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Autore: Rei Hino    18/04/2011    8 recensioni
[Pre-Tos] Per anni aveva rimpianto e maledetto ogni scelta della sua vita, ogni maledetto giorno che lo aveva portato lì, ogni singolo momento… eppure… ora non sentiva più di poterlo fare.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un altro dei miei scleri notturni, prima o poi mi curerò l'insonnia o troverò altro da fare XDD
E' nata da una richiesta di Maya, sono molto contenta che sia servita a tirarti su il morale ^u^  A che servo sennò???
Tutta per te mon cher ^3^ E per tutti quelli che sanno apprezzare questo pairing incompreso ma tanto speciale *A* E naturalmente per chiunque troverà il coraggio di aprire questa pagina XD

Fate Brought Us Here

 
Il piccolo locale della base stellare era come sempre affollato di quelle poche persone che non riuscivano a trovare pace nei propri pensieri, durante le insensate ore notturne definite per pura comodità, sotto quel cielo sempre nero e stellato, che scandiva lentamente i giorni che si susseguivano monotoni, frenetici, ognuno uguale al precedente.
 
Così erano stati molti anni della vita di Leonard McCoy, da quando aveva abbandonato la sua cara Terra, la sua amata Terra, per cause di forza maggiore, per aver perso la sua famiglia, non poteva più restare in quel posto e si era ritrovato a dover scegliere lo spazio.
Per anni aveva rimpianto e maledetto ogni scelta della sua vita, ogni maledetto giorno che lo aveva portato lì, ogni singolo momento… eppure… ora non sentiva più di poterlo fare.
La crudele monotonia, l’abitudine alla solitudine, la rassegnazione alla solitudine, era stata sapientemente incrinata da due occhi colore dell’oro. Quell’oro vivo e brillante, pieno di una genuina gioia di vivere, dell’entusiasmo sfacciato e coraggioso tipico della gioventù, che in quel ragazzo brillava così ardentemente, nella sua pura fiamma, capace di bruciare ogni cosa in essa.
Era da lui che ogni singolo momento della sua vita lo aveva condotto, ogni perdita, ogni maledetta decisione sbagliata lo aveva portato lì, a quel ragazzo pulsante di vita che gli sedeva accanto in quel momento.
E non c’era più nulla da rimpiangere, più nulla di cui pentirsi.
E non c’era più solitudine.
 
Un timido sorriso apparve sul suo volto maturo, nonostante avesse poco più di trent’anni, nel pensare a tutto questo
“Lo trovi buffo?”
Mormorò Jim con un adorabile sorriso imbronciato mentre posava il bicchiere sul tavolo, Leonard alzò gli occhi celesti, si ritrovò a fissare le carnose labbra rosate del giovane tenente, rese lucide dal drink che aveva appena sorseggiato, non poté impedirsi di pensare al sopraffino gusto che doveva avere quel liquore succhiato da quelle labbra così morbide
“Bones?”
Il giovane medico scosse leggermente la testa
“Scusami…”
“Non mi stavi ascoltando…”
Leonard sorrise ancora e mandò giù qualche sorsata del suo brandy, chiedendosi perché quel ragazzo avesse un tale effetto su di lui, dalla prima volta che lo aveva visto era un pensiero costante. La sua bocca inclinata in quel delizioso riso innocentemente sensuale, di una sensualità pura, senza malizia, così invitante… lo teneva sveglio, smarrendo la sua mente in mille squisite attività illecite nelle quali quelle deliziose labbra potevano essere impiegate…
 
“Se ti sto annoiando puoi anche dirmelo, cambio argomento…”
Jim lasciò cadere a quel modo ambiguo la frase, mentre con la punta dell’indice della mano destra carezzava appena le dita del dottore, strette attorno al manico del suo boccale. Lo avevano colpito da subito quelle mani, sempre calde, morbide, dolci e delicate eppure incredibilmente forti all’occorrenza. Capaci di tenere fermo un paziente strepitante con una presa d’acciaio, e abili nel donare carezze amorevoli e di conforto.
Sognava spesso quelle mani, più spesso di quante ne potesse contare, bramava di sentirle su di sé, bramava le loro carezze, la loro stretta autoritaria. Con la mente annebbiata da questi pensieri, forse inconsciamente, si chinò sulla schiena e posò le sue labbra sul polso dell’amico, un bacio lieve, una delicata carezza.
“E’ che… sono stanco…”
La voce del dottore tremò, piacevoli brividi gli percorsero la colonna vertebrale mentre le labbra di Jim inspiravano sulla sensibile pelle del suo polso
“Sì, sono stanco anch’io…”
Il giovane tenente vuotò il bicchiere, poi si avvicinò all’orecchio del dottore
“Restiamo altri cinque minuti?”
Sussurrò, facendo bene attenzione a sfiorare il lobo dell’uomo con la bocca, un sorriso dolce e languido gli si dipinse in volto nel vedere un lieve rossore comparire sugli zigomi del bel viso dell’amico. Il dottor McCoy scosse il capo sorridente e girò piano il collo, per incontrare lo sguardo vispo e sornione del tenente. Si ritrovò a pochi centimetri dal suo volto perfetto, sentiva il delizioso aroma del dolce liquore appena bevuto
“Vado a prenderti un altro bicchiere?”
Jim continuava a sorridere, si alzò in piedi, tirando il dottore con sé
“Vieni…”
McCoy aggrottò le sopracciglia ma non fu capace di dire nulla, né di tirarsi indietro, qualsiasi cosa quel ragazzo era stato capace di fargli, ora si ritrovava incapace di resistergli, ipnotizzato dal suo sorriso, dai suoi occhi, ma soprattutto dall’entusiasmo e dall’allegria, dal coraggio, che forse lui non aveva mai conosciuto.
 
Si rese conto solo in quel momento che nel locale vi era una musica lenta e costante di sottofondo. Jim si fermò in un piccolo spiazzo tra i tavoli semivuoti, si portò le braccia del dottore intorno alla vita e si strinse al suo corpo, poggiandogli le mani sul petto e la testa sulla spalla
“Non… non è un locale da ballo Jim… inoltre… non credo di saperlo fare…”
“Mmm?”
Il ragazzo gli portò una mano ai folti capelli castani, carezzando tutta la sua nuca, con movimenti lenti e allettanti, dolci e stuzzicanti, come quelli del suo bel corpo, stretto a quello dell’amico
“Ci siamo solo noi Bones…”
Mormorò lasciando soffici carezze con le labbra dal collo fin sotto l’orecchio, continuando a giocare con le sue ciocche scure, e continuando a stringersi a lui, al suo calore, a quella dolcezza e quella comprensione sconfinata della quale sentiva già di non potere fare più a meno.
E si sentì stringere, da due braccia forti, che lo artigliavano al proprio corpo, terrorizzate di vederlo andar via, incapaci di interrompere quel magnifico contatto.
 
Le voci si acquietarono, la musica scomparve, persino i pianeti cessarono il loro moto, perché nell’intero universo non c’era altro, per entrambi, che quell’abbraccio perfetto, nel quale ognuno traeva forza dall’altro, nel quale ognuno trovava nell’altro ciò che necessitava, ciò che alla propria anima mancava, in quell’Unione perfetta, che i due già sapevano, non si sarebbe più spezzata.
 
“Solo noi Jim…”.
 
   
 
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