Titolo: Al chiaro di luna
Fandom: Harry Potter
Autrici: queenseptienna e Femke
Beta: Hikaru Ryu
Pairing: Cassandro/Fiorenzo
Rating: Pg13
Personaggi: Cassandro, Fiorenzo, Barnaba e Silente (Citati), Branco dei centauri
Genere: Romantico
Avvertimenti: Pre-Slash
Video: Il brano che ho associato a questo racconto è Mont Saint Michel di Mike Olfield, una delle musiche più belle che il mio orecchio abbia mai avuto modo di sentire. Consiglio CALDAMENTE l'ascolto durante la lettura.
Al Chiaro di Luna
Il cielo era molto limpido quella notte.
Il
primo spicchio di luna faceva capolino nell'oscurità del cielo ed,
insieme alle stelle, rischiarava gli alberi della Foresta Proibita.
Fiorenzo
quella sera si era allontanato dal Branco, che preferiva abitare nelle
profondità del bosco. Nonostante lo avessero riaccettato, ormai non
aveva più la fiducia del Capo e gli altri centauri lo evitavano. Quando
aveva accettato il posto nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts
come insegnante di Divinazione era stato ripudiato, ma poi alla morte
di Lord Voldemort era stato accolto nuovamente.
Fiorendo alzò lo
sguardo al firmamento per qualche secondo, prima di accomodarsi
sull'erbetta umida vicino alla riva del Lago Nero.
Una folata di
vento scompigliò i suoi capelli biondi e lui si godette quel momento di
pace e tranquillità. Il silenzio della notte era pregno di suoni lievi,
come il gracidio di un rospo, o il frinire di un grillo.
Era tranquillo, come se niente potesse turbare la quiete di quel luogo incantato.
-Devi
sempre guardare verso il Castello degli umani, Fiorenzo?- tuonò una
voce possente, alle sue spalle , enfatizzata dallo schioccare degli
zoccoli sul terreno.
L’interpellato rimase sdraiato per terra,
apparentemente indifferente alla presenza dell'altro: -Tu, invece? Che
cosa ci fai in questa zona, Cassandro?- chiese con voce pacata.
Questi
grugnì in risposta, infastidito. Si sistemò meglio l'arco sulle spalle
ed avvicinandosi di qualche passo a quello che molti inverni prima, per
una notte, era stato il suo amante, replicò: -Mi secca vederti
allontanare per venire qui. La Foresta ti opprime così tanto?-
-No...-
rispose sereno il biondo socchiudendo gli occhi. -Mi piace la Foresta,
ma ormai nessuno mi tratta più come un appartenente al Branco.- continuò
scostandosi una ciocca di capelli dal volto. -Non mi sento più a casa-
concluse.
Il moro non rispose, sentendosi punto sul vivo. Sapeva bene
di essere proprio lui, uno dei responsabili di quell'atteggiamento del
Branco nei confronti del compagno. -Noi non amiamo gli umani, sono dei
bugiardi.- affermò, avvicinandosi ancora un poco. -Ed il tuo posto non è
in mezzo a loro, ma con m... noi.- si corresse all’ultimo momento.
-Io
sono amico di alcuni umani e non me ne vergogno.- ribatté l’altro,
sempre più teso ad ogni nuovo passo di Cassandro. -Come non mi vergogno
di essere un centauro e di far parte del Branco.- Se solo Albus non fosse morto. Pensò. Era andato al suo funerale e quello aveva riacceso tutte le rivendicazioni dei centauri.
L'altro
finalmente lo raggiunse e si accomodò con movenze eleganti accanto a
lui, spalla a spalla: -Quello che non capisco, è perché ti ostini a
stare distante da me.- rispose, scuotendo la testa corvina.
-Non sono
distante da te- rispose Fiorenzo, ma contraddicendo le sue stesse
parole si rialzò, evitando però di posare a terra l’arto posteriore
destro, sul quale era presente un ematoma piuttosto evidente ed anche di
notevole estensione. -Sei tu che sei distante da me.- sottolineò.
Lo
sguardo di Cassandro si abbassò sulla zampa del suo simile e strinse le
labbra. Barnaba non ci era andato giù piano, quel giorno. Allungò un
braccio ed accarezzò il volto diafano dell’amico, prima d’ intrecciare
una sua ciocca di capelli fra le proprie dita: -In verità, sei tu che
non mi fai più avvicinare a te.- mormorò.
Il centauro baio si morse
l'interno della guancia, non riuscendo a scostarsi da lui. Gli piaceva
quel contatto, gli infondeva un po' di calore. Lo stesso calore
che sentiva di aver perso da quando la sua famiglia lo aveva
abbandonato. Il suo Branco lo trattava come un appestato. Abbassò lo
sguardo: -Mi hai abbandonato, Cassandro, nel momento in cui ho avuto più
bisogno di te.- gli rinfacciò.
-Ho dovuto, sono tenuto a sostenere
un ruolo.- ribadì questi, accigliandosi. -Ma non posso negare, con te,
che mi odio per questo.- Si avvicinò ancora di più ed osò annusargli il
viso, cospargendovi dei leggerissimi baci.
Il biondo sospirò
lievemente, ma si sentiva diviso in due. Cassandro lo aveva reso felice,
era vero, ma poi lo aveva tradito. Lo aveva osservato impassibile
mentre gli altri centauri lo picchiavano e calpestavano per aver
accettato l'incarico di Professore. Ed il dolore che provava alla zampa
glielo ricordava continuamente, infatti tuttora continuava a subire
quelle percosse da parte del loro Capo Branco. Arretrò di qualche passo.
