Fanfic su attori > Robert Pattinson
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Autore: Giulls    18/04/2011    6 recensioni
Michelle Waldorf è all'apparenza una ragazza normale: ha 18 anni, vive con la madre a Los Angeles, sta per diplomarsi ed è il capitano della squadra di pallavolo della scuola. Eppure la sua vita viene presto sconvolta da due avvenimenti: il fantasma del suo passato e lui, il suo nuovo vicino di casa. Robert Pattinson.
< Ti va di ricominciare? > propose porgendomi la mano, < ciao, mi chiamo Robert Pattinson >
< Piacere, Michelle Waldorf >
< Waldorf? > ripeté sgranando gli occhi, < come Blair Waldorf in Gossip Girl? Cavolo, puoi farmi un autografo? Non capita tutti i giorni di conoscere una ragazza che faccia di cognome Waldorf >
< Va bene, ma tu devi promettermi di mordermi sul collo > risposi a tono e entrambi incominciammo a ridere.
[...]
< Io avrei ancora un paio di scatoloni da sistemare… okay, più di un paio e avrei bisogno di qualche buon'anima che mi dia una mano. Ti andrebbe? >
< Certo, perché no? > risposi alzandomi in piedi, < ma mi offri la colazione >
< Va bene, > asserì, posando una banconota da dieci dollari sul tavolo, < andiamo? >
< Andiamo > dissi mente prendevo la mia borsa e uscii dal bar insieme a Robert. Chissà, questo potrebbe essere l'inizio di una nuova amicizia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Proposta

< Buuuuuuuuongiorno Los Angeles! Sono le sette e mezza ed è qui con voi Melanie, la vostra dj preferita di Radio Sunshine, l'unica radio che vi tiene compagnia ventiquattro ore al giorno! > blaterò all'improvviso la voce che fuoriusciva dalla radiosveglia di Robert e mi svegliai di soprassalto.
< Robert, ti prego, spegni quella maledetta sveglia > borbottai infilando la testa sotto le coperte mentre sentivo la dj parlare di Mr Brad Pitt e signora, ma il signorino mugugnò qualcosa di incomprensibile al genere umano in risposta e si infilò sotto le coperte come me, senza spegnerla < Robert, la radiosveglia > ripetei nella stessa posizione di prima, ma senza ricevere una sua risposta.
Sbuffai e lo guardai: possibile che riuscisse a dormire nonostante il casino che quella tipa stava facendo? Riemersi da sotto le coperte e brontolai contro l'infame raggio di luce che mi accecò: amavo il sole e i suoi raggi, ma alle sette di mattina, appena sveglia, avrei scuoiato anche il più tenero degli animali; mi sporsi verso il comodino per spegnere quell'aggeggio infernale e i miei capelli toccarono il petto nudo di Mr Non mi svegliano nemmeno le cannonate.
< Cosa stai facendo? > domandò sbadigliando < Mi stai facendo il solletico, per caso? > continuò facendo il suo solito sorriso sghembo che era causa di tachicardia per molte ragazze. Generalmente anche il mio cuore faceva le capriole quando mi sorrideva così, ma erano sempre le sette di mattina, perciò il suo sorriso mi irritò parecchio, specialmente perché mi ero alzata io al posto suo.
< Ho spento quell'arnese infernale che tu chiami radiosveglia > borbottai rimettendomi sotto le coperte e solo quando Robert mi strinse a sé, facendo appiccicare i nostri corpi, mi diedi una regolata e abbandonai il mio malumore < buongiorno >
Sorrise e mi baciò la fronte con fare fraterno.
< Buongiorno a te. Come hai dormito? >
< Bene, direi. Tu? >
< Mi hai mollato un paio di calci durante la notte >
Mi stiracchiai e poi incrociai una gamba tra quelle di Robert e posai la mano destra sul suo torace.
< Mi stai prendendo in giro? >
< Affatto > rispose passandosi una mano tra i capelli < e mi hai fatto anche male >
Risi e gli baciai la guancia.
< Mi dispiace, Rob > dissi e nascosi la testa nell'incavo del suo collo, movimento che gli permise di accarezzarmi e di baciarmi i capelli.
< Non preoccuparti >
< Ma come siamo affettuosi questa mattina > lo stuzzicai guardandolo negli occhi.
< Ti dà fastidio? >
< Affatto > risposi negando con la testa.
< Stavo pensando ad una cosa >
< Illuminami, ti prego > replicai prendendolo in giro.
< Preferisci un giro lungo o breve > domandò mentre mi accarezzava il braccio.
Sbadigliai e mi rannicchiai maggiormente addosso a lui.
< Veloce e indolore >
< Domani sera ci sarà una serata di beneficenza per i bambini dell'ospedale psichiatrico e dell'orfanotrofio del Saint Claire e mi chiedevo se volessi accompagnarmi >
< Sarebbe un onore per me > dissi sorridendogli e portai una mano sul suo volto, lasciandomi accarezzare il palmo dal suo accenno di barba.
< Anche se ci saranno un sacco di giornalisti? >
< Beh, almeno per una sera verranno scattate delle foto nelle quali non ci saranno le tue braccia a toccare i miei seni > obiettai prendendolo in giro: da un mese a questa parte ogni foto che veniva pubblicata sui giornali scandalistici o sulla rete ritraeva me e Robert in atteggiamenti piuttosto intimi e la sua mano era sempre su uno dei miei seni.
< Non è colpa mia se sono così invitanti > ribatté spostando i suoi occhi dal mio viso al mio decolté.
Gli mollai un piccolo schiaffo e poi mi alzai dal letto.
< Che cosa stai facendo? > chiese non appena mi infilai la camicia.
Allacciai tutti i bottoni scuotendo la testa e sorridendo e solo dopo essermi infilata la gonna indietreggiai fino al letto, mi misi a cavalcioni sopra di lui e portai le mani dietro il suo collo, afferrandogli i capelli.
< Si da il caso che la sottoscritta vada ancora al liceo, quindi… >
< Quindi il tuo dovere è fare la diligente studentessa > rispose sorridendo e mi afferrò per la vita, stringendomi a lui < ma non puoi saltare la scuola per oggi? > chiese mentre le sue labbra toccavano il mio collo < Sai, stavo pensando che potremmo farci un giretto da qualche parte, solo noi due… >
Portai una mano sui suoi capelli e lo spinsi ancora di più verso il mio collo, finché ad un certo punto mi ritrassi e mi avvicinai allo specchio.
