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Autore: VaniaMajor    18/04/2011    10 recensioni
Sesshomaru e Inuyasha, principi di Nishi, difendono il loro regno dai perfidi Naraku e Soichiro cercando al contempo di utilizzare le spade che il padre ha lasciato loro in eredità. Inuyasha ha trovato la sua vera forza nella miko Kagome, ma chi avrà mai il coraggio di stare accanto a Sesshomaru? Intanto, Naraku diventa sempre più potente, tanto da mettere in discussione la profezia che lo vuole sconfitto...Una AU della saga di Cuore di Demone!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Author's note: Benvenuti! Felice di accogliere i nuovi lettori e gli affezionati di Cuore di Demone che hanno voglia di vedere la storia di Sesshomaru trapiantata in un mondo diverso! ;) Spero che Doomei sarà una bella avventura, restate con me!!

CAPITOLO 1

I PRINCIPI DI NISHI

Il monaco scrisse l’ultima parola, poi posò per un attimo il pennello e si appoggiò con i gomiti sul tavolo, lasciando che l’inchiostro si asciugasse. Una lama di sole entrava dalla finestra e cadeva proprio sopra al foglio, illuminando lo scritto con quello che l’uomo sperava potesse essere un buon presagio. Da fuori giunse un suono di risate e lui sorrise. 
Era una bella giornata, che presto sarebbe diventata ancora più bella. Non aveva molto tempo da dedicare a ciò che stava scrivendo, ma aveva quasi finito e riteneva che non sarebbero venuti a disturbarlo prima che avesse vergato l’ultima frase. Fuori, il baccano era ragguardevole. La cerimonia sarebbe iniziata al massimo entro due ore e tutto era stato fatto così di fretta che i preparativi erano ancora in corso. Gli ultimi dettagli, certo, ma il signore del castello non avrebbe tollerato difetti. E nessuno voleva incorrere nella sua ira.
Sospirando, il monaco rilesse nella propria mente ciò che aveva scritto.
“Devo riportare quanto accaduto perché oggi è un giorno epocale, per me e per il mio Paese. Il Nishi non è mai stato in un tale stato di fermento e di gioia da quando la guerra è cominciata; sapere di aver fatto la mia parte in tutto questo mi concede tregua dal tormento ormai superato della mia maledizione e spero rechi felicità ai miei antenati morti in questa lunga lotta.
Finalmente abbiamo conquistato la Sfera degli Shikon. Dopo tanto peregrinare, tanta lotta e tanta sofferenza, essa è stata riunificata ed è stata usata dal Principe Inuyasha. Quanto mi suona strano ora chiamarlo con il suo titolo…siamo stati compagni di viaggio per tanto tempo che queste cose ormai non hanno per noi alcun significato. In ogni caso, la Sfera è stata ottenuta dal Nishi e il suo potere è in mano ad Inuyasha.
Quando ho iniziato la ricerca non ero che un monaco guerriero, l’ultimo erede di una casata in rovina a causa di Naraku, il dannato hanyo di Higashi, il quale ci ha maledetti dotandoci di un vortice malefico che con l’età adulta si fa più grande, conducendoci infine alla morte. Porto ancora il rosario alla mano, ma il vortice non mi spaventa più. Non morirò, poiché la maledizione è stata bloccata. Ma ci arriverò. Come dicevo, non ero che un monaco errante dalla dubbia fama. Per me fu una sorpresa quando mi trovai di fronte, un giorno, il Principe Inuyasha.
Egli è il secondogenito della famiglia inu-yokai che regge il governo dei demoni di Nishi. Suo fratello maggiore Sesshomaru è un demone puro e siede sul trono, mentre Inuyasha è un mezzosangue, il principe cadetto. Inuyasha venne da me perché aveva sentito parlare del mio vortice maledetto e della mia abilità nel combattere i demoni fuorilegge. Mi raccontò una storia, qualcosa che mi spinse a mettermi in viaggio con lui e che mi ha tenuto al suo fianco per tre anni.
