Tesori
assopiti
Nonostante fosse maggio inoltrato il sole che quella mattina faceva
capolino tra le montagne era debole, pallido, quasi rasente la freddezza
dell’oro giallo quando si indossa per la prima
volta sulla pelle nuda. E un monile di tale metallo,
una specie di ciondolo a forma di pergamena con sopra una piuma d’oca,
proprio in quel momento sta scivolando tra le dita bianche precipitando sul
velluto blu di un cofanetto porta gioie.
Clangh!
Il ciondolo si scontra contro una collana di perline producendo
anche un tintinnio acuto che infastidì un poco le orecchie della
proprietaria di quel cofanetto e le sue sopracciglia castane si increspano
dando espressione a due paia di occhi color del cielo.
Guarda qui che
reperti archeologici ho trovato scovando tra le
vecchie cose della mia stanza! Il pensiero si intensifica quando i
polpastrelli sfiorano delicatamente i vari braccialetti rilucenti, gli anelli
sormontati da pietre preziose e altri oggettini vari di stravagante e insolita
appartenenza a epoche passate.
Uffa dovrò decidermi a dire a mio padre di mettere questo
cofanetto tra “i tesori” della nostra famiglia…tanto è
inutile che stanno qui…io di certo non me ne vado in giro con questa
roba…Da piccola impazzivo per le cose luccicanti!Mi ricordo che mi
riempivo le braccia e le dita di tutto e poi pavoneggiandomi mi divertivo a
farli brillare al sole.
Le pupille nere si spostano di lato catturando e riflettendo
l’immagine che le offe lo specchio di ottone
seppellito sotto i sui vestiti smessi: una ragazza di quasi venti anni, dai
lunghi capelli color biondo sporco, la carnagione anche fin troppo chiara e,
cosa più evidente,un visino caratterizzato da occhi grandi e leggermente
sporgenti: gene di famiglia al quale lei come membro di una delle ultime stirpe
dal sangue puro, i Lovegood, non può sfuggire.
Il suo corpo sinuoso e snello, fasciato in un semplice completino camicetta
bianca e short di jeans dalla vita bassa è privo di ogni
oggetto decorativo fatta solo eccezione per una collana di
tappi di BurroBirra che pende al collo adagiandosi
sul petto che si alza e abbassa per il respiro.
Come sono cambiata
da allora…
Un piccolo episodio le affiorò alla mente e lei rise
leggermente al ricordo di come una volta da piccola era stata presa in giro
proprio per la sua passione di indossare gioielli; degli stupidi ragazzini
l’avevano presa in giro dicendole che per quanto
tentava di coprirsi d’oro rimaneva sempre e comunque “Raganella Lovegood” con i suoi occhi grandi e dilatati come
quelli di una rana. Lei era scoppiata a piangere e furiosa aveva tentato di
ridurli con l’ausilio della magia. Solo che l’inesperienza dei suoi
sette anni non le permise di realizzare l’incanto… e al posto di ridursi
i bulbi oculari divennero ancora più grandi, mutarono in un marrone
smorto e gli occuparono tre quarti della faccia: era diventata un’ incrocio tra una un’umana e un primate!
Quando suo padre scoprì la cosa ovviamente sia arrabbiò molto confiscandole per punizione tutti i
suoi preziosi gioielli. Lei pianse, si disperò, gli promise che mai
più si sarebbe avvicinata a una bacchetta senza
permesso…ma lui fu irremovibile.
Sua madre invece per contrasto se
ne uscì con una cristallina risata. Luna si ricordò di averla
guardata male in quell’occasione e di essersi
offesa per la sua reazione ma la donna con fare materno l’aveva
abbracciata, accarezzato i capelli e sollevato il mento con le dita in modo
tale che i loro occhi si potessero incrociare.
-“Luna, piccina mia, ma
perché volevi cambiare i tuoi occhietti belli che ti ho lasciato in
eredità? Non ti piacciono più?”-
Lei aveva scosso la testa sue giù
tirando su con il naso.