< E se perdessi di nuovo un altro anno di scuola? > chiesi mentre annodavo la cravatta.
< Non penso che per un giorno tu possa perdere un anno >
< Sì, invece, se vuoi farmi stare a casa il giorno in cui devo essere interrogata in chimica e in spagnolo. Sai, devo recuperare una F e una D oggi >
< Che ragazza diligente che mi sono trovato >
< Guarda che è tutta colpa tua > risposi indicandolo < se non mi avessi fatto cadere nel baratro più profondo a quest'ora ti starei trascinando con me alla fiera del cioccolato. Ci vediamo questa sera > risposi avvicinandomi e lo baciai sulle labbra.
< Non vieni dopo la scuola? > chiese tenendomi per le mani.
< Devo scegliere un vestito per domani sera, dovrò essere perfetta >
< Sii te stessa > ribatté guardandomi e si alzò dal letto per raggiungermi < e sarai… >
< Perfetta? > chiesi sorridendo.
< Accettabile > rispose con un sorrisetto.
< Accettabile > ripetei facendogli il versaccio < ci si vede >
< Mi racconterai come mai hai perso un anno di liceo questa sera? > domandò poco prima che lasciassi la sua camera.
< Spiacente, è un segreto >
Gli feci l'occhiolino e corsi in casa per prendere il libro di storia, per lavarmi i denti e spazzolarmi i capelli, poi, come sempre, sfrecciai verso casa di Jenny in mega ritardo.
< Sei in ritardo > mi rimproverò Jenny quando arrivai sotto casa sua.
< Questa volta è stato per colpa di Robert, te lo giuro > risposi mentre accendevo l'aria condizionata < buongiorno, signora Williams! > esclamai salutando la madre di Jenny.
< Ciao, Michelle! > rispose sorridendo.
Misi la retromarcia, mi feci un po' indietro e dopo aver ingranato la prima partii verso la scuola.
< Oggi me ne sarei stata volentieri a casa > confessò Jenny mentre si accasciava sul sedile.
< Oggi sarei andata volentieri alla fiera del cioccolato > ribattei mentre indossavo gli occhiali da sole.
< E perché non ci sei andata? >
< Perché oggi Rodriguez e Benson vogliono interrogarmi per recuperare le insufficienze >
< Vedi di andare bene, voglio che tu ti diplomi >
< Siamo in due a volerlo >
Parcheggiai al solito posto ed uscimmo dalla macchina, mentre attorno a noi il frastuono di millecento studenti interrompeva il silenzio che si era creato per gli ultimi due minuti di tragitto.
< Ci vediamo a pranzo >
Annuii con la testa e corsi verso l'aula settantasei, dove mi attendeva la prima interrogazione della giornata: spagnolo. Mi sporsi verso l'aula e vidi che non c'era ancora nessuno, così sospirai e ripresi fiato.
< Miss Waldorf, vuole entrare o ha intenzione di rimanere lì impalata ancora per molto? >
Mi voltai e mi trovai a pochi centimetri da Rodriguez, che mi guardava sorridendo.
< Se resto qui fuori scamperò all'interrogazione? >
< Non direi. Posso sempre tenere la porta aperta e interrogarti qui fuori >
< In tal caso non ha senso restare in piedi >
< Sei preparata? > domandò gentilmente mentre posava il suo zaino sulla cattedra.
< Sì, ieri pomeriggio ho studiato un sacco. Ma sono un po' in ansia lo stesso >
< Sei in ansia per un'interrogazione di spagnolo? > chiese ridendo < tu, che mi prendi A+ in ogni test, sei preoccupata per una misera interrogazione? >
< Beh, l'ultimo voto non era una A+ > dissi mentre guardavo dalla porta gli studenti attraversare i corridoi.
< Ma l'ultima volta non hai studiato >
< Allora diciamo che ogni tanto qualche scivolone ci vuole >
< Se ti piace pensarla così… > disse sorridendo.
Gli lanciai un'occhiataccia quando non mi guardò più negli occhi. Era il mio insegnante preferito, ma odiavo il suo riuscire a farmi sentire in colpa tutte le volte. Insomma, come cavolo faceva?
< Forza, ragazzi, affrettatevi a prendere posto > disse Rodriguez mentre guardava i soliti ritardatari entrare in classe < oggi mi sento molto magnanimo, quindi vi farò vedere un filmato. Ma prima voglio sentire miss Waldorf. Michelle, vuoi partire da qualche argomento? >
< No, prof, faccia lei > risposi appoggiando i gomiti al banco e Emily appoggiò la mano sulla gamba per infondermi coraggio.
< Vale. Michelle, ¿qué puedes decirme sobre las vanguardias? > domandò appoggiandosi sulla cattedra con le braccia conserte mentre mi fissava e aspettava che partissi.
Pensai per qualche secondo a come formulare la risposta, dopodiché partii a macchinetta a parlare. Risultato: dieci minuti dopo aveva smesso di farmi domande e mi aveva dato A+. Il tempo sembrò volare, durante l'interrogazione, cosa che, purtroppo, non accadde durante l'ora di storia: il professor Simpson, che a dir la verità assomigliava a Weilon Smithers, aveva chiamato Agatha e Ivan alla lavagna per interrogarli sulla Seconda guerra mondiale e stavano facendo una pessima figura; proprio per questo li interrogò per tutta l'ora, mentre io mi ero appoggiata sul braccio di Megan e stavo facendo di tutto per non addormentarmi.
< Signorina Waldorf, ha per caso sonno? Vuole per caso venire anche lei interrogata, così si sveglia? > domandò Simpson rimproverandomi.
< No, professore, mi scusi >
< Ne sei sicura? Guarda che sarei molto felice di interrogare una terza persona >
< Sicurissima, prof > risposi sorridendo.
Dieci minuti di orologio dopo, che a me pareva un secolo, la campana si degnò di salvarmi e sgattaiolai immediatamente fuori dalla classe.