-Perchè
non mi vuoi?- chiese il principale oggetto delle sue elucubrazioni,
ferito da quei gesti, che fecero montare in lui la rabbia. -Ho
sbagliato, lo ammetto.- ringhiò, orgoglioso fino allo stremo -Ma questo
non significa che io ti ami meno!-
Fiorenzo alzò i propri occhi
carichi di tristezza, ma anche di amore, per poter guardare l'altro in
volto: -Ho paura.- mormorò. -Anch'io ti amo, più di quanto immagini, ma
non potrei sopportare...- Un altro tradimento. Concluse mentalmente.
L'altro
prese a sbruffare, nervoso: -Sarò migliore. Per te.- affermò,
portandosi la mano destra sul cuore. -Ma tu devi lasciarmi tentare di...
passare la tua corazza.-
Il biondò puntò le sue iridi color del
cielo in quelle d’ossidiana dell'altro. Avrebbe potuto fare una cosa del
genere? Lasciare che Cassandro vedesse tutto di sé… Sarebbe riuscito ad
aprirsi completamente? -Purtroppo...- mormorò tristemente. -Non riesco
più a fidarmi della tue parole... vorrei, ma non ci riesco.- sussurrò.
Cassandro
fece un verso frustrato, sbattendo gli zoccoli a terra in segno di
dissenso. -Mi pregherai, Fiorenzo, sappilo.- soffiò furibondo ed
amareggiato. -Sai dove trovarmi.- concluse, trottando via da quel posto.
Fiorenzo si allontanò un poco dalla riva del lago e si sdraiò ai piedi di un albero.
Rialzò
nuovamente lo sguardo al cielo stellato, cercando di trovare un po' di
conforto in quella serenità che, prima dell'arrivo del suo vecchio
amante, lo aveva fatto sentire così bene e, appoggiandosi al fusto della
pianta chiuse gli occhi addormentandosi quasi subito. Distrutto
fisicamente ed emotivamente.
Si risvegliò qualche ora dopo, con il naso solleticato
dall'odore della rugiada che iniziava a bagnare le foglie delle piante.
Intorno a lui il nulla, come sempre.
Sospirò
avvilito e con una certa fatica si alzò in piedi, notando che il dolore
alla zampa era notevolmente diminuito. Lanciò un ultimo sguardo al
Castello e poi si diresse nuovamente nei meandri della foresta.
Raggiunse
il Branco in pochi minuti, tuttavia non si avvicinò più del necessario.
I centauri che lo aveva visto non sembravano particolarmente felici e
lui non aveva voglia di ricevere botte anche quel giorno.
Cassandro
nel frattempo lo ignorava volutamente. Era semi-sdraiato su una roccia
piatta, con l'aria concentrata di chi sta facendo un lavoro importante.
Stava, difatti, procedendo a intarsiare un nuovo arco con motivi
floreali ed aveva tutta l'aria di essere un'arma cerimoniale.
Il
biondo lo individuò e lo raggiunse con aria tranquilla, come se il
giorno prima non avessero discusso affatto. Era vero, ancora non
riusciva a fidarsi completamente del moro, però questo non gli impediva
di dargli un'altra possibilità.
Il centauro guerriero non lo degnò di
uno sguardo, ma i suoi occhi si incupirono all'istante. Continuò a
decorare l'arco, ma non resistette per molto: -Profumi di erba bagnata,
Fiorenzo. Hai dormito nuovamente all'addiaccio.- Non era una domanda,
bensì un'affermazione.
-Era una bella nottata.- replicò questi, come
se quella potesse essere una sorta di spiegazione per il suo
comportamento. -Come mai stai intagliando, un altro arco?- gli chiese
osservando il suo lavoro accurato.
L’altro si prese il suo tempo,
come a meditare una risposta appropriata: -Il tuo è stato rotto dagli
altri centauri e mai più sostituito.- buttò lì, con noncuranza. -Ho
pensato che potessi averne bisogno.- sospirò.
Lui rimase molto sorpreso dalle sue parole, poi gli sorrise: -Grazie, hai avuto un bel pensiero...- accomodandosi al suo fianco.
Il compagno grugnì qualcosa, ma ben presto le sue mani lasciarono il lavoro per avvolgersi intorno alle sue spalle.
Molti dei centauri che li stavano scrutando si zittirono all'istante e rimasero a fissarli.
Cassandro ne approfittò per cogliere di sorpresa l’amante
ed attirarlo a sé, sfiorandogli le labbra con la punta delle
dita.
Fiorenzo
trattenne il fiato, però non si allontanò dal suo tocco gentile e
delicato -Cosa vuoi fare?- gli chiese in un sussurro, socchiudendo
appena gli occhi.
-Baciarti...- rispose, mentre la mano andava dietro
la nuca del palomino, tra quei fili dorati che erano i suoi capelli e
lentamente lo attirò verso la propria bocca.
Con quel gesto aveva appena dichiarato la fine nella guerra nei confronti dell’Amico degli Umani.
Gli altri appartenenti al Branco parvero capirlo, cominciando a
borbottare fra loro e Cassandro si staccò subito dall’amato per
fulminarli con lo sguardo: -Lui è mio.- dichiarò fiero ed orgoglioso,
continuando ad accarezzarne la chioma bionda e tornò a voltarsi verso di
lui, baciandolo nuovamente.
Fiorenzo lo lasciò fare, rispondendo a quel tocco mentre con una mano andava ad accarezzare il suo petto scolpito.
Lui è mio.
Sorrise sulle labbra dell'altro, felice dopo tanto tempo.
FINE