La
mezzanotte era sicuramente già passata. Harry scrutava ancora il cielo, scuro e
nero come quello che aveva lasciato ad Hogwarts l’anno
precedente.
Abbandonò
nuovamente la testa sul cuscino. La stanza era spoglia, tranne il suo baule che
al contrario era strapieno di roba. Frammenti dei suoi anni passati, dei suoi
amici, dei suoi professori...
Di solito
avrebbe aspettato con ansia settembre, per poter rivedere Ron,
Hermione, Silente. Per poter tornare alla sua amata
scuola. Ma quest’anno sperava che quel mese non
arrivasse mai, e con lui tutte le preoccupazioni che non si sentiva
più in dovere di sopportare.
Edvige si
puliva accuratamente le piume e osservava la luna. Quanto la
invidiava. Lei non doveva far altro che consegnare lettere. Per il resto
poteva volare spensierata senza che nessuno intervenisse nella sua vita.
Mentre
ormai, nella sua, chi non aveva tranquillamente fatto un bel giro? A partire da
quello stupido del signore Oscuro, che se non fosse
stato per le sue abnormi manie di protagonismo, non si sarebbe trovato in tutti
quei casini. E poi, naturalmente tutti i suoi cari professori
che avevano gioiosamente contribuito a rendergli sei anni un vero e proprio
inferno. La sua amata compagnia che invece che tirarsi il più possibile fuori dai guai, sembrava divertirsi a cacciarsi nel maggior
numero. E poi Cho, Ginny...
Un momento,
no Harry... che stai dicendo?Sei impazzito? Come puoi
dare la colpa di quello che è successo agli altri?
Nemmeno lui
si riconosceva più. Era totalmente combattuto dalla voglia di chiudere
definitivamente quella parte della sua vita e quella di continuare a viverla.
Non poteva
scordare anche tutto quello che di bello gli era capitato. Tutte le esperienze positive che aveva vissuto.
Si rigirò
velocemente nel letto. Quella sera Morfeo non aveva proprio voglia di ospitarlo
nel suo mondo ovattato. Forse si era reso conto che i sogni tormentati di
Harry, disturbavano la quiete del suo magico ambiente.
Harry mise
una mano sotto il cuscino per cercare una posizione più comoda. Le sue dita
sfiorarono qualcosa di ruvido. Si mise seduto sul letto e lo tirò fuori: erano
delle lettere.
Le
riconobbe subito, d’altronde come poteva non farlo? Quell’estate
le aveva aspettate con così tanta ansia...
Erano le
sue...il suo cuore inizio ad accelerare. Ne aprì una.
Già solo leggere il suo nome fra quelle righe lo risollevò. C’era anche una
foto allegata alla lettera. C’era lei, abbracciata a Ron.
lo salutavano e sorridevano.
Qualcosa in
Harry si mosse, e lo costrinse a ristendersi sul letto per continuare a leggere.
Era sicuro che in piedi sarebbe stata una prova troppo dolorosa, forse più dura
di affrontare voldemort in
persona. Perché lì ci voleva coraggio, mentre qui ci
voleva cuore.
Riprese la
foto tra le sue mani e non poté fare a meno
che riflettere e ricordare lei.
Erano a
casa sua la prima volta che si conobbero, ma quel giorno lui non avrebbe mai pensato che lei sarebbe diventata il punto fisso
dei suoi pensieri. Difficile da mandare via, ma altrettanto difficile da
conservare.
Quella
volta lei quasi tremava. Era spaventata da tutto quel movimento nella Tana.
Troppe persone. Di solito la sua famiglia era sparpagliata per il mondo. Quel
giorno invece no. Erano tutti insieme e in più c’era anche qualche ospite. E lui era uno di quelli.
Lei era
rimasta impaurita sulla scala. Ferma e immobile ad osservare tutto quel caos.
Poi i suoi occhi si erano posati su Harry. Ma quando lui
se n’accorse e girò la testa, lei divenne un
tutto uno con i suoi capelli e corse via. Erano entrambi ancora molto
piccoli, ma lei già provava qualcosa di forte verso il “bambino sopravvissuto”.
Mentre lui no. Era stupidamente
troppo preso dalle novità che giungevano alle sue orecchie. Ma ora rimpiangeva quel suo comportamento. Avrebbe dovuto
interessarsi a lei sin da quel lontano giorno.
No,
no...Harry, ma che diamine d’idee ti saltano in mente oggi? Al cuor non si
comanda. Se in quel momento hai sentito di fare così, evidentemente è stata le cosa giusta.
-ma che cavolo di cosa giusta?- gridò Harry, ribellandosi a quell’insopportabile coscienza. Era agitato. Si era nuovamente
alzato in piedi. Per un momento ringraziò di non essere a Privet Drive. Quel
baccano avrebbe scatenato l’ira degli zii.
“Ginny,
porcamiseria...ma perché deve essere sempre tutto così maledettamente
difficile?” pensò. Respirò ansimando.
Aveva il cuore in tumulto, sentiva risuonare i suoi batti
sin in gola.
Ma non
era l’unico che in quel momento soffriva...
Ore 00.10
Ginny sedeva
al vecchio tavolino in legno della sua camera. Aveva
lo stesso foglio di pergamena davanti a se da ore, eppure era solo riuscita a intingere la sua piuma bianca nel calamaio. Guardò
l’orologio. Mezzanotte e dieci minuti. Dieci...
Che numero orribile. Aveva dieci anni quando lo conobbe. Era il dieci settembre
quando si incontrarono. Non poteva considerarlo un bel
numero. Se solo lei non si fosse lasciata incantare da quegli
occhi, dal suo sorriso, dal suo modo di fare. Da tutta
quella persona che, sfortuna sua, rispondeva al nome di Harry Potter.
Che, sfortuna sua,risultava essere il “prescelto”. Che, non faceva altro che farla sognare ad occhi aperti.
-maledizione-
sussurrò -perché non riesco a scrivere nulla? Avrò
fatto un miliardo di volte un compito per quel demente di Piton,
no? E allora perché proprio oggi non mi esce nemmeno una misera parola?-
-forse
perché non ci si riduce all’ultimo momento- una figura rosea
era apparsa sulla porta.
-mamma! Che spavento...-disse Ginny cercando di nascondere una foto
della scrivania.
-Ginny, va
a letto. Ormai è tardi. Domani andiamo
a Diagon Alley, ricordi?-disse Molly ormai sul punto di crollare dal
sonno. Ginny avrebbe tanto desiderato averne lei...per evitare di
pensare...ancora una volta...con la sua mente contorta...a lui.
-si mamma,ricordo. ancora cinque minuti-
disse facendo finta di avere sonno. Ma in realtà non
era totalmente convinta delle sue parole.
Quando fu
nuovamente sola rimise a posto la foto che nascondeva. L’aveva
scattata nel suo quarto anno a Hogwarts. Era quasi un primo piano. C’era
lei, e tanto per tormentarle ancora un po’ i pensieri, Harry. L’avevano scattata al ballo della coppa tre maghi.