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Autore: GurenSuzuki    19/04/2011    5 recensioni
Fanfic a 4 mani. GurenSuzuki&Tora.
“Il mio nome è Kyo. La vostra insegnante di matematica, la Signora Fuwa, ha avuto un incidente domestico e attualmente è ricoverata in ospedale con un braccio rotto e l’anca lussata. Ne avrà per qualche mese, ma a parte questo sta bene. Fino ad allora la sostituirò io. Per andare d’accordo con me ci sono solo tre regole da rispettare: Prestatemi attenzione quando spiego; Impegnatevi; e soprattutto, in tutto ciò che fate dalla mattina quando aprite gli occhi fino alla sera quando li chiudete, pensate sempre e solo con la vostra testa.”
Un insegnante fuori dalle righe, acuto e tenebroso e uno studente dalla mente brillante e ribelle. I loro mondi collideranno e, inevitabilmente, l'impatto li unirà.
KyoRuki.
Genere: Commedia, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Ruki
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CHAPTER 6

Il modo in cui mi sveglio ha da sempre determinato il mio umore.
Avendo un udito molto fine, alla mattina il mio sonno si interrompe automaticamente ad una certa ora. Questa mia caratteristica è una manna dal cielo: posso evitare tecnologie odiose e terribili quali le sveglie, o la voce di mio padre.
Se però malauguratamente sono troppo stanco per riuscire a svegliarmi senza incursioni altrui allora sarò irritabile e nervoso per tutto il giorno, alla stregua di un bambino.
Quando riprendo coscienza di me, però, non sono stato disturbato da rumori particolari: effettivamente non credo ci sia un motivo preciso dietro il mio risveglio.
La prima cosa che percepisco è un odore. Un profumo soffuso, delicato, di sapone. Forse detersivo da bucato. Mi satura le narici e ispiro profondamente per racimolarne quanto più posso.
La seconda cosa che percepisco è una sensazione. Mi sento al caldo, ben coperto da quello che sembra un piumino, in un letto molto morbido e comodo.
La terza cosa che percepisco è il mio corpo. Sono nudo.
La quarta cosa che percepisco è che quello non è il mio letto, quelle non sono le mie coperte, e probabilmente se sono senza vestiti c'è un motivo.
Con la naturalezza che un petalo di ciliegio infonde alla sua caduta verso il suolo, il ricordo della serata trascorsa con Kyo mi scivola fra i pensieri, facendo si che sorrida forse un po' stupidamente, con la bocca coperta dal lenzuolo confortevole.
Apro gli occhi, notando di essere solo, nella stanza illuminata dalla luce aranciata di un'abat-jour. Osservandomi attorno ancora annebbiato dal sonno appena lasciato, noto che è una bella stanza, colorata di tinte chiare, rilassanti ed è molto più ordinata di come me la sarei aspettata.
Mi tiro su a sedere, strofinandomi una palpebra e svegliandomi del tutto; inizio a far andare il cervello; allora, per primo sarebbe bene fare una doccia. Anzi, meglio ancora, trovare asciugamani e vestiti di ricambio.
Apro le ante dell'armadio, e frugo tra le pile di indumenti, fino a tirare fuori una felpa dall'aspetto molto caldo e un paio di pantaloni comodi. Nel farlo però un rettangolo di pesante cartone scivola per terra e vi cozza con un rumore sordo. Per altro mi trafigge pure il pollice con il bordo.
"Porc..."
Mi trattengo a stento dal bestemmiare sonoramente, mentre raccolgo l'oggetto incriminato con sguardo severo, accorgendomi in ritardo che si tratta di un album di fotografie.
Incuriosito lo apro, senza pensare che è proprietà privata e che non ho il benché minimo diritto di appropriarmente, anche se solo per un'occhiatina.
Lo apro a casaccio, in una pagina del mezzo e la prima foto che vedo è un'istantanea: Kyo è inquadrato mentre siede con tranquillità su un gradino. Indossa un leggero yukata color crema decorato con rombi bianchi, quasi invisibili. Ha i capelli biondi morbidi e lisci, più corti di adesso, e si tiene una guancia con la mano. Ha uno sguardo dolce, perso a guardare qualcosa senza vederla, probabilmente sta pensando, ma senza che nemmeno una di quelle rughe di concetrazione che gli ho visto spesso palesino la propria attenzione. Ha la pelle chiara, appena dorata dal bacio del sole, ed è bellissimo.
Con un sorriso mesto in volto chiudo l'album, lo rimetto al suo posto assieme ai vestiti caduti, prendo gli indumenti che ho scelto e mi infilo nel bagno, chiudendo la porta alle mie spalle.