-“Capisco…se
è questo è il tuo desiderio vedrò di
accontentati…Peccato però…vedi non a caso nella
nostra famiglia si tramandano tali occhi.”-
-“Pe…perché mamma?”-
-“ Perché sono speciali!”-
-“Certo che
sono speciali…più grandi di così…”-
-No, sono speciali
perché loro ti permettono di veder le cose in modo diverso come nessuno
li ha mai viste, ti permettono di scorgerne il vero aspetto e di apprezzare la
loro reale bellezza.”-
La Luna di allora aveva sgranato ancora di più gli occhi a
quella risposta un po’ scettica ma la madre per
niente scoraggiata le mostra una stana collana, una fatta di con uno spago che
infilzava una serie di tappi di sughero.
-“Cosa c’è di bello in questa collana
mamma?”-
-“Come non
riesci a vederlo? Quelli non son solo tappi…ma son delle vere e proprie gemme! ”- la bacchetta della donna apparve
magicamente nella sua mano illuminando con un fascio di luce ogni parola che formavano un ricordo, una piccola visione che le mostrava il
contesto in cui si sono impreziositi di una vicenda…ovviamente episodi
stravaganti nel puro stile dei Lovegood.
Magia o semplice suggestione? Fatto sta che a gli
occhi di lei piccola, quei semplici pezzi di sughero si rivestirono di affetti
rendendoli talmente splendenti e sfavillanti che alla fine ne fu abbagliata.
Un sentimento di stupore aveva fatto protender le piccole manine
verso la collana e non appena l’aveva indossata non se l’era
più tolta divenendo il suo unico ornamento.
Mamma…vorrei
averti qui…tu che cosa faresti adesso?Come ti comporteresti?
Un’ombra di tristezza le offusca lo sguardo ma repentinamente si impone di allontanare quel sentimento al più presto. Avanti Luna non è questo il momento di perdersi nei ricordi…
Per la seconda volta affonda le mani nei manufatti stupendosi delle
cose strane che all’epoca riteneva
“belle” ma quando raspa il fondo all’improvviso le sue unghie
urtarono contro una sporgenza.
Luna ha appena il tempo di domandarsi che cos’è che
una cascata luccicante si riversa sul pavimento lasciando solo il velluto blu a
rivestire le pareti della scatola. Sembra apparentemente vuota. Ma poi una piccola linea più scura del tessuto le fa
intuire l’esistenza di un doppio fondo.
Lei deglutì alla vista di una pergamena ripiegata più
volte, giallina e
consunta ai bordi.
Una mappa del tesoro appartenente a pirati magici? Il testamento stipulato
alla morte del suo pipistrello domestico avvenuta quando aveva cinque anni? La dichiarazioni di un pezzo grosso del Ministero, sezione
Misteri, vergata di suo pugno e riportante la prova inconfutabile
dell’esistenza di un Noxifugo?
Niente di tutto ciò…solo una vecchia lettera che non
ha mai avuto il coraggio di spedire…
Harry
perché non riesco a parlarti liberamente? Starti vicino sta diventando
così insopportabile,insostenibile per il mio
cuore troppo piccolo e ferito. Già tu eri un semplice
compagno di scuola… niente di più…niente di meno…Poi
ho imparato a conoscerti. Ho imparato a vederti in modo diverso, a interpretare i tuoi atteggiamenti carichi di
responsabilità e ho scoperto in te un’anima piena di stelle e
lune. Ti ho visto come me, un’indole diversa
dalla massa; una stella cadente nel buoi della normalità e ai miei
occhi, io nomade nel deserto della
solitudine, ho creduto di veder il sole venirmi incontro.
Ma
non era il sole ( lui è cattivo con me! Mette in luce
tutte le mie imperfezioni.)
Era
la tua amicizia…
…quella
mano che mi face ombra contro la calura e il vento.
Io
mi sono aggrappata a te; a quella salvezza e per un breve momento della mia
esistenza mi sono sentita meno sola. Tu mi hai portato a volare in nuovi cieli
aperti; mi hai fatto visitare nuovi mondi incantati e
raccontato nuove storie. A me piaceva esplorare questi nuovi spazi;
nuotare in questi sogni e inebriarmi delle sensazioni
che sfiorano la pelle.
E
così il mio piccolo cuore ha cominciato pian piano a battere. Non era
speciale, né tanto meno grazioso, un accenno di rosso… ma pulsava!
