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Autore: Mattimeus    18/04/2011    2 recensioni
Non parlo di quelle giornate indecise in cui il cielo é bianco: in
quelle giornate hai solo un lieve fastidio per aver perso il sole per
delle nuvole insulse e insipide. Mi riferisco invece a quelle
giornate in cui le nuvole sono prepotenti ed irritabili, arroganti
nella loro indolenza, ostinate a voler rimanere sopra il luogo dove
stai.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nero di nubi


È facile essere felici quando splende il sole. Sei vivo, sei reale, quando splende il sole. La tua fantasia è gioiosamente sprezzante, fai progetti per il futuro. Ma il futuro scompare dietro una coltre di nubi. Non parlo di quelle giornate indecise in cui il cielo è bianco: in quelle giornate hai solo un lieve fastidio per aver perso il sole per delle nuvole insulse e insipide. Mi riferisco invece a quelle giornate in cui le nuvole sono prepotenti ed irritabili, arroganti nella loro indolenza, ostinate a voler rimanere sopra il luogo dove stai. Se almeno portassero pioggia avrebbero un buon motivo per toglierti il sole, ma no, non hanno pioggia.

Arrivano senza preavviso: d'un tratto alzi la testa a le trovi lì a gonfiare il cielo, mentre si intromettono tra te e il sole. Riescono perfino a non farsi odiare. Nonostante siano così scure, così nere, infatti, hai ancora negli occhi il sole e riconosci che non è colpa loro se sono così grosse e scure e spesse, e che da qualche parte dovranno pur andare ad oscurare la terra per qualche tempo. È nell'ordine delle cose: anche loro hanno il diritto di vivere la loro ingombrante esistenza, destinate a migrare sopra la terra, scacciate da un luogo all'altro. Fanno una vita da esule, ti dici, ma il sole comincia a mancarti. Certo, provi a dimenticarti di lui, ma questo strano buio, quella loro spessa presenza ti ricorda quanto sia bello e lontano, al di là del cielo.

La terra sembra spenta, le ombre mangiano i profili anneriti delle cose, ombre scure, troppo scure, ma così scure solo perché è scuro anche tutto il resto. Non ci sei abituato. Il mondo stesso non sembra esserci abituato e infatti sta zitto. Nemmeno il vento fa rumore, ma gli uomini sì. Gli uomini non si fermano solo perché è cambiato è cambiato il cielo, non pensano che il cielo ostile sia una ragione sufficiente, convinti come sono della loro forza. Anche tu quindi non ti fermi. Però proprio non riesci ad abituarti, ma non puoi nemmeno odiarlo, perché non è colpa delle nuvole.

Ti porti dunque appresso questo insoddisfatto desiderio di odio e continui a fare le cose che devi fare.

Proprio oggi, mentre sei perso nelle tue oscure considerazioni, ti imbatti in quel tipo che fastidioso che speri sempre di non incontrare. Quando c'è il sole, sorridi dei suoi difetti, delle sue debolezze, ci parli senza fatica. Ma il sole non c'è e lui ti fa ribrezzo. Provi a ridere di lui, ma ti sei dimenticato come si ride da quando se ne è andato il sole e allora sei schifato dal suo misero atteggiamento, dai suoi modi così caratteristici della sua misera persona. Cerchi quindi disperatamente di accomiatarti da lui, ma non puoi fare a meno di parlarci. Quando te lo scolli di dosso, sei nauseato dalle tue stesse parole.

Come può essere così miserabile e penoso? Lo conosci da molto tempo, ma non è mai cambiato, anzi, è sempre più odioso. Possibile che non si sia mai accorto di quanto è insopportabilmente irritante? Avrebbe forse il buon senso di cambiare atteggiamento, se ne fosse consapevole. Ma non ne è consapevole, è completamente ignaro di quanto sia irritante. Probabilmente è anche convinto di essere simpatico. Ma non è colpa sua. Anche lui deve fare la sua miserevole esistenza e non puoi certo rimproverargli di essere ignaro di quanto misera sia.

Così si acuisce quella sensazione di rabbia repressa, quel fastidio inafferrabile che ti mette di fronte alla tua impotenza verso le cose, regalandoti anche quel pizzico di fatalismo senza il quale ti sarebbe impossibile continuare la giornata. È infatti proprio in giorni come questo che anche gli imprevisti sembrano coalizzarsi contro di te, ma dopo l'autobus perso e gli occhiali rotti, capisci che arrabbiarsi non ha alcun senso né utilità: con chi dovresti prendertela? E perché poi? Sono solo casualità accumulatesi in breve tempo. Inveire contro il caso è stupido: il caso non è colpa. La colpa ce l'ha il genere umano, che si ostina a non volersi fermare per le nuvole nere. Così passi sopra questi eventi con un “che sarà mai?” sussurrato a te stesso, che sarebbe sincero solo se ci fosse il sole.