Bistecca congelata, bistecca congelata, gelato alla vaniglia, ghiaccio, zuppa congelata... una massa di roba congelata informe a cui non so dare un’identità… ah no ecco è un polpo.
Quand’è che ho comprato un polpo congelato?
Scrollo le spalle e chiudo la celletta del congelatore per passare al figorifero.
Ramen precotto, bottiglie d’acqua, ramen precotto, due mele, ramen precotto, qualche lattina di birra, ancora ramen precotto, uova, succo d’arancia, latte.
Direi che non c’è molta scelta, ma in fondo non sono quasi mai a casa e gli unici ospiti che ricevo sono quei quattro e per loro basta una birra, un succo di frutta per Shinya ed una pizza ordinata all’ultimo momento.
Solo che all’una di notte non so quante pizzerie facciano ancora servizio d’asporto per cui…
Con uno sbuffo afferro un paio di confezioni di ramen e senza troppi complimenti le schiaffo nel microonde per scaldarle prima di andare a recuperare una lattina di birra.
In silenzio chiudo l’anta del frigorifero e mi appoggio con la schiena al tavolo.
Lo schiocco della linguetta di metallo che si piega spezza il silenzio.
Probabilmente Ruki sta ancora dormendo.
Non posso impedirmi di sorridere con una punta di soddisfazione. Ci sa fare, ma sono sicuro che non è mai stato con nessuno come me vista la velocità con cui è crollato addormentato subito dopo.
Continuo a sorseggiare la mia birra per un po’, poi il microonde emette il suo ‘bip’ elettronico informandomi che la cena è pronta. Appoggio la lattina ancora quasi piena sul tavolo ed in silenzio mi volto per aprire lo sportello. E’ in quel momento che sento due braccia sottili stringermi alla vita ed un peso leggero e caldo premere contro la mia schiena.
“Bravo hai azzeccato il mio piatto preferito.”
La sua voce è divertita, forse anche un po’ ironica ma non posso fare a meno di distendere le labbra a mia volta in un accenno di sorriso.
“Meglio così perché non c’è molto altro in frigo.” Rispondo con il medesimo tono.
Alle mie parole le sue braccia lasciano il mio corpo e ruoto il capo osservandolo mentre si dirige verso il frigorifero e lo apre.
Nel far ciò mi rendo conto che quelli che ha indosso sono i miei vestiti.
“Mh, beh, hai le prime necessità: alcol e cibo precotto.” Sghignazza ironico curiosando all’interno dell’elettrodomestico semivuoto.
“E tu hai addosso i miei vestiti mi sembra.” Ribatto portando sul tavolo i due contenitori di cibo.
 “Si, sai…” mi rivolge un sorriso che capto mentre lo scruto in tralice “…ho preferito evitare di girarti nudo per casa.”
“Oh beh non hai niente che non abbia ancora visto.” Ribatto a questo punto, sfoggiando un sorriso divertito mentre vado ad incrociare le braccia sul petto.
Intanto lo osservo.
I miei vestiti gli vanno un po’ larghi,  le sue spalle sono molto più esili delle mie, e suggeriscono le forme del suo torace in modo ammiccante.
Senza potermelo impedire me lo rivedo nudo davanti disteso sulle lenzuola. Un flash di pochi attimi che scaccio via scuotendo il capo.
“Allora lunedì avrai argomenti più interessanti da esporre durante la lezione.” Sorride malizioso mentre richiude il frigo, ma a me è passata la voglia di scherzare.
“Ruki, credo che sia superfluo dirti che non deve saperlo nessuno.” Affermo serio cercando il suo sguardo.
“Si, lo so, sta tranquillo.” E’ la sua risposta mentre fissa i suoi occhi nei miei.
La calma e la maturità nel suo tono mi lasciano sorpreso e credo che sia piuttosto evidente anche ai suoi occhi che non me lo aspettavo.
“Bene allora.” Distolgo il volto andando a recuperare le posate. “Questo Paese ama gli scandali. Avremmo entrambi guai se trapelasse qualcosa.” Storco le labbra mentre lo dico.
Afferro un paio di forchette di plastica dal loro contenitore e mi avvicino a lui porgendogliene una.
Mi sorride in modo quasi malinconico e non ne capisco la ragione, ma poi torna il solito Ruki di sempre.
“Beh, non mi sembri il tipo che alza il voto agli studenti solo perché sono passati dal tuo letto, vero?”
Chiede con un sorriso scherzoso.
“No non lo sono. E tra l’altro sei il primo dei miei studenti che passa nel mio letto e il primo in assoluto che mette piede in casa mia ed usa persino i miei vestiti.” Gli faccio notare mentre lascio la forchetta tra le sue dita. Ma appena mi allontano mi ritrovo afferrato per il bordo dell’accappatoio.
Senza poter avere il tempo di reagire Ruki mi trae a sè catturando le mie labbra con le sue in un bacio vorace.
E’ come il richiamo di una sirena. Lascio cadere la mia forchetta e lo avvolgo tra le braccia immergendomi più a fondo nella sua bocca, cercando il suo sapore con impazienza.
Non sono mai stato così impaziente, mai.
Cos’ha di speciale questo ragazzo?
“E chi è abituato a venire nel tuo letto, allora?” Sussurra maliziosamente sulle mie labbra, disegnandone i contorni con la lingua con un erotismo tale da farmi perdere la testa.
“Nessuno come te.” Rispondo allora sospingendolo contro il frigorifero mentre la mia bocca comincia a tormentare una porzione di pelle sul collo.
Lo sento sollevare una gamba ed allacciarla alla mia vita. In un gesto fulmino il mio braccio scatta a sorreggerlo e accolgo nel mio palmo quella natica perfetta prendendo a massaggiarla.
Mi geme tra le labbra, morbidamente, posso avvertire le dita affusolate di Ruki risalirmi tra i capelli e prima che possa fare altro torno ad impadronirmi della sua bocca esplorandola voracemente.
Solo quando non ho più fiato mi stacco e mi rendo conto che il frigo è ormai lontano e che entrambi siamo distesi sul tavolo.




