LA CASA DEGLI ORRORI
 
 
 
- Sara, non mi sembra una buona idea!-
- Non dirmi che hai paura!-
- No! Sono solo terrorizzata!!-
Ancora non riesco a capire come ho fatto a finire in questa storia. Forse non volevo far credere a Sara che ero una fifona. Tuttavia avrei preferito fare la parte di quella che se la faceva sotto piuttosto che trovarmi in questa situazione. Già m’immagino i titoli dei giornali:
“Ragazze scompaiono misteriosamente” !! Che brutto modo per andarsene, rinchiuse in una casa disabitata e infestata dai fantasmi! Almeno, così dicono le leggende locali. Sara non ci crede, e per questo ha organizzato questa spedizione, ma io ci credo, eccome! E ho una fifa blu!
- Dai Giada, muoviti!- m’intima Sara.
- Arrivo, arrivo.-
Alla mia destra avverto un fruscio e per lo spavento faccio un salto, ma con sollievo constato che si tratta di tende mosse dal vento. Vorrei correre via, lontano da questo incubo!
All’improvviso dalla soffitta giunge un rumore soffocato.
Io e Sara ci fermiamo simultaneamente e alziamo lo sguardo al soffitto.
- Hai sentito? – le chiedo con un groppo in gola e la voce piena di paura.
- Sì –
- Cosa sarà stato?-
- C’è un solo modo per saperlo…-
Già prima che finisse la frase, sapevo cosa aveva in mente.
- Non pensarci nemmeno!-
- Avanti fifona –
- No, io non vengo!-
- Va bene!!-
E, senza aggiungere altro, si avvia verso la scala della soffitta.
- Non avrai intenzione di lasciarmi qui tutta sola soletta, spero!- le chiedo, correndole dietro, con il cuore in gola.
- Eh già!-
- Ah, no! Piuttosto vengo con te!-
- Ma che coraggio! Il coniglio si è tramutato in leone?-
- Spiritosa!Non sei per niente divertente!-
E senza aggiungere altro la seguo, mentre sale le scale. La soffitta è nel più totale buio e silenzio. Sara si rovista nelle tasche fino a tirare fuori una piccola torcia tascabile e accendendola illumina un discreto fascio di luce intorno a noi. Nella penombra scorgo una sagoma e il mio cuore manca un battito, ma con un attento esame, riconosco la sagoma di un appendiabiti. Sara ed io avanziamo caute, in silenzio, illuminando ogni singolo angolo buio. All’improvviso dietro di noi sentiamo un fruscio e ci giriamo di scatto. Urto qualcosa e sento una lieve pressione sulla spalla destra. E, a giudicare dalla sua reazione, anche Sara ha sentito qualcosa di simile. Allora lanciamo un urlo e scappiamo via di corsa. Scendendo le scale ho l’impressione di sentire una risata dietro di me, ma non mi fermo a verificare. Sara ed io ci precipitiamo fuori dalla casa stregata e corriamo giù dalla collina. Dietro di noi il vento si alza all’improvviso, come un avvertimento.
Arrivate a valle scorgiamo le prime case del piccolo villaggio e ci fermiamo per riprendere fiato.
Allora Sara si gira verso di me e mi dice:
- Scusa Giada, non avrei mai dovuto spronarti ad accompagnarmi.-
- Non fa niente –
- Ma secondo te che cosa era?-
- Non ne ho idea, ma promettimi una cosa!-
- Cosa? –
- Mai più prove di coraggio!!-
E lei, scoppiando a ridere, fa sì con la testa. Allora scoppio anche io, in una risata liberatoria, per scaricare la tensione accumulata in quegli ultimi istanti di terrore, e insieme ci avviamo verso casa.