< Michelle? > mi chiamò Megan < Mi accompagni in segreteria? >
< Mr Muscolo non è ancora tornato, vero? > domandai riferendomi al professor Corelli, il mio professore di educazione fisica: Mr Muscolo, come veniva chiamato dalla popolazione femminile del liceo, si era rotto la gamba a Natale mentre tentava di scavare l'Everest ed era stato sostituito da Eric Cartman, un supplente maschilista che si preoccupava di far fare attività fisica ai ragazzi, mentre noi ragazze generalmente stavamo sulle gradinate a parlare.
< No. Allora, mi accompagni? >
< Certamente, ma cosa devi fare? >
< La prossima settimana vado in Florida al battesimo di mia cugina e quindi devo consegnare il permesso per assentarmi per qualche giorno >
< Quanto starai via? > le chiesi mentre stavamo camminando.
< Cinque giorni >
< Un giorno di battesimo e il resto in spiaggia? >
< No, mezza giornata di battesimo e il resto in spiaggia > ribatté ridendo.
< Posso infilarmi in valigia? Ho una gran voglia di staccare la spina >
< Problemi con Robert? >
< Scherzi? Con lui va alla grande. È Bianca che mi crea problemi. Sempre dietro a parlarmi di quanto è bello essere alla moda e quanto dovrei assomigliare a Blair…anche ieri sera abbiamo avuto una discussione, sai? Solo che ho tagliato corto perché non avevo voglia di stare a litigare e sono andata a dormire da Robert >
< A dormire o a… >
< A dormire > dissi guardandola male.
< Hey, scusa se ho chiesto! Hai uno degli scapoli d'oro più ambiti al mondo, al tuo posto dormire sarebbe l'ultima cosa che farei >
< Megan, sarà un piacere non averti tra le scatole la prossima settimana! > esclamai ridendo e la presi a braccetto.
Entrammo in segreteria e Megan consegnò il permesso alla signora Prinze, poi nel tragitto dalla segreteria alla palestra ci fumammo in giardino una sigaretta.
< Okay, devo chiedertelo > mi disse dopo qualche minuto di silenzio.
< Chiedermi cosa? > domandai curiosa.
Megan aspirò il fumo e dopo qualche secondo lo rilasciò, senza smettere di fissarlo.
< Com'è il sesso con lui? > domandò all'improvviso.
< Megan! > esclamai imbarazzata < Non sono fatti tuoi! >
< Oh, andiamo! Siamo amiche e io sono curiosa >
Buttai la sigaretta e incrociai le braccia al petto.
< È fantastico, okay? >
< Ma fantastico inteso come “sì, è fantastico”, o fantastico inteso come “lui è un dio del sesso”? >
< Non intendo rispondere a questa domanda > ribattei rossa in viso mentre aprivo la porta per entrare in palestra.
< Michelle? > mi chiamò Mary, una ragazza che faceva lezione con me, avvicinandosi < Io e le altre stiamo facendo qualche palleggio, vuoi unirti a noi? > chiese con gentilezza.
< Volentieri, grazie >
Guardai Megan e le sorrisi.
< Ne parliamo a pranzo > disse ricambiando il sorriso.
< Non avrai mai una risposta >
< Tanto penso di conoscerla già > rispose facendomi l'occhiolino e si allontanò dalla palestra.
A fine ora mi attese l'interrogazione di chimica: ero leggermente preoccupata perché la chimica ed io non eravamo grandi amiche, ma nonostante tutto riuscii a strappare una B+ a Benson e ricevetti i suoi complimenti…e mi promise che ad una prossima F mi avrebbe preso a calci nel sedere.
A mezzogiorno e mezza la campanella suonò e scappai in caffetteria.
< Ho una notiziona! > dissi a Jenny mentre stavamo scegliendo cosa mangiare: oggi l'indecisione era tra una pasta con i broccoli e il minestrone < Prima mi sono dimenticata di parlartene >
< Spara > rispose mentre sceglieva la pasta con i broccoli.
< Questa mattina Rob mi ha chiesto di accompagnarlo ad una serata di beneficenza domani sera >
< Fico! >
< Ti va di accompagnarmi a scegliere un vestito dopo la scuola? > le domandai dopo aver bevuto.
< Mi dispiace, non posso >
< Stai scherzando, vero? Ho bisogno di te! >
< Zia Amelie è tornata ieri dalla Groenlandia. Mamma vuole portarla un po' in giro ed io devo fare da baby-sitter a Carol >
< Non è giusto, ma mi arrangerò >
< Mi dispiace >
< Dispiace più a me per te. Sai, non ti invidio per niente >
< Carol non è così male >
< Non è così male? > ribattei sgranando gli occhi < Ma se l'ultima volta che l'ho vista mi ha quasi staccato un dito! >
< Sei la solita esagerata >
< Che succede qui? > domandò Vanessa mettendosi a sedere nella sedia accanto a Jenny.
< Io devo badare a mia cugina e Michelle deve andare a fare shopping. Voi che ci raccontate? >
< Megan ci stava dicendo che la prossima settimana andrà in Florida >
< Aaaaaah, sei la solita fortunata > esclamò Jenny lanciando un pallino di carta a Jenny.
< Una volta dati gli esami se vi va vi ospiterò più che volentieri in Florida. Ho una casa che può ospitare tutti, fidanzati inclusi > disse Megan e mi guardò maliziosamente durante l'ultima parte del suo discorso.
< Megan, tappati quella fogna! > esclamai seguendo l'esempio di Jenny e le lanciai il mio tovagliolo appallottolato.
< Ecco a voi, signore, la carissima Michelle Waldorf che si vergogna di confessare che il suo fidanzato è un dio del sesso! > esclamò Megan ad alta voce.
< Uuuuuh > fecero le altre ridendo.
Arrossii e incrociai le braccia al petto, gesto che fece ridere tutte.
Dopo pranzo raccontai a Sarah dell'invito di Robert e le chiesi se avesse voglia di accompagnarmi, domanda alla quale accettò molto volentieri e ci demmo appuntamento davanti alla fontana una volta finite le lezioni.
Ora era la volta di inglese e la professoressa Walsh spiegò per tutta l'ora Virginia Woolf, dandoci una valanga di compiti per la settimana successiva, come sempre.