La guerra tra Nishi e Higashi non è un mistero per nessuno. Nishi è un Paese che si regge su un certo equilibrio tra Uomini e Demoni. Ognuno ha le proprie leggi e i propri spazi, vengono mantenute relazioni diplomatiche e in linea generale si cerca di non pestarsi i piedi a vicenda. Noi Umani siamo governati da diversi signori, mentre i Demoni sono riuniti in famiglie che rispondono ai voleri di Sesshomaru, il cui padre cementò i rapporti tra le nostre razze prendendo in seconda moglie una donna umana. 
Higashi, al contrario, è un disgraziato Paese in cui gli Uomini sono ridotti in schiavitù e i Demoni spadroneggiano. Il loro sovrano è Soichiro, un crudele moko-yokai, il cui braccio destro è l’hanyo Naraku, un essere abietto la cui malvagità è insondabile e le cui mire non mettono al sicuro nemmeno il sovrano che serve. La guerra tra Higashi e Nishi si protrae da quasi cinquant’anni, ormai, e sta sfinendo uomini e demoni.
Inuyasha mi raccontò di una profezia, che fu affidata al suo defunto padre e trasmessa ai figli affinché ne facessero tesoro. Essa dice:
‘Verrà un giorno oscuro
in cui il ragno tesserà la sua tela ad est
a fianco dalla tigre che ruggisce,
e Uomini e Demoni farà preda
della sua fame immonda.
L’ovest troverà salvezza 
solo quando il gioiello sarà completo
e il cuore del Demone sovrano
s’unirà ad uno di razza umana.
Allora il cane atterrerà la tigre
e il cucciolo spillerà il sangue del ragno,
e le reti cadranno sulle rovine dell’est.’
Inuyasha mi spiegò che ciò significava che Sesshomaru era destinato ad uccidere Soichiro, mentre lui avrebbe dovuto uccidere Naraku. Per fare ciò, però, occorreva una forza superiore a quella che già possedevano. Sesshomaru ha ereditato una spada, Tenseiga, la quale nasconde una potente tecnica distruttiva. Essa, però, è fuori dalla portata del demone in quanto per ottenerla deve prima imparare ad usare il potere di resurrezione della spada stessa. Nel cuore di Sesshomaru, purtroppo, non c’è spazio per sentimenti quali la pietà e la gentilezza. Conoscendolo di persona, ho avuto modo di constatare quanto sia freddo il suo animo. 
Secondo il padre di Inuyasha, Sesshomaru diverrà invincibile solo quando conoscerà l’amore, il che sembra a tutti più difficile ogni giorno che passa. La profezia dice che dovrà unire il suo cuore ad uno umano, vale a dire dovrà decidersi a sposarsi con una principessa degli Uomini. Essa permetterà di stringere una duratura alleanza con gli esseri umani, in maniera che entrambe le Razze combattano unite, e sarà la chiave per giungere alla tecnica segreta di Tenseiga. 
In quanto ad Inuyasha, possiede una spada chiamata Tessaiga, ma all’epoca in cui ci incontrammo non riusciva ad usarla al meglio a causa del suo sangue mischiato. Si era così messo alla ricerca dei frammenti della Sfera degli Shikon, un gioiello magico che ha il potere di rendere più forti. Il Principe Inuyasha desiderava che lo aiutassi nella ricerca, visti i miei poteri spirituali. Accettai, lieto che vi fosse qualcun altro che desiderasse così ardentemente uccidere Naraku.
Non ho difficoltà ad ammettere, ora, che noi due soli avremmo impiegato molti anni a trovare tutti i frammenti. La fortuna, o forse il caso, ci portò però ad incontrare una fanciulla meravigliosa, la giovane miko Kagome del villaggio Higurashi. I poteri di lei sono infinitamente superiori a quelli di qualunque Maestro io abbia mai incontrato e il suo aiuto ci è stato indispensabile per portare a termine l’impresa. 
Grazie a lei, quattro giorni fa abbiamo completato la Sfera, in barba ai tentativi di Naraku di fermarci. Essa ha reso più forti tutti e tre, prima di scomparire di nuovo. Ha stabilizzato il sangue demoniaco di Inuyasha, rendendolo più potente che mai. Ha bloccato la crescita del mio vortice, di cui posso utilizzare il potere senza temere che prima o poi mi uccida. Soprattutto, ha reso Kagome immune alla vecchiaia, garantendole ciò che desiderava: poter restare per sempre accanto a Inuyasha.