Preparato per dolci, lievito, burro, zucchero, cioccolato fondente, caffè in polvere, latte...
Osservo il cestino della spesa nelle mie mani, controllando di avere preso tutto. Bhe, sì, dovrei esserci. Allora mi dirigo verso le casse, a quest'ora del mattino praticamente vuote, e inizio a disporre gli ingredienti per la colazione sul nastro.
Mentre lo faccio mi immagino già che faccia farà Kyo quando mi vedrà arrivare a casa sua con tutta questa roba, a un'orario improponibile per giunta. Sono le otto e mezzo di domenica mattina, ed è dalle sette che penso e ripenso soltanto che ho voglia di cucinare per lui. Anche se probabilmente mi spedirà fuori a calci, data l'ora. Ma posso sempre provare. E poi, chi resiste a pancake e caffè?
Ripongo tutto nella borsa di plastica, mentre un sorriso mi sboccia timidamente agli angoli della bocca. Data la tenacia con cui sto trattendomi dal ridere a trentadue denti, credo che la mia espressione somigli più a una smorfia. Ma che importa?
Ogni passo che compio, ogni boccata d'aria che respiro, ogni movimento mi ricorda ieri sera. Sembra una maledizione. Se muovo le dita in un certo modo mi rivedo mentre prendo il volto a Kyo e gli scosto i capelli dalla fronte, se sollevo un oggetto mi rivedo mentre prendo la ciotola di ramen dal ripiano, se fumo rivedo Kyo che fa lo stesso, abbracciando il filtro della sigaretta maliziosamente... E quando mi vestivo percepivo la sensazione delle sue fottute dita che mi passavano sulla schiena, che mi inchiodavano al tavolo e che si insinuavano in me con sensualità.
Se socchiudo gli occhi scorgo le sue iridi feline che mi trapassano e davanti a cui mi sento nudo anche con tutti i vestiti addosso.
Dopo aver fatto sesso sul tavolo ed esserci ricomposti, mi ha fatto mangiare seduto sul suo grembo, e abbiamo parlato. Tantissimo e di qualunque cosa, dalle più stupide alle più intelligenti. Ad un certo punto gli ho domandato dove avesse trovato l'ispirazione per comporre la canzone che ho ascoltato al Lux.
Lui mi ha risposto 'dalle mie riflessioni', e al chiedergli delucidazioni mi ha detto che riguardano per lo più il genere umano, l'amore, la vita. Concetti vaghi, ma che una buona penna sa comunque far diventare innovativi, o interessanti, degni di nota.
Da qui siamo partiti con una lunga chiaccherata sulla società, su ciò che pensiamo di questa, dei nostri valori...
Mi ha stupito molto positivamente riscontrare che abbiamo le stesse opinioni, in molti casi.
Dopo gli ho detto di aver visto la foto, nell'album che mi ha fracassato il piede. Mi ha dato del ficcanaso, scurendosi lievemente, ma poi abbiamo continuato a parlare e a scherzare assieme.
Verso le tre mi ha riaccompagnato a casa, nonostante avessi insistito per andare in treno e non disturbarlo. Lui ha proferito una sola ed unica parola, che ha tagliato di netto ogni mio tentativo di replica come fosse una canna di bambu "Scordatelo."
Una volta arrivati mi ha salutato con molto calore, baciandomi avidamente; poi sono entrato e lui se ne andato.
Ho provato un misto di felicità e tristezza. Felicità perché è stata una delle serate più piacevoli che abbia mai passato, tristezza perché ero di nuovo a casa.
Nonostante credessi che avrei faticato alquanto ad addormentarmi, dati i tanti pensieri per la testa (tra cui un Kyo nudo che saltellava in ogni dove), appena mi ero steso a letto ero caduto addormentato. E avevo dormito quattro ore di fila, salvo essere svegliato dal sole, dato che non mi ero premurato di chiudere le imposte.
E così mi ero ritrovato al supermercato dall'altra parte della città.
Mentre ripercorro passo passo la nottata appena trascorsa, suono il citofono privo di nominativo del palazzo e attendo con le buste in braccio.




yukata: indumento tradizionale estivo maschile.

guren&Tora notes.
Uhuhuh. Bhe, entriamo nel vivo della storia direi :D
Non ho particolari note da fare, tranne buona pasqua a tutti! Dai che ora ci sono le vacanze :D
Saluti e auguri da guren, Tora, Ruki e Kyo!

See you next time!
   
 
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