Intanto, nell'attesa del prossimo autobus, ti dirigi ostentando il tuo passo calmo verso quella vetrina buia. Tutte le altre sulla via sono illuminate. È il modo degli uomini di reagire all'oscurità: accendere le luci. Il buio è scacciato, si vuole rimanere nella realtà tangibile e ovvia della luce. In questo modo anche i pensieri che il buio porta con sé vengono scacciati. Ma come dare torto al genere umano? Con la luce il mondo sembra fatto per gli uomini, l'oscurità invece rivela un altro mondo, più ostile, più scomodo. Forse più vero: la vetrina che hai davanti è quella di una gioielleria, l'illuminazione non funziona . Il negozio è chiuso e nessuno si è accorto del guasto. Dal largo viale sul quale si affaccia, la vetrina accoglie la luce malevola delle nuvole. Quelli che una volta erano gioielli, ora sono solo forme metalliche che emergono dai ripiani. La poca luce che riflettono li rende molto diversi dal contesto, li distingue, li rende più veri. Non sono più gioielli: piuttosto sembrano mostri, figure aberranti che tentano di fuggire da quell'esposizione di chincaglierie. Che arroganza nelle persone! Pretendono di chiamare gioielli quelle entità metalliche, ma sono ingenui, il loro giudizio è ingenuo, maturato sotto l'ingenua luce del sole. Ma non puoi certo biasimarli per la loro ingenuità. Vedere le cose sotto una luce amichevole, credere che il mondo sia fatto per te non è certo una colpa... e non è mai colpa di nessuno! Né delle nuvole, né delle persone, eppure tu vedi finalmente le cose come stanno! Ecco, ora vedi con chiarezza gli innocenti difetti di tutti, vedi con che goffaggine trascinano avanti la loro umile vita, lo vedi deboli e insicuri. Se sapessero, se fossero consapevoli come lo sei tu ora! Forse cambierebbero. Ma se ne stia pure a vivere alla luce delle lampadine, questa umanità stupida e sorda, che non si ferma davanti a nulla! Tu preferisci la luce scura delle nuvole, che ti fa vedere molto più chiaramente. Senti di essere finalmente lucido e realista. Senti di avere finalmente ragione, ragione su tutto: ragione a non trovare più un motivo per provare a correggere i difetti delle persone, ragione a non ricordare più il motivo per il quale devi alzarti ogni mattina, ragione a non aver odiato le nuvole, cosa che ha permesso all'oscurità di non trovare ostacoli e di riempirti completamente. Sei pieno di oscurità.

Adesso ti trovi a pensare che anche le nuvole prepotenti hanno ragione e che forse quella poca luce uniforme e spenta che diffondono, quella luce che non si capisce da dove provenga, forse è anche troppa.

Ma la sera sta arrivando, bevendo piano anche quest'ultima luce. Il tuo autobus arriva, ma tu non lo prendi. Tu sai fermarti dinnanzi all'oscurità, sai riconoscere che questo mondo non è su misura umana. Dunque sei fermo e perdi l'autobus successivo e quello dopo ancora.

Attendi che arrivi l'oscurità, seduto su una fredda panchina.

Poi, tutto ad un tratto, senti caldo. Una lingua di sole ti si è appoggiata addosso: i nuvoloni hanno concesso al tramonto una sottile striscia arancione di cielo e subito tutto il cartoccio di brutti pensieri che avevi fino a poco fa sparisce. È sempre la stessa storia: ogni volta che il cielo si rannuvola ti lasci ingoiare dall'oscurità, poi, appena torna il sole, ti ricordi di come si ride del destino. È buffo, non perdi mail la convinzione di avere ragione a pensare quelle cose, ma di punto in bianco, con il sole, avere ragione non ti interessa più. Ti interessa solo essere felice. Ora che sai di nuovo sorridere, ti ricordi che forse a casa c'è qualcuno che ti aspetta. Ti alzi e corri alla fermata, riesci a saltare sull'ultimo autobus della giornata.

Il genere umano è fatto così: quando il cielo è scuro e cattivo non può fare a meno di lasciarsi assorbire dal buio, quando il sole splende, dalla luce.

   
 
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