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Autore: Hysteria Hollow    18/04/2011    3 recensioni
- E' la prima volta che sto su un letto con una ragazza senza fare niente di...-
- Già riesci a crederci? - lo interruppe prima che potesse finire la frase Lily, zittendolo appoggiando delicatamente le sue labbra su quelle dell'altro.
Sirius trattenne il respiro, il cuore in gola; aveva baciato migliaia di ragazze, ma nessuna l'aveva mai fatto impazzire in quel modo.
Il moro trasse un profondo respiro, carezzandole il labbro superiore con la lingua, guidandola con cura verso altri mondi, altre realtà, un'altra vita.
Non siamo più Sirius e Lily.
Non siamo più Black e Evans.

[Terza classificata al contest "Quando Taylor Swift incontra Harry Potter"indetto da (Solly)]
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Sirius/Lily
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ten Milion Fireflies'
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Autore: Eleanor Pevensie
Titolo: For the f i r s t time;
Pacchetto: Mine
Personaggi: Sirius Black; Lily Evans
Paring (se ce ne sono): Sirius/Lily
Rating: Verde
Genere: Romantico; Malinconico;
Avvertimenti: AU; Long- Fiction; What If?; Song fict.
Introduzione: ||
NdA: Dunque, dopo tanto lavoro ce l'ho fatta! E sì, mi sento decisamente soddisfatta. L'unica cosa che c'è da sapere è che tutta la storia è un flashback, e che solo il pezzo finale è il presente". Dopo questo breve avvertimento, ringrazio la giudice per la pazienza e il tempo dedicatomi, spero di regalare un pò di emozioni con questa breve storiella.
For the f i r s t time

The First Time I met you


You remember, we were sittin' there, by the water
You put your arm around me for the first time



Lily Evans levò gli occhi umidi d'un verde prato infinito verso il cielo, socchiudendo appena le palpebre.
Il tiepido vento primaverile soffiava lieve, rincorrendosi fra i rami degli alberi, stuzzicando biricchino i fiori e i fili d'erba sotto di lei.


I capelli di un cremisi vivace s'intrecciavano allegri ai radi raggi del sole di marzo, catturandone a sprazzi la spettrale luce che riusciva a districarsi dalla tediosa coltre di nubi lattee che vegliava sul mondo.


Sul bel viso di bimba ancora umido di piccole goccie di pioggia che l'avevano sorpresa qualche minuto prima, aleggiava il dolce riflesso di un sorriso scomparso all'improvviso, rotto da un pianto trattenuto a fatica.


Camminava con un'andatura lenta e tentennante fra la coperta d'erba che avviluppava il terreno, gli scarponcini neri che affondavano nella terra resa fangosa dal temporale di poco prima.


La sottile figura era avvolta in un grazioso vestito d'un caldo marrone che s'intonava alla perfezione ai lunghi capelli lasciati liberi di giocare con il leggero venticello, avvolgendo il resto del mondo nel sottile velo della primavera ormai entrata nel pieno fermento.


Era una splendida giornata, il cinguettio melodioso degli uccellini che fungeva da colonna sonora a quel pomeriggio a dir poco perfetto.
Peccato che la piccola Lily non fosse dell'umore adatto per godersela.


Si passò una manina paffuta sulla guancia umida di lacrime, premendo le labbra l'una contro l'altra per fermarne il tremore e si diresse di corsa verso l'altalena dalla parte opposta del giardino rispetto all'uscio di casa.


Era talmente furiosa che afferrò con un gesto stizzito Mister Robby da terra e lo scagliò con tutta la forza che aveva in corpo contro al tronco di un albero, sorpassandolo poi senza degnarlo di uno sguardo.


Il coniglietto bianco la fissò triste dirigersi verso lo scivolo e sedervicisi sopra, le ginocchia strette al petto, i braccini che tentavano di avvolgere le gambe intrecciando le dita le une con le altre, il capo incassato nelle spalle.


Perchè Petunia doveva essere sempre così cattiva con lei?
Solo perchè era più grande non aveva il diritto di dirle quello che poteva o non poteva fare.


Perchè se si metteva di nascosto il rossetto della mamma - il suo preferito, quello color ciclamino che le aveva regalato papà - anche lei poteva metterlo.
Se sgattaiolava di nascosto nella camera da letto dei loro genitori, tuffandosi nell'armadio della loro mamma per indossare il lungo abito rosso da sera e sfilare come una modella sul lettone, non vedeva perchè anche lei non potesse farlo.


E perchè non poteva farla lei la principessa, una volta tanto?
-Io posso perchè sono più grande e più bella. Tu no -.


Lily singhiozzò piano, tappandosi la bocca con le mani per impedire di emettere un qualsiasi suono che potesse in qualche modo svelare il suo nascondiglio.
Non voleva dare a Petunia la soddisfazione di averla fatta piangere.


Perchè lei non era più bella. Lo diceva sempre anche la mamma, che loro due erano splendide in modo uguale.
E allora perchè stava così male?


Il rumore secco di passi che salivano i gradini in legno dello scivolo la fecero sobbalzare di scatto, distraendola per un momento dai suoi pensieri omicidi nei confronti della sorella maggiore.


Scivolò lentamente sul pavimento sporco, puntellato quà e là da macchie di terra ed erba, attenta a non fare rumore.
Si sporse dal parapetto dipinto di un bel azzurro acceso, gli occhioni rossi di pianto spalancati e brillanti di curiosità.


Quella figura era troppo piccola per essere quella di sua sorella, e i suoi genitori stavano ancora litigando dentro casa, a giudicare dalle urla che la raggiungevano attutite dalle pareti.


