-Non posso dimenticare quello che è successo tra di noi... sentirmi in colpa? Dovrei? Non eravamo sposati! Tecnicamente non ho fatto niente di male...-
La mia attenzione era rivolta ad un ragazzo, più o meno della mia età, che sbraitava al telefono gesticolando con un braccio. Quelle parole dette con rabbia rispecchiavano il mio stato d’animo.
Abbasso lo sguardo scrutando con indifferenza il cappuccino, lo mescolo lentamente con aria distaccata, ripensando a quella sera, quando gli occhi di Courtney erano fissi nel vuoto, pervasi dall’orgoglio. Un brivido mi percorre la schiena. Sorseggio la bevanda bollente piegando la testa di lato, mi sentivo un verme. Ammetterlo? Non lo farei mai, neanche sotto tortura. Mostrarmi debole agli occhi degli altri era inconcepibile, ho una reputazione da difendere. Gwen era consumata dai sensi di colpa, si odiava per quello che aveva fatto.
 
*Flashback*
-Non possiamo continuare così.-
-Cosa c’è? Non ti piace più?-
-Ti rendi conto di cosa le stiamo facendo? Courtney è la mia migliore amica, come puoi vederla in quello stato? Pensavo che l’amassi!
*Fine Flashback*
 
Rispondo mentalmente a quelle domande, che avevo lasciato in sospeso:
“So cosa le ho fatto. Odio vederla in quello stato e... sì, io l’amavo.”
Il dolore mentale sopprime i miei pensieri, le mura difensive si erano sgretolate nel momento in cui i ricordi sono riaffiorati. Io devo parlare con lei.
Esco dal locale dirigendomi sul retro.
-Gwen!- Lei è lì, seduta per terra, sull’asfalto e disegna. Quando sente la mia voce alza la testa di scatto, guardandomi con gli occhi spalancati. Mi siedo accanto a lei, fissandola dritta negli occhi e, senza giri di parole, le dico:
-Sei pentita di quello che abbiamo fatto?- La mia domanda la mette in difficoltà, la matita con cui stava disegnando le cade dalla mano come se fosse improvvisamente diventata troppo pensante, o come se Gwen fosse diventata troppo debole. Abbassa il capo, coprendosi il viso con i capelli scuri e una lacrima cade sul foglio bianco provocandomi una fitta al cuore. Le prendo la mano, stringendola. Lei si volta verso di me, le lacrime le solcano il viso. Forse avrei dovuto baciarla, ma non l’ho fatto. Ho solo voglia di piangere. Mi alzo in piedi e me ne vado.