< Ragazzi, mi raccomando, queste cose non sono facili e avrete il test tra due settimane. Studiate sempre un po' alla volta e se le cose non sono chiare, fatemelo presente. Sono pagata apposta per farvi capire >
Dissi uno svogliato “Sì, prof” esattamente come tutti gli altri mentre scarabocchiavo la copertina del libro e finalmente alle quattro e mezza uscii da scuola, mi incontrai alla fontana con Sarah e dopo essere entrate in macchina presi la via del centro commerciale.
< E se andassimo nell'outlet fuori città? > propose Sarah.
< Non ci sono mai stata, non so come arrivarci >
< Ci sono stata il mese scorso con Megan, ti guido io >
< Perfetto >
Effettivamente l'outlet non era molto lontano da Los Angeles, giusto di una decina di chilometri presa l'autostrada, ma era enorme: il parcheggio era grande quanto quello di Disneyworld ad Orlando ed era pieno di automobili, mentre il complesso era grande quanto la scuola e la palestra messi insieme. Dopo qualche giro a vuoto Sarah mi indicò un parcheggio.
< Michelle? > mi chiamò Sarah.
< Ci saranno almeno un milione di negozi lì dentro! > esclamai con la bocca spalancata.
< Esagerata, solo quattromilacinquecentocinquanta >
< E ti sembrano pochi? >
Dall'ingresso Ovest le prime vetrine che scorgemmo furono quelle di alcuni grandi stilisti, come Valentino, Versace, Armane via dicendo.
< Entriamo qui dentro? > propose Sarah indicando il negozio di Dolce&Gabbana.
Annuii e mi lasciai afferrare per il braccio e quando si aprirono le porte scorrevoli vidi montagne e montagne di abiti formali, forse anche troppo, e tailleur con gonne e pantaloni professionali.
< Sarah, dove mi hai portato? > domandai storcendo il naso.
< Andiamo in un altro reparto ora > ribatté portandomi verso un piccolo corridoio e pochi secondi dopo ci ritrovammo in una stanza completamente diversa da quella dove eravamo prima: la musica che usciva dallo stereo era musica da discoteca, le pareti erano bianche con qualche pennellata di colori diversi e i vestiti erano eleganti, ma perlomeno adatti a delle adolescenti.
La mia amica si fermò davanti ad un vestito pieno di paillette argentate con uno scollo a U e non troppo lungo, al manichino arrivava sopra le ginocchia.
< Non è bellissimo? > domandò guardandolo con adorazione < Megan ed io ce ne siamo innamorate all'istante quando l'abbiamo visto >
< Sembra un semaforo color oro > risposi ridendo e lei mi lanciò uno sguardo assassino.
< Bianca ha ragione, tu non capisci niente in fatto di vestiti. Dovresti vestirti più come la Waldorf >
< Ripetilo un'altra volta e ti mollo qui > ribattei ricambiando il suo sguardo < ma a te piace, perché non te lo compri? Potresti indossarlo per una cena con Stephan >
< Non lo sai? > domandò spostandosi verso un altro vestito.
< So cosa? > domandai seguendola.
< Stephan mi ha mollato >
< Stai scherzando? Ma lui non aveva occhi che per te! >
< A quanto pare gli è passata. Ora sta con Olivia >
< Olivia? Tra tutte le persone sulla terra, proprio Olivia? Ma cos'ha lei in più di te? >
< Lei non ha problemi a fare sesso prima del matrimonio > rispose scrollando le spalle.
< Mi dispiace, Sarah >
< A me no. Insomma, se uno non rispetta la mia scelta…aria! > esclamò sorridendo < ora sei costretta a presentarmi qualche amico di Robert >
< Agli ordini > risposi sorridendo.
< Anzi, presentami a Robert e tu cercati qualche altro ragazzo >
< Sarah…io ti voglio bene, sei una delle mie più care amiche…ma avvicinati più del dovuto a Robert e ti spezzo una gamba >
Sarah mi guardò e deglutì.
< Mai farti incavolare >
< Mai > ribattei e subito dopo aver ripreso a camminare mi scontrai contro un manichino. Lo afferrai prima che cadesse a terra e in quell'istante i miei occhi si posarono su un vestito abbastanza semplice, ma proprio per la sua semplicità era meraviglioso: era di raso in seta dorata, lungo fino a metà coscia, senza spalline né scollature, solo una piccola fascia che copriva il seno e creava un effetto come se fosse avvolto da un lunghissimo nastro che si avvolgeva attorno al corpo.
< Wow > sussurrai.
< Michelle, provalo! > mi ordinò Sarah quando mi fu accanto.
Presi il cartellino del prezzo e lo guardai.
< Sarah, costa troppo >
< Quanto? >
< Ottocento dollari >
< Ma guarda > disse mentre prendeva in mano il cartellino < il prezzo originario era di tremila dollari. Avanti, Michelle, devi provarlo! >
Mi passai una mano tra i capelli, gesto che mi aveva attaccato Robert, e cercai una commessa tra le varie persone dentro la stanza e quando questa incrociò il mio sguardo, si avvicinò sorridendo.
< Salve, ragazze, avete bisogno? > chiese gentilmente.
< Vorrei provare questo vestito > risposi alla commessa, sotto lo sguardo fiero di Sarah.
La commessa, che dal cartellino vidi chiamarsi Annie, mi chiese la taglia e si dileguò tra la folla, ritornando dopo pochi minuti con due capi.
< In magazzino ce n'era uno in seta marrone, vuoi provare anche quello? >
< Sì, okay > risposi prendendo entrambi i vestiti e Annie ci accompagnò ai camerini, che più che camerini di un negozio sembravano camerini da sfilata di moda: erano bianchi, enormi e molto illuminati.
Diedi la borsa a Sarah ed entrai dentro, mi tolsi la divisa di scuola e indossai il vestito dorato.
< Sei divina! > esclamò la mia amica entusiasta.
Le sorrisi e mi girai verso lo specchio, guardandomi con occhio ipercritico: speravo di trovare un qualunque difetto, ma così non fu. Il vestito era un incanto, colore incluso, nonostante non fossi un'amante dell'oro, e addosso mi stava molto bene. Rientrai dentro il camerino e mi provai l'altro e quando uscii per la seconda volta, Sarah impallidì.
