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Autore: Alessia Heartilly    18/04/2011    0 recensioni
54 carte, 54 prompt, 54 storie. Raccolta di oneshot di vario genere, ispirate a vari personaggi, creata sulle carte da ramino.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft, e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it. In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia, accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte le storie scritte secondo questi prompt.

SCALA QUARANTA
VII. Sette di Fiori

Prompt: Scrivi una storia che abbia all'interno le parole tulipano, prato, rose, ciliegio

Il sole picchiava forte sul campo fiorito, ma la brezza che le scompigliava i capelli rendeva tollerabile una giornata altrimenti insopportabilmente calda.

Era stata un'idea di Squall, e Rinoa ormai avrebbe dovuto imparare a diffidarne: le idee di Squall seguivano i suoi tempi, il che significava che andavano attuate quasi sempre nello stesso periodo, ossia quello più caldo dell'anno.  "Perché non andiamo un po' alla Casa di Edea?" le aveva detto una mattina di aprile, a colazione. "Quest'estate sarò libero. Così potrai allenarti un po' con la magia..."

Ed ora era agosto, era tardo pomeriggio, il sole non accennava a essere meno forte e il vento era un refrigerio di poco conto. Sperava solo che quella sessione di allenamento finisse presto: se aveva caldo lei, vestita con pantaloncini corti e maglietta, chissà Edea con il suo abito lungo e nero.

"Secondo te, perché ti ho portato qui?" disse dopo un lungo silenzio Edea.

Rinoa pensò di rispondere che non lo sapeva, ma poi si morse la lingua e ci rifletté un po' di più: ci teneva a fare una buona impressione a Edea. "C'è qualcosa che devo sapere, o che devo capire, immagino."

"Esatto." Si sollevò la gonna, levò i sandali e iniziò a camminare a piedi nudi nell'erba. "Vieni," disse poi, ma senza guardarsi indietro.

Rinoa si levò a sua volta i sandali e la seguì. Camminarono fino ad essere quasi in mezzo al campo fiorito; guardandosi intorno, non si poteva vedere altro che il prato verdissimo pieno di fiori, un ciliegio in fondo, sulla destra, e poi lontanissimo, all'orizzonte, le rocce che chiudevano il deserto. Edea rimase in silenzio ancora a lungo, e poi allargò le braccia come a indicare l'intera distesa d'erba e fiori. "Questo," disse poi in un sospiro, "cosa ti fa sentire?"

Rinoa rifletté ancora, chiudendo gli occhi per assaporare a pieno la sensazione. "Ho bei ricordi," rispose infine. "Sento pace, tranquillità, amore... promesse."

"Promesse...?" Il tono di voce conteneva una nota di curiosità, di sorpresa.

"Promesse," ribadì Rinoa, con un sorriso e senza la voglia di elaborare.

"Vedi, questa sensazione," continuò Edea, intuendo che Rinoa non voleva confidarle altro, "è quella che ti deve sempre dare il tuo Cavaliere. Questo placa qualsiasi altra sensazione che la magia cerca di farti provare. Quando c'è qualcosa che non va, magari perché lui è lontano, o perché avete discusso... allora devi ripensare a questo. Cerca di calibrare le due cose, lentamente. Come su una bilancia, fino a quando il peso di quello che senti adesso affossa tutto quello che la magia cerca di controllare."

"Va bene," disse Rinoa. Tutto lì? Aveva già imparato a farlo da sola, quello.

"Ci saranno però delle volte... ci saranno dei momenti in cui sarà molto più difficile, per vari motivi, ma soprattutto perché la magia man mano si rafforza. Di pari passo si rafforza anche la tua capacità di controllarla. Quando vedi che fatichi a controllarla, anche bilanciandola come ti ho appena detto, devi canalizzarla."

Edea si voltò a guardarla, e Rinoa piegò la testa ascoltandola. "Canalizzarla? Cioè?"