Già, perché la più grande vittoria conseguita nel nostro viaggio è di certo l’amore che è nato tra Inuyasha e Kagome.”
Il monaco sogghignò, riandando con la memoria ai molti ricordi divertenti e imbarazzanti del loro viaggio. Erano già passati tre anni da quando quell'avventura era iniziata? Sembravano trascorsi in un lampo e al tempo stesso essere durati una vita intera. Sentì il suo nome echeggiare nel cortile e riprese il pennello, conscio che non gli restava molto tempo.
“Oggi, nel castello di Sesshomaru, Inuyasha e Kagome si fidanzeranno, suggellando una prima alleanza tra uomini e demoni. Non è quella che decreterà la nostra vittoria, ma è comunque un segnale di speranza per il nostro futuro. Il ‘gioiello’ è stato riunito, come richiesto dalla profezia. Se solo Sesshomaru si decidesse a trovare una donna da amare…finora si è rifiutato persino di cercarla.
Io gioisco per i miei amici, per la felicità che è scesa su di loro e per la concreta speranza di vittoria che la Sfera degli Shikon ci ha dato. Desidererei soltanto poter condividere questa gioia con la mia Sango, la bella e fiera principessa guerriera che mi ha rubato il cuore mesi fa, quando ci aiutò a sconfiggere Naraku durante un attacco particolarmente violento. Non riesco più a desiderare una donna da quando c’è il suo volto nella mia mente. Non fossi solo  un monaco errante…
Ma ora so che le cose possono cambiare. Non mi arrenderò. Sulla felicità di oggi non deve calare alcuna ombra e, se il Buddha, vorrà presto questa guerra sarà finita.”
«MIROKU!»
«Sono qui, Shippo!» esclamò il monaco, arrotolando il foglio. Un ragazzino kitsune entrò nella sua stanza con aria trafelata. Miroku non poté fare a meno di ricordare quando l’avevano conosciuto, circa un anno prima. Shippo si era visto uccidere i genitori da emissari di Naraku e aveva a sua volta rischiato la pelle. Erano stati loro a salvarlo e dopo lunghe cure si era ristabilito. Viveva al castello, ora, in qualità di aiutante di Inuyasha, come il demone rospo Jaken serviva Sesshomaru. Adorava Kagome ed era profondamente grato a Inuyasha, motivo per cui si era fatto in quattro per dare una mano ad organizzare la cerimonia.
«Sei pronto? Manca pochissimo!- gli chiese Shippo, eccitato- Dovresti vedere Kagome quanto è bella…invece Inuyasha è imbarazzato da morire!» Il kitsune rise, facendo sorridere Miroku, che stava riponendo i fogli scritti in un contenitore per pergamene.
«Immagino.- sogghignò- Bene, visto che questo fidanzamento lo devo officiare io, sarà meglio non farli aspettare. Non vorrei che Inuyasha decidesse di testare la Tessaiga su di me.»
«Non ci scherzerei troppo su, se fossi in te. E’ terribilmente agitato.» disse Shippo, stringendosi nelle spalle. Miroku rise di nuovo, poi uscì dalla stanza con il kitsune cadenzando il passo con il suo shakujo.
***
Inuyasha si guardò allo specchio per l’ennesima volta e fece una smorfia. Qualcosa non andava, ma non capiva cosa. In tutta la vita non aveva mai guardato la propria immagine riflessa tante volte quanto nell’ultima mezz’ora, e questo lo irritava molto. Non si poteva dire che fosse vanitoso, in circostanze normali.
«Cos’è che mi manca?!» borbottò.
«Il cervello.» suggerì una voce fredda e sardonica. Inuyasha si voltò come una vipera verso suo fratello Sesshomaru, seduto sul bordo della finestra, intento a guardare con imperscrutabili occhi ambrati il cortile sottostante.
«Senti, se sei venuto nella mia stanza solo per farmi girare le scatole te ne puoi pure andare.- sbottò Inuyasha, con una smorfia che scoprì le sue zanne- Del tuo sarcasmo faccio volentieri a meno.»