< Sto così male? >
< Michelle, lascia stare l'altro e prendi questo. Ti sta venti volte meglio, davvero >
< Sembra fatto apposta per te > intervenne Annie < questo colore, anche se non sembra, è molto particolare e a te sta una meraviglia. Dovresti prendere questo >
Sin da piccola adoravo le lusinghe e quindi non esitai a scegliere il vestito marrone. Ci incamminammo subito alla cassa, pagai il vestito e uscimmo dal negozio.
< Che scarpe vorresti? > domandò Sarah mentre si spostava una ciocca bionda dietro l'orecchio.
< Ho bisogno di stivali > replicai guardandomi in giro < sai dove sono? >
< I negozi di calzatura mi pare siano al secondo piano > mi informò mentre guardava il tabellone con tutti i negozi < infatti! > replicò pochi secondi dopo e mi afferrò per il braccio, trascinandomi dentro l'ascensore.
Entrammo nel primo negozio di calzature che trovammo e lì trovai un paio di stivali neri in camoscio alti fin sopra il ginocchio e con il tacco di cinque centimetri.
< Carini! > esclamò Sarah quando li provai.
< Sì, ma nonostante ciò continuo a rimanere nana in confronto a Robert > obiettai mentre mi guardavo allo specchio.
< Michelle, anche con un tacco venti risulteresti nana in confronto a lui >
< Ti ricordo che non sono poi così bassa. Insomma, sono un metro e sessantuno, c'è gente più bassa di me >
< Intanto sei la nana delle Clovers >
< Intanto ti odio > ribattei portando le braccia al petto e sporsi il labbro inferiore, gesto che fece ridere Sarah e venne ad abbracciarmi.
< Ma infondo sei un ottimo capo e un'ottima amica >
< Paraculo > le dissi facendole la linguaccia e mi tolsi gli stivali, tornando ad indossare le mie adorate All-Star.
Arrivai alla cassa con gli stivali, mentre Sarah si comprò due paia di sandali, pagammo i nostri acquisti e infine lasciammo l'outlet.
< Ora che si fa? > domandò Sarah guardando l'orologio sul cruscotto.
< Ho bisogno di un reggiseno e pensavo di andare a vedere se trovavo qualcosa nel negozio di intimo vicino a casa. Vuoi venire con me? >
< Con molto piacere >
Il negozio di intimo nel quale andammo Sarah ed io aveva aperto da poco più di un mese e fino ad ora non vi ero ancora entrata. Jenny mi aveva detto che apparteneva ad una vecchia amica di sua madre, era molto rifornito ed economico. Parcheggiai l'auto nel vialetto di casa feci una passeggiata con Sarah verso il negozio.
< Salve > ci salutò cordialmente la commessa < cosa posso fare per voi? >
< Salve. Sto cercando un reggiseno senza spalline >
< La taglia? >
< Una terza >
< Ti mostro tutto quello che ho > disse voltandosi verso gli scaffali < come lo preferisci? Lo vuoi tinta unita, colorato… >
< Direi che tinta unita va benissimo >
La commessa prese dagli scaffali alcuni reggiseni e li posò sul bancone. Me ne mostrò quattro o cinque diversi, ma mi innamorai immediatamente di un reggiseno color panna con un accenno di disegnini e un piccolo cuore a ciondolo nella cucitura.
< Questo > disse prendendo in mano il reggiseno che avevo adocchiato < è un po' imbottito, ma non di molto. Se vuoi l'ho anche in color carne >
< No, questo va benissimo > risposi sorridendo.
< A posto così? > domandò e annuii < Allora sono dieci dollari >
Tirai fuori dal portafoglio i contanti, notando che dopo quella spesa sarei dovuta andare a fare bancomat, e pagai. Salutammo la signora e uscimmo dal suo negozio.
< Mi mandi una foto quando ti provi tutto? >
< Se mi ricordo, sì > risposi guardando la mia amica.
< Dai, non puoi dimenticarti! >
< Okay, okay, ti manderò una foto, lo prometto >
< Ecco, brava >
< Vuoi un passaggio fino a casa? > domandai cambiando argomento.
< Assolutamente no, prendo l'autobus >
< Sei sicura? >
< Sicurissima > rispose abbracciandomi < grazie per il giro >
< Grazie a te per tua compagnia. Ci vediamo domani >
Tornai a casa, presi dalla macchina tutti i miei acquisti e li portai in camera mia, infine uscii di nuovo per andare a salutare Robert. Suonai il campanello e attesi che mi aprisse.
< Buonasera, bellezza > disse dopo qualche attimo di attesa < cosa posso fare per te? >
< Sono venuta solo a fare un saluto, sono appena tornata da un pomeriggio passato a fare shopping >
< Ti sei divertita? > chiese appoggiandosi allo stipite e incrociando le braccia al petto.
< Con Sarah mi diverto sempre, domani rimarrai piacevolmente colpito > risposi sorridendo < non mi inviti ad entrare? >
< Mi dispiace, ma la mia ragazza dovrebbe arrivare da un momento all'altro e se mi vedesse con te… > rispose ghignando e scossi la testa alzando gli occhi al cielo < o magari potrei farti entrare e nell'eventualità nasconderti nell'armadio >
< Va bene, io sto nella casa accanto, quando vuoi vienimi a cercare > dissi tornando sui miei passi e subito mi afferrò per il braccio e mi portò dentro casa.
< Speravo ti impuntassi un po' di più > ammise imbronciandosi.
< Le donne non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno, ricordatelo > ribattei portando le braccia attorno al suo collo < ciao > soffiai sulle sue labbra.
< Ciao, Mitchie >
Avvicinai le nostre bocche e ci perdemmo entrambi in un bacio appassionato.
< Come è stata la tua giornata? > chiesi staccandomi dalle sue labbra, gesto che lo scocciò parecchio.
< Il solito: interviste, servizi fotografici, litigate con il mio manager… >
< Hai litigato di nuovo con Anthony? > domandai aggrottando le sopracciglia < ma perché non lo licenzi? >
< Ci stavo pensando, sai? Emma era molto più professionale di lui >
< Perché l'hai licenziata? > chiesi portandolo sul divano.