Egli non chiedeva tanto. Non pretendeva materia celeste per vivere; un sorriso,una parola, uno sguardo per alimentarsi e crescere. E così accadde.
Cominciò a battere, battere, sempre
più forte, più grande vibrava. Rosso. Voluttuoso. Vivo!
Io,
con il cuore che batteva, corsi da te; volevo farti veder come
era cresciuto solo pensando a te, volevo farti percepire quale desiderio
si era impossessato di lui da quando ti ho visto…e volevo donartelo
…Ma tu non c’eri più… I tuoi mondi non
c’erano più!
Io
ho cominciato a cercarti, a camminare con questo fardello troppo rumoroso ma
sordo alle tue orecchie. Ti ho chiamato, ho pronunciato il tuo nome con tutto
il fiato che potevano contenere i miei polmoni: non un
solo eco mi giunse in risposta. Ma io non mi arresi e
passo dopo passo continuai nella mia cerca.
Poi
finalmente ti trovai.
In
una landa desolata il tuo corpo giaceva privo di conoscenza; morso dal sole e
graffiato dal vento; i capelli intrecciati nella sabbia: le tue palpebre
serrate a cercare il nero del nulla e le tue ali erano spezzate: tu
non potevi volare…io non potevo volare.
Mi
avvicinai, timorosa, ti sfiorai il petto e in quel momento ho percepito il tuo grande dolore che ti opprimeva schiacciandoti al suolo:
anche tu avevi avuto un cuore che palpitava orgoglioso, caldo, che amava ed era
stato amato…finché una mano nera non era venuto a minacciarlo, a
lacerarlo e a non farti più credere in lui.
Allora
strinsi il mio cuore per non darti fastidio con le sue grida, lo serrai in una
morsa dolorosa, lo soffocai benché tu non
prestavi attenzione a niente di ciò che ti circondava…neanche alla
mia mano che ti sfiorava il volto,
raccoglieva le tue lacrime salate (Dio quanto erano belle!) mentre le mie ti
accompagnavano…generose, amiche, tristi: Non potevo fare niente, solo
guardarti e accucciarmi accanto a te.
Ora
i tuo cuore è freddo, come il marmo delle
tombe, come la mia pelle…e non scalpita più come prima.
Io
non posso aiutarti, non ho niente da offrirti, posso solo darti il peso di un
cuore gonfio di amarezza e lacrime che però non può
permettersi il lusso di gridare la sua sofferenza ma anzi deve sforzasi di
cambiare per sopravvivere.
Il
silenzio accompagnato dalle tenebre ormai è padrone di queste lande. Tu
non ti risvegli. Io ti
sono rimasta ostinatamente accanto cercando di riportarti alla
coscienza ma tu non mi guardavi, non proferivi parola, continuavi a dormire
rinchiuso in un nuovo mondo ove io non potevo raggiungerti.
Così
mi sono alzata, mi sono staccata da te e confondendomi nella notte ho portato
via il mio fardello lacero come il tuo nonostante faticosamente ancora adesso
cerca di cullarsi all’ombra del suo sole spento.
La voce mentale si smorza
sull’ultimo periodo; i suoi occhi prima guizzanti ora si perdono
nell’inchiostro in alcuni punti sbiadito; le dita leggermente tremanti
richiudono quel piccolo sfogo sentimentale…e un luccichio degli occhi
preannunciano forse le lacrime…
E senza preavviso, senza una ragione logica prima uno sbuffo, poi una piccolo riso finché una risata cristallina e
leggera le scaturì dalla bocca corallina.
Che sciocca sentimentale che ero!
Aveva avuto appena sedici anni quando l’aveva scritta e aveva
creduto veramente a quello che ha provato sulla sua pelle a quell’età…ma poi… poi…
Silente era morto.
Harry era andato via.
La seconda guerra Magica che incombeva su tutti…e il Mondo interro si era ritrovato in bilico tra il bene e il male.
E di seguito erano venuti gli anni bui.
Ma il destino dell’umanità era già segnato e
sia il mondo magico che quello babbano poterono rivedere la luce del sole.
Harry tornò a camminare in un scenario nuovo…ma i suoi passi erano diversi.
La realtà era diversa, cambiata; mutata per dare nuove
priorità. E Luna lo era insieme a lei…e
anche lui era diverso…tutti lo erano!