Sesshomaru si voltò a guardarlo e i due si fronteggiarono, uno calmo e gelido, l’altro fremente di indignazione e pieno di nervosismo per ciò che lo attendeva. C’erano alcune somiglianze essenziali fra i due fratelli: i capelli d’argento, gli occhi color ambra, i bei lineamenti…Per contro, i loro caratteri erano completamente diversi e Sesshomaru incarnava alla perfezione la figura di Signore dei Demoni, sempre imperscrutabile e terribile nel suo silenzio. Inuyasha aveva sentimenti e atteggiamenti molto più umani, cosa che durante l’infanzia l’aveva fatto soffrire ma che ora benediceva, in quanto ciò l’aveva aiutato ad innamorarsi di Kagome. 
Per molto tempo i due fratelli si erano odiati, poi la morte del padre e la profezia li avevano avvicinati almeno il minimo indispensabile per non scannarsi a vicenda. Sesshomaru aveva quasi cessato di ricordargli ogni minuto la sua inferiorità e Inuyasha si era accorto che molto dell’odio del fratello maggiore era derivato dalla disparità di affetto che il padre aveva elargito loro. Nonostante ciò, non era consigliabile che trascorressero insieme più di cinque minuti.
Ora, Inuyasha si accorse che Sesshomaru stava guardando con intenzione il suo fianco sinistro. Abbassò lo sguardo, cupo, poi arrossì suo malgrado nel rendersi conto di cosa mancava.
«Tessaiga…» disse, piano, voltandosi subito per prenderla e legarsela al fianco. Dopo tutta la fatica fatta per avere la forza di usarla, ci mancava che la dimenticasse sul tavolo come un oggetto qualunque! Sesshomaru atteggiò il viso ad una smorfia di disprezzo.
«Come dicevo, ti manca il cervello.- disse- Se quella donna ti fa un tale effetto…»
«Non chiamarla ‘quella donna’! Il suo nome è Kagome, vedi di ficcartelo in testa.- disse Inuyasha, seccato- E sono semplicemente un po’ agitato. Lo sarai anche tu, quando finalmente troverai la donna della tua vita.» L’occhiata di Sesshomaru lo portò a scuotere la testa. «Già, ma che parlo a fare? Comincio a pensare che non la troverai mai.- borbottò- Chi vorrebbe sposare un ghiacciolo?»
Le sopracciglia di Sesshomaru si corrugarono in maniera allarmante e Inuyasha tornò a fissarsi nello specchio, lasciando cadere l’argomento. In effetti, era una bella domanda. Aveva convenuto con Kagome di posticipare il loro matrimonio alla fine di quella stupida guerra, ma di quel passo l’immortalità di Kagome sarebbe stata davvero indispensabile per affrontare l’attesa! Se solo quel suo stupido fratello si fosse deciso a cercarsi una donna…Anche così, però, chi assicurava che si sarebbe innamorato? Inuyasha non riusciva nemmeno ad immaginarsi Sesshomaru preda di buoni sentimenti.
Inuyasha lanciò al fratello maggiore un’occhiata storta, ma lui stava guardando di nuovo in cortile con aria indifferente. Inuyasha si corrucciò. A volte, l’imperturbabilità di Sesshomaru riusciva soltanto a farlo apparire molto solo. Quel giorno tutti erano felici, al piano di sotto servitù e invitati ridevano e scherzavano. L’unico a non provare nulla era Sesshomaru. Spesso, negli ultimi tempi, Inuyasha si trovava a pensare che la vita del fratello fosse davvero triste. Inuyasha aveva degli amici fidati, aveva la sua Kagome…ma Sesshomaru cos’aveva? Servitori e sudditi che lo temevano, e un’eredità che non poteva usare.
“Padre, hai sbagliato con lui.” pensò Inuyasha, cupo.
«E dunque, ti sei imbambolato davanti allo specchio?» disse Sesshomaru, sprezzante. Il tono cancellò immediatamente la pietà dai pensieri di Inuyasha. Aprì la bocca per replicare, quando dal basso giunse la voce di Miroku.
«Sesshomaru, Inuyasha! Venite giù! Kagome è già pronta.» esclamò il monaco, con una mano accanto alla bocca per indirizzare meglio la propria voce.
«Di norma sono le donne a metterci molto a prepararsi, non è così?» aggiunse una voce allegra. Riconoscendola, Inuyasha si precipitò alla finestra.