< A dire il vero lei era dovuta tornare in Alaska dalla sua famiglia perché aveva dei problemi familiari e quindi mi aveva detto che era meglio se smettessimo di lavorare insieme. Questa mattina l'ho incontrata per caso e siamo andati a prenderci un caffè >
< È la manager di qualcuno, ora? >
< No, è tornata da poco a Los Angeles >
Tolsi le scarpe e portai i piedi sul divano, appiccicandomi a lui, che intanto aveva portato la mano sulle mie spalle e mi aveva stretto a sé.
< Lascialo a casa quel tipo, non mi è mai piaciuto >
< C'entra il fatto che non possa vederti? >
< Ovviamente > risposi giocando con la lampo della sua felpa.
< Sai, oggi ci siamo detti che ci mancavamo > disse dopo avermi baciato la fronte < a me manca la sua professionalità, mentre a lei manca qualcuno che faccia l'esatto opposto di quello che lei chiede >
Risi a quella risposta.
< Beh, con te doveva essere la persona più felice sulla faccia della terra >
< Spiritosa! > esclamò dandomi un leggero pugno sul braccio < Vorrebbe conoscerti >
< Prego? >
< Oggi mi ha chiesto come andava la mia vita sentimentale e fino alla fine del nostro incontro non ho fatto altro che parlare di te. Le sei piaciuta, ha detto che da come ti ho descritto sei una ragazza che sa tenermi testa >
Sorrisi e mi sistemai le pieghe della gonna della divisa scolastica, quando improvvisamente il mio cellulare, che avevo appoggiato sul tavolino di fronte al divano, incominciò a vibrare. Mi sporsi per prenderlo e quando ritornai accanto a Robert guardai il display. Numero sconosciuto.
< Chi è? > domandò Robert curioso.
< Boh > risposi premendo il tasto verde < pronto? >
< Parlo con Michelle Waldorf? > domandò una voce maschile dall'accento francese.
< Sì, chi parla? >
< Sono Gerard Courveau >
< Oh, ciao! > esclamai sistemandomi a sedere.
< Mi dispiace chiamarti a quest'ora, ma la ragazza che avrei dovuto avere alle sette mi ha appena chiamato per disdire e quindi se sei ancora interessata e libera volevo sapere se ti va di venire in qua >
< Ma sì, certamente! Il tempo di cambiarmi e sono da te. Ci vediamo tra dieci minuti >
< Ti aspetto >
< Ti ringrazio, ciao! > dissi e allontanai il telefono dall'orecchio.
< Chi era? > domandò Robert squadrandomi.
< Mi dispiace, è un segreto >
< Come? > domandò leggermente irritato.
< Scusa, tesoro, ora devo andare > ribattei alzandomi dal divano, ma mi abbassai per baciarlo.
< Michelle? > mi chiamò afferrandomi il polso < Cosa sta succedendo? >
< Non è niente > risposi sorridendo.
< E allora perché non me lo dici? Chi era il tipo al telefono? >
< Sei geloso, per caso? > chiesi ridendo.
< Non stai rispondendo alla mia domanda >
< Come tu non hai risposto alla mia > ribattei sfidandolo, ma dal suo sguardo mi resi conto che stava per incazzarsi di brutto.
< Hai appena dato appuntamento ad un uomo tra dieci minuti… >
< A dire il vero ho dato appuntamento ad una poltrona e ad un paio di forbici >
< Prego? >
< A Gerard si è liberato un posto e mi ha chiesto se sono interessata a tagliarmi i capelli >
< E perché non mi hai semplicemente detto che saresti andata a tagliarti i capelli? >
< Perché volevo farti una sorpresa > ribattei storcendo il naso < ma visto che stavi per farmi una scenata ho dovuto lasciar perdere. Quindi ora lo sai. Mi accompagni? >
< Non preferiresti restare da sola con lui? > domandò stuzzicandomi: ovviamente sapeva che a Gerard non interessavano le donne.
< Non preferiresti restarmi accanto? > ribattei mentre portavo le mani all'altezza del bottone dei suoi jeans.
Robert rise e mi prese le mani, portandole dietro alla mia schiena e, senza lasciare le mie mani, si stese sopra di me. Portò le labbra sul mio collo e molto lentamente e sensualmente me lo baciò, mentre io avevo gli occhi chiusi e lasciavo che i brividi di piacere mi percorressero tutto il corpo.
< Adoro vedere come il tuo corpo reagisce quando ti bacio > sussurrò con voce roca, mentre mi sentivo le guance andare in fiamme.
Restai a bearmi di quelle attenzioni di Robert che mi stavano mandando in paradiso fino a quando non aprii gli occhi e vidi dal suo orologio accanto alla libreria che i dieci minuti erano praticamente passati.
< Mannaggia, è tardi! > esclamai allontanandolo da me e lo presi per mano, obbligandolo ad uscire di casa.
Robert, con sul viso un'espressione palesemente seccata, mi seguì, chiuse la porta di casa e aprì con il telecomando la macchina, ma lo guardai inarcando le sopracciglia.
< Che c'è? > domandò senza capire.
< Il posto è infondo alla via > ribattei incominciando a camminare e pochi attimi dopo me lo trovai accanto.
< E se qualche paparazzo dovesse fotografarci? > chiese accendendosi una sigaretta.
< Sicuramente non farà scalpore come le nostre ultime foto > ribattei alludendo alle fotografie di cui parlavo questa mattina.
Gli fregai di bocca la sigaretta e dopo avergliene consumata almeno la metà gliela restituii.
< Molto gentile, grazie > ribatté scocciato, ma non gli risposi.
Raggiungemmo il negozio di Gerard, il quale mi venne incontro non appena entrai.
< Michelle, che bello vederti! > esclamò baciandomi le guance < Temevo non venissi più >
< Scusa, Gerard, ma la colpa è sua > risposi indicando Robert.
< Robert Pattinson dentro il mio negozio, ma quale onore! > esclamò baciando pure le sue guance e risi della faccia imbarazzata di Robert < Vuoi tagliarti anche tu i capelli? >
< Ehm…no, ti ringrazio. Io sono solo venuto ad accompagnare lei > ribatté indicandomi.
< Prego, cara, seguimi > mi disse Gerard e mi accomodai su una poltrona, con Robert accanto a me < cosa vogliamo fare? Li vuoi spuntare? >
Mi alzai dalla poltrona e mi incamminai verso lo specchio.
