stava sorridendo dolcemente.
-Piantala di sorridere. Non ti ringrazierò.- borbottò l'inglese, incrociando le braccia sul petto e spostando altrove lo sguardo.
E ancora un volta il francese non fece in tempo a dire una parola, che subito qualcosa lo interruppe.
Nuovamente il pianto di Peter, che si teneva il ginocchio arrossato e con goccioline di sangue che scendevano lungo la gamba.
Francis gli scompigliò i capelli, sospirando ancora, abbassandosi per caricaserlo sulla schiena.

-Credo sia meglio portarlo a casa.- disse il francese ad Arthur, afferrando anche il collare del cane.
-Lo credo anche io- convenne lui, al culmine dell'esasperazione. -Ti faccio strada, non è lontano.-

-Il giretto che ti ho promesso lo potremmo fare domani, comunque.-
-...Come vuoi.-



Angolo dell'autrice(?):
Ed eccoci al terzo capitolo. Non è nulla di che però, e sia Arthur che Peter sembrano davvero usciti da un manicomio. Il prossimo capitolo Francis farà forse la conoscenza della famiglia Kirkland? Ah, non voglio anticipare nulla. Commentate, dannati bigné alla crema! (Mi scuso per eventuali errori di battitura, comunque.)
  
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