E allora chi poteva mai essere?
- Perchè piangi? - - Io non sto piangendo! - sbottò immediatamente Lily, orgogliosa, alzando il mento verso l'alto e fulminando il bambino che aveva posto la domanda con lo sguardo.


Un paio di occhi grigi - specchi misteriosi e gelidi - ricambiarono l'occhiataccia con altrettanta fierezza sotto ad una frangetta corvina e scarmigliata.
I lineamenti del viso spiccavano nobili e delicati, avvolti da un sottile strato di pelle diafana e liscia della stessa consistenza della seta.


Doveva avere all'incirca la sua età, dagli otto anni in su, nonostante la superasse in altezza di cinque centimetri abbondanti.


Tutto in quel bimbo aveva un'aria di bellezza importante e raffinata, a dispetto dei vestiti che indossava; un maglione di un nero slavato che un tempo doveva essere stato molto costoso copriva il busto sottile.

Le maniche del medesimo colore, tirate su alla ben meglio e macchiate in più punti di terra ed erba ricadevano larghe sulle braccia martoriate da lividi violacei delle più svariate dimensioni.


La squadrava da sotto i ciuffi scomposti con un'aria intelligente e sveglia mista ad una punta d'interesse che la fece fastidiosamente arrossire.
Stava per domandargli con il tono sgarbato che riservava solo a chi le stava antipatico come avesse fatto ad entrare nel giardino di casa sua, quando il brunetto la raggiunse con pochi passi e si accucciò al suo fianco, senza smettere di fissarla.


- Perchè piangi? - ripeté, sottolineando con maggiore enfasi il verbo, forse per farle capire che non se la beveva.
Lily sbuffò capricciosa e voltò la testa dalla parte opposta, mossa dalla ferma volontà di non rispondere.


Peccato che quelle stupide lacrime che sfuggivano agli occhi la tradissero.
- E' colpa di Petunia - sussurrò, il mento appoggiato alle braccia, lo sguardo vuoto fisso sulla porta dalla parte opposta del prato.


Le piccole spalle tremarono leggermente sotto allo sforzo di non scoppiare in lacrime, ma tutti quelli che conoscevano la bimba dai capelli rossi almeno un pochino, sapevano dell'enorme forza di volontà che l'animava.


Non versò nemmeno una lacrimuccia.


In compenso la voce le tremava in modo indecente quando borbottò con un filo di voce - Mi dice sempre che non posso fare la principessa perchè lei è più grande e più bella di me. Non è giusto..-. Lasciò scivolare le ultime parole prima di tirare su col nasino rosso, le labbra incurvate in un broncio impenetrabile.


Il piccino al suo fianco si tese leggermente in avanti, tuffando la manina dentro alla tasca dei pantaloncini scuri e prendendo a frugare con enorme meticolosità. Una volta estratto l'oggetto prescelto le si avvicinò piano, allungando incerto il braccino verso il suo viso e sfiorando con delicatezza la guancia della piccola, la quale non si ritirò.


Le piaceva quel contatto fresco sulla pelle bollente.
Era bello. La confortava come nemmeno i baci della sua mamma riuscivano a fare.


Il bimbo arricciò le labbra, concentrato, asciugandole le guance con il palmo della manina e ravviandole una ciocca cremisi dietro all'orecchio, per poi porgerle solenne l'oggetto nascosto dietro alla schiena.


Gli occhioni verdi di Lily s'illuminarono di colpo alla vista dello specchietto che l'altro le aveva posato in grembo; il vetro limpido era avvolto da un'elegante cornice in argento lucido e agli angoli presentava degli splendidi arabeschi impreziositi da piccole pietre di uno smeraldo intenso e brillante quanto i suoi occhi.


Ne accarezzò i contorni con la manina paffuta, fissando incantata quelle curve che, ne era certa, non si sarebbe mai stancata di percorrere con il pollice.


Il bruno sorrise appena al suo fianco, portandole con un movimento gentile del braccio lo specchio all'altezza del viso, in modo che lei potesse riflettersi al suo interno.


- Non vedi quanto sei bella? - le domandò, il tono dipinto da quell'ingenuità dolce che apparteneva solo ai bimbi.
Lily si sentì arrossire, lanciando una breve occhiata sulla superficie limpida.


Si voltò verso il bambino, sorridendogli radiosa, il cuore che batteva forte nel petto; nessuno le aveva mai detto una cosa simile.
- Grazie...-. Si bloccò, conscia del fatto che non sapeva nemmeno il suo nome.


- Sirius - l'aiutò il piccino, abbozzando anche lui un sorriso.
Si alzò dal suo posto, apprestandosi a scendere le scale della giostra.


- Tienilo tu - le disse, alludendo allo specchietto. - Così quando sarai triste lo guarderai e penserai a me -.
La bimba annuì, stringendo l'oggetto al petto.


- Promettimi che tornerai e giocheremo insieme - esclamò, prima che la figurina scomparisse dietro al cancello socchiuso.
Sirius arretrò leggermente, gli occhi che riflettevano il sole improvvisamente splendido di quel magnifico pomeriggio.


- Lo prometto! - le urlò in risposta, alzando poi il braccio in segno di saluto e scappando via, i capelli corvini al vento.
La piccola sospirò, un enorme nodo di felicità nel petto.


Quello fu il primo e l'ultimo giorno che vide Sirius.



Ed ecco quì gli splendidi bannerini della signora giudicia! Che dire...davvero non mi aspettavo un terzo posto.
Non con questa cosetta schifosa.
Ma - poffarbacco! - lo accetto più che volentieri!
Spero tanto che il primo capitoletto vi sia piaciuto, e che continuiate a seguirmi.

Un bacio ed un inchino,
Eleanor Pevensie


  
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