< Tu cosa mi consigli? > domandai guardando il suo riflesso.
Gerard si alzò dalla poltrona accanto alla nostra e prese un libro, sfogliandolo velocemente, dopodiché si avvicinò a me e mi portò i capelli su entrambi le spalle.
< L'altro giorno stavo guardando questo giornale e quando ho trovato questo taglio ho pensato subito a te. È giovanile, mi piace, e secondo me addosso a te starebbe benissimo > disse mostrandomi il taglio della modella nella foto.
< Non è male ed è molto semplice. Rob, tu cosa ne dici? > chiesi guardandolo.
< I capelli sono tuoi, tesoro, fai il taglio che ti pare > rispose alzando le spalle.
Guardai i miei capelli allo specchio e presi le punte tra le mani: e se me ne fossi pentita?
< E se non mi piacesse? >
< Michelle, ti ho mai fatto un taglio che non ti fosse piaciuto? > domandò Gerard con tono severo.
< No > replicai guardandolo negli occhi.
< E allora fidati di me > disse porgendomi il giornale e si allontanò nella sala accanto.
< E se mi stesse male? >
Robert sbuffò, si alzò dalla poltroncina e mi si avvicinò.
< Sei identica a mia sorella, lo sai? > disse guardando il giornale < Mitchie, è solo un taglio. Se ti piace e vuoi tagliarli, fallo. Saresti splendida anche senza capelli. E comunque i capelli ricrescono. Non capisco il dilemma dei capelli per voi donne. Anche io ho tagliato i capelli, lo sai? Subito dopo aver girato Twilight. Li ho fatti corti e me ne sono fregato di quello che hanno pensato gli altri. E ti dirò la verità, mi piacevo con i capelli così corti >
Sorrisi e mi voltai a guardarlo.
< Ti detesto quando hai ragione >
< Sul fatto che sono solo capelli >
< Sul fatto che sarei splendida anche senza capelli > ribattei facendogli la lingua.
< Michelle, allora? > domandò Gerard tornando da me.
< Mi voglio fidare di te > risposi sorridendogli.
< Vedrai che non ti deluderò > mi rispose facendomi accomodare al lavabo.
E così fu. Un'ora dopo avevo il mio nuovo taglio di capelli e mi piaceva un sacco. Non so nemmeno come mai, ma mi allungava il collo e mi faceva sembrare più alta.
< Gerard, sei un genio! Lo adoro > esclamai entusiasta a fine lavoro.
< E tu che dubitavi di me > replicò fingendosi offeso e ci avvicinammo alla cassa < Robert, quando vuoi venire a tagliarti i capelli sei sempre il benvenuto >
< Ti ringrazio >
< Sono ottanta dollari > disse Gerard consegnandomi la ricevuta.
Presi in mano il portafoglio, ma Robert mi posò una mano sopra e prese il suo.
< Lascia, faccio io > rispose prendendo in mano la sua Visa.
< Rob… >
< Smettila di frignare, è solo un regalo > ribatté consegnandogli la carta.
Robert saldò il conto e uscimmo dal negozio.
< Ti ringrazio > gli dissi sorridendogli.
< È stato un piacere, mi piace farti i regali. Specialmente perché non chiedi mai niente >
< Già, per questo giro ti va alla grassa >
< Sei meravigliosa, ma toglimi questo dubbio: un nuovo taglio significa una nuova vita. Stai forse pensando di scaricarmi? Perché in tal caso, rivoglio i miei soldi >
Arrestai il passo e lo guardai accigliata.
< Non essere ridicolo! > ribattei scocciata.
< Come siamo suscettibili > disse prendendomi in giro.
Quando arrivammo davanti alla porta di casa mia vidi che la luce della sala era accesa.
< Mannaggia, Bianca è a casa…ti fermi a cena da noi? >
< Scusa, Mitchie, ma non ho molta fame e devo iniziare a studiare un copione. Passi la notte da me? >
< Non devi studiare? >
< Non lo farò per tutta la notte > rispose lasciandomi la mano < salutami tua mamma e se ti va di venire, sei la benvenuta >
< Sappi che ti odio! > esclamai prima di prendere le chiavi di casa.
Una volta entrata in casa sentii dei rumori provenire dalla cucina. Con tutta la mia ingenuità appesi sull'appendiabiti il golfino, spensi la luce in sala e infine entrai in cucina, dove vidi una scena che mi scioccò: Bianca e Mike e stavano facendo sesso sul tavolo sul quale facevo colazione tutte le mattine. Ero disgustata e non poco. Tornai indietro senza fare rumore, tanto nessuno dei due mi aveva notata e dopo aver ripreso il golfino, corsi verso la casa di Robert. Suonai ininterrottamente il campanello, mentre scrollavo la testa per togliermi quella scena dalla mente.
< Mitchie, è tutto okay? > domandò guardandomi in faccia.
Lo guardai con uno sguardo scioccato e disgustato ed entrai in casa.
< Ho appena visto Bianca e Mike fare sesso in cucina, ho bisogno di lavarmi gli occhi col sapone! >
< Come sei esagerata. A tutti capita di fare sesso >
< Ma non sul tavolo dove mangio tutti i giorni! > esclamai sprofondando sul divano e chiusi gli occhi < Non solo prima sentivo i loro gemiti provenire dalla camera accanto, ora li ho pure visti. Ma che schifo! > continuai e Robert si sedette accanto a me < Posso restare qui? >
< Certamente, Mitchie > rispose accarezzandomi una guancia < cosa vuoi mangiare? >
< Ci penso io. Tu vai a studiare >
< Sei sicura? >
< Sicurissima. Tu studia e stai tranquillo, sarà come se non fossi qui >
< Impossibile >
< Perché? > chiesi curiosa.
< Perché quando sei nello stesso posto dove sono io lo sento, il mio corpo reclama un contatto con il tuo > disse guardandomi senza sorridere e avvampai < non vederla da un punto di vista sessuale. Quello che voglio dire è che ho bisogno di sentirti accanto a me, anche con un semplice abbraccio >
Sorrisi e portai le braccia attorno al suo collo, abbracciandolo con tutta la forza possibile, appoggiando inoltre il viso sul suo collo e mi nascosi lì, mentre lui mi stringeva a sé e ripeteva il mio stesso gesto del viso.