«Kagome!» esclamò, per un momento confuso dalla visione meravigliosa ferma in cortile. Kagome lo aspettava con un radioso sorriso sulle labbra, vestita di un abito bianco e verde da principessa. Non lo era, ma il suo rango di miko non era di molto inferiore e presto lo sarebbe diventata davvero. Le avevano appuntato fiori e spilloni colorati nei capelli ed era davvero stupenda. Inuyasha rimase senza parole. Possibile che una ragazza così bella potesse amarlo?
Quando l’aveva conosciuta, viaggiava già da sei mesi insieme a Miroku, alla ricerca della Shikon no Tama. Kagome era la miko del villaggio Higurashi e custodiva un frammento della Sfera, che gli aveva ceduto solo dopo moltissime discussioni e interrogatori senza fine. Inuyasha, seccato, si era trovato a sprecare un sacco di tempo per un singolo frammento…ma era stato alla fin fine tempo sprecato? No, affatto. 
Durante le due settimane trascorse al villaggio Higurashi, tra Inuyasha e Kagome era nato qualcosa, qualcosa di ancora informe e senza nome che faceva battere più forte i loro cuori. Infine, Kagome aveva non solo donato il suo frammento a Inuyasha, considerandolo degno della Shikon no Tama, ma aveva messo a sua disposizione i propri occhi, i soli capaci di vedere i frammenti di Sfera ovunque essi si nascondessero. Così avevano continuato il viaggio in tre e presto il sentimento latente tra Inuyasha e Kagome si era rivelato per ciò che era: amore.
«Allora, scendi o no?» lo incalzò Shippo, ridacchiando nel vederlo immerso in chissà quali pensieri. Inuyasha si sentì sollevare di peso e scaraventare fuori dalla finestra.
«EHI!» sbottò, atterrando agilmente nel cortile sottostante per poi alzare lo sguardo verso la finestra. Sesshomaru, che l’aveva così gentilmente defenestrato, gli lanciò un’occhiata di compatimento e poi scomparve, forse per raggiungerli in modo più ortodosso tramite le scale. «Odioso e dannato che non è altro…» ringhiò Inuyasha, poi una mano leggera gli si posò sul braccio. Kagome stava ancora sorridendo.
«Non te la prendere. Sai com’è fatto.» gli disse.
«Anche troppo, mio malgrado.- disse Inuyasha, passandosi una mano sulla frangia argentata per sfogare il nervosismo- Beh, non sarà il suo muso lungo a rovinarci la giornata.»
«Era proprio quello che speravo di sentirti dire, Inuyasha.» rise Kagome, gioiosa, stampandogli un bacio sulla guancia. Inuyasha sorrise e la prese sottobraccio, poi guardò Miroku.
«E’ tutto pronto?» gli chiese.
«Cibo, vino e invitati aspettano solo voi, se volete darvi una mossa.» commentò il monaco, sollevando un sopracciglio. Inuyasha annuì, soddisfatto. Il gruppetto si incamminò verso la grande festa preparata per loro nel cortile del castello.

***

Sesshomaru sedeva sullo scranno preparato per lui a capo della tavola principale e osservava con freddo disinteresse quanti intorno a lui ridevano, scherzavano e mangiavano, brindando alla salute sua e di suo fratello.
Inuyasha e la sua fidanzata umana sedevano alla stessa tavola, poco distante. I due si erano scambiati le promesse davanti al monaco Miroku, poi Inuyasha aveva sguainato Tessaiga e su di essa aveva giurato di sconfiggere Higashi una volta per tutte. Gli invitati al banchetto avevano acclamato il principe cadetto, l’unico che al momento si fosse dato da fare perché la profezia si avverasse. Accanto a Inuyasha e Kagome sedevano  Miroku e Shippo, e il gruppetto rideva e scherzava in modo chiassoso. 
Poco più in là sedevano i parenti ancora in vita della miko: la madre, il nonno e un fratello minore. Stupidi esseri umani, ma ovviamente non aveva potuto esimersi dal far preparare quel pranzo di festa per loro, che da quel giorno rinunciavano a qualsiasi diritto su Kagome per lasciarla a fianco di Inuyasha. Per quanto Sesshomaru disprezzasse la debolezza umana, non aveva intenzione di distruggere le alleanze che suo padre aveva faticosamente instaurato con la loro razza, garantendo la pace all’interno di Nishi. La guerra con Higashi bastava e avanzava. Comportarsi in maniera consona con gli esseri umani gli costava, ma non era mai venuto meno alle regole della cortesia.