DLIN! DLON!
Il campanello con il suo suono quasi cantileno
e dolce spezza all’improvviso le visioni comparse nei cieli autunnali
della biodina riportandola frettolosamente alla
realtà della sua vecchia stanza piena di ricordi infantili. Dal piano di
sotto lo scalpitio di pantofole sul parquet l’avvertono che qualcuno si
è quasi precipitato ad aprire la porta e a giudicare dal calore con cuoi
l’ospite viene accolto deduce che sia stato suo
padre in persona ad aprire.
- Luna!-
la chiama l’uomo dal fondo delle scali proprio accanto alla
porta d’entrata. -Ti conviene scendere perché è arrivat..!
- Si lo so chi è arrivato
“lui” visto che è l’unico che riesce a farti ancora
correre alla tua età!- Di sotto una voce maschile più giovane di
quella del genitore risalì alle sue orecchie in risposta alla battuta
che le fecero scappare un sorriso. - Ti prego papà fallo accomodare in
salotto…io scendo tra un minuto.-
L’uomo da sotto borbottò ancora qualche cosa sulla figlia,
sul fatto che era una ragazza così smemorata avvolte e non sta sempre con i piedi per terra e l’altro ospite
sorprendentemente come a dargli corda tra una risata e l’altra conferma a
pieno tutti i commenti.
Oltre la porta socchiusa della sua stanza anche Luna percepisce lo scambio
di battute ma non se la prende, anzi ne ride apertamente perché sa che
“lui” anche se la prende in giro in realtà apprezza ogni sua
qualità e ciò che gli altri trovano stravagante e buffo in lei,
è esattamente ciò che gli piace di più.
Per la terza volata le dita bianche si
posano sul cofanetto rinnovando il suo compito di custode segreto; lo riempiono
di gioie e dolori; amarezza e frivolezza; vanità e stravaganza…di
ricordi malinconici ma unici. Ricordi che finiscono di nuovo sul fondo del suo
armadio a monito di quella che era e che non sarà più.
Un’alta risata giovanile dal piano di sotto.
Svelta lei si infila gli stivali da
cavallerizza; si pettina con le dita i capelli; agguanta alla rinfusa dei panni
sul pavimento e li fionda nell’armadio richiudendo a fatica le ante e
quando sembra che niente le è sfuggito alla sua attenzione, ed è
tutto relativamente in ordine, allora muove qualche passo in direzione
dell’uscita.
Solo che proprio sulla soglia si
blocca a darsi un ultimo sguardo allo specchio. La sua figura alta e slanciata
sembra quasi fondersi con il legno verniciato… eppure tra le ciocche si intravedono ancora gli occhi leggermente sporgenti;
piccolo difetto che l’avrebbe accompagnata per sempre…
… Ma non se ne cura più di
tanto perché i suoi occhi sono speciali, sono unici, e sanno vedere cose
che gli altri non vedono.
E lei aveva visto oltre quello che gli
altri credevano vero.
Le cose sono
veramente cambiate…
******
Note dell’autrice (che parola grossa!) ******
Rieccomi qui a insozzare le pagine del web con questa piccola storiella
auto-conclusiva. In realtà avevo scritto parte della Fic
qualche anno addietro e ieri ripescandola dalle varie scartoffie ho deciso di riadattarla. Ho scelto il personaggio di Luna perché
penso che era la più adatta a questo episodio
introspettivo, che esula un po’ dal conteso del libro e poco si cura dei
fatti realmente narrati. E d’altronde essendo Luna un personaggio minore per
il momento non ci è lecito sapere come l’ha
affrontata lei tutta la situazione.
Comunque questa vicenda
è solo una piccola parentesi della vita di biondina (come l’ho
immaginata io) e non brilla certo di originalità né tocca punte
dell’alta narrativa…solo mi andava di scriverla e adesso ve la
siete beccata! (AH!AHA!AH! Nd
ELenya).
Volevo
anche rassicurare tutti coloro che seguono l’altra
mia fic che sto scrivendo gli altri cap…solo portate pazienza che son
incasinata :-p!
Ultima cosa: per qualsiasi commento, per
dirmi anche semplicemente “FA SCHIFO!”…recensite!
CiaoCiao