"Devi sfogarla. Devi fare in modo che non si accumuli, perché altrimenti diventa negativa... e per evitare che si accumuli, devi consumarla. La magia usata quando provi emozioni molto forti è molto più sfiancante, e quindi si... esaurisce prima."

"Quindi se litigo con Squall, e non riesco a bilanciare la magia... inizio a sparare incantesimi a raffica?"

"No, gli incantesimi in certi momenti rischiano di sfuggirti di mano. Una volta ero così arrabbiata con Cid che cercai di scaldare il caffè con una Fire... solo che mi uscì un po' troppo potente e bruciai mezzo tavolo," ridacchiò Edea. "L'unico modo per vincere la magia negativa è spostarla sul positivo. Pensare a qualcosa di bello... o creare qualcosa di bello."

Rinoa si guardò intorno. "Come un fiore?"

"Esatto. Come qualcosa che ti fa sentire tranquillità, amore... e promesse."

"Non ho mai creato niente, però," rispose Rinoa, divagando: lo sguardo di Edea sulla parola promesse era tornato curioso e indagatore, e lei non aveva voglia di farsi leggere come un libro aperto.

"Te lo insegno adesso," rispose Edea, e si chinò a raccogliere un tulipano. Ci soffiò sopra, per togliere polvere invisibile, e poi lo allungò a Rinoa. "Vedi questo fiore? La tua magia può ricrearlo. Non sarà reale, ovviamente, ma sarà abbastanza simile - un po' come quando lanci un incantesimo: pensa a una qualsiasi magia elementale."

"Sì, ci sono," rispose la giovane allieva, concentrandosi.

"Bene. Quando lanci un incantesimo, non con la paramagia intendo, ma con la tua magia vera, come fai?"

"Di solito lo faccio in battaglia," rispose Rinoa, pensandoci su. "La sensazione è... un po' contorta. Voglio proteggere la mia squadra, proteggere me stessa... se sto usando Ali di Fata, è solo rabbia."

"La chiave per creare le cose sta nelle emozioni, Rinoa," continuò Edea. "Trova una qualsiasi emozione da associare a questo tulipano. Non deve essere per forza legata all'oggetto che vuoi creare: il legame può anche essere solo temporaneo, e durare quanto basta a creare quello che vuoi."

Rinoa ripensò alle promesse di Squall, al vento di primavera che gli scompigliava i capelli mentre le diceva che si sarebbero trovati lì, all'espressione del suo viso quando le diceva che ci sarebbe stato a guardare le stelle con lei. Quello era il suo tulipano. "Ci sono," disse infine.

"Concentra la magia, come quando sei in battaglia. Concentrati sulle sensazioni. Sentile dentro, nella pancia, nel petto. Canalizza lì la magia, immaginala come un fiume di luce che va tutto in un punto, e in quel punto metti l'oggetto che vuoi creare. Potrà volerci un po'."

Rinoa si concentrò, chiudendo gli occhi e cercando di distogliere l'attenzione da qualsiasi altro suono, o tramutandolo in qualcosa che potesse comunque ricondurre al suo tulipano da creare. Canalizzò la magia, un fiume di luce luccicante delle promesse, dell'amore, della pace, e prima che se ne rendesse conto l'immagine del tulipano divenne così forte, così vivida, che le sue labbra si mossero da sole e un calore quasi bruciante le investì le mani. Quando aprì gli occhi teneva in mano il tulipano.

"Wow," sussurrò, meravigliata dal fatto di esserci riuscita. Non ci aveva creduto davvero: non pensava di avere davvero la potenza magica necessaria a creare qualcosa dal nulla. Sembrava così strano, così incredibile...

"Già, anche io la prima volta ho reagito così," sorrise Edea. "Ora confronta il tulipano vero da quello che hai creato tu: noti differenze?"

Rinoa li osservò entrambi, e poi scosse la testa. "No, non direi."