< Ti amo > dissi soffiando sulla sua pelle e lui strinse l'abbraccio e mi baciò la scapola.
< Ti amo anche io, Mitchie >
Sciolsi l'abbraccio e lo guardai sorridendo.
< Non so cosa tu abbia fatto oggi, ma grazie. È stato bello vederti così attaccato a me e geloso. So che è successo qualcosa, ma non voglio chiedertelo. Se ti va di parlarmene io sono qui, altrimenti è lo stesso > dissi sorridendogli e lo baciai, poi mi incamminai verso la cucina.
< Ti ho mentito > disse quando ero completamente scomparsa dalla sua visuale.
< Come? > chiesi tornando in sala.
< Ti ho mentito. Oggi quando ho parlato con Anthony abbiamo continuato la nostra litigata di ieri. Ieri sera, prima che venissi da me per dormire, ho discusso con Anthony e l'ho licenziato >
< Sempre per via della sua poca professionalità? >
< E anche per te >
< Per me? >
< Sì > rispose passandosi una mano tra i capelli e sospirò < come tutte le volte Anthony non si è fatto problemi a dire che tu eri interessata più alla fama che a me e che una volta ottenuto ciò che volevi mi avresti lasciato. Ieri sera è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e ti giuro che non ci ho più visto. Gli ho detto che non doveva nominarti, che mi ero stancato e che lo stavo licenziando. Dopo aver terminato la conversazione, se così si poteva definire, avevo bisogno di sfogarmi e ho chiamato Emma. Lei mi ha detto che era a Los Angeles e ci siamo dati appuntamento per questa mattina >
< Perché non me l'hai detto subito? >
< Temevo ti saresti incazzata perché ho telefonato a lei e non a te >
< Robert…non mentirmi più > gli dissi guardandolo negli occhi.
< Te lo prometto >
Accennai ad un sorriso e ritornai in cucina. Versai dell'acqua nella pentola, presi il coperchio e misi il tutto sul fornello.
< Ecco, sei arrabbiata, lo sapevo > disse entrando in cucina.
< No, non lo sono > risposi continuando a dargli le spalle < ma ci sono rimasta male >
< Mi dispiace averti mentito, Michelle >
< Non è per il fatto che tu mi abbia mentito. È solo che mi sto chiedendo perché lo hai detto a lei, che non senti da un anno e non a me. Sono la tua ragazza, d'accordo, ma sono anche tua amica…di me puoi fidarti >
Robert si mi venne incontro e mi prese il braccio, facendomi girare. Sospirò e mi accarezzò la guancia.
< Non ti fidi di me? > chiesi con voce rotta.
< Non dirlo neanche per scherzo > ribatté senza smettere di accarezzarmi la guancia, mentre avvicinava sempre di più il suo viso al mio e in men che non si dica le nostre bocche si toccarono < mi fido ciecamente di te. Ma in quel momento avevo bisogno di un'altra voce amica, come sicuramente capita anche a te > continuò e annuii < se può farti stare meglio, mi sono sentito una merda nell'averti raccontato una balla >
< Bene, che ti serva da lezione > replicai sorridendo.
Robert sorrise e mi baciò la fronte, poi mi lasciò buttare giù la pasta e lui tornò in sala.
< Coraggio, la cena si raffredda > gli dissi non appena fu pronto e senza farselo ripetere più volte corse in bagno e infine mi raggiunse.
< Sto morendo di fame > disse quando si sedette < uhm, sei una cuoca provetta! > esclamò dopo aver messo in bocca la prima forchettata.
< Già, ci vuole una laurea per cucinare un piatto di pasta > risposi ridendo < da piccola volevo fare la cuoca > gli confessai poco dopo.
< Davvero? >
< Sì. A sette anni con la mia prima paghetta mi sono comprata un libro di cucina e fingevo di essere una cuoca professionista. A tredici anni, invece, cominciai ad usare quel libro per cucinare sul serio >
< Ed ora non ti interessa più? >
< Ora non proprio >
< Cosa vuoi fare? >
< Voglio aiutare il prossimo > risposi con un leggero imbarazzo.
< Wow, è una cosa lodevole, complimenti >
Una volta terminata la cena obbligai Robert a tornare a guardare quel maledetto copione e dopo aver lavato tutti i piatti lo raggiunsi in sala, sedendomi accanto a lui. Lo guardai mentre leggeva le proprie battute ad alta voce: era davvero buffo, perché se non gli andava bene diceva sempre “no, aspetta” e la ripeteva una seconda, terza, anche quarta volta.
< Tra mezz'ora facciamo una pausa gelato, ti va? >
< Volentieri > risposi sorridendo, ma purtroppo la pausa gelato non arrivò mai, perché mi addormentai come una pera cotta appoggiata ai cuscini del divano.


Ragazze, io non so cosa dire. Voi non avete idea di quanto mi siate mancate, lo giuro. Sapete, il mio PC è ancora fuori uso e sto usando quello di mamma. Ho recuperato un po' di capitoli, ma purtroppo ne ho persi molti altri :( Questo, ad esempio, me lo sono inventata di sana pianta e spero non vi abbia deluso.
Spero di riuscire a tornare a postare regolarmente e spero non mi abbiate abbandonata.
L'ho già detto, lo so, ma mi siete mancate. Anche se non conosco tutte voi vi adoro, le vostre recensioni mi riscaldano il cuore.
Allora, tanto per cominciare. Non so voi, ma la mia scuola è l'UNICA di Ravenna ad essere in vacanza da sabato e sapete cosa succede quando tornerò? Una bella SIMULAZIONE DI TERZA PROVA, YEAH! Passerò delle favolose vacanze ad ammazzarmi di studio -.-
Nonostante ciò non vedo l'ora sia venerdì perché prenderò il treno diretto a Venezia e passerò una splendida giornata con la mia adorata Hus; credeteci, non sto più nella pelle.

Ringrazio tanto Marghe, alias Sognatrice85, la mia nuova beta. Se oggi posto è solo grazie a lei perché con grandissima tempestività ha corretto il capitolo e mi ha dato l'okay per postare.

Spero di riuscire a postare altri due capitoli prima che rincominci la scuola :)
Buona serata a tutti, un bacio
Giulls

   
 
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