Inuyasha sembrava felice. Sorrideva in modo spontaneo, come non aveva mai fatto prima di partire alla ricerca della Sfera degli Shikon. Teneva la mano della sua donna, che lo guardava con adorazione, e a tratti arrossiva come un moccioso preso in flagrante. Rideva con i suoi amici e sembrava non avere un pensiero al mondo. Sesshomaru non riusciva a capire: Inuyasha sembrava diventato più debole da quando stava con quella Kagome, ma allo stesso tempo era più forte. Era maturato. Non era soltanto l’intervento della Sfera degli Shikon ad avergli dato la forza di usare Tessaiga…si trattava di qualcosa di più profondo. Inuyasha non era più un moccioso hanyo buono a nulla, per quanto Sesshomaru non avrebbe mai ammesso ad alta voce il cambiamento. Possibile che legarsi a qualcuno lo avesse cambiato tanto?
Sesshomaru abbassò gli occhi ambrati sul cibo che non aveva nemmeno sfiorato. Da quando Inuyasha aveva trovato la Shikon no Tama e l’aveva usata, il Signore dei Demoni di Nishi non poteva più arroccarsi nella sua testarda convinzione che la profezia fosse una emerita stupidaggine. Sesshomaru aveva sempre disprezzato le condizioni della profezia, asserendo che sarebbe riuscito ad uccidere Soichiro e Naraku senza aiuto, perfino senza utilizzare l’eredità Tenseiga, se questo era necessario! Invece, dopo tanti anni la guerra continuava e la spada rimaneva un aggeggio incomprensibile per il suo padrone. Possibile che dovesse davvero trovare un cuore umano a cui legarsi per poter vincere? Ma per quale motivo?
Tornò a fissare la coppia felice e una sorda irritazione gli si agitò nel ventre. Lui non si sarebbe mai abbassato a legarsi a qualcuno, profezia o meno. Quel cuore che avrebbe dovuto risvegliarsi per poter utilizzare Tenseiga semplicemente non esisteva. Suo padre voleva sicuramente umiliarlo quando aveva deciso come spartire la sua eredità, o forse aveva giudicato giusto dare ad entrambi i figli spade che non potevano usare? Solo che adesso Inuyasha sapeva utilizzare la sua…
Abbassò gli occhi sul fodero della spada inutile che gli pendeva dal fianco. Forse, per quanto gli sembrasse assurdo e irritante, occorreva fare un tentativo.
«La festa procede bene, Sesshomaru-sama. Se siete stanco di sentire queste chiacchiere umane faccio servire il dolce e poi mandiamo tutti a casa.» sussurrò una voce gracchiante accanto a lui. Sesshomaru abbassò lo sguardo su Jaken, che stava in attesa di ordini e annuì distrattamente, preso da altri pensieri. Il piccolo rospo si voltò per eseguire, ma Sesshomaru lo afferrò per la collottola, bloccandolo e quasi strozzandolo con la stoffa.
«S…sì, Sesshomaru-sama?» chiese Jaken, agitato.
«Jaken, scrivi delle lettere di convocazione per le principesse umane che vivono nel nord di Nishi. Ordina loro di presentarsi al castello.» disse il demone, gelido.
«Le…principesse? Umane? Cosa…» balbettò Jaken, sbalordito e perplesso.
«Fai come ti dico. Inizierò a selezionare le principesse che risiedono a poca distanza dal castello. Se la profezia è vera, allora devo fare questo sforzo.» disse Sesshomaru, lasciandolo andare bruscamente.
«Ma…Sesshomaru-sama…»
«E’ solo per vincere questa guerra, Jaken.- disse Sesshomaru, riportando la sua attenzione corrucciata sulla coppia in festa- E’ solo per vincere questa guerra.»
Jaken deglutì nervosamente, poi si inchinò e andò ad eseguire l’ordine. Per quanto lo riguardava, il pensiero di Sesshomaru-sama legato ad un essere umano lo faceva rabbrividire. 
Possibile che quella dannata profezia dovesse risultare veritiera?

 

   
 
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