"Prova a schiacciare tra le dita quello che hai creato," le suggerì allora, con un sorriso un po' enigmatico. Rinoa la guardò confusa - perché rovinare qualcosa che aveva faticato tanto a creare? Ma poi immaginò che la sua insegnante-strega volesse dimostrarle qualcosa, e allora premette le dita intorno ai petali del tulipano. Edea scoppiò in una risata sommessa quando osservò la sua allieva premere con sempre più forza, senza ottenere risultati.

"Ma che succede?" sbottò Rinoa, infine, scuotendo la mano indolenzita a furia di premere.

"Quello che crei tu non è così fragile. La magia... non è proprio un involucro, ma trattiene l'emozione che tu hai canalizzato. Insomma, più la tua emozione è forte, più l'oggetto che crei sarà resistente. Con il tempo la magia si affievolisce, svanisce del tutto... e l'oggetto che hai creato diventa 'normale', nel senso che deperisce e si consuma come l'originale."

"Quindi... questo tulipano durerà più di un tulipano normale, ma ad un certo appassirà come gli altri?"

"Proprio così," le sorrise Edea. "So cosa stai pensando," continuò poi, "ma non devi. La durata del tuo oggetto non corrisponde alla durata della sua emozione. Non importa che tu stia creando qualcosa per odio, o per amore: quando quello che crei torna normale e si consuma, non significa che anche la tua emozione si sta consumando. Sono cose diverse."

"Ma trattiene la mia emozione, no?"

"Sì, la magia trae forza dalla tua emozione. Ma se ci fosse una corrispondenza tra la durata degli oggetti e di quello che provi, significherebbe che in pratica la magia esaurisce le tue emozioni. E non è così."

Rinoa sembrò ancora poco convinta, e per la prima volta quel pomeriggio Edea allungò una mano e le accarezzò una guancia. "In questi anni ho creato tante cose, pensando a quello che provo per Cid. Quelle cose si sono consumate... probabilmente di alcune non resta nemmeno la polvere. Ma quello che provo è ancora tutto dentro qui."

Rinoa sorrise debolmente, ed Edea la attirò in un abbraccio. "Qualsiasi cosa tu voglia creare per Squall, qualsiasi cosa si rovini dopo che l'hai creata... il tuo amore rimane intatto. Se così non fosse, gli oggetti che riusciamo a creare non avrebbero una tale forza, all'inizio... quando sono ancora pieni delle nostre sensazioni."

Rinoa alzò le braccia per ricambiare la stretta di Edea, e poi la donna le picchiettò teneramente sulla spalla. "Ora torniamo dentro. Ti preparo una bella limonata fresca... e prima di sera saprò qualcosa di queste promesse."

Rinoa ridacchiò. Fosse stata in Edea, di questo non sarebbe stata tanto sicura.

*˜*˜*˜*˜*

Con il suo bicchiere di limonata in mano, Rinoa si appoggiò allo stipite scardinato che portava alla spiaggia sul retro.

Facendo roteare il liquido e tintinnare il ghiaccio, osservò Squall che tirava un bastone ad Angelo, e il suo cane che abbaiava e correva felice in mezzo alla sabbia. A volte, anche in mezzo all'acqua. Squall la vide, e le fece cenno di avvicinarsi; lei scosse la testa, alzò il bicchiere e continuò ad osservarli. Era bello guardare Squall che tornava bambino, che giocava con un cane e si lanciava in mezzo al mare, ridendo come non lo aveva mai visto fare prima. Gli fece cenno di rientrare, quando i loro sguardi si incrociarono di nuovo: oramai stava scendendo la sera, mancava poco all'ora di cena e sicuramente c'era da lavare Angelo: probabilmente aveva tutto il pelo pieno di sale.

Squall raccolse un asciugamano sulla spiaggia, si asciugò velocemente e poi si chinò a prendere una serie di stracci per asciugare Angelo, che però sembrava più propensa a considerarlo un gioco nuovo. Rinoa osservò per un po' il suo cane e il suo ragazzo che tiravano gli stracci, e poi fischiò. Angelo si quietò immediatamente e Squall riuscì ad asciugarla. Con la cagnetta che gli trotterellava accanto, risalì i gradini di pietra e raggiunse la sua ragazza.

"Vuoi?" gli chiese lei, porgendogli il bicchiere.

"Grazie," rispose lui, vuotandolo quasi di un fiato. Lei rise, e si chinò ad accarezzare la sua cagnetta, che scodinzolò felice.

"Aspetta a farmi le feste, dopo ti toccherà il bagnetto," disse rivolta al cane, e poi si sollevò per riprendere il bicchiere dalle mani di Squall.

"Hai imparato qualcosa di nuovo?" chiese lui, passandosi l'asciugamano tra i capelli.

"Sì," rispose semplicemente Rinoa.

"E cosa?"

Rinoa fece un sorriso enigmatico, misterioso, che lo incuriosì e gli fece sentire una specie di brivido di malizia. Lei si scostò dallo stipite e indicò qualcosa all'interno della stanza.

Sembrava che Edea avesse deciso di lasciarli soli, per la cena. Era la stanza dove avrebbero dormito loro - quella con il tetto messo peggio, ma che permetteva di sentire il mare e vedere le stelle. C'era un tavolo sgangherato pronto per la cena, con una pila di vecchi giornali a bilanciare una gamba spezzata; e in mezzo ai piatti e ai bicchieri, c'era un cesto di rose.

Squall si grattò la nuca - un gesto che aveva in comune con Laguna, ma Rinoa non si sarebbe certo azzardata a farglielo notare - e le rivolse uno sguardo che voleva dire: ok, cosa devo vedere?

"Tocca le rose," disse lei.

Lui si mise l'asciugamano intorno al collo e si avvicinò al tavolo. Allungò una mano a sfiorare i petali delle rose, temendo di rovinarle, ma poi si trovò a cercare di spingere le dita più a fondo, senza riuscirci.

Rinoa ridacchiò. "Sì, ho reagito così anche io. Le ho create io."

"Create?"

"Già!" Rinoa gli si avvicinò, posò il bicchiere vuoto su una credenza lì accanto, e poi gli mise le braccia intorno al collo. "Sembra che possa servire ad evitare di farmi sopraffare dalle magia... devo solo ricordarmi di non creare cibo," terminò ridacchiando.

Lui la strinse leggermente alla vita. "Non dovrei essere io a regalarti delle rose?"

Lei scrollò le spalle, senza scomporsi. "Se vuoi farlo, non mi lamento... ma dato che non mi sembri proprio il tipo che regala fiori alla fidanzata, ho pensato di crearteli io. Sono duraturi, sono belli... puoi riciclarli sempre all'ultimo minuto."

Lui rise, e la baciò velocemente, prima di allontanarsi per fare una doccia. "Dobbiamo solo stare attenti a una cosa, allora."

Lei piegò la testa, sgranando gli occhi incuriosita.

"Beh... tu sei una fidanzata molto comprensiva," continuò Squall, tra un bacio e l'altro. "Ma Selphie non lo è."

"E quindi?"

"Non creare nulla per Irvine - e stai attenta a dove metti le nostre rose d'emergenza. Sarebbe capace di rubarle."

Lei ridacchiò, lui la bacio un'ultima volta e andò a frugare nel cassetto dove aveva riposto le sue cose. Quando era ormai sulla porta del corridoio che portava al piccolo bagno, Rinoa lo chiamò. "Comunque, non sono così comprensiva."

Lui si voltò a guardarla, leggermente confuso.

"Le rose sono un modo per ripagarti... dopo cena, ti tocca comunque aiutarmi a fare il bagno ad Angelo."

La sua stessa risata le impedì di sentire le imprecazioni che Squall borbottò lungo tutto il tragitto fino al bagno.

*****
Nota dell'autrice: soliti ringraziamenti a Little_Rinoa, che ha betato le storie di questa raccolta, e all'iniziativa che mi ha fatto divertire molto, e solito link al solito post di risposta ai commenti. Alla prossima! – Alessia Heartilly

   
 
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